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Autore: allison742    11/08/2014    1 recensioni
Un omicidio sbagliato. Una Detective con un passato che sembra non finire mai. Un assassino che uccide vittime troppo vicine. Un amore che verrà finalmente esplorato. Un pericolo per tutti. Chi sarà il prossimo?
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Aria Miller, la miglior Detective di tutta Los Angeles, viene svegliata bruscamente dal suono del suo cellulare: un cadavere è stato trovato in obitorio. Nulla di strano, se non fosse per il fatto che la vittima è l'anatomopatologa.
Aiutata dalla sua squadra, da uno strambo consulente e dalla sua migliore amica, cerca di risolvere il caso.
Nessun indizio rilevante, nessuna pista, nessun testimone. Solo un inquietante biglietto scritto a mano, lasciato dall'assassino.
Mentre tutto diventa sempre più strano, si verrà a sapere che sono le ultime parole di un personaggio famoso.
Ma cosa c'entrano con l'omicidio?
Tra dubbi e incertezze arriva un secondo cadavere: stesso modus operandi.
La faccenda si fa pericolosa per la squadra e, mentre Aria riscopre l'amore, il suo passato minaccia di tornare a galla...
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16
 


Trova ciò che ami e lascia che ti uccida


 
 
 
«No, io non ti amo.»
«Guardami negli occhi Aria. Ripetimelo guardandomi negli occhi.»
«Non posso.»
«Perché?»
«Ti accorgeresti che sto mentendo.»
Collins ebbe bisogno di qualche secondo per realizzare ciò che gli aveva appena detto.
Poi capì che era il suo modo per dichiararsi, per fargli capire cosa provava.
Un sorriso comparve spontaneo sul suo volto.
Era tipico di Aria: aggirare le cose per arrivare dritti al punto. Un paradosso.
Le prese una mano e la accarezzò dolcemente.
«Perché fai così fatica a dirlo ad alta voce? Cosa ti spaventa tanto?»
«Cosa mi spav…?!» ritrasse la mano e scattò in piedi «Sono anni che cerco di reprimere questi sentimenti, per paura che tu un bel giorno te ne possa andare e abbandonarmi. Ho sempre provato a convincermi che era solo una cosa passeggera, che ad un certo punto sarebbe finita. Ma quel punto non è ancora arrivato. Vuoi sapere se ti amo? Sì, io ti amo. Ti amo più di ogni altra cosa! Darei la vita per te, se ce ne fosse bisogno. Farei qualsiasi cosa per farti stare bene e vedere ogni giorno il tuo meraviglioso sorriso illuminarti il volto. Poi però emerge la mia parte razionale, e penso al fatto che ho già sofferto abbastanza nella mia vita, e non mi sembra il caso di cercare altri motivi per stare male. E se tu ti stufassi di me? E se un bel giorno dovessi incontrare una donna più bella, attraente e simpatica? Perché arriverà anche quel momento! Insomma, siamo realisti… sono un casino, neanche io mi sceglierei. Quindi, a quel punto, cosa succederebbe? Te ne andresti, come sei scappato dall’altare tre anni fa. E io non mi merito di soffrire ancora, non me lo merito proprio. Vuoi sapere davvero cosa provo? Sono innamorata di te. Ogni sera, prima di addormentarmi, immagino come sarebbe averti accanto, vivere e invecchiare nella stessa casa. Sono frustrata, perché voglio avere sempre il controllo su tutto, e non sono sicura di riuscire a mantenerlo nella nostra relazione. Sono preoccupata perché ho paura che ti succeda qualcosa, perché il killer ci sta prendendo di mira. E non mi sbaglierei dicendo che noi due facciamo parte della lista. E sono arrabbiata. Sì, sono arrabbiata perché provo tutti questi sentimenti per te, e mi spaventa a morte l’idea di viverli, perché poi dovrei affrontare le conseguenze!»
Passarono alcuni attimi senza che nessuno proferisse parola.
«Forse è meglio che me ne vada.» Aria spezzò il silenzio, dirigendosi verso la porta.
Si fermò sull’uscio. Sperava con tutta sé stessa di sentire la sua voce chiamarla, per implorarla di aspettare. Come succedeva nei film.
Ma non accadde nulla di tutto ciò. Delusa, fece un altro passo e si ritrovò in corridoio.
Una brivido le scosse la schiena, provocato dal freddo pavimento a contatto con i piedi nudi.
Cominciò a piangere silenziosamente, mentre entrava nella camera degli ospiti.
Con la faccia rivolta verso la parete, fece per chiudersi la porta alle spalle, quando lo sentì.
«Almeno lo sai il motivo per cui non mi stuferò mai di te?»
La sua voce la fece sobbalzare.
Mollò la presa della maniglia, un tacito invito ad entrare. Ma non si voltò.
Continuò a fissare i decori oro sulla parete color beige.
«Perché tu non sei come le altre. Tu sei speciale, straordinaria. Dicono che il valore che si attribuisce ad una persona o ad un oggetto sia eccessivamente alto prima di averlo e dopo averlo perso; mentre è terribilmente basso nell’arco di tempo in cui lo si ha. Forse è questo che ti spaventa: il fatto che potrei annoiarmi di te. Ma non accadrà, perché ci si annoia delle cose monotone, ripetitive. E tu sei tutto fuorché questo! Sono otto anni che ci conosciamo e, che tu ci creda o no, ogni giorno scopro qualcosa di nuovo su di te: che sia il cugino di terzo grado, il nuovo braccialetto o una delle tue espressioni del viso. Sei un pensiero ricorrente, e, per quanto abbia fiducia in me stesso, dubito fortemente di riuscire a vivere senza la tua presenza. Sei al sicuro Aria, e sai meglio di me che non ti farò mai soffrire. Io ho bisogno di te e tu, per quanto possa negare, hai bisogno di me.»
Non aveva il coraggio di voltarsi, di affrontare la situazione. Se fino a pochi minuti prima pregava perché Mason la chiamasse e le chiedesse di fermarsi, adesso non voleva altro che rimanere sola.
Non disse niente, non accennò a muoversi. Aspettò fosse lui a parlare.
«Trova ciò che ami e lascia che ti uccida.»
«Bukowski…» mormorò, finalmente voltandosi.
«Esatto.» Rispose lui, fissandola nei suoi splendidi occhi verdi. Gli stessi che brillavano di una luce nuova.
«Cosa significa?»
«Quello che sta succedendo a te, Aria! Ti stai facendo del male da sola perché hai paura di farti male… ti sei almeno resa conto che non ha neanche un senso? Il mio medico diceva di non fare la dieta perché non mangiando quando si ha fame, si va contro sé stessi. E questo nuoce alla psicologia. Con te è la stessa cosa! Stai andando contro te stessa e ti stai auto-lesionando!»
Lei lo fissò. Dapprima seria, poi si aprì in un sorriso.
Per Collins non poteva esserci miglior spettacolo di quello.
«Ed immagino sia per questo che non fai la dieta… perché non vuoi nuocere alla tua psicologia…» mormorò lei avvicinandosi.
«Esatto.» rispose, facendo incontrare le loro labbra.
Fu un’esplosione di emozioni. I loro cuori battevano all’unisono; riuscivano quasi a sentirli, intrappolati in quell’abbraccio.
Aria era finalmente riuscita a rispondere alla fatidica domanda: dubbio o felicità?
E aveva decisamente scelto di essere felice.
Aprirono gli occhi insieme e sorrisero.
«Wow…» mormorò lei.
«Hai ancora paura?»
«Se ho ancora paura? Sì, ma non mi pentirò della mia scelta. Non stavolta.»
«E io farò tutto il possibile perché tu non te ne penta. Ti amo Aria e… e se tutto questo è onesto e vero, allora sono l’uomo più felice della terra.»
Lei si limitò a sorridere.
«Sarebbe il tuo turno.» la spronò tossendo.
Lei sospirò, e gli cinse le braccia intorno alla vita.
«Vuoi sapere la verità?»
«Sì…»
«La verità è che non voglio passare un altro attimo con qualcuno che non sia tu… dunque sì, ti amo anche io!» esclamò ridendo «Ma aspetta, ti ci vorrà del tempo per abituarti ad una relazione con me, non è così facile come si possa pensare» aggiunse poi.
«Tu sei qui, ed io ti sto facendo ridere. A me basta questo.»
Aria lo strinse a sé e cercò le sue labbra, riprendendone il possesso.
Lui fece qualche passo avanti e, invertendo le posizioni, si fece cadere sul letto trascinandola con sé.
Lei prese i bordi della maglietta di Mason e li portò verso l’alto, spogliandolo.
Dio, se ripensava alle volte in cui aveva immaginato di accarezzare quei pettorali… ed ora stava accadendo.
Gli passò le mani tra i capelli e li strinse, intanto che lui le accarezzava la schiena, scendendo sempre di più.
Sentirono il telefono di Aria squillare.
«Non rispondere.» disse Mason tra un bacio e l’altro.
«Guardo solo…» lei allungò il braccio verso il cuscino e lo afferrò: Renard.
Cosa sarà successo? Al diavolo!
Lo spense, lo lasciò scivolare per terra e rimise le mani su Collins.
«Chi era?»
«Nessuno, niente di importante.»
In pochi minuti si ritrovarono sotto le coperte, vestiti solo di esse.
Si cercavano l’un l’altra. Passarono così da un semplice bacio a quella che viene chiamata la danza più antica del mondo.
Fu in quella sera che Collins trovò la donna della sua vita.
E fu in quella stessa sera che Aria scoprì cos’era l’amore.
 
«Si può sapere dove diavolo è finita?» chiese nervoso Evans.
«Non lo so, l’ho chiamata decine di volte ma risulta sempre spento!»
«SPENTO?! Qui abbiano un altro omicidio e lei spegne il telefono!» continuò a scaldarsi, mentre l’alba si faceva strada nel cielo.
«Ehi gente! Non è che se Aria non si fa viva noi non facciamo il nostro lavoro!» li spronò Vanessa entrando nella stanza.
«Cosa abbiamo?» chiese a Charlotte.
«Uomo, bianco, 37 anni. Era il proprietario della clinica, il veterinario. È stato trovato dalla sua assistente.»
«Ok… l’apparente causa della morte è l’avvelenamento, ma vi saprò dire di più dopo l’autopsia.»
«Va bene. Grazie Vanessa.»
«Vado a dare un’occhiata… ci vediamo dopo, ok?»
I Detective annuirono.
«Io parlo con l’assistente.» Disse Renard.
«Bene, io invece finisco di ispezionare la scena del crimine.» Rispose l’altro.
Si voltarono contemporaneamente e si incamminarono verso punti opposti della stanza, mentre in sottofondo risuonavano i miagolii dei piccoli gattini nelle celle.
 



 
   
 
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