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Autore: Anaslover    12/08/2014    4 recensioni
Due ragazze, Sierra e Isabelle, e quattro ragazzi, Michael, Ashton, Calum e Luke, si trovano ad affrontare l'esperienza più incredibile della loro vita. E tra litigi, amori, pianti e sentimenti travolgenti dovranno far fronte ai problemi che li metteranno alla prova.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Ciao mamma. Come stai? Qui va tutto bene.
Sono in ritardo, devo andare giù al locale, sono già tutti lì.
Ti mando un messaggio stasera.
Mi manchi tantissimo."

Chiusi a chiave la stanza e corsi di sotto. Era veramente tardi e per qualche strana ragione Isabelle si dimenticava sempre di svegliarmi. O forse lo faceva e mi riaddormentavo. Non ero certa. Ma ero sicura del fatto che non fossi una persona mattiniera.
Scendendo dalle scale, mi scontrai con una persona. Domandai scusa. Non riuscivo a capacitarmi di come qualcuno potesse alloggiare lì. Insomma, si trattava sempre di una sorta di motel, ma c'erano persone che si trattenevano più di qualche giorno. In fin dei conti però, anche noi alloggiavamo lì, quindi non ero certo la persona adatta a giudicare male quel posto.
"Dove vai così di corsa?"
Mi voltai per fronteggiare Michael.
"Ecco, io... ho il turno di mattina. In teoria."
"E attacchi più di mezz'ora in ritardo?"
"Ho detto in teoria." mi giustificai.
"Ashton ti sta coprendo."
Tirai un sospiro di sollievo, ma mi sentii comunque un po' in colpa. Poi però ci pensai bene. Isabelle anche aveva il turno a colazione. E io non ero stupida, ad Ashton piaceva Isabelle. Alla fine, ero io che stavo facendo un favore a lui.
"Mi hanno spedito a fare la spesa. Vieni con me?"
"Perché no?"
Andai con Michael al parcheggio e salimmo in macchina.
"Tu sai dove andare, vero?" domandai, un po' scettica.
"Io non sono come Luke. Mi sono fatto dare delle indicazioni." sorrise.
Mi forzai a ricambiare il suo sorriso, ma ricordare quando pochi giorni prima io e Luke eravamo rimasti sperduti nel nulla, quando era stato riempito di botte e io ero stata quasi... No, non mi faceva piacere. Anzi, mi faceva rabbrividire.
"Tutto bene?"
"Si, scusa."
"Sai, Luke non ha voluto dirci come si è fatto quei lividi."
Chissà come stava. Se gli facevano ancora male. Avevo visto che le macchie sul suo viso si erano schiarite ma erano ancora visibili.
Riuscii solo a fare un cenno con la testa in risposta.
"Sicura di stare bene?" chiese Michael.
Mi ero ripromessa di non far parola con nessuno di quella sera. Volevo solo dimenticare quanto ce la fossimo vista brutta. Ma mi portavo un peso di cui volevo solo liberarmi.
"Michael, se ti racconto quello che è successo, mi giuri che non ne fai parola con nessuno?"
Mi fidavo di lui. E Michael mi dava una sicurezza che solo un'altra persona riusciva a darmi. E quella persona era proprio Luke.
"Certo." rispose.
Feci un respiro profondo e iniziai a raccontargli tutto, senza omettere il minimo dettaglio, da quando ero salita sulla moto a quando ne ero scesa. E fu proprio in quel momento che capii.
Dissi a Michael anche della sera in discoteca e a quel punto fu chiaro anche a lui.
"È ovvio che non ha apprezzato come hai risposto alla vecchietta." disse.
"Era questo che intendeva l'altra sera. - precisai - Non può davvero essere arrabbiato per questo. Ho detto solo la verità."
"Sierra, vuoi che te la dica io la verità?"
Pensavo di volerlo, si. Ma l'inizio non prometteva bene.
"Non ne sono così sicura."
"Luke ci sta provando in tutti i modi. Prova a capirti, ad esserti amico. Ma sbatte sempre contro un muro."
Si fermò perché pensava che avrei reagito. E anche io pensavo che avrei detto qualcosa per difendermi. Ma, cavolo, era dannatamente vero quello che Michael mi stava facendo notare.
Mi diede del tempo per rielaborare e metabolizzare le sue parole. Continuò a parlare solo quando gli feci segno di proseguire.
"Secondo me, quando ha visto che ti eri aperta nei suoi confronti e poi hai detto quella cosa alla signora... Beh, ecco, io credo ci sia rimasto male."
Eravamo arrivati nel parcheggio del supermercato da un bel po' e finalmente scendemmo dalla macchina.
Michael mi aspettava a braccia aperte e non esitai un momento prima di stringerlo forte.
"Grazie." mi limitai a dire.
"Parla con lui, ok?"
"Non saprei cosa dirgli."
"La verità. Che non intendevi mancargli di rispetto."
"Ma come..."
"Io lo so che anche tu vuoi aggiustare le cose, Sierra. - mi interruppe - Dovete solo trovare un modo per farlo."
A quello non sapevo proprio cosa rispondere. Non mi ero mai posta il problema in realtà.
Ma forse era così.
"Ora andiamo a fare la spesa, dai. Abbiamo da comprare quantità industriali di roba."
Lo presi sotto braccio ed entrammo.
Ero grata a Michael. Mi aveva fatto capire tante cose ed aveva ragione: dovevo parlare con Luke.

Una volta portato tutto in cucina ed aver sistemato ogni cosa al suo posto, io e Michael decidemmo di salire.
Visto che Ashton mi aveva coperto a colazione, avrei fatto il suo turno a pranzo. Non c'era minimamente bisogno di più di una persona a servire ai tavoli, tanta era poca la gente che si fermava di giorno, eppure da quando eravamo lì, eravamo sempre in due a coprire i turni. La sera era un po' più affollato, ma più di una decina di tavoli non si riempiva mai. E i ragazzi solitamente suonavano proprio di sera, quando c'era più gente.
Comunque avevo ancora un paio d'ore prima di dover scendere e sapevo bene cosa dovevo fare.
Di certo non l'avrei dato a vedere, ma avevo le ginocchia tremanti.
Prima di bussare, mi voltai verso Michael. Mi disse di non preoccuparmi e poi entrò nella sua stanza, lasciandomi sola con una porta chiusa.
Iniziai a pensare a cosa avrei potuto dire.
"Luke, scusa. Torniamo amici come se niente fosse."
Decisamente non era da me.
"Sei un grandissimo idiota, Luke, ma passiamoci sopra."
Più nelle mie corde. Non ero certa di ottenere una reazione positiva però. Che era quello che volevo, giusto?
Ero talmente assorta che quasi non mi resi conto di aver davvero bussato e mi maledissi quando Luke venne ad aprire.
"Sierra?"
"I-io credo che dovremmo parlare."
Cavolo, non era un buon inizio. Nessun segno di cedimento o difficoltà, mi ammonii.
Si spostò per permettermi di entrare.
La stanza era praticamente uguale a quella mia e di Isabelle, ma i mobili erano disposti in maniera differente. Inoltre quella camera vantava un ordine che nella nostra di sicuro non c'era.
Ok, era arrivato il momento. Dovevo parlare. Ma cosa dovevo dire?
In quell'istante mi accorsi che preparare un discorso sarebbe stato molto più utile.
"Non puoi davvero avercela con me per questo."
Di tutte le cose che avrei potuto dire, quella non era certo la migliore. Non potevo più tirarmi indietro però. 
"Per quello che ho detto a Mary Anne l'altra sera. Luke, è solo la verità."
Cercai di non suonare ferma e autoritaria come mio solito.
"Tu non capisci, vero?"
E il suo di tono non era infastidito come mi sarei aspettata.
Finalmente mi sembrava di vedere una luce alla fine del tunnel. Saremmo davvero riusciti a mettere la parola fine ai nostri stupidi litigi una volta per tutte.
"No, non capisco. - ammisi senza esitare - Quello che so è che non mi parli, mi eviti in tutti i modi possibili e non capivo perché. Ma ora lo so, ho dato un senso alle tue parole e non vedo dove sia il problema."
Continuava a fissarmi e non sapevo se voleva che continuassi o che sparissi dalla sua vista. Ma il suo viso mi sembrava attento.
"Senti, per una volta sono qui con le migliori intenzioni. Pensavo che qualcosa stesse cambiando."
Sul finale della frasi, alzai la voce e me ne pentii.
"Anche io lo pensavo."
Lui però restava lì, seduto sul letto, utilizzando un tono pacato e calmo.
"Questo è quanto? Parla Luke! Dimmi quello che diavolo ti passa per la testa." sbottai.
E davvero, ci stavo davvero provando, ma non riuscivo a contenermi.
"Cosa avrei dovuto dire? Cosa ti aspettavi che io facessi? Che dicessi che, si, eravamo una coppietta felice in villeggiatura nel bel mezzo del nulla?"
I toni, dovevo abbassare i toni.
"Non lo so neanche io quello che mi aspettavo da te." si alzò per fronteggiarmi stavolta.
Aspettai che continuasse ma non sembrava intenzionato a farlo.
"Allora che devo fare? Leggerti nel pensiero? Non ti posso accontentare se non so neanche cosa ti aspetti. E sai cosa c'è? Non voglio neanche farlo."
Volevo solo sprofondare. Non ero stata capace di mantenere la calma e avere una normalissima conversazione con lui. 
Ma un'altra cosa di cui non ero mai stata capace era rimangiarmi le parole, tornare sui miei passi.
Passarono svariati minuti di silenzio, in cui valutai tutte le possibili opzioni per mandare avanti quel discorso.
"Ti sto solo chiedendo di parlarmi. Troviamo questo dannatissimo problema."
Ancora silenzio. Si era solo allontanato.
Decisi che quello era abbastanza, così mi voltai e mi avvicinai alla porta.
Tutto quello che volevo, però, era solo essere fermata.
"Aspetta." sentii la sua voce.
E in quel momento non lo sapevo quello che stava succedendo. Sapevo solo che lo stavo baciando e tutto era così bello. Desiderai solo averlo fatto prima, molto prima.
Allora era quello che si provava quando si metteva l'orgoglio da parte, quando si ascoltava solo il cuore. Ci si sentiva al posto giusto.
Luke stava ricambiando e non ero sicura che lo avrebbe fatto. Allora anche lui lo aspettava, quel bacio, quel contatto?
Perché non lo aveva semplicemente fatto lui?
Quando ci separammo però, il momento magico era finito. Eravamo solo vicini e ci guardavamo. 
Cosa avrei dovuto dire in una situazione del genere? Che mi dispiaceva? Che era stato magnifico?
"I-io me ne vado." balbettai.
Abbassò lo sguardo e mi liberò dalla sua presa. Anche io feci scivolare le mani dal suo petto e mi allontanai.
Questa volta non volevo essere fermata. Volevo avere del tempo per stare sola e pensare.
Sulla porta della mia camera, mi guardai alle spalle e lui era lì, appoggiato allo stipite. Fece un cenno di saluto con la mano e non potei fare a meno di abbozzare un sorriso, prima di entrare.
La stanza era vuota e ne ero felice. Non avevo avuto il tempo di pensare a cosa dire a Isabelle. In realtà, non avevo deciso se parlargliene. 
"Cazzo." mi dissi, incapace di trovare qualcosa di più sensato.

"Ho baciato Luke.
Volevo dirlo tutto d'un fiato e senza perdermi in convenevoli.
Che faccio, mamma?"




ANGOLO AUTRICE
Eccomi qui con un nuovo capitolo in cui, beh si, succede qualcosa! Finalmente.
Non voglio dilungarmi perché non so granché che dire. Personalmente, sono soddisfatta, ma il giudizio sta a voi! Fatemi sapere.
Ringrazio chiunque ha messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate, chi legge e chi recensisce. Mi fa davvero tanto tanto piacere sapere i vostri pareri.
Alla prossima.
Un bacione,
Anaslover
  
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