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Autore: Kim_Pil_Suk    12/08/2014    2 recensioni
Potrei dirvi che è una storia a lieto fine. Potrei dirvi che poi "vissero sempre felici e contenti". Potrei dirvi la fine. Ma no, non lo farò.
Voglio che vi godiate il nostro finale. Potete andare a leggere l'ultima pagina del libro, se volete. Potete chiudere il libro e lasciare che ve lo racconti la mamma prima di andare a dormire. Oppure potete semplicemente godervi il finale, come ogni bravo lettore.
Perché è questo che fa un lettore. Legge, apprende, si emoziona e poi muore o vive assieme al protagonista.
Vi dirò solo che la nostra è una storia di intrecci, intrighi e menzogne. Perché fra le righe, troverete sempre una piccola menzogna, un piccolo errore che non avete mai visto. Vi accorgerete di come in realtà poco ci conoscete.
Vi dirò solo che è una storia proibita che potrebbe iniziare con "e vissero tutti felici e contenti" e finire con "c'era una volta...".
Leggi fra le righe e lo scoprirai.
[ Crossover ( Percy Jackson - favole/fiabe ); Percabeth ; con accenni Thaluke ]
[ I personaggi di Percy Jackson diventano i personaggi delle fiabe/favole ]
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3: It's not ever how it seems.

 

 

Annabeth

 

Come annunciato nella lettera di Thalia il biglietto di invito al matrimonio di Raperonzolo arrivò nel tardo pomeriggio, qualche ora dopo che ebbi spedito la mia lettera alla mia amica.

Luke si agitava per la casa turbato, lanciandomi occhiate ogni tanto. Apriva la bocca per dire qualcosa, poi la richiudeva subito dopo e tornava a toccarsi il mento con fare pensieroso mentre camminava su e giù per la biblioteca.

Io invece stavo seduta impazientemente a leggere un libro che però non riusciva a prendermi più di tanto.

Luke, nelle ore che avevano seguito la spedizione della lettera, aveva dato di matto. Mi aveva chiesto centinaia di volte se Thalia fosse una pazza. Ad un certo punto lo avevo anche sentito ordinare al cameriere di mettere dei lucchetti di sicurezza e un fucile nella sua stanza ma appena mi aveva vista era corso via facendo finta di niente.

Avevo paura che stesse iniziando a diventare un fissato e che non avrebbe nemmeno permesso a Thalia di entrare in casa.

- Luke, tranquillo. Te lo ripeto: Thalia non è una stalker che cercherà di sposarti in ogni modo. - sospirai mentre Luke entrava per la medesima volta nella libreria. - Al massimo ti metterà delle rane nel letto prima di andare a dormire, ma niente di più. - conclusi tornando con lo sguardo sul mio libro.

- Annabeth, non so... - disse guardandomi, incerto.

Lo ignorai e ritornai con la mente sul libro.

Dopo qualche minuto fu Luke a rompere il silenzio, sorprendendomi.

- Annabeth, è tardi. Vai a dormire. - mi sorrise riponendo dei libri su uno scaffale. - Domani mattina devi essere abbastanza sveglia per accogliere la tua amica. - notai una piccola smorfia sul suo viso.

Mi ero alzata, tolta gli occhiali, riposto il libro sul tavolino subito dopo aver segnato la pagina con un foglio e me ne sono andata nella mia stanza. Mi sono messa il pigiama e appena ho appoggiato la testa sul cuscino mi sono addormentata.

 

 

L'indomani, quando mi ero già vestita, la carrozza di Thalia arrivò con un leggero anticipo.

Mi affrettai a raggiungerla, incespicando nel vestito. Uscii dalle porte di casa e notai la carrozza.

Thalia scese inciampando e lanciò qualche imprecazione contro nessuno di preciso. La solita femminilità, mi dissi.

- Thalia! - la chiamai. Lei alzò lo sguardo dalle sue scarpe pericolosamente alte e mi guardò. Le sue labbra si allargarono in un sorriso e i suoi occhi anche. Mi corse incontro mentre uno dei miei camerieri le prendeva le valigie.

Mi travolse con uno dei suoi abbracci da orso e per poco non cademmo entrambe a terra.

- Annie! - urlò lei nel mio orecchio.

Scoppiai a ridere e la invitai ad entrare.

- Casa tua è davvero grande! - esclamò mentre percorrevamo il corridoio. Fra le pareti rimbombavano solo il rumore dei tacchi e le nostre risate.

- Grande e così opprimente, però. - le dissi.

Thalia mi scrutò attentamente negli occhi per qualche secondo poi un angolo della sua bocca si incurvò in un sorriso furbo.

- Allora... - fece una pausa guardandosi attorno. - Dove è questa famosa “Bestia”? - chiese incurvando le spalle. Si guardò attorno con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.

Risi e le feci segno di seguirmi. - Luke non è una bestia. E' buono e premuroso con me... - dissi mentre mi dirigevo verso il salone.

- Ma non lo ami. - precisò Thalia.

Annuii e entrammo nel salone.

- Dove si trova Luke? - chiesi al magiordomo.

- Il signore si trova in biblioteca. Dice che avrebbe preferito aspettarvi lì, al sicuro. - disse lui.

Io e Thalia uscimmo dalla stanza e con passo lento e paziente ci dirigemmo verso la biblioteca. Mi sorpresi di come Thalia sapesse camminare elegantemente su quei trampoli. Nemmeno io osavo mettere tacchi così alti.

- La biblioteca? - chiese lei mentre percorrevamo il corridoio.

- Luke adora andare lì. Ogni tanto passiamo il pomeriggio lì a leggere in silenzio.

Vedo Thalia alzare gli occhi al cielo. - Sarò sicuramente un topo da biblioteca. Un tizio con gli occhiali, i capelli unti e che annusa i libri come passatempo. - borbottò infastidita. - Non sono più tanto sicura di volerlo conoscere.

- Troppo tardi. - le dissi aprendo la porta della biblioteca.

Nella stanza regnava un silenzio impregnato di inchiostro e carta. C'era un leggero odore di chiuso, così mi affrettai ad aprire una finestra.

- Luke, sei qui? Thalia è venuta a trovarci. - dissi ad alta voce, consapevole che lui fosse a leggere dietro uno degli scaffali.

- Sono qui Annabeth. - la voce ferma di Luke proveniva dalla scrivania dietro una delle librerie.

Feci segno a Thalia di seguirmi mentre lei leggeva il mare di nomi che scorgeva sulle copertine rilegate dei libri.

- Thalia, questo è Luke. - le dissi appena girammo l'angolo, distraendola dallo storcere il naso alla vista di un grosso tomo poggiato sulla mia scrivania.

Quando si voltò dovette appoggiarsi a me per non rischiare di cadere. Guardò Luke con gli occhi spalancati, sorpresa che non fosse il gran nerd che si aspettava, e poi spostai il mio sguardo su di lui.

Luke se ne stava lì, teso e, per la prima volta in tutta la sua vita, in imbarazzo. Si alzò dalla sedia rischiando quasi di farla cadere a terra e fece qualche passo verso di noi. Poi con i muscoli della mascella saldi allungò una mano verso Thalia. - Piacere di conoscerla, io sono Luke. - disse riluttante.

Thalia in un primo momento inspirò aria dal naso come se avesse trattenuto il fiato per tutto il tempo, poi sorrise contenta e allungò la mano verso Luke. - Piacere mio. Io sono Biancaneve, ma puoi chiamarmi semplicemente Thalia. - gli strinse la mano in modo delicato e fece un piccolo inchino con la testa, mentre quel sorriso non le abbandonava la faccia.

Luke tirò un sospiro di sollievo e notai i suoi muscoli ammorbidirsi un poco. Eppure quello strano sguardo che le lanciava non gli abbandonava gli occhi.

- Hai già visto il salone? - le chiese.

Thalia annuì. - Sì, Annabeth me lo ha mostrato prima. - disse spostando nervosamente lo sguardo su di me e agitando le mani.

Alzai un sopracciglio, confusa.

Vedete, Thalia è il tipo di principessa che se non vuole presidiare ad una noiosa riunione di favole fa i capricci per un ora e poi ci va mandando a quel paese chiunque si trovi sulla sua strada. Thalia era anche la ragazza che se ti vedeva col cuore spezzato avrebbe fatto ingoiare volentieri un rotolo di carta vetrata al “fottuto ragazzo che ha osato farla piangere”. Avrebbe potuto consigliarvi di buttarvi sotto un ponte piuttosto che ammettere di avere torto. E, vedete, Thalia era anche il tipo che davanti ad un ragazzo non si fa tanti problemi. Gli parlerebbe tranquillamente da coetaneo e giocherebbe con lui a polo. E poi vi chiedete come fece a farsi accettare dai Sette Nani...

Per questo esatto motivo mi sorprese vederla incespicare nelle sue stesse parole e portarsi più volte una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

- Beh, ora io e Thalia dobbiamo andare a parlare di... cose da ragazze. Perdonaci Luke. - dissi trascinando via la mia amica. Thalia rivolse un sorriso di scuse a Luke e poi mi lanciò un occhiataccia.

Quando riuscii a portarla nel corridoio la guardai confusa. Lei mi ignorò completamente, lisciandosi il vestito e sistemandosi i capelli.

- Tutto ok, Thalia? - le chiesi mentre camminavamo senza meta.

- Certo. Perché me lo chiedi? - mi guardò confusa.

- Niente. - borbottai ancora più confusa.

Ci sedemmo in giardino, all'ombra di un albero. Tirava un leggero venticello e l'odore delle rose delle siepi nella serra mi solleticava il naso. I fili di erba mi solleticavano le caviglie e le fronde degli alberi frusciavano producendo quel suono simile alla pioggia.

Io e Thalia parlammo. Mi raccontò di come andava la sua vita al palazzo e di quanto rimpiangeva le serate passate a giocare a briscola con i Nani. Anche io, da buona lettrice che ero, avevo creduto che Biancaneve, la pura e generosa Biancaneve che puliva casa e cucinava la cena per suoi piccoli amici, non fosse capace di dire parolacce e giocare a briscola. E invece avevo dovuto ricredermi presto.

Ridemmo e pranzammo con panini e torta sotto l'ombra dell'albero al fresco. Parlammo di tutto e ad un certo punto ci ritrovammo a parlare di Luke.

- Non è così male da come avevo capito dalle tue lettere? Mi aspettavo un tizio pieno di peli, che si gratta la pancia e alza le mani ogni minuto. - disse agitando in modo teatrale le mani.

Risi. - No no, Luke è un bravo ragazzo e non ho niente contro di lui. Ci vogliamo bene e non mi rende mai triste, solo che io non amo lui, e lui sicuramente non ama me. Mi manca solo qualcosa... - dissi pensierosa.

Thalia mi sorrise. - Ma quel Luke mi sembra buono. - disse con un sorriso sbilenco.

- Sì sì. - ridacchiai appena per la sua buffa espressione. - Non assomiglia per niente alla Bestia dei libri, vero? L'unica cosa che potrebbe renderlo vagamente spaventoso è la cicatrice.

Thalia borbottò qualcosa che non capii, poi parlò ad alta voce. - Non lo rende poi così spaventoso.

- Giusto. - dissi ignorando la strana nota di imbarazzo che non avevo mai percepito nella sua voce.

Proprio in quel momento la nostra conversazione fu interrotta da un aquila. Sì, un aquila.

Si fermò vicino a noi, sistemandosi sulle zampe. Si avvicinò a noi e strusciò la sua testa piumata contro la mia mano. Staccai il biglietto che teneva legato alla zampa e gli accarezzai il collo con la mano libera.

- Cos'è? - mi chiese Thalia.

- Un messaggio. - srotolai il biglietto. - Da Alice.

Thalia si avvicinò a me, prendendo l'aquila fra le mani e portandosela in grembo.

Lessi il biglietto.

 

Belle, ho saputo che Biancaneve si trova da te.

Oggi vi vorrei invitare a prendere un thè alla mia pasticceria. Naturalmente, per voi mie amiche, sarà tutto gratis.

Vi aspetto.

Alice.

 

Lo feci leggere a Thalia mentre accarezzava l'aquila poggiata sulle sue gambe.

Insieme convenimmo che era meglio andare e non farla attendere, così scrivemmo un biglietto in cui le dicevamo che saremmo arrivate e mandammo l'aquila.

Mezz'ora dopo eravamo arrivate con la mia carrozza alla pasticceria.

Sulla porta d'entrata torreggiava un cartello rosso e nero con la scritta “Wonderland's Cakes”. Entrammo dentro e Alice, che stava servendo i tavoli, si girò al suono delle campanelle sulla porta.

- Ragazze, ben arrivate! Vi ho tenuto un posto.

 

 

 

Percy

 

 

Negli ultimi periodi avevo avuto la testa così tra le nuvole che Wendy mi avevo preso in disparte e mi aveva annunciato che mi aveva trovato un lavoro. Mi disse che così mi sarei occupato la mente, mentre ignorava le mie lamentele.

Così mi trovavo a fare da cameriere alla pasticceria della migliore amica di Wendy, Alice.

Mi aveva dato un paio di pantaloni scuri e una camicia e mi aveva detto di cambiarmi. Mi aveva legato un papillon attorno al collo e mi aveva spedito a servire i camerieri gridando “E' tardi! E' tardi!”. Secondo me passava troppo tempo con il Bianconiglio.

Mentre Alice stava dietro al bancone a servire le torte, andando ai tavoli di tanto in tanto, io servivo il thè ai clienti.

Il locale di Alice era, oserei dire, stravagante. Era pieno di colori. Dal rosso al nero, dal viola al verde. Dalla parte opposta del bancone si trovava una parete completamente ricoperta di ogni orologio di qualsiasi forma. Sotto ogni orologio c'era una scritta come “Biancaneve e i Sette Nani”, “Cenerentola”, “Pollicino” o “Aladin”. L'orologio con la scritta “Peter Pan” segnava le 14:55, solo un quarto d'ora in più del locale.

Servii al tavolo di Pocahontas e John, che mi salutarono allegramente, proprio mentre intravedevo Alice che lasciava il posto dietro al bancone a Jasmine – che oggi si era gentilmente offerta di aiutarci per mancanza di personale – e iniziò a servire ai tavoli. Vagò fra i tavoli lasciando un pezzo di torta qua e una tazza di thè là, ticchettando sulle sue scarpette nere.

Poi la porta si aprì, rivelando l'arrivo di un nuovo cliente. Sentii l'aria fresca di metà autunno spostarmi i capelli dalla fronte e quando alzai lo sguardo per accogliere i nuovi clienti mi bloccai, incapace di parlare.

Alice mi precedette, si avvicinò alle due clienti e le salutò calorosamente.

Impotente, fissai Belle e Biancaneve che si sedevano ad un tavolo vicino alla vetrata.

In quel momento stavo decidendo se chiedere alla Strega Cattiva di maledire Wendy, oppure di chiedere alla Fata Madrina di benedirla. Probabilmente avrei scelto di farla maledire perché proprio in quel momento non riuscivo a muovermi e nemmeno a fare un pensiero coerente che non fosse “E' qui... è qui...”. E come se la mia sfortuna non fosse già sufficiente Alice mi chiamò agitando la mano tutta sorridente verso di me.

Riluttante, cercando di non sembrare un mentecatto, mi avvicinai al loro tavolo, ritrovandomi dietro alla spalla di Belle, che stringeva un libricino di cuoio nella mano, senza nemmeno girarsi a guardarmi.

- Ragazze, io devo andare a servire gli altri. Oggi abbiamo pochi dipendenti. Vi lascio in compagnia di Peter, lui saprà sicuramente servirvi a dovere e vi terrà compagnia. - Alice rise e se ne andò via canticchiando, stranamente allegra.

Biancaneve si girò verso di me e appoggiò il mento sulla mano. Belle rimase immobile senza nemmeno girarsi a guardarmi, concentrata su qualcosa a me ignoto.

La osservai, perplesso e allo stesso tempo meravigliato. Da più di una settimana la faccia di Belle immersa nel suo libro con quell'espressione adorabilmente concentrata era impressa nella mente e questo era uno dei motivi per cui Wendy mi aveva mandato qui.

- Allora, ci servi o dobbiamo aspettare la carrozza? - chiese Biancaneve con un sorriso divertito sulla faccia.

Immediatamente mi venne il dubbio che lei fosse la dolce e pura Biancaneve delle favole, poi mi riscossi.

- Sì, vi servo subito. - mi spostai al lato di Belle e in quel modo potei vedere la sua faccia. Era con la testa tra le nuvole, un po' pensierosa, come se cercasse di ricordare qualcosa che aveva dimenticato. - Cosa posso servirvi? - chiesi stringendo al fianco il vassoio d'argento, vuoto.

Biancaneve sbuffò, annoiata e prese il menù appoggiato sul tavolino e lo sfogliò velocemente con lo sguardo. - Prendo un thè nero e una fetta di torta al cioccolato e lime. - disse passando distrattamente il menù a Belle.

Mi voltai verso di lei mentre controllava il menù. Lo guardò per qualche secondo poi, sempre con lo sguardo sul menù, ordinò un thè alla menta e una torta alla pesca.

Rimasi un attimo immobile ad ascoltare la sua voce, incapace di connettere il cervello.

- Torno fra poco con gli ordini. - dissi a bassa voce per poi filarmela via.

Mi infilai dietro porta del locale che dava nel magazzino. Mi appoggiai alla porta e respirai lentamente, incapace di capire cosa mi succedesse.

Alice, stava segnando diverse cose su un foglio mentre diversi scatoloni volavano a destra e a sinistra sistemandosi da soli. Mi guardò sorpresa e si avvicinò a me sorridendo.

- Tutto ok, Peter? - chiese lei guardandomi perplessa.

Respirai un ultima volta, annuendo. - Sì. Servono un thè nero e una torta al cioccolato e lime, un thè alla menta e una torta alla pesca per il tavolo 3.

Lei mi guardò perplessa poi sorrise e si diresse verso il bancone per prendere le ordinazioni.

- Passa a prenderle fra 3 minuti, eh. - mi disse subito prima di scomparire dietro la porta, verso la luce del locale.

Mi voltai verso gli scatoloni, che ancora continuavano a muoversi. Uno si bloccò e dietro di esso apparve un sorriso e poi apparve un muso blu. La faccia di un gatto che mi sorrideva.

- Tutto ok, Peter? Mi sembri piuttosto nervoso. - mi disse lo Stregatto con quel suo tono di voce che sembrava prenderti in giro ogni secondo.

Scossi la testa e uscii dalla stanza mentre lo vedevo scomparire per mettere via gli scatoloni.

Alice mi diede il thè, dicendo che dovevo stare attento a non farlo cadere e in quel momento mi accorsi che avevo le mani che tremavano.

Raggiunsi il tavolo 3 ostentando un passo fermo che nascondeva il mio nervosismo. Mi avvicinai lentamente al tavolo e stirai un sorriso cordiale sulle labbra.

- Ecco il vostro thè. - dissi mentre loro fermavano la loro discussione che sembrava molto divertente.

Biancaneve assunse di nuovo quell'aria da teppista e mi guardò socchiudendo gli occhi sulle iridi blu elettrico, come se mi stesse scannerizzando. Storse la bocca e le appoggiai il thè sul tavolino, subito prima di porgerle la sua fetta di torta.

Per preferenza avrei preferito di gran lunga servire prima Belle, ma lei mi fissava con uno sguardo penetrante come se anche lei cercasse di capire cosa pensavo.

Mi voltai verso di lei e le servii la sua fetta di torta tenendo lo sguardo costantemente puntato sul piattino. Poi presi il thé dal piattino e glielo porsi.

Per sbaglio, solo per un attimo, alzai lo sguardo e per la prima volta incontrai il suo. Fu solo un secondo, forse nemmeno, e la mia mano tremò e con la solita sbadataggine che mi caratterizza feci rovesciare la tazzina. Il thè uscì dal bordo e finì sul tavolo mentre io guardavo allarmato il thè che continuava ad andare verso il bordo, rischiando di cadere sul vestito di Belle.

Belle stessa fu più veloce di me. Prese il tovagliolo che si trovava al centro del tavolo e tamponò la scia di thè che era quasi arrivata al bordo.

Sentii Biancaneve tirare un sospiro di sollievo mentre io rilassavo le spalle che inconsciamente avevo tenuto tese.

Belle tamponò il liquido e sistemò la tazzina, senza dare segno di essersi minimamente impaurita.

- Cosa fai lì? Vai subito a prendere altro thè! - mi disse Biancaneve, sicuramente arrabbiata.

Mi riscossi appena in tempo per prendere la tazzina e volare via dietro al bancone mentre sentivo Belle sussurrare qualcosa, arrabbiata, a Biancaneve.

- Non essere così cattiva. Non lo ha fatto apposta! - sussurrò.

Presi un altro thè e aggiunsi una fetta di torta dalle fragole e le portai al tavolo, poggiandocele sopra.

- Noi non abbiamo ordinato questa torta. - disse Biancaneve, ostile.

- Offre la casa. - borbottai senza incontrare il loro sguardo.

Me ne andai via prima di sentire un altro commento, scusandomi per l'accaduto.

 

 

 

Annabeth

 

 

- Sei stata troppo cattiva con quel ragazzo. - dissi a Thalia mentre mi infilavo un pezzo di torta alla pesca in bocca.

- Non penso proprio. Aveva quasi rischiato di sporcarti. - disse con la sua solita aria di superiorità che la faceva apparire menefreghista.

Sorseggiai il mio thè senza risponderle. Le lanciai qualche sguardo, notando quanto fosse diversa di un ora fa. Era diventata la solita Biancaneve irrequieta e sempre ostile di sempre.

Mi guardò un attimo e alzò un sopracciglio.

- Cosa c'è? - chiese lei.

- Niente. - dissi tornando alla mia torta.

- Però è piuttosto carino. - disse lei, sorprendendomi.

Alzai lo sguardo e la vidi osservare poco più in là con un sorrisetto divertito. Seguendo il suo sguardo notai che al bancone, Peter, poggiava una fetta di torta in una scatola, sorridendo alla cliente.

Thalia fece un sorriso di apprezzamento infilandosi un pezzo di torta al lime in bocca.

Osservai di nuovo il ragazzo che si muoveva aggraziatamente servendo le clienti e parlando con Alice che gli dava ordini. Aveva la camicia sbottonata fino al secondo bottone e dei pantaloni neri perfettamente stirati che lo facevano sembrare più grandi dei suoi anni.

- Peter Pan. - borbottai senza rendermene conto.

- Eh? - mi chiese Thalia girandosi a guardarmi con la forchetta in bocca.

- Peter sta per Peter Pan. Me lo immaginavo più giovane, sinceramente. - dissi sorseggiando il mio thè alla menta. Dopo pochi secondi parlai di nuovo. - Mi piacerebbe sapere il suo vero nome. - dissi sovrappensiero, quasi per scherzo.

Thali mi guardò, poi alzò il braccio in quel modo che una principessa non farebbe mai e gridò in modo che la sentissero fino al bancone. - Cameriere!

Peter alzò lo sguardo, sorpreso dal chiasso e ci guardò. Si guardò attorno, rendendosi conto di essere l'unico cameriere disponibile e si avvicinò a noi con il vassoio stretto al fianco.

- Qualche problema? - chiese gentilmente. Più gentilmente di quanto mi aspettassi.

- Solo uno. - disse Thalia con un tono divertito.

Peter ci guardò perplesso. - Quale?

- Il tuo nome. - disse Thalia, misteriosamente.

- Eh? - chiese lui scioccamente.

- Vogliamo sapere il tuo nome. Il. Tuo. Nome. - disse Thalia, come se fosse rimbambito.

Peter ci guardò come se gli si fosse accesa una lampadina in testa e poi ci guardò come se avesse appena visto lo Stregatto fare il bagno. - Percy. Mi chiamo Percy Jackson, signorina. - disse lui, perplesso.

Thalia sorrise compiaciuta, raddrizzandosi sulla sua sedia. - Piacere Percy. Io sono Thalia Grace. E lei è Annabeth Chase. - disse indicandomi.

Percy si girò verso di me e mi guardò, inspirando all'improvviso.

Gli sorrisi, cordiale. - Piacere di conoscerti, Percy. - gli porsi la mano.

Lui la strinse e sentii la sua mano calda e sudata che stringeva gentilmente la mia, come se avesse paura di farmi male. Mi sorrise mostrando i denti bianchi che gli risaltavano gli occhi verde mare.

Quando staccai la mano dalla sua e la portai in grembo guardai Thalia e le sorrisi divertita. - Potreste benissimo essere cugini, avete gli stessi capelli. - dissi guardando Percy.

Thalia e Percy si guardarono e fecero una smorfia.

- Io non assomiglio a quel coso. - dissero all'unisono.

Si guardarono male e io mi misi a ridere, contenta di essermi fatta un nuovo amico che sembrava rendere felice Thalia.





Spazio d'autrice:
Annyongaseyo, plebaglia!
Anzitutto dico che ho fatto ritardo perché sì e perché non mi andava di continuare il terzo capitolo, durante il quale mi ero bloccata.
Questo capitolo non mi è venuto molto bene, ma l'ho scritto mentre mia sorella mi raccontava la sua vita da pg. E siccome non leggera mai questa fanfiction in quanto non-fan di PJ vi dico che la ucciderò se al mare mi farà perdere i capelli.
Allora, questo vi dico che sono felice e ringrazio tutte le persone che hanno commentato i precedenti capitoli. Vi ringrazio di cuore.
E vorrei dedicare questo capitolo alla mia amica Viola, di cui non ricordo il nickname. E vi dico che se non fosse per lei che mi ha minacciata in questo momento non stareste leggendo il capitolo. Per cui ringraziatela, ADESSO.
Spero tu legga questo messaggio e bla bla bla. Sappi che verrò presto a darti noia.
E darò noia a tutti voi, cari lettori. Muhahahaha
Ok, prima che io impazzisca: grazie a tutti!
Vorrei ringrazie in particolare le seguenti persone per aver messo la storia fra le seguite.

1 - Annabeth28 
2 - Anonima_14 
3 - ginnyforever 
4 - KokoroChuu 
5 - Lucrezia_2 
6 - LullabyTwenty 
7 - mrslightwood_ 
8 - Pegasusqueen 
9 - Poseidonson97 
10 - serena4869 
11 - sister_of_percy_jackson 
12 - wisegirl18 
13 - YOUSHOULDLETMEBE
14 - Yuki Cross 
15 - _MissLiz 
E questi per averla messa tra le preferite:
1 - adele_21 
2 - Gio_Lodovica01 
3 - hahahahaha 
4 - Hope_the_Dreamer 
5 - Itram_Elav 
6 - kiara00 
7 - Pegasusqueen 
8 - Treacherouss 


Kim_

  
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