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Autore: Shiwriter    12/08/2014    1 recensioni
Sarah ha gli occhi grandi, verdi. Occhi sempre intenti a guardarsi intorno alla ricerca di persone sensibili come lei, che sappiano apprezzare le piccole cose, amino i libri e il mondo che si crea dentro di essi, e che magari ascoltino anche qualche canzone dei Bastille...
Catapultata in Inghilterra così velocemente da sembrarle un sogno, Sarah non immagina che nei suoi pensieri al posto della preoccupazione per il nuovo lavoro e il nuovo appartamento si farà strada qualcosa di molto più profondo e importante che sconvolgerà piacevolmente le sue giornate...
Genere: Introspettivo, Poesia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6. River

Sarah p.o.v.

Sentii una mano calda che mi scuoteva piano la spalla e aprii lentamente gli occhi impastati di mascara. Avevo di nuovo dormito sul pavimento, ma stavolta vicino alla mia mano c'era quella lunga e affusolata di Dan. Accovacciata sui talloni Janna mi stava guardando, dopo avermi svegliato.
- Buongiorno Sarah, dormito bene?- disse rivolgendomi il suo sorriso contagioso. - Non ho potuto resistere e ti ho svegliato: devi assolutamente vedere come stanno dormendo i ragazzi!-
Mi misi a sedere e scoppiai a ridere con lei.
Will dormiva senza maglia su uno dei divani, con un calzino di Woody in testa mentre lui aveva i piedi appoggiati a Dan, che dormiva per terra, e la testa reclinata sull'altro divano. Kyle era schiacciato tra i tre, in una posizione contorta, esibendo la sua dentatura completa e russando forte.
Janna prese il telefonino e gli scattò una foto senza riuscire a smettere di ridere, poi si diresse verso il distributore per bere un bicchiere d'acqua e io la imitai. 
- Non ci crederai, ma io ho dormito bene su quel parquet! Certo che però sono stati egoisti, potevano almeno lasciare a noi due i divani...-
Smise subito di parlare di galanteria perché Dan aveva mosso le gambe e Woody era precipitato a terra, imprecando. Andammo a svegliare anche Kyle e Will.

Dan p.o.v.

Ero steso per terra e Sarah mi dava le spalle. Indossava ancora il costume di Halloween, ma aveva tolto i lunghi stivali, così le sue gambe erano rimaste scoperte. Stava cercando invano di far aprire gli occhi a Will, allora mi alzai per aiutarla. Quando mi vide sfoderò un sorriso contagioso.
-Buongiorno Dan.-
-Buongiorno signorina Sarah.-
-Mi daresti una mano a tirare giù dal divano questo gigante?-rise.
-Sono qui apposta per servirla.-
-Oh, sono lusingata...- si girò verso di me e il mio sguardo incontrò quello liquido dei suoi occhi.
-VA BENEEE! Ho capito che è meglio se mi sveglio da solo... Se aspetto voi due...- Will saltò su a sedere di colpo spaventandoci. Poi si mise a ridere di gusto.
-Brutto.. Razza di cafone!- mi gettai su di lui, ma mi immobilizzò immediatamente con un braccio.
- Ragazzi, Dan è un po' deboluccio, io direi che è meglio se gli diamo una colazione sostanziosa.- scherzò per far capire che era affamato. - Propongo una retata in caffetteria!-
E in un attimo stavamo già camminando verso il bar più vicino.

Sarah p.o.v.

Dopo la colazione decidemmo di tornare dove si era tenuto il concerto per recuperare le nostre cose, e la camminata si rivelò un po' più lunga di quello che ci era sembrata la sera prima. Il sole si era fatto largo tra le nuvole e scottava ormai alto sulla nostra testa, così arrivammo accaldati e stanchi. Dopo aver ri-indossato i miei jeans e un maglione, andai da Janna e i ragazzi per salutarli. Sapevo di dover lavorare un bel po' per loro, visto il programma intenso della successiva settimana e non volevo ridurmi all'ultimo, ma andarmene fu più difficile del previsto, dato che arrivarono a pregarmi di restare in ginocchio- Kyle per l'esattezza.
Quando uscii comprai un panino da un venditore per strada e mi incamminai verso la cara stazione della Metropolitana. 
- Andiamo dalla stessa parte.- mi bloccai in mezzo al marciapiede.-Se non ti dispiace ti accompagno.- mi voltai e trovai dietro di me un Dan sorridente e compiaciuto. 
-Non mi dispiace- risi- ma la prossima volta non comparire come uno stalker.- 
-Sono perdonato?- mi guardò un'altra volta con gli occhi dolci e gle gli dissi di sì senza nemmeno far finta di pensarci. 
Mi affiancai a lui per riprendere a camminare insieme, ma mi strinse la mano e mi tirò verso destra. - Allora seguimi, voglio mostrarti una cosa.- 
Essere trascinata da lui per le vie di Londra ormai era diventato normale. Era folle e bellissimo non sapere dove stavo andando, perché mi potevo affidare completamente a Dan. 
Arrivammo vicino al Tamigi, dalla sponda opposta a quella di casa mia. Le due rive sembravano così vicine, come se poche bracciate bastassero per passare da una parte all'altra, ma quando Dan mi fece sporgere sull'acqua mi resi conto della grande distanza che le separava. 
-Vieni, non è qui che voglio portarti.- disse cingendomi la vita e facendomi scendere dal parapetto. Pensai per un attimo a tutto il lavoro che avevo da fare, e che avrei dovuto rimandare. Per Dan, di nuovo. Non avrei mai potuto essere più felice. Così mi aggrappai alla sua mano sorridendo e lo seguii.
-Eccoci, fai attenzione quando scendi.- si era fermato in un punto del fiume dove non c'era nessuno e il parapetto era sostituito da una fila di arbusti. Si aprì un varco tra le piante e fece passare anche me, poi camminò sulle rocce della riva fino a sotto uno dei ponti. Lì altre piante schermavano la visuale ai lati. Dan le oltrepassò e si sedette rivolgendo lo sguardo al fiume e mi fece cenno di fare la stessa cosa. Eravamo circondati dalle foglie rigogliose degli arbusti, che proprio di fronte a noi si aprivano in uno scorcio sull'acqua luccicante del fiume. 
- Tra pochi minuti ci sarà il tramonto. A quell'ora il colore del fiume diventerà spettacolare.- mi disse emozionato per quell'evento. 
Ed in effetti non riuscivo a credere che l'acqua potesse colorarsi di tante sfumature diverse: diventò arancione poi rossa, rosa e viola fino a quando il sole scomparve e la luna prese il suo posto.
Appoggiai la testa sulla spalla di Dan che non aveva ancora lasciato la mia mano e continuava a giocare con le mie dita. Spostai lo sguardo sulle piccole luci che cominciavano ad accendersi sulla riva e mi tornò in mente la casa a Milano e le luci dei palazzi di fronte al mio. Il pensiero di casa non mi fece provare nostalgia, ma mi fece capire quanto mi sentissi a mio agio in quel luogo.
- A cosa stai pensando?- disse sorridendo senza voltarsi.
 -A nulla, solo che sono in pace con me stessa, anche se detto così sembra un po' Zen.- 


Dan pensò a quelle parole. Buffo, ma descrivevano esattamente come si sentiva in quel momento. Sì,anche se sembravano un po' Zen.
-È questo posto che ti fa sentire così.- le spiegò- vengo sempre qui per sentirmi bene, mi aiuta a scacciare il mio pessimismo cronico.- continuò ridacchiando.
-Anche io sono una pessimista. Da sempre. Ho paura di fare ogni cosa perché penso che andrà male e così ho perso un sacco di occasioni...- 
- Menomale che non hai perso quella di venire in Inghilterra, allora.-
Sarah alzò la testa e gli sorrise, gli era grata per quella frase. Sciolse l'ansia costante che portava sul petto, come una corazza. Ora sapeva che c'era un motivo per cui era valsa la pena di volare via dall'Italia, sapeva di contare qualcosa per qualcuno.
Parlarono ancora un po', seduti vicino all'acqua e lui le raccontò di tutti i pensieri che erano maturati in quel rifugio sotto il ponte, delle canzoni che aveva pensato e della rabbia che aveva scacciato. Quando cominciarono a sentire freddo si alzarono e senza smettere di parlare si incamminarono verso l'appartamento di Sarah, dall'altra parte del fiume.

-Beh,buonanotte allora. Scusa se ti ho fatto fare tardi.- le disse quando arrivarono. Erano esattamente nella situazione dell'altra serata. Ma Sarah non voleva che lui se ne andasse.
-Aspetta Dan, anche io voglio farti vedere il mio "rifugio"- lo pregò con gli occhi. Lui sorrise e alzò le mani per farle capire che la avrebbe seguita.
Quando aprirono i cancelli del piccolo parco si ritrovarono immersi nella luce chiara del lampione vicino alla panchina. Sarah mostrò a Dan le piante, che avevano ancora le sfumature rosse dell'autunno, e gli indicò la finestra di casa sua.
- C'è una cosa che dovresti aiutarmi a fare- gli disse poi.- quel piccolo albero ha delle  bellissime mele rosse vedi? Però non arrivo a prenderle e non ci si può arrampicare. Credi di essere abbastanza alto? - continuò conciliante.
Dan si avvicinò, ma le mele erano tropo in alto anche per lui.
-Sarah, se vuoi posso sollevarti.- propose. Lei si avvicinò e la prese per i fianchi. Nonostante le sue braccia fossero magre nascondevano una certa forza e sollevò Sarah con facilità. Lei stava quasi per afferrare una mela quando tutto successe in un attimo.
Dan la fece scendere e appoggiare al tronco del melo, poi la guardò con gli occhi azzurri e affondò le sue labbra in quelle di Sarah, stringendole la vita. Lei sentì mille brividi correrle lungo la schiena e si aggrappò al collo di Dan sfiorando i suoi capelli. Entrambi si dimenticarono del tempo e di ciò che li circondava, perché per quell'attimo bastavano da soli, uno all'altra.

Dan p.o.v.

Si addormentò sulla panchina del suo rifugio, con la testa sulle mia ginocchia. Ero esausto anche io dopo il concerto e la notte di Halloween, così presi le chiavi che le spuntavano dalla tasca ,senza svegliarla, e la portai in casa. La misi sul divano e le scostai i capelli neri dalla fronte per posarci le labbra, lei si svegliò per un attimo e riuscì a mugugnare un "buonanotte" prima di crollare di nuovo nel sonno. Mi stesi sull'altro divano con il viso rivolto verso il piccolo balcone. Prima chiudere gli occhi scorsi la biancheria stesa fuori, e vidi qualcosa che attirò la mia attenzione: appesa ad asciugare c'era una maglia nera, molto familiare; era di Twin Peaks.

Spazio autrice
Grazie atutti per aver continuato a leggere la mia storia. Questo capitolo è molto importante per me, ci tengo che mi facciate sapere cosa ne pensate. 
A presto e un bacio
Shiwriter
 
   
 
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