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Autore: bsalvatore    10/08/2014    5 recensioni
Caroline ed Elena Gilbert.
Due sorelle molto diverse, il giorno e la notte, il sole e la luna.
La prima è ingenua, frizzante di sogni, ma vulnerabile, spesso incompresa e sottovalutata.
L'altra è coraggiosa, determinata, ma se si trovasse a dover scegliere tra amore e famiglia?
Due sorelle divise per l'amore del Re d'Inghilterra.
Dal capitolo 10:
“Amate la musica?” chiese la ragazza speranzosa.
“E voi amate respirare?” rispose l’uomo senza pensare e infatti si riprese subito cercando di notare qualcosa tra i suoi occhi.
Lei sorrise.
Era davvero quello che sentiva sempre quando si parlava di musica: era la sua aria, il suo respiro.
E ora sembrava che quel respiro lui glielo avesse tolto, era stato così diretto e sincero … non se lo sarebbe aspettato da lui.
Damon invece era rimasto abbagliato da quel sorriso e soprattutto si era sentito felice di averla fatta ridere.
Elena lo osservava un po’ perplessa e per qualche istante, che sembrava intriso di magia, i due si guardarono occhi negli occhi.
Poi il Re si diresse verso il piano, sfiorandolo con un dito, esattamente come faceva sempre Elena ...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alaric Saltzman, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Elena aveva preso la sua decisione.
Ci aveva dovuto dormire su non una, ma ben due notti, ma alla fine aveva deciso: non poteva sposare Matt sapendo che il re la voleva rendere sua amante ufficiale e, a giudicare dai sentimenti che provava ogni volta che lo vedeva, prima o poi ci sarebbe riuscito, anche se lei era decisa a resistere ad ogni costo.
 
Sarebbe stata una vera umiliazione per il ragazzo avere come moglie l’amante d’Inghilterra, tutti lo avrebbero deriso e non sarebbe più stato stimato da nessuno.
Per questo gli avrebbe detto che quel settembre, a cui mancavano pochi giorni, non si sarebbero sposati, ma ovviamente avrebbe trovato una scusa.
In pratica avrebbe mentito.
 
Trovò il ragazzo seduto su una delle tante panchine del castello, dal quale non si era mosso nemmeno dopo che la sorella se ne era andata.
Era rimasto lì, ad attendere una parola, uno sguardo da parte dell’unica donna che amasse e che avesse mai amato, mentre questa si innamorava di un altro.
 
Non appena Matt la vide, bella come sempre nel suo vestito azzurro da passeggio, si alzò elegantemente e si inchinò con garbo, felice di poter stare un po’ con la sua futura moglie.
 
Egli comprendeva benissimo che la situazione per le due Gilbert non era stata delle migliori negli ultimi mesi: prima la morte dei genitori, poi l’arrivo di una zia lontana e un po’ impacciata e ora la notizia che Caroline sarebbe divenuta regina.
 
Era facile immaginare lo stress che le due potevano provare e per questo aveva deciso di lasciare loro il tempo di riprendersi da sole, convinto che entrambe avessero il temperamento abbastanza forte da sopportare tutto.
 
“Matt”
 
“Elena. Ho saputo di Caroline, mi dispiace moltissimo. È sempre stata tanto delicata, ma non ci si aspettava si sarebbe ammalata anche qui, in un contesto tanto curato. Comunque posso chiedervi delle sue condizioni? Il re non mi ha dato il permesso di vederla.”
 
La giovane sentì un fremito di rabbia: da quando in qua tutta questa possessione nei confronti della sorella?
In realtà non sapeva che il re lo aveva fatto semplicemente per avere il piacere di rifiutare qualcosa al povero Donovan.
 
“Si sta riprendendo, benché sia ancora debole e tenuta a letto, la sua salute è nettamente migliorata.”
 
“Mi fa molto piacere. Così il matrimonio reale non dovrà essere rimandato.”
 
Elena sorrise amaramente al pensiero di dover presto assistere al matrimonio della sorella e del re, anch’esso stabilito a settembre, il 29 per l’esattezza.
 
“Quel giorno saremo sposati da già una settimana” continuò il biondo incurante dell’espressione imbarazzata dell’altra.
 
“Matt, io vi devo parlare” sussurrò con un filo di voce, resa rauca dal groppo che le si era formato in gola.
 
“Ditemi pure, mia cara” la incitò facendosi serio.
 
“Ho avuto modo di riflettere a lungo in questo periodo passato lontano da casa. Credo di aver oramai interiorizzato la morte dei miei genitori, anche se questa rimarrà sempre una ferita incolmabile nel mio cuore. Così facendo mi sono proiettata in una visione più ampia delle cose e di ciò che è veramente la vita. Io voglio condurre un’esistenza nell’onore e nel rispetto. Questi saranno i miei principi da ora in avanti e pertanto, per poter da subito cominciare a metterli in atto, sono costretta a dirvi che non vi posso sposare.”
 
Matt rimase letteralmente a bocca aperta, un improvviso freddo, un freddo che non c’era, che non poteva essere reale per il 29 agosto, si stava impossessando di lui.
Non pronunciò parola, aspettando una spiegazione che non tardò ad arrivare: “Si tratta senz’altro di una drastica decisione, ma è anche giusta. Ed è proprio la giustizia che io ricerco, nel scegliere di non passare il resto della mia vita con l’uomo di cui è innamorata mia sorella, sangue del mio sangue. Vi prego di accogliere la mia decisione sapendo che la vostra dolcezza e la vostra eloquenza rimarranno sempre nel mio cuore.”
 
L’altro sentì il cuore bruciare così tanto che avrebbe volentieri gridato dal dolore, era come se li stesse sanguinando dall’interno: “Elena …” blaterò quasi con le lacrime agli occhi “Caroline si sposerà a breve e vedrete che si innamorerà presto del re, dimenticandomi. Perché negarci una tale felicità?”
 
“Mi dispiace Matt” confessò l’altra con più dolcezza rispetto alle parole precedenti “ma io non posso, non posso davvero” continuò lasciandogli un lieve bacio sulla guancia, per poi andarsene.
 
Il ragazzo la guardò incamminarsi lungo il vialetto e neanche facendo appello a tutta la sua forza virile riuscì a trattenere le lacrime che cominciarono a rigargli il volto inesorabilmente.
Guardare quel tulle azzurro andarsene via era come vedere tutti i propri sogni morire. Lui che aveva già arredato casa sapendo che avrebbe ospitato quell’angelo meraviglioso. Aveva fatto costruire nuove stanze per i loro figli che, era certo, avrebbero avuto la bellezza della madre. Se chiudeva gli occhi riusciva a vedersi vecchio, seduto davanti al camino, con la mano piena di rughe stretta nella mano altrettanto vecchia della sua adorata moglie, con i capelli bianchi, ma lo sguardo sempre vispo e gli occhi meravigliosi come sempre erano stati. Se le era immaginata, la loro vita, fatta di cavalcate in mezzo alle praterie della Cornovaglia, abbracci sotto gli alberi e baci dolci come il miele. Una vita semplice. Una vita che non ci sarebbe mai stata, che ora era solo un’utopia.
 
 
 
 
Passarono due settimane che parvero davvero lunghe.
Matt se ne andò il giorno stesso in cui Elena lo aveva lasciato, costringendola a dare spiegazioni a Jenna che aveva chiesto con una perspicacia che non le si addiceva: “Sicura che il re non c’entri nulla in tutto questo?” “Sicura” aveva mentito la giovane senza pensarci due volte e la zia aveva lasciato correre ritenendo valide le motivazioni avanzate dalla nipote.
 
Caroline fortunatamente riuscì a riprendersi, anche se venne costretta dal medico reale a passare un’intera settimana a letto, senza il permesso di uscire per paura che potesse ricadere in malattia.
Non appena fu nella possibilità di parlare il re decise che non sarebbe arrivato vivo al matrimonio se si fosse dovuto sorbire tutti i suoi monologhi e pertanto decise di trasferirla nuovamente nelle stanze degli ospiti, ma non più nella stessa camera della sorella.
 
Quest’ultima dal canto suo aveva cercato in ogni modo di evitare il re che era stato abbastanza furbo da non insistere maggiormente nei confronti dell’amata.
Ella passava le giornate con Caroline, allietandola con musica e con la lettura di romanzi, anche se la prima volta che ne fu in grado la bionda la sommerse di domande sul ballo che si era tenuto la settimana prima e che a Elena pareva ormai tanto lontano.
“Andiamo Elena, sii più precisa!” aveva esclamato  Caroline dopo aver ascoltato per la decima volta il racconto frammentato della sorella.
 
Le sembrava così assurdo che la mora si fosse così facilmente dimenticata tutti i particolari di un evento che doveva senz’altro essere stata sensazionale. Infatti  mancavano numerosi passaggi fondamentali nella testolina della bionda, la quale non voleva rassegnarsi: era certa che la sorella stesse tralasciando qualcosa, come era solita fare.
 
Elena invece, consapevole del proprio racconto troppo vago e impreciso, aveva scosso il capo sperando che l’altra si stancasse, ma i sintomi della malattia sembravano essere scomparsi non appena la mora aveva fatto ingresso nella stanza quella mattina stessa.
 
Per quanto però Caroline si facesse forza per scoprire il più possibile sul ballo al quale non aveva partecipato, si sentiva molto stanca e provata.
 
“Te l’ho già detto, sono stata tutto il tempo in disparte in un angolo della stanza. Ho parlato con Rick, mentre il principe Stefan era parecchio occupato. Il re l’ho visto sì e no tre volte, non di più. I nobili non parlavano con me e poi sai che non mi vanno a genio” aveva risposto Elena, mentendo spudoratamente.
 
La sorella era stata costretta ad annuire un’altra volta.
 
Avrebbe voluto controbattere, chiedere di più, pretendere altre informazioni sulla musica, i balli, qualche pettegolezzo … ma si era sentita troppo stanca e doveva riposare per rimettersi presto.
 
L’altra aveva sembrato leggerle nel pensiero, le aveva rimboccato le coperte e poi aveva detto: “D’accordo, ora ti lascio riposare” e quindi si era defilata uscendo dalla stanza.
 
Nella settimana seguente le cose si ripeterono nella stessa identica maniera.
 
Benché Elena avesse tentato in ogni modo di eludere l’argomento “partenza di Matt” in ogni modo, Caroline stessa le chiese di lui parlando della merenda che ci sarebbe stata da lì a quattro giorni. In realtà Stefan aveva proposto di rimandarlo per via delle condizioni di Caroline, ma la ragazza stessa lo aveva pregato di tenerla ugualmente.
Infatti benché si trattasse di una situazione informale, sarebbero stati presenti tutti i nobili e aristocratici residenti a Londra.
 
Si trovavano fuori in giardino per far prendere una boccata d’aria alla bionda che a dire la verità si era pienamente ripresa: “Dovresti invitare anche Matt alla merenda di sabato pomeriggio, ci saranno molti nobili, alcuni magari li conosce anche lui.”
 
Era strano che la ragazza parlasse così apertamente di Matt, ma evidentemente era troppo impegnata a pensare a sabato per poter preoccuparsi del dolore che provava al suo pensiero.
 
Elena abbassò lo sguardo: “Caroline … “ esordì “Matt se ne è andato.”
 
“Andato?” chiese stupita l’altra “come andato?”
 
“Io non posso sposarlo” spiegò la bruna guardando avanti a se’ per non incontrare lo sguardo della sorella.
 
“E perché?” chiese, non capendone realmente il motivo.
 
Elena dovette girare il capo per guardarla, le stava rendendo tutto così difficile che pensò lo stesse facendo apposta: “Lo sai il perché.”
 
La bionda abbassò lo sguardo, colta impreparata da quella risposta e il discorso non proseguì oltre poiché entrambe le ragazze avevano la mente lontana, per la prima volta entrambe pensarono a Matt.
 
 
 
 
Finalmente venne il giorno della merenda ed Elena convinse la sorella ad arrivare in anticipo nella parte del giardino adibita per il tè e il golf, così da non essere troppo notate e Caroline a malincuore accettò.
 
Come in tutte le cose però la bionda riuscì a trovare un compromesso: lei si sarebbe presentata presto, rinunciando così ad avere gli occhi di tutti addosso, solo a condizione che la sorella si fosse vestita in maniera decente.
 
Elena infatti aveva inizialmente optato per un semplice vestito da pomeriggio, ma alla fine aveva dovuto indossare uno dei suoi vestiti migliori, compratole dal suo caro padre l’anno prima a Parigi.
Si trattava di un vestito con corpetto color cipria e maniche corte, mentre la gonna era verde scuro, il tutto con aggiunto un grazioso cappellino inglese di paglia e fiocchetto rosa. La ragazza vi aveva abbinato un meraviglioso cameo appartenuto alla madre che Caroline le aveva sempre invidiato tanto e per stare un po’ comodo aveva legato i capelli in una coda laterale, così che i boccoli le ricadessero comunque sulla spalla destra.
 
Quando le due arrivarono non c’era ancora nessuno, nemmeno Jenna che le aveva avvisate del suo ritardo.
Presto comunque il giardino di Buckingham Palace si riempì di persone, ovviamente nobili, la maggior parte volti già visti da Elena alla festa di due settimane prima.
 
Subito tutti andarono da Caroline con l’intento di informarsi del suo stato di salute e la sorella si chiese come facessero a sapere sempre tutto e subito intuì che in realtà quelli volevano entrare nelle grazie della bionda così da avere sempre una buona parola da parte della futura regina di Inghilterra.
 
Avrebbe volentieri scambiato due parole con Stefan, ma egli era parecchio occupato, proprio come Alaric, perciò si rassegnò a starsene seduta a uno dei tanto tavolini in mogano, aspettando l’arrivo della zia e buttando l’occhio qua e là alla ricerca del re, ma di lui nemmeno l’ombra.
 
Dopo un’ora passata a rispondere alla domande di perfetti estranei su come fosse la futura regina, finalmente arrivarono rinforzi esterni da parte di Jenna che con inaspettata risolutezza cacciò l’alone di nobili che si era creato intorno alla mora che la ringraziò con lo sguardo.
 
In realtà molti si quelli aristocratici ricordavano fin troppo bene il ballo di due settimane prima e volevano comprendere il motivo di sguardi così infuocati tra il re e la sua futura cognata.
 
Ma la loro attenzione venne presto catturata dall’arrivo di una donna che Elena comprese subito essere più grande sia di lei che della sorella, poteva avere la stessa età del principe.
 
Era senz’altro bella, con lunghi capelli colore dell’oro e gli occhi verdi come smeraldi. Il viso pareva essere quello di una bambola di porcellana con il nasino all’insù e gli zigomi delicatamente definiti. Le labbra, quantunque non fossero tinte, avevano un colore intenso e si muovevano in brevi spasmi che sembravano sorrisi. Era alta quanto Elena, probabilmente anche dello stesso peso e se ne stava al centro del giardino, fissata da tutti con occhi malefici.
 
“Chi è?” chiese a Jenna.
 
Questa rispose titubante: “La duchessa di Edimburgo.”
 
“Conosciuta da tutti come La Duchessa” continuò la vocina di Caroline che era improvvisamente apparsa alle loro spalle.
 
“Perché la stanno guardando tutti?” chiese ancora la mora che era sinceramente ignara dell’identità di quella ragazza.
 
“Oh Elena, ma non sai mai niente?! Per tua informazione la Duchessa è stata a lungo l’amante del re d’Inghilterra e inoltre si raccontano strane storie su di lei …” continuò vaga la bionda.
 
“Si dice che suo marito, il duca Trevor, non sia morto accidentalmente …” riferì la zia con un brivido che la percorreva per il corpo.
 
“Già …” commentò l’altra “ per altro non ha mai portato il nero in segno di lutto …”.
 
Elena scrutò attentamente la figura davanti a lei, a qualche metro di distanza: sembrava una normale nobildonna dal volto gentile e dai begli occhi, di certo non un’assassina.
 
Per un po’ le due Gilbert e la contessa Sommers rimasero lì sedute sulle pregiate sedie, in mezzo al giardino, sorseggiando tè, poi accadde l’incredibile: la Duchessa si avvicinò a loro e chiese a Caroline se poteva prendere posto accanto a lei.
 
Aveva un voce dura e ferma, tipica di chi ha combattuto tanto nella vita e che spesso ha avuto necessità di essere forte.
 
Caroline rispose malamente, guardandola con sfida dritta negli occhi, celando bene la sorpresa di quella domanda: “Mi dispiace è occupato.”
 
Sia la bruna che la zia sgranarono gli occhi.
Era evidente che la bionda stesse marcando il territorio e forse, considerando che quella donna aveva a lungo condiviso il letto di quello che sarebbe stato suo marito, aveva anche ragione.
Eppure quelli occhi di smeraldo pareva non meritassero quella malcelata scortesia, dopo essersi espressa con tanta dolcezza.
 
Fu per questo che Elena non riuscì a trattenersi nel dire: “Se volete qui accanto a me c’è posto”.
 
L’altra sorrise senza scoprire i denti, mentre Caroline lanciava un’occhiataccia alla sorella impertinente e per protesta se ne andò.
 
“Dovete perdonare mia sorella, non voleva essere sgarbata. Comunque io sono Elena Gilbert, contessa di Cornovaglia” si presentò la ragazza e l’altra parve svegliarsi da un lungo sonno, cominciando a osservarla attentamente.
 
“Ho sentito a lungo parlare di voi nella mia corrispondenza privata con il re” rivelò.
 
La ragazza sbiancò, lanciando un’occhiata intimidita alla zia che aveva allungando l’orecchio il più possibile perché se c’era una cosa che entrambe avevano capito era che quella donna che si faceva chiamare la Duchessa, sapeva più di quanto doveva.
 
“Oh perdonatemi, che maleducata, non mi sono presentata. Io sono Rose Famil, duchessa di Edimburgo.”
 
Nessuna delle altre due emise un suono, si erano troppo irrigidite dalla sorpresa.
 
Rose sorrise dolcemente e decisa a scoprire qualcosa di più sulla fiamma dell’amico, nonché re d’Inghilterra, propose: “Posso chiedervi di giocare con voi a golf?”
 
“Bhè, è da tanto che non gioco più …”
 
“Oh sono sicura che siete un’ottima giocatrice, sempre migliore di me.”
 
Elena non poté trattenere un brillante sorriso: “In tal caso, accetto molto volentieri.”
 
Le due si alzarono con gli occhi stupiti di Jenna puntati addosso e allo stesso modo anche Caroline le guardava dopo avere lasciato in sospeso una futile conversazione con la moglie del duca del Derbyshire.
 
La mora prese una mazza di legno tra le esili braccia, cercando di rammentare gli insegnamenti del padre e di Rick che tante volte aveva avuto la pazienza di giocare con lei.
Pensando proprio a lui le venne automatico cercarlo con lo sguardo e così i loro occhi si incontrarono e lei poté notare il suo stupore, come quello di molti altri presenti.
 
Anche Lady Famil prese una mazza e le due cominciarono a giocare serenamente come due vecchie amiche.
 
Conversarono del tempo, come era solito fare in Inghilterra, poi passarono il discorso sulla Scozia, paese natale della Duchessa e luogo inesplorato dall’altra.
 
“A Caroline la Scozia non piacerebbe” rise di gusto la mora.
 
“Sembra molto diversa da voi” constatò Rose.
 
“Lo è, ma credo che ognuno abbia i suoi pregi.”
 
“Senz’altro. Qual è il vostro?” chiese senza peli sulla lingua, mettendo in imbarazzo Elena.
 
“Bhè … io so suonare il pianoforte …”
 
“E sapete leggere nell’anima tormentata di un re” la ragazza arrossì ancora.
 
“Soltanto perché è simile al mio.”
 
“Mi fare venire in mente un interessante leggenda cinese.”
 
“Davvero? Quale?” chiese rasserenata la mora.
 
“Secondo i cinesi, quando nasciamo, abbiamo legato al dito mignolo un filo rosso invisibile che è legato al contempo al dito mignolo della nostra anima gemella. È una metafora per parlare delle affinità tra due persone.”
 
Elena non disse nulla, ripensando al re e a quella passione che li univa e che andava ben al di là della musica.
 
Le due continuarono a giocare, una immersa a pensare al suo sentimento per Damon e l’altra intenta a osservare la sua nuova conoscente.
 
“Vedo che hai già fatto la conoscenza di Elena”.
 
Una voce maschile giunse alle loro spalle ed entrambe la riconobbero come quella del re, ma solo una ne rimase incantata.


 
“Una ragazza eccezionale” commentò la Duchessa, con il braccio del re intorno alla vita “e soprattutto gentile” concluse alludendo al precedente sgarbo della sorella maggiore.
 
“Assolutamente d’accordo” riferì Damon guardando la mora con uno sguardo appassionato che non passò inosservato alla Duchessa.
 
“Posso parlarti Damon?” chiese, stupendo Elena che non credeva ci fosse qualcuno che si permettesse di dare del tu al re, eccezion fatta per i parenti ovviamente.
 
“Certo Rose. Con permesso” disse riferendosi alla mora che era così bella …
 
“Damon!” lo richiamò l’altra cercando di non ridere.
Come era strano vedere il suo vecchio amico essere così preso da una donna … e pensare che quasi credeva non sarebbe mai accaduto.
 
I due si allontanarono dalla parte di giardino adibita all’incontro, provocando un notevole chiacchiericcio tutt’intorno, capeggiato ovviamente da Caroline.
 
“Allora?” chiese lui dopo che furono abbastanza lontani.
 
“Allora ho conosciuto sia la moglie che l’amante.”
 
“Elena non è la mia amante” rispose sorridendo, felice del ritorno di Rose.
 
“Sicuro?” chiese ancora maliziosamente.
 
“Credimi, se Elena fosse la mia amante non avrei passato un mese in astinenza.
 
La Duchessa rise di gusto:  “Addirittura un mese! Che record!”
 
Damon si unì a lei: “Ti piace?”
 
“Sicuramente non si lascia prendere dai pregiudizi. Sintomo di un animo puro.”
 
“Credo che lei sia tutta pura …”
 
Questo li fece ridere ancora, mentre Rose si sedeva a terra e Damon la seguiva, abbracciandola da dietro.
 
“Tu lo sai, vero, che se la ami non c’è via di scampo?” chiese tornando seria la Duchessa.
 
“Lo so, Rosy.  Ma io non ci posso fare nulla. Questa è l’unica cosa che non posso controllare.”
 
Rose non disse nulla, aveva già compreso tutto in quelle semplici parole, perciò strinse le mani del moro nelle sue e si abbandonò sul suo petto.
 
Avrebbe solo voluto vederlo felice.


 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE
 
Ciao!
Eccovi l’aggiornamento dopo un tempo decente.
Avrei voluto pubblicare tre ore fa, ma poi mi sono persa a guardare video su Katniss e Peeta (Hunger Games) e ci ho speso un sacco di tempo.
Lo so, sono pazza …
 
Ma bando alle ciance, veniamo al capitolo.
Abbastanza intenso … con Elena che lascia Matt … ve l’aspettavate?
E l’arrivo di Rose?
Vi prego ditemi che il suo personaggio vi piace, anche se non starà a lungo nella storia.
 
Posso permettervi di pregarvi per altre due cosette?
Lasciate un commentino perché il vostro parere fa sempre immensamente piacere e poi non perdetevi il prossimo capitolo poiché ne accadranno delle belle!
 
Vi ringrazio come sempre, siete meravigliose anche solo a leggere!
Grazie e baci!
  
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