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Autore: BlackSwan Whites    11/08/2014    6 recensioni
STORIA AD OC (ISCRIZIONI CHIUSE!)
Il mondo ha già conosciuto due grandi ere della pirateria; i sogni e le speranze di tanti uomini sono naufragati per sempre, mentre altri sono riusciti a realizzare le loro ambizioni.
Nella terza grande era della pirateria, spinta da una volontà d'acciaio, una ragazza decide di imbarcarsi per solcare i mari assieme ad altri che, come lei, hanno un sogno e degli ideali che difenderanno a costo della vita. E voi, siete pronti a seguirla?
Una ciurma, tante persone, ma una sola, grande avventura.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNA GRANDE AVVENTURA



Capitolo 3: Di situazioni imbarazzanti e facce (s)conosciute

Il vascello avanzava rapido, tagliando le placide onde che si infrangevano contro la prua a spirale.
Da quando era salpata da Shike la ciurma non aveva ancora incontrato nemmeno una nube piccolissima e il mare era sempre stato calmo, liscio quasi come l’olio.
Una fortuna, aveva spiegato Greta, siccome in quella zona le tempeste erano tutt’altro che rare.
In quei pochi giorni di viaggio insieme i nuovi compagni non erano ancora riusciti a conoscersi bene; per quello ci sarebbero voluti mesi (forse anni, per alcuni tra i più restii a parlare di sé), ma se non altro le barriere di cui ognuno di loro pareva essere circondato avevano cominciato ad allentarsi.
In un certo senso, cominciava a svilupparsi un sentimento di comunione, una percezione della loro unità come gruppo, sebbene alcuni continuassero a mantenere un atteggiamento freddo e distaccato.
Naoaki, per esempio, passava la maggior parte del tempo solo, seduto in disparte; l’unica compagnia che accettava era quella delle sue amate pistole, di cui si prendeva cura in modo quasi maniacale, pulendole e lustrandole perché rimanessero impeccabili.
Anche Rey tendeva a stare sulle sue, ma non si faceva problemi a scambiare due parole con qualche compagno o compagna di tanto in tanto. Ci teneva a mantenere buoni rapporti con tutti, anche perché se ad Iris fosse successo qualcosa la responsabilità della ciurma sarebbe passata a lui; la ragazza, infatti, l’aveva nominato suo vice. Gli aveva affidato quell’importante ruolo davanti a tutti, confidandogli che riponeva in lui una grande fiducia; alla domanda “sulla base di cosa”, però, aveva risposto che non ne aveva la minima idea, sfoderando un sorriso a trentadue denti che aveva fatto scendere un gocciolone giù per la testa del resto dei compagni. Lui, dal canto suo, se ne era sentito profondamente onorato.
Una piacevole sorpresa era stata per tutti scoprire che Kaith, sotto l’iniziale maschera di freddezza con cui si era presentato, era in realtà sempre pronto alla battuta e a scherzare.
Per quanto riguardava Mark, continuava a comportarsi da perfetto cascamorto, ricoprendo di complimenti tutte le ragazze della ciurma; se però Keyra, Ellesmere e Mirage accettavano con un sorriso (e magari arrossendo leggermente, nel caso di Ellesmere, che era per natura estremamente timida) le sue attenzioni, aveva ricevuto parecchie minacce di morte (più o meno velate) da Alex, Greta e Diana. Iris, invece, come già era accaduto quando si erano incontrati la prima volta, pareva non cogliere nemmeno i suoi tentativi di flirtare.
Il ragazzo però non demordeva, nemmeno con le tre che, ogni volta che si avvicinava loro, gli lanciavano sguardi talmente carichi di propositi omicidi che c’era da meravigliarsi che fosse ancora vivo.
Inoltre aveva scoperto un modo alternativo per potersi “svagare” un po’.
Il primo giorno che si trovava sulla nave, infatti, aveva quasi per caso trovato uno spiraglio che, da una comoda posizione sopraelevata, dava direttamente sul bagno delle ragazze, permettendo però a colui che vi guardava di passare inosservato ai compagni che si trovavano sul ponte (compresa la postazione di vedetta); inutile dire che già un paio di volte non aveva resistito alla tentazione di sbirciare quando qualcuna avvisava di “voler andare a farsi una doccia”.
 

Proprio in quel momento, il medico se ne stava appostato nel suo nascondiglio.
Sentendo la porta del bagno aprirsi si sistemò meglio e, una volta che si fu richiusa, lanciò una fugace occhiata all’interno. La “fortunata” del giorno era Keyra.
La ragazza, ignara del fatto di essere spiata (infatti, anche se avesse potuto in qualche modo notare il buco nella parete, gli stava dando le spalle) cominciò a sfilarsi la maglietta.
A Mark imporporarono leggermente le guance, mentre un’espressione beata andava aprendosi sul suo volto.
-Che fai, ti godi lo spettacolino?-
Una voce (indubbiamente femminile) alle sue spalle lo fece sbiancare improvvisamente. Beccato.
Lentamente, il giovane voltò la testa e, se già era stupito che qualcuno fosse riuscito a scoprirlo, cacciò quasi un urlo. Dietro di lui, infatti, c’era proprio Keyra, che lo fissava severa tenendo le braccia incrociate.

-Ma… ma… tu… come…- balbettò l’altro, indicando ora Keyra, ora lo spiraglio.
Tornò un attimo a guardare nel bagno: non era possibile, anche lì c’era la sua compagna.
“Ecco, vuoi vedere che è tutto un incubo creato dalla mia mente perversa per cercare di riportarmi sulla retta via?” pensò il poveretto.
-Come hai fatto?- domandò incredulo alla cuoca.
-I miei poteri non sono utili solo in combattimento- rispose quella, con una leggera alzata di spalle. Mentre diceva ciò, la Keyra del bagno si dissolse in una nuvoletta di fumo. -Sai, non sei l’unico ad essersi accorto di quel buco nella parete, quindi ho deciso di prendere delle adeguate precauzioni prima di farmi una doccia-
Il medico era esterrefatto. -Che razza di frutto del diavolo hai mangiato per riuscire a fare una cosa del genere, scusa?-
-Nessuno, ho questi poteri fin dalla nascita- disse, rabbuiandosi di colpo. Mark intuì che aveva appena toccato un argomento spiacevole.
-Comunque sia- riprese la ragazza, tornando a puntare lo sguardo negli occhi verde-azzurri del compagno -ti farei giurare di non sbirciare più nel bagno delle femmine, ma tanto so che non resisteresti alla tentazione… Quindi mi limito a farti giurare di non sbirciare più me. Prometti?-
Come se il tono con cui aveva pronunciato l’ultima frase (e in particolare la domanda) non fosse bastato da solo a far desistere il medico, Keyra allungò la mano a cercare il manico della spada alta quasi quanto lei che portava legata alla schiena.
Rifattosi esangue in volto, il ragazzo annuì rapidamente. Non ci teneva a finire a fette per mano di una compagna.
-Bene- fece l’altra soddisfatta, ritraendo la mano.
Un urlo di avvertimento di Diana, che come sempre era nella sua postazione sulla coffa, li fece voltare entrambi verso l’alto.
-Ehi, ragazzi, state attenti. C’è… qualcosa che ci segue, in acqua. Qualcosa di grosso-
 

La voce vagamente preoccupata della vedetta aveva richiamato all’attenzione tutti i compagni.
Perfino Naoaki, intento a rigirarsi tra le mani il suo mitra con espressione concentrata, si alzò in piedi al richiamo.
Iris non perse tempo; corse immediatamente a poppa, affacciandosi dal parapetto.
Effettivamente, l’acqua a una trentina di metri dalla nave si faceva più scura, mentre a intervalli regolari qualcosa spuntava fendendo le onde.
A un tratto, la macchia cominciò a rimpicciolirsi. -Qualunque cosa fosse, ora si sta inabissando. Deve aver rinunciato all’idea di inseguirci- commentò Kaith, che aveva affiancato il capitano per osservare la situazione.
In poco tempo, tutti tornarono ai propri compiti. Ma la calma durò poco.
Kahir come suo solito stava volando sopra la nave, seguendola dal cielo. Anche lui era un membro effettivo della ciurma (e riusciva ad andare d’accordo con tutti, per quanto reso possibile dalla sua incapacità di parlare) e condivideva con Diana il ruolo di vedetta, controllando la situazione dall’alto.
Il falco, mentre compiva uno dei suoi volteggi circolari, si bloccò di colpo e mandò uno stridio allarmato.
-Kahir, che succede?- domandò la vedetta, preoccupata dall’improvvisa reazione dell’animale.
Senza preavviso, qualcosa urtò con violenza il fianco della nave, facendo cadere tutti sul ponte. Per fortuna dell’equipaggio, l’erba che vi cresceva attutì l’atterraggio.
-Ma che diavolo…- imprecò Rey, aggrappandosi alla balaustra per aiutarsi a ritrovare l’equilibrio.
-Qualcosa ci ha colpito- osservò Mark, che nel frattempo aveva raggiunto il pontile assieme a Keyra.
Un nuovo colpo fece oscillare pericolosamente il vascello.
-Se continua così finirà per affondarci!- esclamò il cecchino, che aveva impugnato il mitra cominciando a scrutare l’acqua. Se qualcosa li stava attaccando, poteva provare ad abbatterlo prima che quel qualcosa abbattesse loro.
Per tutta risposta, a breve distanza emerse un enorme mostro marino.
-No, non ci posso credere…- mormorò Keyra. Al suo fianco, Alex agguantò il suo taccuino, andando a ripescare la pagina su cui stava lavorando un paio di giorni prima.
La creatura di fronte a loro, infatti, era una murena leone, ma stavolta viva e scalciante.
-Di nuovo quel serpentone!- fece Diana spazientita, alzando gli occhi al cielo.
-Beh, facciamo qualcosa, o “quel serpentone” ci manderà a far compagnia ai pesci!- le urlò Greta, innervosita.
-E cosa dovrei fare? Buttarmi in acqua e prenderla a pugni, magari?- gridò l’occhialuta di rimando, altrettanto spazientita. L’influsso calmante che l’isola Shike aveva avuto sul suo carattere si era esaurito non appena erano arrivati in mare aperto.
-Ci penso io- risolse la questione Naoaki, puntando la sua arma contro la murena. Quella spalancò la bocca, rivelando le fauci appuntite e ruggendo in direzione della nave.
Stava per fare fuoco, quando una esile voce lo bloccò. Era Ellesmere.
-Aspetta, non è necessario ucciderlo. Posso provare a scacciarlo io- si offrì timidamente.
Il cecchino la guardò vagamente perplesso, poi scrollò le spalle. -Fai come ti pare-
La rossa si avvicinò al parapetto della nave, guardando fissa la creatura. Poco prima, quando aveva ruggito, era riuscita per un attimo a sentire la sua voce. Si stava lamentando a causa di una ferita che non le dava pace.
“Ecco perché ci ha attaccati” pensò. Si chiese chi potesse aver fatto una cosa tanto ignobile da rendere così aggressiva una creatura altrimenti pacifica.
Si avvicinò al parapetto, puntando i palmi delle mani verso il mostro marino. Non intendeva fargli del male, voleva soltanto spaventarlo e allontanarlo da loro. Avrebbe potuto provare a parlare con lui, ma era talmente agitato che sarebbe stato inutile.
Prese un respiro profondo e si concentrò.
Dal palmo destro le partì una piccola palla luminosa, che fluttuò rapidamente in direzione della murena. Quando fu davanti a lei, la sfera esplose, mandando riflessi colorati che piovvero lentamente verso il mare.
Il mostro arretrò leggermente. Lei allora ripeté l’operazione; per ora stava funzionando.
I compagni la fissavano incantati, godendosi quella sorta di spettacolo. Era incredibile, sembrava che l’arma utilizzata da Ellesmere fossero… dei fuochi d’artificio.
-Wow, Esmer, è stupendo!- esclamò Mirage, osservando rapita l’ennesimo scoppio multicolore. -Come fai?-
La ragazza sorrise, voltandosi leggermente a guardarla. -Ho mangiato il frutto del diavolo Piro-Piro, che mi permette di creare razzi e fuochi artificiali-
Dopo l’ennesimo colpo, la creatura marina emise un ultimo, potente ruggito e si tuffò in acqua, allontanandosi rapidamente dalla nave, mentre un’esclamazione gioiosa si levava dalla ciurma.
Nel movimento, però, la coda del mostro urtò violentemente l’imbarcazione, facendola oscillare pericolosamente.
La rossa, colta alla sprovvista e ancora molto vicina al parapetto, venne scagliata oltre la protezione e, sotto lo sguardo ora allarmato di tutti, cadde fuori bordo.
 

-Ellesmere!- urlò Iris, osservando impotente la compagna che precipitava in acqua.
Aveva appena detto di aver mangiato un frutto del diavolo, se fosse caduta in mare per lei sarebbe stata la fine.
La rossa, dal canto suo, era molto spaventata. Non tanto per sé stessa, ma per i suoi nuovi amici, che erano preoccupati per lei. Voleva gridargli che andava tutto bene, che anche se fosse stata in acqua non le sarebbe accaduto nulla di male, ma ciò avrebbe comportato il dover rivelare a tutti il suo segreto.
Qualcuno però si mise in azione prima che potesse decidere il da farsi.
Mark, non appena Ellesmere aveva perso l’equilibrio era corso al parapetto. Improvvisamente, dalla schiena del ragazzo fuoriuscirono delle catene, simili a tanti tentacoli. Una di esse si tuffò in picchiata verso il mare, raggiungendo in breve la giovane e avvolgendola delicatamente intorno alla vita, arrestandone così la caduta.
Poi, sempre con dolcezza, la sollevò, posandola sana e salva sul pontile, dove tutti le corsero incontro. -Non provare mai più a fare una cosa del genere!- esclamò Mirage, abbracciandola.
La rossa si distese un poco, poi si voltò verso il compagno che l’aveva salvata. La guardava sorridendo, il petto che si alzava e abbassava rapidamente in cerca d’aria, un po’ per lo sforzo fatto e un po’ per lo spavento.
Voleva ringraziarlo, ma la “folla” attorno a lei glielo impediva.
Sospirò. Avrebbe trovato il modo di parlargli dopo, ne era certa.
 

-Bene, e ora che tutto si è risolto per il meglio riprendiamo la rotta!- fece Iris entusiasta.
Alex, che grazie all’incontro era riuscita a collezionare altri preziosi appunti sulla murena leone, sbuffò leggermente: faticava a prendere sul serio il capitano. Possibile che fino a un attimo prima fosse in uno stato di ansia profondissima e adesso si fosse già ripresa?
Ci pensò Kaith a rovinare le aspettative della diciottenne. -Greta, quanto manca alla prossima isola?- domandò freddamente.
-Credo circa cinque giorni di viaggio- rispose la navigatrice. -Perché?-
Il carpentiere si fece scuro in volto. -La nave ha subito dei danni allo scafo nell’attacco di quel Re del Mare. L’ho capito dal rumore che ha fatto l’ultimo urto. Devo ripararla in qualche modo, o non credo che arriveremo mai al porto- disse.
-Quindi che si fa?- chiese il capitano, inclinando leggermente la testa di lato.
-Beh, a rigor di logica dovremmo trovare un’isola più vicina a cui attraccare per poter aggiustare la nave- commentò Diana, che era scesa dalla sua postazione quando Ellesmere era caduta in acqua per cercare di rendersi utile nel salvataggio (anche se poi non era stato necessario).
-Cosa? No, perché dovremmo modificare la rotta? Cioè, io ho viaggiato su una barca che era conciata molto peggio di questa, eppure me la sono cavata…-
Tutti si voltarono a guardare perplessi Iris. Come mai non voleva dare ascolto ai consigli della vedetta?
-Capitano, Cinna-san ha ragione. Se non ripariamo la nave il prima possibile, i danni potrebbero aggravarsi a tal punto che forse Kaith, per quanto esperto sia, non riuscirebbe più a sistemarli.- Era stata Mirage a parlare.
Iris si rianimò di colpo. -Ok, allora va bene-
Ignorando le espressioni perplesse della ciurma, si voltò verso la navigatrice. -Greta, ci sono isole qua vicino?-
La giovane dai capelli multicolori annuì. -Sì, c’è un’isoletta poco distante da dove ci troviamo ora. Se la vedetta fosse nella sua postazione, probabilmente riuscirebbe a scorgerla all’orizzonte- disse, lanciando un’occhiata storta a Diana.
Quella la fulminò e si arrampicò rapidamente sulla coffa, prendendo il cannocchiale.
-È vero- disse, -l’isola c’è. Dobbiamo virare di cinquanta gradi-
Immediatamente la manovra fu compiuta. Man mano che si avanzava, effettivamente, il profilo della terra emersa cominciava a staccarsi da quello del mare. Non sembrava un’isola grandissima.
Quando furono a distanza tale da inquadrare la rotta a vista, Diana scese dalla sua posizione abituale per chiacchierare un po’ con gli altri.
-Ehi, Mira- fece, rivolta alla compagna. -Sì, cosa c’è?-
-Prima, quando ho contestato le parole di Iris, mi hai chiamato Cinna-san. Cosa significa?-
La tigre arrossì lievemente.
-Scusami, Diana- disse con voce leggera, -è che il tuo odore è molto particolare. Non fraintendermi- aggiunse rapidamente, notando l’espressione confusa dell’altra, -è che io resto comunque per metà un felino, quindi il mio olfatto è molto sviluppato. Di conseguenza, a volte tendo a individuare le persone a seconda del loro odore. Ti ho chiamato Cinna-san perché tu hai un profumo speziato, come di cannella-
-Dici? Bah, io non sento niente- commentò l’occhialuta, portandosi il polso al naso e inspirando per verificare.
-Wow, Mira, quindi tu riusciresti a riconoscere l’odore di ciascuno di noi, volendo?- domandò Keyra, incuriosita. Anche gli altri, sentendo la conversazione, si erano avvicinati per capire meglio.
-Sì, ne sarei capace- rispose l’altra sorridendo.
Così, mentre navigava verso l’isola, la ciurma passò il resto del viaggio a “scoprire” i propri odori caratteristici.
Per esempio, secondo Mirage Iris sapeva di cocco (“forse ne mangio un po’ troppo” aveva considerato il capitano, portandosi una mano dietro la nuca) e Alex di inchiostro, con una nota di fondo di cioccolato.
La giovane aveva arricciato il naso quando era toccato a Rey, dicendo che aveva un odore strano, particolare e molto speziato, che non riusciva a ricondurre a nulla di definito.
Keyra aveva un vago profumo di frutta matura, Greta di carta con un delicato ritorno di fragole, Kaith di legname fresco, Ellesmere di salsedine con una punta di alghe e Mark di medicinali.
Non appena si avvicinò a Naoaki, la tigre venne scossa da un brivido.
-Che c’è?- le domandò il cecchino, con espressione piatta.
-Niente- rispose lei, -è che il tuo odore… mi fa pensare a brutti ricordi. Sai di… polvere da sparo- concluse, trattenendo in parte il fiato per evitare nuove “ferite” al suo olfatto delicato.
-Beh, è normale- disse il cecchino, con un leggero sorriso. -Le armi da fuoco sono la mia vita-
La ragazza annuì leggermente, senza riuscire a scacciare dalla mente l’immagine dei bracconieri che uccidevano sua madre, suo padre, Mimi. La voce di Greta la riportò alla realtà.
-Ragazzi, ci siamo. Tra poco potremo attraccare-
Scacciò definitivamente quei pensieri molesti. Una leggera raffica di vento le portò di nuovo sotto il naso l’odore pungente di Naoaki, quell’aroma che nella sua mente sapeva di morte.
Stavolta, però, colse qualcosa in più, una nota delicata, che prima le era passata inosservata. Un profumo buono, dolciastro e aromatico. Liquirizia.
 

-Ok, io starò qui a riparare la nave. Voi intanto fate un giro e magari rifornite le scorte di cibo, anche se ne abbiamo ancora più che a sufficienza-
Con queste parole Kaith li aveva congedati, prima di cominciare a dedicarsi completamente al vascello.
Il resto della ciurma, seguito in volo da Kahir, si avviò per una strada lastricata di piastrelle squadrate di pietra grezza, che si inoltrava tra i muri di due case vicine, anch’esse grigie e spoglie, dalle persiane di legno serrate.
Man mano che procedevano per le vie, notarono che anche il resto delle abitazioni aveva un aspetto simile.
-Cavolo, questo posto è desolante! Non c’è anima viva!- sbottò Diana ad un certo punto, davanti all’ennesima porta sprangata.
Rey strinse i denti a quell’affermazione della vedetta. Lui infatti riusciva a percepire la presenza di molte persone nella zona oltre ai suoi compagni, grazie all’haki dell’osservazione, che aveva sviluppato in quattro anni di duro allenamento.
-No, le anime vive ci sono, e sono anche tante- lo anticipò Naoaki, anche lui in grado di utilizzare quel potere. -E non hanno intenzioni proprio amichevoli- aggiunse.
-Beh, non è un grande problema. Siamo pronti a dargliele di santa ragione se ci attaccano, non serve che ci metti in guardia. So difendermi anche da sola, non sono mica una bambinetta inerme- osservò Greta acida.
Iris scosse piano la testa. Possibile che la navigatrice ogni volta che si rivolgeva a un suo compagno maschio dovesse irritarsi con lui?
Certo, anche con Diana c’erano dei bei testa a testa, ma quelli erano giustificabili. Perché invece se la prendeva sempre con gli uomini? A volte sembrava quasi provare un odio viscerale contro di loro, celandolo molto male.
Scrollò di nuovo il capo. Gliel’avrebbe chiesto, una volta o l’altra.
Stavano per svoltare in un’altra via, quando una voce dal tono viscido richiamò l’attenzione del gruppo.
-Bene, a quanto pare chi non muore si rivede, eh, Synder?-
“Quella voce…” si trovò a pensare Rey, socchiudendo gli occhi di pece e voltandosi a guardare la persona che stava ritta in piedi all’altro capo della strada. Un uomo, per la precisione, alto e rotondo, la cui testa quasi calva era in parte ricoperta da fascio di bende.
-Oh, no- sospirò Diana, roteando gli occhi, -ancora lui? Credevo che ormai avesse imparato la lezione-
Iris, invece, fissò il cacciatore di taglie con espressione stranita, inclinando leggermente il capo.
-Ci conosciamo?- chiese poi. Diana si sbatté una mano sulla faccia. L’aveva incontrato e malmenato due giorni prima, possibile che avesse già rimosso?
-Non fare finta di niente, Synder, tanto non mi freghi più. Questa volta ho portato i rinforzi- disse l’uomo sogghignando.
Dietro di lui apparve un gran numero di persone, tutte armate fino ai denti. Un altro gruppo sbucò alle spalle della ciurma, chiudendo ogni via di fuga.
-Sai, avevo programmato tutto- fece il cacciatore di taglie. -Non appena mi hai cacciato da quella taverna, ho deciso di tenderti una trappola. Ho richiamato alcuni colleghi miei amici, che si sono offerti di aiutarmi, in cambio di una parte della tua taglia, ovviamente.
Abbiamo iniziato a pedinarti, scoprendo così anche l’identità dei compagni che hai arruolato nella tua ciurma e, quando siete salpati da Shike, vi abbiamo seguiti.
Sapevamo dell’esistenza di quest’isola disabitata, quindi abbiamo scelto di sfruttare questo posto per catturarvi, e devo dire che la nostra idea ha funzionato alla grande!- si interruppe, tra le risate di scherno generali rivolte ai pirati.
-Rimaneva però da pensare: come fare ad attirarvi qui?- riprese. -Lì, è stata la natura a darci una mano.
Vedi, il tratto di mare qui intorno è spesso attraversato da correnti calde o fredde, per questo è facile incontrare specie diverse di Re del Mare. Ci è bastato ferirne uno per farlo imbizzarrire e prepararlo ad attaccare la vostra nave, non appena gli foste passati vicini. Devo dire che è stato divertente…- concluse, con espressione compiaciuta.
Ellesmere strinse i pugni. -Così siete stati voi a fare del male a quella murena leone?- chiese, con voce arrabbiata.
-Perché, qualche problema?- ribatté l’uomo, fissandola con aria di sfida.
-Iris, cosa facciamo?- domandò Rey al capitano. A suo vedere lo scontro era inevitabile, ma preferiva avere il via libera dal capitano prima di attaccare, anche se già fremeva all’idea della battaglia.
-Mmmh…- La ragazza portò la mano al mento, come se stesse riflettendo. Dopo un po’, rispose semplicemente: -Boh, non ne ho idea-
Al che, Greta e Diana sbottarono contemporaneamente, entrambe con una vena pulsante sulla fronte: -E ti sembra una risposta da dare?-
Prima che la mora potesse aggiungere qualcosa, vennero interrotti dal cacciatore di taglie.
-Ah, Synder, vedo che stavolta hai portato con te il tuo animaletto- disse, facendo un cenno al cielo, dove Kahir volava in circolo sopra di loro. -Beh, per poter riscuotere la tua taglia dovrò catturare anche lui, c’è scritto sul manifesto-
Furono quelle parole sul falco, come la volta precedente, a risvegliare Iris.
Voltatasi verso la ciurma, disse: -Cambio di programma, gente. Adesso un’idea ce l’ho-
Si girò nuovamente in direzione dell’uomo, che parlò con fare di sfida: -A proposito, “Saetta Alata”, c’è una cosa che vorrei chiederti prima di catturarti. È vero quello che dicono in giro di te? Che sei capace di prendere un fulmine in mano?-
La ragazza sogghignò. -Lo scoprirai presto- rispose semplicemente. -Ragazzi,  facciamogli vedere di cosa siamo capaci-
Detto questo, infilò una mano nella sua polsiera, estraendone qualcosa, che si rivelò poi essere una prolunga della stessa a forma di guanto senza dita. Una volta indossatolo, sempre con la mano sinistra andò ad aprire la tasca dei kunai, sganciandola dal fianco destro e infilandosi al polso l’anello con cui era francata. Poi distese il braccio, lasciando che i kunai penzolassero dalla loro sistemazione.
Rey la osservò con un mezzo sorriso. Adesso capiva perché le avevano dato il soprannome “Saetta Alata”: i kunai sembravano delle penne, il braccio un’ala spiegata.
Ognuno dei compagni si preparò allo scontro a suo modo. Alex estrasse dal fodero il suo coltello, Ellesmere si preparò a usare i suoi fuochi d’artificio, Mirage tirò fuori gli artigli (nel vero senso della parola) ringhiando leggermente, Mark fece spuntare dalla schiena le sue catene, Naoaki caricò le pistole, Diana sguainò la katana, Greta estrasse dalla cintura una frusta e Keyra afferrò la sua fidata enorme spada, Angel.
Il vicecapitano si abbassò un attimo per poter prendere il pugnale dalla lama rossa che portava legato alla caviglia, ma all’ultimo cambiò idea, scegliendo di usare solo il potere derivatogli dal frutto del diavolo che aveva ingerito.
-Questa volta non hai scampo, Synder! All’attacco!- urlò il cacciatore. Tutti gli uomini che lo seguivano si lanciarono urlando verso la ciurma.
Rey sogghignò, con sguardo sadico. Si sarebbe divertito, se lo sentiva.
 

In breve, lo scontro ebbe inizio.
Tenendo conto della propria nettissima superiorità numerica, i cacciatori di taglie davano per scontato che i pirati non avrebbero retto a lungo sotto il loro assalto, ma avevano fatto male i calcoli.
Ogni membro della ciurma, infatti, si stava dimostrando un avversario temibile, intrattenendo anche più combattimenti simultanei senza tuttavia subire nemmeno un graffio.
Iris aveva preso in mano due kunai, utilizzandoli per parare gli attacchi nemici e rispondere. Non si arrischiava a lanciarli perché i nemici erano troppi, quindi sarebbe potuta rimanere senza colpi in poco tempo.
Tuttavia, con un gesto fulmineo ne scagliò uno, ferendo un uomo che aveva tentato di colpire alle spalle Ellesmere, la quale a poca distanza stava dando del filo da torcere a un gruppo di cacciatori con i suoi fuochi d’artificio.
Greta si stava dando da fare, colpendo con la frusta ogni nemico che le capitava a tiro; quando però un gruppo troppo numeroso la circondò, decise di attivare il suo potere, derivatole da un frutto del diavolo. In breve creò una densa nube, talmente fitta da risultare impenetrabile allo sguardo, con la quale accerchiò tutti quelli che la attaccavano; poi, a un suo comando, il vapore divenne come solido, imprigionandoli e permettendo a Naoaki di sconfiggerli con le sue pistole.
L’unico che, a vista dei compagni, sembrava non prendere lo scontro troppo sul serio era Mark.
O almeno, il ragazzo combatteva, mulinando le catene (le cui punte erano diventate sferiche, come a formare delle mazze) attorno a sé, ma non appena colpiva qualcuno gli si avvicinava un attimo e gli gridava qualcosa, cercando di sovrastare il frastuono della battaglia.
Chi si trovava vicino aveva potuto udire che diceva all’incirca di utilizzare una pomata e applicarla sulle contusioni, laddove fossero stati colpiti.
-Ma che stai facendo?- gli urlò Diana, impegnata in un combattimento che concluse rapidamente con un abile colpo di katana.
-Li curo! Non dimenticare che sono un medico!- fece l’altro di rimando, bloccandosi un attimo alla vista della vedetta.
-Diana, cos’è successo alla tua pelle? Ti hanno colpita? Sembra che tu ti stia sgretolando!-
-Tranquillo, è tutto a posto… hai mai sentito parlare di armadilli?- chiese la ragazza con disinvoltura, senza perdere la concentrazione. Stava infatti utilizzando la forma ibrida concessale dal frutto Dilo-Dilo, che aveva ingerito anni prima e le consentiva di diventare un armadillo: le sue braccia, le gambe, la fronte e parte della testa erano ricoperte da delle placche ossee vagamente squamose, di un colore ocra, che andavano a proteggerle la pelle in una sorta di corazza.
I due vennero superati da Keyra, che stava correndo in aiuto di… sé stessa. Infatti la ragazza, grazie ai suoi speciali poteri, aveva creato alcune copie che utilizzava per coprirsi le spalle e confondere gli avversari.
Poi, per aprirsi un varco e andare in aiuto di Mirage (che nel frattempo stava combattendo con i suoi artigli e dei piccoli pugnali, le orecchie appiattite sulla testa e i denti scoperti come un gatto infuriato) prese un respiro profondo e, senza preavviso, soffiò una gigantesca palla di fuoco, che colpì chi si trovava nel raggio d’azione e lasciò sbalorditi tutti gli altri. Com’era possibile un attacco del genere, se quella giovane (come risultava dal manifesto della taglia) non aveva ingerito frutti del diavolo?
Un forte ringhio riportò l’attenzione sul campo di battaglia.
Al centro della via si stagliava un enorme cane nero, alto più di tre metri; se questa caratteristica non fosse bastata a scoraggiare i cacciatori di taglie dall’attaccarlo, si aggiungeva il fatto che, dopo averlo osservato un attimo, si poteva constatare che quel cane non aveva una, come di consueto, ma ben tre teste, quella centrale dagli occhi neri e le due laterali dagli occhi rosso sangue, ognuna con un collare a punte al collo.
La creatura (che in realtà era Rey, trasformato nella sua forma completa del frutto zoo-zoo mitologico) scoprì le grosse zanne e compì un potente balzo in direzione dei nemici, azzannando tutti quelli che gli capitavano a tiro.
Non distoglieva un attimo lo sguardo e la mente dalla battaglia, era una bestia sanguinaria, che si inebriava nel sentire l’aspro liquido cremisi bagnargli il pelo, le zanne, scorrergli in gola…
Lanciò un latrato soddisfatto, poi riprese l’assalto. Si stava divertendo da morire.
 

Alex sfondò con un calcio la porta di un edificio abbandonato.
Si era allontanata leggermente dagli altri, inseguita da un consistente gruppo di cacciatori di taglie.
Non che volesse evitare lo scontro, beninteso (anzi, il suo coltello era già ben sporco di sangue), ma i nemici erano troppi per batterli tutti in uno scontro diretto. Doveva trovare il modo di attivare il potere del frutto del diavolo al più presto.
Si inoltrò rapidamente nella stanza, giungendo a un’altra porta, che abbatté senza esitare. Sperava che, penetrando nell’edificio, sarebbe riuscita a trovare una stanza abbastanza buia da consentirle di usare il frutto Night-Night. Infatti, per quanto potentissimo, tale frutto aveva l’inconveniente di poter essere sfruttato solo di notte (cosa impossibile, dato che era pieno pomeriggio) o in luoghi privi di luce.
La ragazza imprecò lievemente tra i denti appuntiti; superata la porta, infatti, si trovò nuovamente all’aperto, su una via laterale.
Stava per portarsi sull’altro lato per penetrare nell’ennesimo edificio, quando una voce conosciuta la richiamò.
-Ehi, Alex!-
Era Kaith, che stava correndo nella sua direzione. -Stavo finendo le riparazioni, quando ho sentito il rumore di una battaglia in corso, perciò ho mollato tutto e sono venuto a vedere cosa succedeva!-
-Va bene, va bene, ma adesso aiutami a sfondare quella porta!- disse innervosita la giovane.
Dopo essere entrati, il carpentiere la bloccò un attimo.
-Chi è che vi ha attaccati?- domandò con voce seria.
-Dei cacciatori di taglie, nulla di che- rispose lei con una scrollata di spalle.
L’altro annuì brevemente. -Piuttosto, come mai tu stai correndo in giro per le case? Cerchi qualcosa?-
-Sì. Mi serve un luogo buio, altrimenti non potrò combattere. E adesso smettila di intralciarmi e vedi di renderti utile nello scontro, altrimenti non mi farò problemi ad ammazzarti per poi dire agli altri che ti hanno sconfitto!- ringhiò la mora.
-Aspetta un secondo… hai detto che ti serve un posto buio? Forse posso aiutarti- disse il ragazzo, sogghignando.
In quello stesso istante, un primo uomo entrò dalla porta. Gli altri lo seguirono a ruota, riversandosi a frotte nell’edificio.
-Beh, sbrigati, allora!- esclamò Alex irritata. Quel ragazzino le stava facendo perdere tempo.
Kaith chiuse per un attimo gli occhi cremisi; dai suoi palmi cominciò a fluire una sorta di denso fumo, che cominciò a propagarsi lentamente nell’aria.
Poi, di colpo, spalancò gli occhi; in un attimo, la nebbia invase tutta la stanza, piombandola nell’oscurità più totale. I nemici si guardarono intorno, spaesati: il buio era impenetrabile.
-Così va bene?- sussurrò Kaith all’orecchio della compagna, facendola leggermente rabbrividire. Dal suo tono di voce si sarebbe detto che stesse sogghignando.
-Sì- si limitò a rispondere, scrollando un poco le spalle per scacciare quella fastidiosa sensazione.
Poi fu la sua volta di concentrarsi, alla ricerca di un’idea decente; una volta trovatala, attivò il potere del frutto.
In breve, nel silenzio più totale, si sparse un urlo agghiacciante, che man mano si moltiplicò. Nonostante l’oscurità, si poteva intuire che proveniva dal gruppo di cacciatori di taglie.
Alex lo ascoltò, beandosi di quel suono che tanto amava. -Vieni- disse poi a Kaith, -andiamocene-
Una volta che furono in strada ripresero a correre, per poter raggiungere gli altri.
-Cos’è, controlli l’oscurità?- domandò la ragazza al compagno.
-Più o meno- rispose quello, -diciamo che posso convertire la rabbia che provo in oscurità. E a dire il vero, il fatto di sapere che qualcuno vi stava attaccando è bastato per farmi fare una bella scorta. Tu invece toglimi una curiosità- chiese poi, ansimando leggermente per via della corsa, -che cosa gli hai fatto?-
-Semplice- disse la mora, -li ho intrappolati in un’illusione eterna, un incubo in cui ognuno di loro è in piedi in mezzo a dei serpenti, che lentamente cominciano a divorargli la carne- e detto questo esplose in una fragorosa risata.
Il giovane la fissò perplesso. Accidenti, quello sì che era sadismo.
 

Una volta giunti sul luogo dello scontro principale, si trovarono di fronte a una carneficina.
Per terra c’erano decine di persone svenute (i più fortunati), ferite (un po’ meno fortunati) o senza vita (decisamente meno fortunati).
Solo un ultimo gruppo resisteva, ritirato in fondo alla via prima di lanciarsi all’assalto. Non erano tantissimi, ma sembravano ancora agguerriti. Tra di loro c’era il capo dei cacciatori di taglie.
Rey, ancora sotto forma di cane a tre teste, fece per avvicinarsi a loro per farne scempio, ma Iris lo bloccò con una mano.
-Fermo- disse, con voce stranamente calma. -Voglio prima mostrargli una cosa-
-Chi credi di prendere in giro, Synder? Ti ho visto combattere, sei un’incapace- la schernì l’uomo per cercare di distrarla.
La ragazza si limitò ad afferrare sei kunai, tre in ogni mano, poi li scagliò in direzione dei muri tra cui si trovavano i cacciatori.
Non appena lasciarono le sue mani, i kunai si rivelarono legati tra loro a coppie da uno spesso filo metallico, che si tese andando a chiudere la via agli uomini all’altezza della vita, sia da davanti che da dietro.
Il loro capo scoppiò a ridere.
-Questo è il massimo che sai fare, Synder? Avevo sentito che hai il potere del frutto Rope-Rope, che ti fa generare corde e fili di ogni tipo, ma pensi davvero che basti qualche cavetto d’acciaio teso a fermarci?-
Mirage rifletté un attimo sulle parole di quel ceffo. Corde e fili di ogni tipo. Con la mente ritornò a quando Iris l’aveva salvata dai bracconieri in quella via. “Ecco come ha fatto a imprigionarli” pensò. “Deve aver usato un filo sottilissimo ma resistente, teso e annodato da Kahir quando è piombato addosso a quei due”.
Il capitano rispose alla provocazione con un sorriso sghembo. -Non sottovalutare il metallo, combinato con un fulmine potrebbe essere la tua rovina-
Mentre tutti si chiedevano il senso di quella frase, la giovane sollevò il braccio destro.
Kahir, che fino a quel momento aveva volteggiato in circoli sopra agli scontri in corso, discese lentamente, andando a posarsi in cima alla polsiera, dispiegando le ali.
Dapprima nessuno notò niente, ma dopo qualche secondo si cominciò a intravedere come un bagliore leggero emanarsi dalle ali e dalla testa del falco. Le striature blu elettrico su di esse si stavano infatti schiarendo, illuminandosi ed emanando un leggero crepitio.
Poi, di colpo, sprigionarono una scarica elettrica di colore azzurro chiaro, che avvolse interamente l’animale, lasciando però indenne Iris (la sua polsiera doveva essere fatta di un qualche particolare materiale isolante).
I cacciatori di taglie sbiancarono. -I-il fulmine…- balbettarono alcuni, comprendendo finalmente il significato dell’avvertimento che aveva lanciato prima la ragazza; ormai, però, era troppo tardi per fuggire. I cavi metallici, troppo alti per essere scavalcati e troppo bassi per passarci sotto, chiudevano ogni via di scampo.
La giovane col falco si rivolse un’ultima volta al capo dei nemici: -Credo di aver risposto alla tua domanda di prima. Ora facciamola finita, una volta per tutte!-
Appena ebbe terminato la frase, Kahir si alzò in volo con un unico, potente battito d’ali, raggiungendo un’altezza considerevole; poi si lanciò in picchiata in direzione di uno dei kunai che spuntavano dai muri, stringendolo negli artigli una volta che lo ebbe raggiunto.
In un attimo, la scossa elettrica si propagò lungo tutto il cavo ad esso collegato, trasmettendosi a tutti gli altri dove si incrociavano e folgorando l’intero gruppo di uomini intrappolati al loro interno, che caddero a terra.
-Bene, direi che qui abbiamo finito- disse Iris, spazzolandosi leggermente i vestiti e voltandosi, per trovarsi di fronte le espressioni sbalordite dei compagni di ciurma.
Kahir, esauritasi la carica elettrica, si scrollò un attimo per rassettare le piume e tornò ad appollaiarsi sul braccio della ragazza.
-Que-quel falco…- balbettò Greta, ancora sconvolta.
-Quello non è un falco qualsiasi. Deve essere un falco tuono- disse Alex, con voce cauta.
Il capitano sorrise debolmente. -Vedo che non te ne intendi solo i Re del Mare, Alex. Sì, Kahir è un falco tuono-
La studiosa la guardò di scatto, facendo scintillare la montatura degli occhiali. -Come hai fatto a procurartene uno?- chiese, sempre mantenendo un tono vagamente circospetto. Per qualche motivo, sentiva che la questione si sarebbe complicata. -È una specie rarissima, che si può incontrare solo su un’isola in tutto il Grande Blu-
L’altra abbassò lo sguardo, mentre un’ombra le velò gli occhi chiari. -Non è solo una specie rarissima- esalò, -oramai è estinta. Kahir è l’ultimo esemplare, diciamo così, libero-
Il falco stridette affranto.
-In che senso… libero?- si arrischiò a domandare Keyra.
Il capitano la fissò grave, guardando intanto anche gli altri compagni.
-Perché l’altro falco tuono, Kira, l’ultima femmina esistente, è sparita nel nulla quattro anni fa. E con lei la sua padrona, Aisha. Mia sorella-
Fu come se una coltre ghiacciata fosse calata sul gruppo. L’unica che non sembrava particolarmente sorpresa era Diana; a lei Iris aveva già raccontato tutto, perciò conosceva già la sua storia.
Una lacrima solitaria solcò la guancia della mora.
I suoi compagni furono vagamente turbati dal vederla in quello stato; di solito Iris era solare, anche troppo, mentre ora… Doveva essere un argomento di cui parlare le causava un dolore immenso.
-Sapete, è… è giunto il momento che vi racconti le mie origini- riprese, con voce spezzata.
-Venite, torniamo alla nave-

 

 

 
Angolo dell'autrice

Ciao a tutti!
E' con molto piacere che vi presento il terzo capitolo (il titolo è un po' così, ma prendetelo per quello che è, l'ho inventato al momento e sto uscendo da una giornata di quelle no... molto complice il maltempo, che ha fatto saltare tutti i miei programmi T-T)
Comunque sia, spero vi sia piaciuto. Prima che pensiate sia una pervertita, vi dirò che la scena iniziale (che non so a voi, ma a me scrivendola ha fatto morire dalle risate) non è stata una mia idea, o almeno, non del tutto... diciamo che è per far emergere bene la "natura" di Mark, che però ho fatto "redimere" salvando Ellesmere (sulla quale ho aperto un po' di interrogativi).
Ho lasciato il capitolo un po' in sospeso, vi posso solo dire che nel prossimo (che non ho ancora iniziato a scrivere, quindi andrà presumibilmente verso la seconda settimana di settembre, ma non do' date perché porta male xD) scopriremo (o meglio, scoprirete) qualcosa di più sulla storia di Iris e di un altro personaggio della ciurma (che non anticipo per non rovinare la suspance -in realtà non l'ha ancora scelto- taci, voce dellla mia Coscienza).
Beh, che altro dire... recensite se vi è piaciuto, ma anche se non vi è piaciuto, e in quel caso ditemi cosa vi sembra non vada, così cercherò di modificarlo nel seguito. I combattimenti andavano bene? Questa era un po' a stile "panoramica", in seguito farò battaglie più dettagliate (credo). Ah, ovviamente le storie tra OC (cavolo, ragazze, mi avete trovato la sistemazione per tutti i maschietti! :D) non nasceranno così da un giorno all'altro... ci vuole tempo! ;)
Ok, vi saluto. Un bacione a tutti,

Swan

  
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