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Autore: Camicia    12/08/2014    5 recensioni
È il night Club di cui parlava Santa.
Entro. Non so nemmeno perché.
Lavorare in un night club? Io?
- è un modo veloce per fare soldi, per svagarti e per liberare la mente dolcezza.
Liberare la mente?
Potrebbe aiutarmi a dimenticare Kanata.
Sarebbe come una via di fuga.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christine Hakanomachi, Kanata Saiyonji, Miyu Kouzuki, Nanami Tenchi, Santa Kuros
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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3…,2…,1… - Capodanno!! – urlano tutti felici.
Iniziamo a scambiarci auguri e ad abbracciarci.
Un anno è andato via e un altro sta per cominciare.
Mi abbraccio con tutti e poi arrivo a lui…
Ci guardiamo e lui mi stringe forte in un abbraccio.
- auguri piccola – mi dice all’orecchio.
Mi sembra di essere in un angolo tutto nostro.
Solo noi due e basta.
- mi hai richiamata piccola… - dico sorridendo.
- io? Te lo sarai immaginato – scherza.
Ho una grande voglia di dirgli che lo amo ma mi astengo al farlo.
Ho paura di rovinare tutto.
 
“i will dead every day waiting for you…”
Ascolto questa canzone da almeno un’ora.
Mi ossessiona…è come se parlasse di me e di Kanata.
Guardo l’orologio e scopro che sono le dieci.
- cazzo!! – mi alzo di botto dal letto facendo volare l’mp3.
Mi vesto in cinque secondi e vado in cucina.
- mamma esco ho una cosa importante da fare! – afferro il cappotto.
- aspetta andiamo insieme – interviene Kanata – anch’io devo uscire.
Spalanco gli occhi…spero che non voglia accompagnarmi fino al locale.
Usciamo di casa e ci incamminiamo.
- quest’anno non ha nevicato…che peccato – dice guardando il cielo.
Lo imito – è vero.
In cinque minuti arriviamo in piazza.
- bene io prendo da questa parte – dico snobbandolo.
Lui alza un sopracciglio – mi stai liquidando?
Sorrido – ma no che dici?
- allora non ti dispiace se ti accompagno.
Oh oh…che guaio.
- no, tranquillo tu vai pure.
Incrocia le braccia – è da un po’ che me lo chiedo Miyu, secondo me mi stai nascondendo qualcosa.
- cosa? Io? Ma che dici? – e ora? come ne esco?
- no ecco, sei sempre misteriosa, non dici mai realmente dove vai. Per caso tu stai lavorando in qualche locale?
Beccata!! Colpita!! – n-no – cerco di mentire.
- guarda che  a me puoi dirlo, fidati – mi inchioda con il suo sguardo e per una frazione di secondo ero pronta a dirgli tutto ma non lo faccio.
- lavoro come lavapiatti in un ristorante sul lungomare.
Sbatte le palpebre – ah…e perché non me lo hai mai detto?
Se l’è bevuta!! Non ci credo!!!
- perché avevo paura che lo dicessi alla mamma, lei non vuole che io lavori.
- bè, non dovresti sei ancora minorenne però non dirò nulla fidati – sorride.
Tutto qui? – grazie – mi aspettavo di peggio.
 
Esco dal locale non appena finisco di vestirmi.
È stata un po’ fiacca come serata.
Sono venute poche persone.
- allora ciao a tutti! Buona notte!! – dico urlando.
Le altre mi salutano e Raymond mi da la buonanotte con un cenno del capo.
Esco e mi dirigo verso la piazza.
Ho detto a Kanata che ci saremo incontrati  verso l’una davanti la statua del picchio.
Arrivo e mi siedo su un gradino aspettandolo.
Aspetto e aspetto ma non viene così decido di chiamarlo.
- pronto Kanata dove sei? – dico quando sento il bip.
- è in bagno – dice una voce femminile.
È Akira, la riconosco.
- in…bagno? – ripeto sorpresa.
- sì, abbiamo appena finito di…bè l’hai capito no? si da una sistemata e viene.
Fitta al cuore.
È stata con lei…loro due hanno…
- no, digli che non c’è bisogno. Fallo venire direttamente a casa.
- va bene. glielo riferirò – e chiude la telefonata.
Sono devastata.
Allora tutto quello che è successo tra noi in queste settimane è svanito così?
Tutto al diavolo?
I nostri baci…i momenti in cui eravamo così in sintonia così felici…
Proprio tutto…?
Mi stringo nelle spalle e me ne torno a casa col morale a pezzi.
 
Mi metto  il pigiama e mi siedo sul letto guardando l’armadio.
Non so perché ma trovo interessante la maniglia.
Poi dalla cucina sento aprire e chiudersi la porta e allora capisco che Kanata è tornato a casa.
Mi alzo veloce, spengo la luce e poi mi corico.
Sento i suoi passi che salgono le scale, poi si avvicinano e poi si fermano.
Apre la porta della sua camera e la chiude.
Tutto tace.
Tace anche il mio cuore che completamente a pezzi e lacerato piange.
 
- è ora dei compiti!! – dico guardando la valanga di compiti per le vacanze.
Inizio con le materie più facili come religione ma dato che non ha assegnato compiti passo all’inglese.
Sta mattina io e Kanata non ci siamo incontrati perché lui è uscito presto e a pranzo non è tornato.
Scommetto che è andato dalla sua Akira.
Lo odio! Lo odio! Lo odio! Lo odio!!
Infilzo con la matita il foglio davanti a me per il nervosismo.
Finisco i compiti che sono le sette di sera.
In questo lasso di tempo Kanata è ritornato ed è venuto a parlarmi ma io l’ho trattato freddamente.
Mi stiracchio e fiera di me poso i libri.
Poi scendo in cucina e annuso l’aria – salmone! – dico felice.
Amo la pasta al salmone.
- esatto!! – risponde la mamma.
Kanata e suo padre stanno guardando la tv concentrati.
- a tavola! – annuncia e tutti ci sediamo affamati.
Addentiamo la pasta e ce la spazzoliamo in cinque secondi.
- ho finito tutti i compiti finalmente – sorrido.
La mamma mi guarda – bene, hai fatto il tuo dovere.
- io li ho finiti la settimana scorsa – interviene Kanata.
- non ho chiesto il tuo parere – rispondo stizzita.
Si sofferma a guardarmi e poi ritorna alla pasta.
Sparecchio la tavola e poi mi dirigo verso la mia camera.
- devo parlarti – mi dice Kanata poggiato sul muro accanto la mia camera con le braccia conserte.
- che vuoi? – rispondo sgarbata.
Mi lancia un’occhiata di fuoco e mi afferra per le spalle.
Mi spinge in camera e chiude la porta.
  
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