-Amburgo-
-Camera
d’albergo di Eleni-
-9.04
del mattino-
-Certo che te le vai
proprio a cercare eh?- sentii Ambra urlare sulla porta del bagno.
Mi girai. La vidi che
mi guardava con un’espressione mista di preoccupazione, disappunto e
divertimento.
Cosa alquanto
comprensibile, dato che ero abbracciata al gabinetto e stavo vomitando
la
robaccia che avevo bevuto ieri sera.
-Insomma…- dissi io
tra un gemito e l’altro –Non sapevo cos’era… Non ho fatto caso ha cosa
mi aveva
dato, ho bevuto e basta… Che ne potevo sapere che era un misto di super
alcolici?- finii accasciandomi afflitta sul pavimento del bagno.
-Lo so tesoro, lo so…
In ogni caso vale il detto “non accettare caramelle da uno sconosciuto”
- mi
rimproverò passandomi un asciugamano.
-Comunque…
che facciamo allora oggi? Ti senti
di uscire oppure no?- mi chiese tranquilla.
-Sìsì ora mi vesto…-
risposi io barcollando, mentre mi alzavo – Un po’ d’aria fresca
dovrebbe farmi
bene…- conclusi.
-Ok… Io vado in camera
allora- annunciò – Ma, sei sicura di non
avere bisogno di me, vero?- mi chiese preoccupata.
-Tranquilla, vai pure,
ormai il peggio è passato. Dopo lo sbocco mi sento già meglio.- le
risposi io
sorridendo stanca.
Ambra ricambiò il mio
sorriso e, rassicurata, uscì dalla stanza ricordandomi di passare da
lei non
appena ero pronta per uscire, e di chiamarla se non fossi stata bene di
nuovo,
così sarebbe accorsa subito.
Mi appoggiai al lavandino
nel bagno e osservai la mia immagine nello specchio.
Senz’altro avevo avuto
giorni migliori. Ero di un leggero colorito grigiastro, ma cominciavo
ad avere
un aspetto migliore di quando ero tornata in camera ieri sera.
Indossavo un completo
di D&G per dormire, era composto da: una canotta nera e un paio di
mutandine uguali con il bordino colorato con su stampato il logo della
marca.
Per prima cosa mi
sciacquai la faccia con dell’acqua fresca, poi mi feci una doccia e mi
diressi
verso l’armadio per cercare una soddisfacente combinazione di abiti.
Verso le 10.13 ero
pronta e mi incamminai fuori della stanza, dirigendomi verso la camera
108.
Uscii dall’ascensore e
bussai alla stanza con i numeri 1-0-8 stampati sulla targhetta della
porta in
caratteri d’orati. Dopo qualche secondo la porta si aprii e Ambra mi
sorrise
sulla soglia della camera.
-Ah eccoti!- mi salutò
–Sei pronta? Stai meglio?- mi chiese.
-Sì sono pronta e, di
nuovo sì, sto meglio- le risposi sorridendo, mentre ci incamminavamo
verso
l’ascensore -Adesso ho almeno il colorito di un essere umano medio.-
continuai
guardando la mi immagine riflessa nello specchio del corridoio.
-Haha!- rise lei
divertita.
-Che facciamo oggi?-
le chiesi, sempre continuando ad ammirarmi nello specchio.
-Pensavo a fare un
giretto per i negozi e poooi… Di nuovo shopping!- finì ridendo.
-Uuuu… Piano
favoloso.- risposi io sorridendo, mentre entravamo nell’ascensore.
Uscendo dalla lobby,
la frizzante brezza mattutina di Amburgo mi scompigliò i capelli e mi
fece rabbrividire,
facendomi stringere nel cappotto.
-Pensavo di andare a
prendere un bel cappuccino e qualcosa da mangiare da Starbucks- dissi
ad Ambra.
-Si, ottima idea!-
disse lei sorridendomi.
Ridacchiando ci
incamminammo verso il bar, pensando a cosa avremmo potuto fare durante
quella
bellissima giornata.
-Amburgo-
-11.43
del mattino-
-Stanza
di Tom dentro l’Universal-
Tom si svegliò
sentendo bussare alla porta.
Il ragazzo sbadigliò e
si stiracchiò nel letto cercando di aprire gli occhi, cosa non facile
dato che
i raggi del sole, che filtravano attraverso la finestra lo accecavano.
-Tooomiii!- una voce
ben conosciuta lo chiamò dall’altro lato della porta.
-Mhmmm- si lamentò Tom
–Bill Kaulitz, sparisci prima che venga lì e ti riduca in uno stato
talmente
pietoso da potermi proclamare figlio unico!- urlò Tom.
-Ah…- entrò Bill
raggiante –Allora sei sveglio!- continuò il fratello saltellando felice
fino al
letto di Tom.
-Bill, ho sonno…-
mugugnò il biondo – Sono solo otto ore che dormo…- e stropicciandosi
gli occhi
si girò verso suo fratello.
-Hoho…- lo prese in
giro Bill –Poverino lui che non dorme abbastanza…- continuò con
espressione
ironica –Comunque lo sapevo che hai dormito stanotte- disse Bill
giochicchiando
con una ciocca dei suoi capelli – c’ho pensato stamattina, quando ero
nella
posizione del loto- finì sorridendo con noncuranza, come se stesse
parlando del
tempo.
-Quando eri in cosa?-
chiese Tom sgranando gli occhi e pensando a svariate oscenità.
-Comunqe…- continuò
Bill serio – non è per questo che sono qui…- proseguì guardando suo
fratello
negli occhi – Ha chiamato papà… Gli farebbe piacere se lo andassimo a
trovare…-
finì abbassando un po’ lo sguardo.
-Oh…- rispose Tom, che
sapeva quanto suo fratello ancora ci soffrisse per la separazione dei
genitori.
–Beh, io, credo che dovremmo andare da lui allora… Tu cosa ne pensi?-
chiese
Tom guardando verso Bill.
-Io…- continuò Bill,
che non parlava più con la voce acuta e frizzante che aveva di solito,
m ne
usava una più bassa e fragile. – Sì… Nemmeno a Natale ci siamo visti-
finì con
una nota di amarezza.
-Già…- continuò Tom.
D’improvviso il biondo
abbracciò il fratello, stringendolo forte a sé.
Tom guardò Bill fisso
negli occhi.
-Ti voglio bene
fratellino…- disse sorridendogli.
-Anche io!- gli
rispose Bill, sfoderando uno dei suoi sorrisi come solo lui sapeva fare.
Tom sorrise fra sé.
–Ecco ora so di bimbo come mio fratello- e rise felice.
-Dunque…- cominciò
Bill –Bisogna organizzare il viaggio…- rifletté –Vado a dire a Saki di
preparare le macchine per mercoledì e ci porteranno…- venne interrotto
da Tom.
-No…- disse Tom
sorridendogli. –Usiamo la mia macchina, riesco a guidare fino ad
Hannover!-
finì sorridendo.
-Per me va bene…-
concluse Bill - ma non sarà facile convincere Saki a farci uscire senza
scorta…- finì guardando Tom con un’espressione ammonitrice.
-E daiii…- cercò di
convincerlo il fratello –Senò, quando la guido Caddy?- lo guardò Tom
con uno
sguardo triste, cercando di convincere il fratello.
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NOTA PER VOI:
Caddy: è
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-Haha- ridacchiò Bill
sorridendogli –Allora farò del mio meglio per convincerlo! Però tu
prepara la
valigia, staremo su una settimana circa…- continuò allegramente.
-Ok!- rispose Tom sbadigliando di nuovo – Lo farò come prima cosa dopo
essermi
lavato e aver fatto colazione- continuò, stiracchiandosi nuovamente tra
le
lenzuola.
Bill gli sorrise per un ultima volta e chiuse la porta. Tom fissò un
punto
indefinito dello spazio sul bianco muro che si stagliava di fronte a
lui.
-Hannover…- pensò
–Quanto odiavo quella città, quanti brutti momenti che mi riporta alla
mente.-
continuò a pensare.
Ad Hannover Bill e Tom furono separati, per tre mesi, Tom ad Hannover
con suo
padre e Bill a Loitsche, prima che gli avvocati decidessero a chi
sarebbe
andato l’affidamento dei bambini.
A Tom vennero le lacrime agli occhi a pensare a quel periodo della sua
vita.
Bill gli era mancato come non mai, e a suo fratello lo stesso. Proprio
dopo
quell’esperienza avevano deciso che mai nella vita si sarebbero
separati, se
qualcosa fosse mai successo ad uno dei due l’altro l’avrebbe seguito.
Il giovane biondo si alzò e si diresse verso il bagno per farsi una
bella
doccia e vestirsi, dopodiché si sarebbe preparato per una lauta
colazione…
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x billina pikkolina: Grazie mille per i complimenti^^
E Ovviamente grazie a tutti quelli che hanno letto la ff!