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Autore: Ortensia_    11/08/2014    9 recensioni
[Prompt: MidoTaka; Takao e Midorima alle prese con un bambino non necessariamente loro (con un po' di fluff).]
[...]
«E dov'è?»
«Sta ...» Midorima sospirò pesantemente «sta costruendo una barricata.»
[...]
«Controllavo.» Takao sospirò rassegnato e chiuse il frigo «non hai dolci?»
«No, e se stai pensando di corromperlo col cibo, non funziona neppure quello.»
Takao strabuzzò gli occhi, incredulo: un bambino che non si corrompeva con i dolci era ... incorruttibile.
[...]
«Allora costruiremo anche noi una barricata!»
«T-Takao!»
«E vinceremo la guerra!»
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Shintarou Midorima, Takao Kazunari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fronte Cancro e Fronte Ariete: piccola guerra domestica senza riserve



Normalmente Shintarou avrebbe rifiutato un incarico simile e, a dire il vero, fino a pochi giorni prima non aveva neppure mai preso in considerazione l'idea di finire a fare da baby-sitter a un bambino.

L'impensabile si era concretizzato quando, ricevendo una telefonata di suo padre, Shintarou non era riuscito a frenare la sua frenetica parlantina e si era ritrovato ad ascoltare passivamente tutto ciò che aveva da dirgli: i suoi zii avevano organizzato da tempo un pic-nic e i suoi genitori avevano promesso che si sarebbero occupati del bambino, ma proprio quella mattina, poche ore prima che il nipotino arrivasse a casa Midorima, suo padre aveva scoperto che era il giorno degli straordinari e sua madre era stata avvertita all'ultimo minuto di un convegno alla galleria d'arte, quindi aveva cominciato a pregarlo e supplicarlo di occuparsi del marmocchio al posto loro.
Ad esclusione di Sachiko - la sua sorellina -, Shintarou non aveva mai dimostrato particolare amore per i bambini: quando li aveva intorno si irrigidiva, lo mettevano in imbarazzo, soprattutto i più piccoli - pieni di microbi e detentori di una lingua sconosciuta -.
Dopo essere rimasto incollato al cellulare per almeno cinque minuti, Midorima aveva accettato le suppliche di suo padre per un motivo ben preciso: non avrebbe potuto fare diversamente, perché altrimenti avrebbe stravolto i programmi degli zii o, peggio ancora, costretto i genitori a violare i loro doveri.
Suo nipote si chiamava Akira, aveva cinque anni e non era esattamente uno di quei bambini calmi, timidi e riservati, anzi, a pensarci bene, era l'anti-angelo in persona.
Ancor prima che i suoi zii suonassero alla sua porta per affidargli il nipote, Shintarou poteva già udire, per chissà quale scherzo crudele dell'immaginazione, gli strilli acuti e capricciosi risuonare nella camera, e poi il suono cristallino e vibrante di un vetro rotto, il pianto infinito di un bambino viziato.
Era da un po' che non vedeva suo nipote - quanto? Quasi un anno, più o meno -, perché, dopotutto, aveva sempre cercato di stargli alla larga, e si augurò che fosse cambiato, ma si accorse di essersi illuso non appena rimasero soli.
Akira era entrato senza salutare, e lui, di contro, era rimasto sulla porta per scambiare due parole con gli zii; appena rientrato aveva visto suo nipote frugare in una borsa quasi più grande di lui, immergerci la testa e sospirare spazientito: probabilmente stava cercando qualcosa che non riusciva a trovare, ma non aveva ancora cominciato ad urlare e lagnarsi, per cui Midorima si permise un sospiro di sollievo e cominciò a raccogliere le prime, flebili tracce di speranza.
Speranza che se n'era andata non appena suo nipote, con urla trionfanti, aveva estratto dalla borsa una pistola di plastica e gli aveva spruzzato in faccia dell'acqua gelida.
Dopo la pistola ad acqua, che era riuscito a strappargli di mano dopo una corsa frenetica, Akira era andato in bagno e aveva deciso di confiscare il rotolo di carta iigenica, per poi srotolarlo lungo il corridoio e in cucina.
Shintarou non ci sapeva fare con i bambini: Akira non lo metteva in imbarazzo come gli altri - lo faceva diventare matto, piuttosto -, e il problema principale era che non sapeva negoziare.
Dopo aver chiuso a chiave il bagno e aver spostato alcuni soprammobili sulle mensole che si trovavano più in alto, Shintarou si ritrovò a fissare il cellulare e a rigirarselo fra le mani, indeciso sul da farsi.
Odiava chiedere aiuto, ma quella era una situazione disperata: il Cancro era all'ultimo posto, quel giorno, e Akira era una maledetta Ariete, la sua nemesi in persona.
Serviva assolutamente uno Scorpione che venisse in aiuto al Cancro e mediasse quella guerra, frenasse almeno in parte le angherie dell'Ariete.
Non aveva mai avuto occasione di vedere Takao all'opera con un bambino, ma sapeva che lui di nipotini ne aveva due e che badava spesso a loro e non si era mai lamentato. Certo, non era da escludere la possibilità che i nipoti di Takao fossero due angeli, ma era comunque l'unica soluzione possibile, l'ultima spiaggia.


«Devo tenere d'occhio mio nipote.»



Un sms che, almeno all'apparenza, non pretendeva alcuna risposta in cambio: Takao doveva capire da solo cosa voleva Midorima, perché lui non si sarebbe mai abbassato a chiedere aiuto.


«Buona fortuna! ◡‿◡»



Nonostante la risposta immediata, Takao non aveva capito nulla e Midorima si ritrovò a sbuffare indispettito contro lo screensaver del cellulare.
«Cosa fai?» e come se non fosse abbastanza, il diavoletto era lì ai suoi piedi, che lo fissava con un ghigno dispettoso dipinto sulle labbra.
«Niente.» Midorima avvicinò il cellulare al viso, quasi a volerlo allontanare dal nipote: quegli occhietti lo fissavano così intensamente che gli sembrava stesse violando completamente la sua privacy - era peggio di Kuroko -.
«Con chi parli?»
«Adesso arrivo, va a giocare.» anche se avesse risposto alla sua domanda, non avrebbe capito.
Per fortuna la parola giocare fu abbastanza invitante per Akira, che sgambettò via in tutta fretta.


«Non so come fare.»




«Ti serve aiuto~?»




Avrebbe voluto mandarlo a quel paese: Takao ci godeva a metterlo in difficoltà, a fargli dire - o meglio scrivere - certe cose.



«Portati una saliera, ne avrai bisogno.»



«Ti sei rincitrullito, Shin-chan? Cosa c'entra una saliera con un bambino? *≗*»



«Non è per il bambino, idiota. È il tuo oggetto fortunato.»



Un po' innervosito dallo sproloquio di Takao, Shintarou inviò immediatamente il messaggio e fece per mettere via il cellulare, ma decise di scriverne un altro per comunicargli anche ciò che aveva omesso.


«Cerca di essere qui fra un'ora.»



Fece appena in tempo ad inviare il messaggio, prima di udire il suono improvviso di qualcosa che si schiantava a terra e si rompeva in mille pezzi.
Rimase immobile per qualche attimo, il tempo di battere le palpebre e accettare la dura realtà: Akira era riuscito ad arrivare anche alle mensole più alte, e quindi ai soprammobili che aveva spostato poco prima.


«Oh-!» a Takao tremarono le labbra e riuscì a trattenere a fatica una risata: non si aspettava proprio di trovare Midorima in quello stato, non lo aveva mai visto in quello stato.
«Questo bambino deve essere proprio una peste per ridurti così, Shin-chan!»
Midorima raddrizzò gli occhiali e cercò di sistemare i ciuffi di capelli fuori posto con le dita, mentre Takao varcava la soglia avanzando cautamente.
«Akira, giusto?»
«Sì.»
«E dov'è?»
«Sta ...» Midorima sospirò pesantemente «sta costruendo una barricata.»
Takao aggrottò la fronte e si voltò verso di lui con aria stupita.
«Cosa?»
Midorima notò le sue labbra incresparsi in un piccolo sorriso e arricciò il naso.
«Non pensare di metterti a fare baldoria con lui.» ci mancava solo che lo Scorpione lo tradisse con l'Ariete.
«Beh, io ho portato le carte–»
«Non serviranno. Akira è il diavolo, non puoi negoziare con delle carte.» Midorima fece una piccola pausa e si soffermò sulle tasche della giacca «la saliera?»
«Non l'ho portata.»
Un affronto bello e buono! Come poteva pensare, Takao, di sconfiggere il primo segno dell'oroscopo senza l'oggetto fortunato del giorno?
Kazunari, comunque, non sembrava preoccupato: si tolse la giacca e la appese con estrema calma all'appendiabiti, poi si diresse in cucina.
«Cosa fai?» ormai Takao conosceva a memoria quella casa e a Midorima non dava più tanto fastidio vederlo aprire il frigo, un cassetto piuttosto che un altro o le credenze - anzi, gli dava l'impressione che Kazunari si sapesse orientare così bene perché vivevano insieme, ed era una fantasia che sotto sotto gli piaceva -.
«Controllavo.» Takao sospirò rassegnato e chiuse il frigo «non hai dolci?»
«No, e se stai pensando di corromperlo col cibo, non funziona neppure quello.»
Takao strabuzzò gli occhi, incredulo: un bambino che non si corrompeva con i dolci era ... incorruttibile.
Kazunari sollevò l'indice in alto e prese una grande boccata d'aria, afferrando con la mano libera quella di Midorima, che istintivamente cercò subito di divincolarsi.
«Allora costruiremo anche noi una barricata!»
«T-Takao!»
«E vinceremo la guerra!»
«Ma sei impazzito?»
«Ma prima ...» giusto: Takao non gli aveva ancora dato il buongiorno e non lo aveva ancora privato dell'aria come faceva sempre.
Kazunari lo abbracciò e strusciò la guancia contro il suo petto come un gatto in cerca di fusa, per poi alzarsi in punta di piedi e dargli un bacio sulle labbra, che però Shintarou non poté ricambiare al meglio per paura che suo nipote spuntasse da un momento all'altro.


Midorima diede un'occhiata ai quattro cuscini rossi in fondo al corridoio, poi ai quattro verdi dietro i quali si nascondevano lui e Takao, e piazzò fra di loro una statuina di un kappa e una saliera recuperata dalla cucina.
«E questa roba?»
«I nostri oggetti fortunati.» si pronunciò con risolutezza, inforcando gli occhiali «Akira ne è sprovvisto, quindi adesso abbiamo buone probabilità di vincere.»
Takao rimase ad osservarlo in silenzio, poi sorrise.
«La stai prendendo sul serio, Shin-chan!»
Troppo sul serio, ma Midorima se ne rese conto solo quando l'altro glielo fece notare e arrossì appena, sbuffando nervosamente: che idea sciocca chiamare Takao per farsi aiutare con un bambino! Era logico che Takao sarebbe diventato bambino a sua volta, e a lui non rimaneva altro che unirsi al coro - dopotutto come si dice? Se non puoi sconfiggerli, alleati -.
«Ehi Shin-chan, che munizioni potrebbe avere, il piccoletto?»
«Avevo intravisto dei pupazzi nella sua borsa.»
«Ho capito, allora uno di noi dovrà sottrargliela.»
«Due contro uno? Non è valido!» Akira non aveva interesse di conoscere l'identità del nemico che faceva da spalla a Shintarou, ma voleva combattere, voleva esortarli a muoversi.
Midorima avrebbe voluto dirgli che lui era il primo dell'oroscopo e che quindi non aveva bisogno di una mano, ma poi pensò che da brava Ariete qual era si sarebbe montato la testa e lasciò perdere.
D'un tratto, qualcosa fendette l'aria e la barriera di cuscini verdi tremò.
«Un orsacchiotto di pezza ci ha colpiti! Passiamo al contrattacco!» Takao ci aveva già preso gusto, e poi avevano a disposizione una scatola piena dei vecchi oggetti fortunati di Midorima, quindi avevano una scorta di munizioni esigua e molto varia.
«Shin-chan, controlla la situazione!»
Shintarou si era arreso all'evidenza e spiò dalla minuscola fessura fra due cuscini.
«Non registro alcun movimento sospetto.»
Takao afferrò un coniglietto di gomma e lo osservò con decisione, determinato, come se quel tiro ne valesse della loro vita.
«I tiri li lascio a te, Shin-chan.»
«D'accordo, tu cerca di intercettare l'arrivo dei pupazzi.»
Non avevano paura: loro erano la luce e l'ombra della Shutoku, ormai conoscevano i segreti del lavoro in squadra.
Come previsto, il primo tiro andò a segno e colpì la barricata rossa, ma l'unico risultato concreto fu il mugolio pieno di disappunto di Akira, ancora al sicuro al di là dei cuscini.
«Adesso vi faccio vedere io!»
«Ne arrivano due!»
Anche Midorima vide quei due pupazzi in avvicinamento e pensò che sarebbe stato umiliante essere sconfitto da uno scoiattolo di peluche, ma erano così vicini che sembrava già tutto perduto: Akira era un ottimo tiratore, anche se non se ne rendeva ancora conto.
Midorima chiuse gli occhi e si appiattì contro il pavimento, ma un suono improvviso, rassomigliante allo sbattere d'ali di una colomba, attirò la sua attenzione e lo invitò a sollevare le palpebre: Takao aveva trovato un ombrello ed era riuscito ad aprirlo in tempo per usarlo come scudo.
«Non è valido!» Akira si lamentò di nuovo.
«Ognuno si arrangia con quello che può! Siamo in guerra!» e Takao rispose, per poi sollevare il viso e dare un occhiata al telaio verde acqua dell'ombrello.
«Ti ricordi, Shin-chan?» senza scostare gli occhi dal telaio, sorrise.
Midorima sentì le guance pizzicare e si mise a frugare nella grossa scatola: certo che se lo ricordava, come poteva dimenticarlo? E Takao, dal canto suo, lo capì e non disse altro, ma si limitò a sorridergli: si erano dati il primo bacio, sotto quell'ombrello.
Shintarou strinse fra le mani uno di quegli stupidi giocattoli gelatinosi e colorati, segnalando al compagno che era pronto a tirare, ma evidentemente quell'ombrello li aveva distratti così tanto da fargli dimenticare che c'era qualcun altro oltre a loro, così, quando Kazunari lo scostò, un'ondata d'acqua fredda colpì entrambi in pieno viso e la risata satanica di Akira gli ruppe i timpani.
«Akira!» Shintarou sbottò immediatamente e cercò di afferrarlo, mancandolo completamente a causa degli occhiali zuppi e, quindi, della vista nulla; Takao, invece, sembrò prenderla con più spirito e rise, riuscendo ad acchiappare il bambino senza neppure troppi sforzi.
«Ognuno si arrangia con quello che può, giusto?»
«Ma sei sicuro di avere cinque anni? Sei un genio del male o cosa?»
Akira rise, forse a causa dell'elogio, forse grazie all'euforia di averli colti alla sprovvista o forse perché Takao aveva deciso di infliggergli una punizione facendogli il solletico ai fianchi.
Forse Kazunari era così bravo con i bambini perché era un po' bambino anche lui, e Midorima, dal canto suo, pensò che sarebbe stato meglio tornare adulto, che sarebbe stato meglio prendersi cura di quei due e, soprattutto, procurarsi un phon, in modo che Takao non prendesse il raffreddore.


Dopo aver passato il pomeriggio a giocare a carte - a quanto pareva Takao era riuscito a fargliele apprezzare - e aver divorato la cena, Akira era crollato davanti al televisore.
«Tuo nipote è davvero una peste, Shin-chan.» Takao sussurrò appena contro il petto del compagno, rivolgendo una rapida occhiata al bambino addormentato accanto a loro.
«Però è simpatico.» gli si chiudevano gli occhi: non si era mai impegnato tanto per tenere a bada un bambino.
«Non pensavo te la cavassi così bene con i bambini.» anche Shintarou era stanco, e aveva finito per sussurrare, con la testa aderente a quella di Takao e la schiena sprofondata nella morbidezza del divano.
«Mi piacciono i bambini, sono così ... spensierati e felici.» quando sentì l'altro rafforzare un poco di più la stretta, Kazunari chiuse gli occhi e sorrise, pensando che dopotuto anche lui e Shintarou erano spensierati e felici e che vederlo tornare bambino, anche se solo per pochi minuti, era stata una delle cose più belle che gli fosse mai capitata.




   
 
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