Capitolo
4
Quel
giorno come tutte le
mattine a St. Rose, i bravi mariti si preparavano a
uscire
di casa per
raggiungere la sede di lavoro, le brave mogli erano intente a preparare
la
colazione ai figli e i bravi ragazzi si recavano a scuola, tra
chicchere felici
e risate. Ma in una casa questo non succedeva tutte le mattine.
“Dai
ragazzi che siamo in
ritardo!” gridava la mamma dal piano di sotto.
“Se
tuo figlio si
decidesse ad uscire dal bagno forse a quest’ora eravamo
pronti.”disse Sam
scocciata
“Il
mio primo pelo.” Gridò
Matt aprendo la porta del bagno tutto orgoglioso.
-Certo
che questa famigli
è proprio strana.- Pensò Sam guardando perplessa
il fratello.
“Guarda
sorellina non è
bellissimo.” Sam stava per spingerlo indietro ma Matt
riuscì ad evitarla.
E
dopo qualche minuto
furono tutti fuori di casa. Mary si diresse verso l’ospedale
e non si sapeva
precisamente verso che ora sarebbe tornata. La vita di
un’infermiera non è
sempre facile. Sam intanto accompagnò Matt a scuola e poi
raggiunse il suo
istituto.
“Ciao,
l’asilo è
dall’altra parte del paese.” Disse quel ragazzo
misterioso giungendo alle sue
spalle.
“Ah
sei solo tu.” Disse
Sam un po’ delusa dalla sua presenza.
“non
sei felice di
rivedere l’amore della tua vita?”
“guarda,
così felice da
toccare il cielo con un dito.”
“Si
ne ero certo.” Poi se
ne andò mentre Sam lo guardava dicendo tra sé e
sé
-Era
solo sarcasmo. Chissà
se sa cos’è.-
Il
suono prorompente della
campanella della prima ora non era riuscita a svegliare completamente
gli
studenti che erano chi presi dai propri problemi esistenziali, chi
troppo
impegnato a sognare a occhi aperti e chi a recuperare qualche minuto di
sonno
perso a causa delle ore piccole fatte chissà forse a causa
della propria anima
gemella.
Sam
si sedette al suo
posto ignara di quello che l’attendeva. Certe volte il
brunetto sapeva essere
davvero fastidioso.
Ad
un tratto la porta si
spalancò e quell’uomo robusto, bassino e quasi
senza capelli andò con aria
fiera a sedersi alla cattedra. Proprio quel professore che Sam il
giorno prima
aveva etichettato come l’uomo più acido che
esistesse.
“La
storia miei cari,
giovani e decisamente ignoranti alunni, non è una materia
che deve essere presa
alla leggera. Ma voi cosa volete saperne del vostro passato se a mala
pena
conoscete un futuro frivolo e senza significato.”
Quelle
furono le sue prime
parole entrato in classe.
“Ecco
che riattacca con i
suoi discorsi dell’età della pietra.”
Sogghignò il il bel brunetto, o come
tutti lo chiamavano AJ.
“Come
dice signorina
Collins? In città la storia è forse
diversa?” disse il prof puntando la ragazza
senza un minimo di ritegno morale.
Sam
girò la testa di
scatto, dritta di fronte a lui.
“Ma
io..veramente!”
balbettò la ragazza confusa.
“Non
dica niente. Li conoscoi
ragazzi di città, pensano di sapere tutto, ma come tutti i
ragazzi sono
semplici bestioline capaci a mala pena di capire
cos’è un museo, un mondo
lontano dai ragazzi.”
E
così continuò quella
mattinata tra il prof di storia che doveva prendersela con i giovani
per non
essere costretto ad ammettere che la sua esistenza si fermava al
passato senza
essere in grado di costruire un futuro e il bel brunetto che si
divertiva alla
spalle di Sam a cacciarla sempre nei guai.
Se
solo avesse ricordato
la sua di storia forse questo non sarebbe successo, forse il futuro
sarebbe
stato decisamente diverso. Ma nessuno dei due ricordava. Cancellato
ogni
ricordo di quel passato felice, che avrebbe da lì a poco
cambiato ogni loro
gesto, ogni loro sguardo, ogni parola e chissà, forse,
avrebbe portato un
futuro diverso da quello che i due ragazzi si erano ormai rassegnati a
portare
a termine.
Finalmente
quel suono, il
suono della libertà. La campanella. Tutti i ragazzi si
affrettavano ad uscire
dalle loro aule, solo Sam non sembrava avere tanta voglia di ritornare
a casa.
“Dai
non te la sarai mica
presa. Io stavo scherzando. Era per divertirci un
po’.” Disse AJ fermandosi
accanto a lei.
“Stai
lontano da me.” lo
intimidì lei e se ne andò.
Sulla
via per casa, persa
tra i suoi pensieri, passò vicino quell’edifico.
Una
casa grande,
abbandonata. Attirava troppo la sua curiosità. Sentiva che
qualcosa era
successo lì dentro ma ancora non sapeva
cosa.l’erba del giardino era alta e un
grande mistero avvolgeva quel luogo.
Con
passi leggeri si
avvicinò al cancello mentre la sua fantasia cominciava a
navigare.
“Chissà,
forse qui abitava
una giovane fanciulla lasciato da un comandante bello e affascinante e
per
amore si è tolta la vita.” E così
fantasticò per altri minuti, non sapendo quanto
in verità si trovasse distante dalla realtà dei
fatti.
Una
mano fredda, dalle
spalle della giovane, si poggiò sulle labbra calde di Sam.
Un grido smorzato si
riuscì a percepire attraverso quelle mani forti.
Con
un colpo riuscì a
liberarsi. Agitata e un po’ sconvolta. Soprattutto dopo quei
suoi pensieri.
“Ma
sei cretino? Ma cosa
ti dice di fare il cervello?”
“Ti
sei spaventata?”
chiese lui divertito.
“Certo,
mi hai fatto quasi
morire.” E detto ciò, portò una mano
alla testa cercando di calmarsi.
“Allora
missione
compiuta.”
“Idiota.”
Sam se ne andò
sperando che AJ non la seguisse.
“Dai
non volevo
offenderti. Stiamo diventando così amici. Era solo uno
scherzo.”
“Amici?
Noi due non saremo
mai amici.”
“No
è vero,scusa, siamo
amanti.”
“Cosa?
Tu non sarai mai il
fidanzato. Non sei il mio tipo.”
“Questo
non lo sai, potrei
essere la tua anima gemella.”
“Forse
in un’altra vita.”
“Si
e potremmo abitare in
quella casa che ti piace tanto.”
Lei
lo fulminò con lo
sguardo e poi gli chiese.
“A
proposito, sai per caso
chi ci abitava in quella casa?”
“Allora
vuoi abitare lì
con me?” Disse con aria sorpresa.
“Non
hai risposto alla mia
domanda.” Disse lei evitando il suo sguardo
“So
solo che a causa di un
incidente domestico la cucina andò a fuoco e una bimba
rimase vittima dell’incendio.
Non so altro. Lo giuro.” Disse cercando di restare serio per
un solo istante.
“Ora
rispondi tu alla mia
di domanda.”
“Ora
vado. Ciao”
“Sam,
Sam ma dove vai?” le
gridò lui ormai lontano da lei.
-spero
di non vederti più,
almeno per oggi.- pensò Sam abbandonandolo al primo incrocio.
Giunto
il pomeriggio,
sotto stretto incitamento della nonna decise di andare a trovare Andy.
Il suo
migliore amico. Ma era passato così tanto tempo,
chissà se si sarebbe ricordato
di lei. Chissà se sarebbe stato felice di rivederla.
Chissà era ancora lui.
Quel ragazzino paffuto e simpatico che riusciva sempre a farla ridere.
Ma a
volte il tempo potrebbe trasformare tutto e farci rendere conto che la
realtà è
completamente diversa da come l’avevamo lasciata.
Queste
furono alcune delle
mille domande che Sam si poneva cercando, tra tante, proprio quella
casa.
Davanti
quella casa,
grande, bella, armoniosa, Sam era decisamente indecisa se suonare il
campanello
o tornare indietro. La sua timidezza era ormai percettibile dalle sue
guance
rosee e le mani che cominciavano a sudarle.
Suonò il campanello. L’attesa era forse il momento peggiore, ma peggiore era il momento in cui quella porta si aprì e si ritrovò di fronte proprio lui. Proprio il lui che non si sarebbe mai aspettata. Il caso, la fortuna, il destino in qualunque modo lo si vuole chiamare si chiami, a volte possono essere crudeli o forse dare solo una mano in situazioni incomprensibili.
Salve a
tutti sono
tornata con un nuovo capitolo e spero che vi piaccia tantissimo e mi
raccomando fatemelo sapere con tantissime recensioni. Un saluto in
particolare a Miky1991 per il suo commento. Spero vivamente che
continuerai a seguire questa storia. A presto!