Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: JoiningJoice    11/08/2014    3 recensioni
[Tumblr Prompt] ERURI: Levi ha gli incubi. Tanto fluff!
Non c'era motivo di ascoltare nessun suono. Non c'era ragione di continuare a combattere. La sua vita iniziava e finiva con Erwin Smith, tra le braccia che ora penzolavano inermi contro i suoi fianchi.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Irvin, Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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So, when I'm lying in my bed/thoughts running through my head
And I feel the love is dead/I'm loving angels instead



The Places Where We Go


Le immagini scorrevano rapide nella sua mente, senza che lui potesse udire il minimo suono o rumore proveniente da esse. Eppure, un tale caos avrebbe dovuto provocare un rumore din grado di annullare qualunque percezione, qualunque senso che non fosse l'udito: le urla della folla avrebbero dovuto renderlo sordo, incapace di ragionare sul dove stesse andando, incapace di comprendere in che direzione si stesse muovendo.

Ma per qualche motivo, non lo avevano fatto. Per qualche strano, assurdo motivo, l'unica cosa che Levi fosse riuscito a fare era osservare la botola aprirsi, la corda tendersi, e il corpo di Erwin in preda agli spasmi, schiuma mista a sangue cadere dalle labbra che aveva baciato centinaia e centinaia di volte, le labbra che aveva amato con religiosa devozione.

- Capitano! -
La voce di Armin Arlert arrivava lontana, ovattata dal silenzio che il suo cervello aveva imposto ai suoi sensi. Ma perchè il silenzio? Perchè non lasciare che ciò che lo circondava lo sopraffacesse, perchè non abbandonarsi all'istinto della battaglia come aveva sempre fatto?
- Capitano! Dobbiamo...dobbiamo fuggire! -
E all'improvviso, guardando Erwin cedere e smettere di muoversi, guardandolo arrendersi alla morte – lui che con la morte aveva sempre combattuto orgogliosamente – Levi comprese il perchè di quello stupido, involontario meccanismo di difesa.

Non c'era motivo di ascoltare nessun suono. Non c'era ragione di continuare a combattere. La sua vita iniziava e finiva con Erwin Smith, tra le braccia che ora penzolavano inermi contro i suoi fianchi.

Sentì il proprio corpo cedere alla gravità; cadde a lungo, prima di colpire il terreno con la schiena, prima di morire.
Aveva promesso che sarebbe andato avanti. Aveva promesso che avrebbe combattuto e aiutato a riportare l'umanità alla bellezza di una volta. Ma tutto questo lo aveva promesso a un sole che aveva smesso di bruciare; tutto questo lo aveva promesso ad Erwin.

*


Stava gettandosi contro il lato destro del suo letto prima ancora di aprire gli occhi, annaspando tra lenzuola sudate alla frenetica ricerca del calore che sperava vi avrebbe trovato. Ebbe il coraggio di aprire gli occhi e osservare l'uomo che gli stava di fronte solo quando lo ebbe toccato, afferrato, tratto a sé.

Erwin lo guardava, un'espressione sorpresa sul volto, i grandi occhi azzurri spalancati e fissi su di lui. Levi non tolse la gamba sinistra dal suo fianco, contro il quale l'aveva poggiata, né smise di conficcare le unghie della mano nella sua schiena; semmai intensificò la presa sul corpo di Erwin, grato di averlo trovato dove sperava fosse.
- Stai piangendo. - sussurrò Erwin, una nota preoccupata nella voce. Alzò la mano destra e la portò al volto del più piccolo, asciugandole con delicatezza. Levi non si ritrasse: aveva bisogno di quelle dita, aveva bisogno di quella mano. Non esistevano più, nei suoi sogni.
- Ancora quegli incubi? - chiese Erwin, avvicinandosi, lasciando che la gamba di Levi scivolasse oltre il suo fianco, lasciando che gli si artigliasse contro. Levi annuì, troppo stanco e spaventato per emettere alcun suono.
- Levi, guardami. - Levi alzò lo sguardo dal petto di Erwin al suo volto, riluttante; Erwin gli sorrise tranquillo, afferrando il suo mento con pollice e indice. - Sono qui. Sono vivo. Sono solamente incubi. -
- Non sono solo incubi. - mormorò Levi, cercando di non aizzare le proprie ire contro Erwin; non se lo meritava. - Sono i nostri ricordi. Miei...e tuoi..-
Levi si strinse contro il suo petto, abbandonando ogni pudore, famelico di Erwin, della sua presenza accanto a sé.
- È qualcosa che è finito molto tempo fa, Levi. Non c'è ragione di preoccuparsene. -
Levi alzò lo sguardo su di lui. - Allora ho ragione? Ricordi anche tu? -
Erwin non rispose a lungo; le sue dita scivolavano lungo la schiena di Levi, appena visibile nella fioca luce del mattino. Quando tornò a parlare, Levi si accorse che nella sua voce era cambiato qualcosa: era carica di un senso di colpa che non aveva mai sentito, nei cinque anni che avevano passato assieme.
- Tutta quella gente morta a causa mia. - mormorò. - Tutti quei ragazzi. Tutte quelle vite andate perdute...non potevo parlartene, Levi. -
- Potevi, invece! - urlò Levi, allontanandolo bruscamente da sé. Si sentiva offeso; non era un bambino, non meritava di essere tenuto all'oscuro da qualcosa di cui si era più volte lamentato. Sentì la rabbia scemargli dentro quando vide le lacrime negli occhi di Erwin.
Era confuso quanto lui, e non poteva biasimarlo. Si riavvicinò piano, carezzando il suo braccio destro nel punto in cui nei suoi sogni – nei loro sogni – avrebbe trovato solamente un moncherino.
- Non devi essere forte da solo. - sussurrò. - Non più, Erwin. -
Erwin annuì, poi si alzò per avvicinarsi a lui, per chinarsi a donargli un leggero bacio sulle labbra. Levi lasciò che le sue dita si soffermassero sulle sue guance, sulla barba sfatta e infine sul suo collo. Il collo che aveva visto chiuso nella morsa di un cappio più volte di quanto una persona normale potesse sopportare.

Si rese conto di poter udire tutto ciò che li circondava: il fastidioso ticchettio dell'orologio che Erwin non voleva sostituire con un modello analogico, l'altrettanto fastidioso cinguettare degli uccellini fuori dalla finestra della loro camera, l'apice del fastidio del traffico mattutino. Ma per una volta pensò che non gli importava che tutto ciò lo rendesse nervoso e intrattabile fin dalle prime ore del mattino: l'importante era che potesse sentire di nuovo, e basta.

I suoi silenzi finivano con Erwin Smith, e il sorriso sollevato che stava rivolgendo alle sue labbra chiuse.





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Devo essere onesta, scrivere di due mostri sacri come Erwin e Levi mi intimoriva, e non poco. L'Eruri è una di quelle coppie che non mi sono piaciute fin da subito, ma che col tempo ho imparato ad amare e che ormai rientrano di diritto tra le mie OTP. E spero di aver contribuito a questo fandom, spero di aver dato qualcosa a tutti coloro che shippano questa coppia.
Grazie mille a quell'amore di Andrea per avermi promptato la coppia e a quell'altrettanto amore di Giulia che mi ha RIpromptato la coppia, però chiedendomi una smut. Mi ci avvicinerò piano piano, a quella...xD
Vi ringrazio per aver letto! Fatemi pure sapere che ne pensate, qui su EFP così come sul mio profilo tumblr (http://what-a-joice.tumblr.com/), o sul tumblr che uso per scrivere, purtroppo un po' in disuso a causa della connessione lentina (http://camelliawriting.tumblr.com/). Se invece vi va di farci due chiacchiere, potete contattarmi al mio profilo Facebook, https://www.facebook.com/more.than.meets.the.eye.13 :D
Alla prossima!
- Joice
   
 
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