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Autore: KayZ667    13/08/2014    2 recensioni
"Tutto era incominciato da quello sguardo,da quel sorriso,dovevo e volevo conoscerla!"
La storia d'amore tra Callie Torres e Arizona Robbins:interpretato dal punto di vista di entrambe:
paure,incertezze,insicurezze,passione,desiderio,amore è quello che vi aspetta!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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PREMESSA:
 
 
 
 
Scusate per questo ritardo, ma spero che ne valga la pena e che vi piaccia. 
Fatemi sapere in tanti che ne pensate, perché a questo capitolo ci tengo parecchio e mi piacerebbe sapere che ne pensate della storia in generale. 
Mi spronerebbe a continuare. 
Spero anche che i dialoghi nel contesto non siano troppo banali.
Buona lettura!  
 
 
 
 
 
CALLIE:
 
 
 
 
Ricordavo già, quella sensazione dentro di me...di vuoto. 
E quella scena mi aveva fatto riaffiorire ricordi;
Gli stessi che avevo provato quella volta di due anni fa...nel parcheggio, quando Erica se ne andò.
Pensavo che non mi sarebbe ricapitato di nuovo, che non mi sarebbe risucesso un altra volta.
Quanto mi sbagliavo...
 
 
"Le circostanze sono diverse" mi ripetei, infondo,se ne era andata via per un emergenza. 
 
 
Però, avrei tanto voluto sapere che cosa avesse pensato;
prima che se ne andasse via,alla mia domanda,mentre in quel momento ci stavamo fissando. 
Se era un SI!...o se era un NO!
 
 
Forse in fondo non l'ho volevo sapere veramente! 
Non oggi almeno! ero già troppo devastata. 
Una cosa,però,la sapevo.
Avevo bisogno dell'unica persona che mi avrebbe aiutato e consolato:
Mark, il mio migliore amico.
Andai a cercarlo.
 
 
 
...
 
 
 
 
Feci una lunga chiacchierata con Mark,li raccontai cosa mi era successo e mi sfogai.
Li raccontai tutto per filo e per segno e li spiegai come mi ero sentita...
Ferita!
Per fortuna lui era lì, ad ascoltarmi...ascoltarmi veramente però!:
Non era una di quelle persone che per consolarti ti ascoltano e ti dicono solamente la solita frase già fatta: "So come ti senti,ti capisco!..."
Lui era un tipo che si annoiava facilmente, ma quando si trattava di ascoltarmi, lui era sempre lì, al mio fianco...e quando mi ascoltava non si annoiava mai con le mie stupide paure, lamentele o paranoie che avrebbero annoiato chiunque...ma bensì mi consigliava ed era anche per questo che li volevo bene...e mi fidavo.
Sapeva darmi ottimi consigli...su tutto poi!
Perfino su una ricetta francese,il "Coq Au Vin"...
Delizioso! 
All'inizio ero scettica nel suo sapore, ma poi...quando me lo fece assaggiare cambiai subito idea.
Era così buono che adesso è diventato uno dei miei piatti preferiti. 
 
 
 
...
 
 
 
 
Gli raccontai quello che mi era successo e cosa avevo provato. 
Lui mi aveva fatto aprire gli occhi su Arizona:
"Lei non ti merita..dimenticatela, starai meglio!" mi aveva detto per consolarmi.
Iniziai a crederci anch'io...ma non era facile convicersi, infondo Arizona era per me la persona che mi aveva fatto ribattere il cuore e aveva riacceso in me emozioni che pensavo non aver più.
Non era facile dimenticarsela, ormai era entrata nello strato più profondo del mio cuore e lì rimaneva.
Fare l'indifferente o dimenticarla non avrebbe portato a nulla.
Non avrebbe funzionato!
Lei era speciale per me!
 
 
E poi, sono una di quelle persone che non rinuncia al primo ostacolo o che lascia stare alla prima difficoltà che avviene.
Sapevo perfettamente, che non mi aveva detto ancora 'NO', o...
'FORSE...ma non mi aveva detto neanche 'SI'!...
In realtà non mi aveva dato nessuna risposta o non aveva fatto niente per farmene intuire una... da sola!.
 
 
Volevo una risposta!
 
 
Perciò avevo deciso che le avrei parlato, perché sono anche una di quelle persone che le piace dire le cose in faccia, chiare e tonde.
L'avrei affrontata, dicendole come mi aveva fatto sentire. 
Dopo di che se affrontandola, mi avesse detto di no, io avrei rispettato la sua decisione! 
Lasciandola stare...ma consapevole che:"Lei non mi merita"
 
 
Sinceramente con tutto il cuore non volevo che mi dicesse di no!;
Perché mi piaceva davvero e ci sarebbero state tante altre cose di lei che avrei tanto voluto conoscere:
Per esempio il significato del suo nome, 
o il suo colore preferito, 
il suo film preferito...
 
 
Non so come sarebbe potuta essere la nostra vita, nei futuri giorni se lei mi avesse detto davvero di no, penso che mi sarei nasconta da qualche parte nell'ospedale per non incontrarla, tanto l'ospedale era grande, avrei potuto vivere la mia vita a lavoro nascondendomi da lei... insomma, con tutta sincerità!;
Come avrei affrontato i nostri sguardi incrociati pieni d'imbarazzo? o i saluti forzati, le conversazioni vuote piene d'imbarazzo anche quelle, per non sapere cosa dire?
Come avrei affrontato il lavorare insieme o stare a fianco a lei...cosi...come se non fosse successo niente o non c'era stato niente.?
'Molto meglio nascondersi' pensai
Non era quello che avrei voluto o immaginato con lei... in futuro.
Ma sapevo anche che eravamo troppo poco per essere soltanto "amiche"
 
 
Perché per me c'era qualcosa, provavo un sentimento profondo nei suoi confronti...l'amavo.
E non c'è l'avrei fatta a nasconderle questo sentimento.
Quindi speravo in un 'SI' con tutto il mio cuore.
 
 
 
...
 
 
 
 
"Grazie Mark!, mi hai fatto capire tante cose!" li dissi abbracciandolo forte.
Pur essendo un omacione muscoloso, quando dava gli abbracci era morbidissimo, e mi trasmetteva protezione. 
"Quando hai bisogno io sono qui!" mi disse in tono rassicurante. 
"Ora però lasciami andare a lavorare, sono tre quarti d'ora che mi tieni rinchiuso con te, l'ospedale finirà per appendere i volantini con scritto: 
"Cercasi Dott. Mark Sloan disperatamente:
Scomparso Dott. Mark Sloan!".
 
 
Quella battuta, mi fece sorridere...
Non mi sentivo più cosi triste.
 
 
"In bocca al lupo per l'operazione importante di oggi!" li dissi subito dopo.
"Ah! allora te lo sei ricordato?, credevo te lo fossi dimenticato...assisterai?" mi chiese.
"Certo" li dissi convinta, gli e lo dovevo poi, dopo circa un'ora di tortura che li avevo affitto con le mie lamentele. 
"E poi almeno mi aiuterà a distrarmi dal pensare continuamente a lei per un paio d'ore" ammisi a voce alta.
"Comunque assisteremo tutti alla tua operazione Mark, come supporto morale" aggiunsi, mentre lo accompagnavo nella sala operatoria dove a breve, avrebbe operato.
"Assi?...davvero?...e che tu sai, ci sarà anche Lexie?"mi chiese un po' ansioso.
"Non so dirti amico, ma sappi che ho chiesto a Cristina di Lexie... e se riusciva a combinarvi qualcosa" li dissi.
"Grazie Callie..." mi disse. 
"Ora non pensare a lei, non puoi permetterti nessuna distrazione,in questo momento e pensare a Lexie 'è una distrazione'.
Concentrati sull'operazione!"
li dissi abbastanza duramente consiliandolo, assumendo però un tono più professionale e lavorativo che da migliore amica...
"Quando ti capiterà più un operazione di questo genere?, stiamo parlando di un intera ricostruzione facciale a un volto lacerato dalle fiamme!" li dissi cercando di farlo concentrare.
"Se tu riuscirai a compiere questa operazione con successo, Mark... ti aspetterà un grande futuro! diventerai uno dei migliori chirurghi di Seattle!" ammisi convinta e decisa.
"Lo sono già tesoro!" mi disse più deciso di me.
"Ahaha...ok al lavoro adesso! io sarò là a guardarti" li dissi indicando con il dito la sedia su cui mi sarei seduta, cioè la sedia al centro che aveva un ottima visuale di tutta la stanza.
Mark, prima di entrare fece tre respiri profondi e poi si avviò al di là delle due porte che lo dividevano dalla sala operatoria.
Anche se ci scherzava su, io lo conoscevo abbastanza bene da poter dire che era molto teso e nervoso per l'operazione...anche se non lo dava a vedere.
Ma ero sicurissima e fiduciosa per un operazione senza complicazioni gravi.
Credevo in lui e nel suo talento. 
Era un bravo chirurgo.
 
 
 
...
 
 
 
 
Guardai l'orologio...erano le 14:35, Mark aveva appena terminato l'operazione, era andato tutto bene, come previsto. 
Nessuna complicazione, il paziente era stabile.
Mark e i vari responsabili, da prassi, avrebbero fatto poi ulteriori accertamenti dopo il suo risveglio, ma per ora stava bene!.
 
 
"Sei stato eccellente!"mi complimentai con il mio migliore amico.
"Grazie!" 
"Ah...e Lexie non faceva altro che guardarti tutto il tempo" gli dissi. 
"Davvero?!" mi chiese.
"Si...coraggio va a parlarle" li dissi nel mentre, ma lui si era già avviato, come se avessi parlato a vuoto!
 
 
 
...
 
 
 
 
Avevo finito il mio turno ormai da più di mezz'ora quel giorno, apparte l'operazione di Mark che mi trattene nell' ospedale, non avevo altro motivo per restare.
La mia giornata di lavoro era finita:
non avevo ne visite ne operazioni importanti in programma da fare, quindi decisi di andare a casa per riposare un pó e se avessero avuto bisogno di me, c'era il cerca-persone.
Mi incamminai per lo spogliatoio, dell'ospedale dove riponevo tutti i miei oggetti personali nell mio armadietto e dove mettevo anche il mio camice da lavoro appena ultimato. 
 
 
Tra me e lo spogliatoio, mancavano circa dieci metri, quando una porta alla mia destra si aprì e un braccio mi trascinò all'interno di quella stanza.
Quella stanza era una delle tante altre dell'ospedale che venivano utillizzate dai dottori del Seattle per permetterli di riposare un pó quando erano di guardia. 
Erano comode e utili, quando servivano.
Ma non tutti le utilizzavano solo per dormire...in verità!
 
 
-Diciamo che...sono utili anche per altri scopi,che non starò ad elencare,
ma sicuramente voi lettori intelligenti come siete avrete letto sotto le righe:
____________
SVELTINA
...-
 
 
Improvvisamente fui scaraventata ad un lato della parete di quella stanza...
Era lei.
 
 
"Arizona?"dissi un pó sconvolta per la situazione, feci gli occhi perplessi.
"Ma che succ..." aggiunsi dopo, ma non feci in tempo a finire la frase, che lei mi zittii mettendomi dolcemente un dito sopra le mie labbra...
"Shh" mi fece.
Ci guardammo intensamente negli occhi, sapevo cosa stava per succedere e ancora non ci credevo. 
Poi lei con la delicatezza più assoluta, posò le sue labbra sulle mie, baciandomi.
Chiusi gli occhi per assaporarmi quel momento,e dentro di me sentii le farfalle che risalivano sul mio stomaco e il battito del mio cuore più accelerato...
Quel contatto con lei, fu meraviglioso e inaspettato. 
Era tutto perfetto, lei era perfetta...potevo sentire il suo odore da vicino, odorava di pesca e vaniglia, le due fraganze che più adoro.
 
 
Ci staccamo leggermente, giusto il tempo per poter dire qualche parolina dolce:
"Era da tanto che volevo baciarti" mi disse nel tono più dolce che avessi mai sentito. 
"Ottimo modo per farti perdonare dopo stamattina!" le dissi.
Fece una mezza risata: "Zitta e...baciami!" mi rispose.
 
 
Ne volevamo ancora.
 
 
Il nostro bacio così delicato, si trasformò in un bacio più passionale...ci baciavamo con più voglia...più intensamente, dandomi poco tempo per poter prendere fiato e per poter respirare, facendomi ansimare profondamente...
 
 
Volevo più contatto, di quanto non lo fosse già, così con le mie braccia la presi,facendola avvicinare di più e anche sapendo che così non si sarebbe scansata,perché la tenevo stretta non permettendole di allontanarsi da me...
le mie mani ad ogni breve respiro le feci scivolare delicatamente sul suo corpo ,sempre più giù...fino ad arrivare al suo fondo schiena perfetto.
Mentre lei invece con la sua mano sinistra mi teneva la testa per poter avere più avvicinanza...e la sua mano destra la fece scivolare fino al mio addome...alzando la mia maglietta (che avevo sotto al camice) di poco, quanto basta per permettere alla sua mano di poter entrare a contatto con la mia pelle.
A quel gesto, sentii subito dei brividi al basso ventre, che non sentivo e provavo da tanto tempo. 
Era una sensazione unica.
Era piacevole poter sentire la sua mano calda a contatto con la mia pelle, che dentro la mia maglietta trasaliva, fino al mio seno...
Era così delicato e perfetto ogni suo gesto. Mi accarezzava così piano e delicatamente che ero in estasi...
Avevo i brividi di piacere e quasi gemetti.
Eravamo travolte dalla passione che  provavamo l'una per l'altra e la voglia che avevamo l'una per l'altra. 
 
 
Continuammo a baciarci senza dire niente, perché quel momento era perfetto così! 
 
 
Improvvisamente la porta dalla quale entrai si aprì velocemente di scatto.
"Oh mio dio!...scusate!" sentii una voce interromperci, fummo costrette a distaccarci...
"Teddy, ciao...mi stavi...cercando?!" disse, rivolgendosi alla persona che era sulla soglia della porta, ancora sconvolta e imbarazzata allo stesso tempo per l'accaduto. 
"Emm..SI!" disse schiarendosi la voce:
"Ho saputo dell' operazione d'emergenza che hai avuto stamattina e ho ipotizzato che non avessi ancora pranzato
...mi chiedevo se...volevi pranzare con me..?" disse rivolgendo lo sguardo verso di me,mentre mi risistemavo la maglietta e i capelli arrufati, cercando di rendermi presentabile. 
"Gentile del pensiero, ho avuto una mattinata caotica e in effetti non ho ancora pranzato...arrivo...mi daresti solo altri cinque minuti?" disse Arizona. 
"Si certo,...Callie...ti unisci a noi?" mi chiese Teddy. 
 
 
Non avevo nulla contro Teddy era un chirurgo e una persona fantastica forse con la parlatina un po' troppo facile quando si trovava di fronte a un pó troppi bicchieri di scotch, ma apparte questo era simpatica...!
Era solo che...in quel momento non la sopportavo tanto, per il semplice fatto che mi aveva interrotto con Arizona. 
Quindi anche se l'idea di pranzare con Arizona mi allettava parecchio non c'è l'avrei fatta a mangiare con Teddy: 'l'intrusa-terza in comodo'...
con tutto il bene che le voglio...
Così dissi di no, forse in un tono un pó troppo rude e freddo e gli occhi fulminei.
 
 
"Ok, fate con comodo...! Arizona... ti aspetto in sala pranzo al nostro tavolo di sempre!" disse lei richiudendo la porta e lasciando me e Arizona in privata sede per altri cinque minuti.
 
 
Ci fu un attimo di silenzio e uno sguardo d'intesa intenso negli occhi, ma eravamo felici, era questo che contava di più per me!
Mi sorrideva.
Io le sorridevo.
"È stato..."
"BELLISSIMO!" dissi io completando la sua frase.
"Già! È stato... bellissimo!" ripeté dopo di me.
Scoppiammo a ridere.
"Devo andare" disse, avvicinandosi a me e dandomi un bacio a stampo.
 
 
Non volevo andasse via.
Volevo baciarla ancora, ma più intensamente, volevo vivere quel momento. 
 
 
"Ah!...è SI!" mi disse sorridente.
"Sii?" risposi perplessa stribuzzando gli occhi, non capendo il filo logico di quella frase. 
"SI..,mi va di bere qualcosa uno di questi giorni." mi disse continuando a sorridermi
"Facciamo domani sera...da Joe? aggiunse poi.
Prese una penna dal taschino sinistro del suo camice e poi scrisse sulla mia mano il suo numero di telefono.
Fece un pó il solletico, ma io sorridevo per un altra cosa.
"Chiamami!" mi disse facendomi l'occhiolino e continuando a farmi quel suo sorriso che mi mandava letteralmente in tilt il cervello ogni volta che lo vedevo. 
Chiuse la porta alle sue spalle, e io rimasi lì ancora per qualche secondo, un pó incredula e sbalordita, ma felice...sorrisi da sola,cercando di controllare quell'esplosione di emozioni dentro di me.
 
 
Ero innamorata di Arizona Robbins...e in più...
avevo anche il suo numero! 
"Wow"...
pensai e dissi con gli occhi, ma senza aprir bocca...
 
 
 
 
 
ARIZONA:
 
 
 
...
 
 
 
 
"Che abbiamo?" chiesi abbastanza velocemente,alla guardia medica dell'ambulanza...
volevo essere aggiornata della situazione, senza perdere altro tempo vitale. 
"Kyle Minos. Sette anni. Investito da un suv.
Ha problemi respiratori e cardiaci, li abbiamo dato dell'efedrina per tenere il battito costante, ma ha una ferita profonda sull'addome e delle schegge di vetro vicino alla vena arteriosa principale del cuore"
"Deve essere operato subito!"dissi, mentre spingevo la barella il più velocemente possibile con tutte le forze che avevo.
 
 
Poi sentii...
 
 
"Nooo!...il mio bambino...no.
Kyle!...la mamma è qui...stai tranquillo, andrà tutto bene tesoro!..."
disse la madre urlante disperata a suo figlio.
"Se la caverà?!" mi chiese la signora disperata, crollante sul punto di piangere.
"Faremo il possibile...signora" li dissi cercando di confortarla il più possibile, mentre facevo dei brevi controlli veloci per vedere lo stato cosciente del paziente.
"Qualcuno assisti la signora per favore..."dissi in tono autoritario.
 
 
"Karev!, avvisa l'infermiera di prepararmi subito la sala operatoria 08...fai presto, perché mi assisterai, e avvisa traumatologia, in caso avessimo bisogno di Hunt"
"Si!" mi disse Karev. 
 
 
Ero abbastanza preoccupata per la situazione,mi era difficile essere al 100% delle mie capacità se pensavo a lei e a come l'avevo trattata male involontariamente,ma... dovevo cercare di rimanere il più concentrata possibile per il bene del bambino, e con Karev al mio fianco, sarei stata più sicura!
"Non posso permettermi distrazioni" mi dissi tra me e me. 
 
 
 
 
...
 
 
 
 
 
Per fortuna con le capacità chirurgiche sia mie che di Karev, l'operazione era stata completata ed eseguita con discreto successo,eravamo riusciti a togliere i pezzi di vetro, rischiosi per il cuore, stabilizzandolo. 
Il peggio era stato fatto. 
Il paziente era fuori pericolo. 
 
 
"Vuole che vadi ad avvisare la madre?!" mi chiese Karev, ancora in sala operatoria a ultimare l'operazione. 
"Sono ormai passate cinque ore, è giusto avvisarla, sarà molto preoccupata, prima di quanto non lo fosse già prima." aggiunse. 
"Hai ragione!...ottima idea!
Vado io...tanto abbiamo quasi ultimato e ci tengo ad avvisarla personalmente." dissi al mio collega.
 
-Avevo bisogna di avvisarla personalmente perché ci tenevo.
Avevo bisogno di fare un atto buono.
La giornata per me,non era iniziata delle migliori.
Ma sapevo che il sorriso felice di una donna che aspettava notizie buone delle condizioni del figlio, avrebbe ripagato...tutte quelle amarezze e sconfitte che provavo e sentivo dentro di me. 
La sua faccia felice mi avrebbe dato la forza giusta, di cui avevo bisogno.
Non solo per Callie, ma anche per la mia vita e la mia autostima.
Perché per quanto il mio lavoro il molte delle volte sia ingiusto e crudele, ci sono anche tante altre volte però in cui tutto fila liscio e va tutto bene e quando è così;
Io mi sento bene, felice...soddisfatta.
 
 
Ho aiutato delle persone e ho fatto la differenza, mi sento importante quand'è così. 
 
 
Come oggi ad esempio.
 
 
Perciò avevo bisogno di ricordarmi queste sensazione:
"Che sono brava nel mio lavoro e che io faccio la differenza!"-
 
 
"Chiudi tu?!" aggiunsi fiduciosia.
mi guardò un pó perplesso, come se non credesse nelle sue infinite capacità, che io vedevo in lui.
"Coraggio, c'è la puoi fare! il peggio è passato."
"Mi fido di te!" li dissi incoraggiandalo, guardandolo dritto negli occhi. 
"Va bene, lei vada, ci penso io!" mi disse, questa volta usando un tono più deciso.
 
 
"Karev?"
"Si?" 
"Ormai, ci conosciamo da un pó e... lavoriamo insieme da un pó...dammi del 'TU' perfavore, mi farebbe sentire meno vecchia di quanto non lo sia." li chiesi. 
"D'accordo, allora 'TU' smettila di chiamarmi per cognome" aggiunse, dopo sorridendo.
Sorrisi anchio da sotto la mascherina, anche se non si potè notare.
"Ok 'Alex!'" aggiunsi mentre uscivo dalla sala operatoria soddisfatta e contenta,intenta ad avvisare la povera signora. 
 
 
Appena uscita, la vidi lì: 
seduta in sala-aspetto, ansiosa di ricevere risposte e cercando di controllare a stento le lacrime sui suoi occhi lucidi, e il viso lievemente rosso. 
Accanto a lei c'era un uomo, probabilmente il marito della signora e il padre del bambino che cercava con la sua mano sulla spalla di lei di consolarla per quanto poteva, fingendo e cercando di essere il più forte per entrambi.
Mentre mi avvicinai a loro, lei subito appena mi vide riconoscendomi, si alzò di scatto impiedi,(lui seguendola) venendomi incontro:
"Come sta?" mi chiese subito giustamente, senza giramenti di parole attorno.
Aspettai qualche secondo giusto, per poter elaborare correttamente la frase che avrei pronunciato senza incartamenti di parole:
"L'operazione si è conclusa a buon fine, non ci sono stati gravi complicazioni. Abbiamo dovuto asportare però una piccola parte muscolare del cuore, perché era troppo danneggiata dalle schegge di vetro causate dal forte impatto dell'incidente avvenuto...
ma...per il resto è tutto a posto. 
Kyle...sta bene!" 
conclusi il mio discorso.
Continuando ad avere un contatto diretto con gli occhi dei due genitori,
che mi ascoltarono per filo e per segno. 
 
 
-Non mi sembrava giusto...utilizzare la parola 'Paziente', davanti a loro, ma bensi il nome del loro figlio. 
Perché dietro a 'Paziente' (che è generico), c'è una 'Persona' e quella 'Persona' era un bambino.
Fa bene avvolte ricordarsele queste differenze, soprattutto nel mio lavoro e questo ad 'Alex Karev' non era stato necessario spiegarlielo perché lo aveva capito lui già da se.
Infatti è questo che lo differenzia dagli altri specializzandi e lo aiuterà a diventare un ottimo chirurgo. 
In lui ho visto subito questa scintilla.- 
 
 
"Oh...grazie a dio" disse la povera donna. 
Il suo tono di voce si fece meno esasperato, per dare spazio a quello liberatorio.
"Grazie...grazie, grazie,davvero...per tutto, lei ha salvato mio figlio.
La mia famiglia!" disse la signora.
"La nostra famiglia" aggiunse il padre stringendo tra le braccia la sua amata moglie. 
"La nostra famiglia!" ripeté la moglie con lacrime di gioia.
Presa dall'entusiasmo e felicità della notizia, di quel momento mi abbracciò, come se feci parte anchio della loro famiglia. 
Mi scesero qualche lacrime per furia dell'emozione.
"È il mio lavoro, non ringraziatemi" ammisi, anche se mi faceva piacere. 
Si vedeva che era più sollevata. 
Ed ero contenta per questo.
"Possiamo vederlo?" mi chiese il padre.
"Si certo appena, sarà stabilizzato e monitorato a dovere, vi potrò concedere qualche minuto con lui" dissi, poi andando via per la mia strada.
 
 
 
 
...
 
 
 
 
 
-"Ho fatto del bene oggi!" pensai, "spero che...Callie mi capirà da chirurgo che è!.
Me ne sono andata per un 'emergenza'... infondo.
"Siamo dottori...,lei più di tutte mi dovrebbe capire."
"È il nostro lavoro aiutare le persone."
Pensai e ripensai.
Sapevo di averla trattata male involontariamente...ma io avevo fatto del bene, ed ero felice per questo, avevo aiutato un bambino, stava bene grazie a me.
"È questo che conta!".
 
 
Ripeto,per quanto il mio lavoro possa essere il molte delle volte triste e...crudele e...cupo, ci sono delle giornate poi o... delle persone,che in fondo al tunnel ti fanno vedere la luce.
Come oggi, che ti ricordano che puoi ancora fare del bene.
 
 
È uno dei tanti motivi per cui amo il mio lavoro.
 
 
 
 
...
 
 
 
 
Mi sentivo soddisfatta, tranquilla, felice ed era quello di cui avevo bisogno per poter scordare quello che era successo stamattina con Callie.
L'ambiente si era fatto più calmo, così come il mio umore.
Avvisare quella famiglia mi aveva fatto bene...e mi aveva dato la giusta forza.
 
 
Volevo vederla.
Avevo bisogno di vederla, perché per me lei era la calma dopo la tempesta. 
Quello che non sapevo però, era se lei voleva rivedermi.
 
 
Dovevo farmi perdonare.
E per farlo, dovevo compiere un gesto audace per riconquistarla.
Pensai.
 
 
 
 
...
 
 
 
 
 
Sapevo dove l'avrei trovata, perché quel giorno ci sarebbe stata l'operazione di Mark. 
Tutto l'ospedale non parlava d'altro quel giorno, se non di quello...e sicuramente Callie da brava persona che era e migliore amica di lui, avrebbe assistito di sicuro. 
 
 
Infatti era lì. 
Il mio sesto senso non si sbagliava mai.
 
 
Non le dissi, nulla perché lei non mi vide. Ma ero lì con lei, la guardavo in lontananza e la, fissavo cercando di memorizzare i suoi movimenti;
Provai quella sensazione...la stessa che provai nei miei primi giorni al Seattle Grace.
Infatti mi sembró di essere quasi come ai primi giorni lì al Seattle, quando ancora non mi parlava e io mi nascondevo solo per poter sbirciare i suoi gesti e conoscerla attraverso quelli, o semplicemente lei non era abbastanza concentrata da potermi notare...provavo quella sensazione, di indifferenza. 
Ma nonostante tutto ciò, rimasi li lo stesso a fissarla.
Anche perché se le avessi parlato... non so che cosa avrei potuto dirle per poter iniziare una conversazione con lei:
Cosa avrei potuto dirle?;
Mi dispiace per...?
Scusami se me ne sono andata ma...?
Non era il momento giusto per parlarle! Non volevo rovinarle il resto della giornata più di quanto non le avessi già fatto stamani. 
Lo sapevo che ci era rimasta male. 
Lo percepivo.
Si aspettava una risposta.
Cosa che non li diedi. 
La verità era che io volevo uscire con lei e volevo dirlielo questo. .. ma avevo lo stesso paura di averla ferita troppo.
Mi sentivo combattuta.
Non sapevo davvero che fare.
Per quanto avessi salvato una vita e mi sentivo bene per quello. 
Avevo un lato di me che era triste per Callie, volevo risolvere quella strana situazione. 
 
 
Volevo sfogarmi e restare sola un po' per schiarirmi le idee.
Improvissamente mi venne in mente l'unico metodo che conoscevo per potermi calmare e atenuare i miei sensi di colpa. Schiarirmi le idee...decisi che mi sarei fumata una bella sigaretta.
Io fumavo di rado, ma solo quando ne avevo veramente bisogno:
specialmente quando mi sentivo in colpa o avevo fatto qualcosa di sbagliato...oppure quando sapevo di essere in torto nel marcio più assoluto, ma per testardaggine mi inpuntavo lo stesso per poter aver ragione a tutti costi.
Tutte sensazioni che una bella sigaretta avrebbe eliminato. 
-So che è sbagliato fumare e che fa male, ma ogni cosa nella vita che è sbagliata, è la migliore, la conveniente o è la più buona: prendi esempio il caffe o il cioccolato, le sigarette... 
Tutti ingredienti che se presi eccessivamente fanno male.
Ma in quel momento era il problema minore che più mi importava.-
 
 
Rimasi a fissarla forse per venti o...trenta minuti.
Vidi che erano le 14:30.
Dovevo assolutamente staccare da tutti e da tutto e appartrami un pó da sola a schiarire i pensieri.
Cosi mi decisi che sarei andata nella stanza della guardia-medica. 
Dove lì nessuno, mi avrebbe disturbato.
E...chissà, forse avrei avuto anche la sfacciata fortuna di potermi fumare una o...anche due sigarette, tanto desiderate, di nascosto.
Sapevo che,oltre che pericoloso per la mia salute,fumare in ospedale,era altrettanto rischioso. ma ne sentivo la necessitá per stare a mio agio.
Avevo bisogno di un pó di adrenalina ma non saprei spiegare di preciso il motivo del perché di tutto ciò.- 
 
 
Così, mi incamminai per il corridoio di quel piano, dove mi avrebbe diretto verso la stanza della guardia-medica.
Non ci ero ancora stata in una di quelle stanze lì al Seattle, quindi quando entrai mi sentii un pó estranea, ma il luogo era confortante per quanto vidi. 
Non provai a sedermi o sdraiarmi sul letto alla parete sinistra della stanza per poter testare concretamente ciò che pensai.
Ma il primo impatto che la stanza mi diede , era di serenitá, comoditá e privacy.
Nonostante ciò, per quanto fosse tranquillo mi sentivo ugualmente nervosa e agitata, erano emozioni che non potevo controllare in me.
Camminavo avanti e indietro. 
Maneggiavo quella sigaretta tra le mani quasi come se fosse un giocattolo, facendola ruotare di 360° tra le mie dita, avanti e indietro. 
E l'accendino continuavo ad accenderlo e spegnerlo.
Come un interruttore.
 
 
-Mi ricordo ancora la prima volta che provai a fumare all'età di quattordici anni:
Un disastro! 
non era solo per provare il sapore,ma era anche un esperienza che volevo fare per pretesto, di togliere dalla mia lista di:
"Cose da fare prima di morire" un desiderio.
Ma fui talmente in esperta, in capace e imbranata, che quando mi accesi la sigaretta, l'accesi dalla parte del filtro, e io continuai ad aspirare vuoto, per lo più pezzi di tabacco finiti tra i denti.
E mi ricordo anche che invece del solito e normale odore di sigaretta, sentii odore di plastica-gomma bruciata.
La seconda volta però fu migliore, e riuscii nel mio intento.
Il sapore non mi dispiacque affatto e la sensazione che provai quando aspirai quel fumo e poi lo rilasciai lentamente fu, terapeutico , quasi liberatorio.-
 
 
Continuavo a passeggiare all'interno di quelle quattro pareti, nervosamente intenta a calmarmi.
Pensavo e fissavo il vuoto. 
Dovevo rivedere e parlare con Callie.
Ma come potevo in un ospedale pieno di gente?
Dove tutti sanno di tutto e di tutti? 
Alla gente piace parlare, e a lavoro ho notato che la gente parla davvero un sacco, ma se è qualcosa che non mi interessa, la maggior parte delle volte non ascolto neanche.
Non sono nemmeno veri discorsi quelli che fanno. 
Comunque avevo un disperato bisogno di vederla.
Dovevo parlarle da sola e scusarmi.
Sperando che accettasse le mie scuse.
Non volevo perdere quello che stava nascendo tra noi.
Non ero stata così bene con una persona da molto tempo ormai.
Tutte le mie relazioni non erano mai state serie, ma solo sesso.
Ma con lei era tutto diverso,era tutto un travolgersi di emozioni dentro di me.
Mi piaceva davvero,davvero tanto.
E Callie era l'eccezione alla regola di tutto per me.
 
 
 
 
...
 
 
 
 
 
Poi non so se fu un miraggio per me, perché continuavo a pensare a lei e a parlare di lei a me stessa;
che forse il mio cervello mi giocò brutti scherzi,ma la vidi attraverso le tapparelle leggermente abbassate di una finestra di quella stanza. 
Era lei, che passava per quel corridoio.
Ma non ne ero sicura del tutto. 
 
 
Non so che cosa volessi fare di preciso, ma per la prima volta non pensai alle conseguenze, e agii di scatto. 
Seguendo il mio istinto.
Senza pensarci troppo, buttai di getto sigaretta e accendino nella mia tasca dei pantaloni, per poter avere libero accesso delle mie mani ed aprire così più facilmente la porta. 
Aprii velocemente quella porta e in contemporanea ,con l'altro braccio afferai Callie e la trascinai dentro scaraventandola a un lato della parete, per essere pienanente sicura che se,ne fosse voluta andare via avrebbe dovuto oltrepassare il mio corpo letteralmente.
 
 
-Appena me la ritovai davanti fui certa che non era un miraggio, ma lei era li con me!-
 
Durò il tutto pochi secondi, e quando mi resi conto di quello che era successo sfruttai la situazione. 
Avevo Callie davanti a me a un palmo dalla mia mano,eravamo sole,isolate e nessuno ci avrebbe interrotto.
Quel momento era nostro. 
Si espanse in me anche l'istinto di prenderla e baciarla.
 
 
"Arizona?" a quel suono lieve del mio nome che sentii uscire dalla sua bocca mi fece cedere le ginocchia. 
 
 
-Volevo baciarla perché non sapevo se ci sarebbe stata ancora un'altra possibilità come quella.  
Non sapevo se mi avrebbe voluto rivedere.
E comunque sia,nessuna parola sarebbe stata perfetta da poter dire in quel momento.-
 
 
"Ma che succ..?" cercò lei di continuare a completare la frase, ma fu interotta dal mio gesto;
Posai le mie dita sulle sue labbra per azzittirla nel modo più dolce possibile.
In quel momento non ero molto cosciente, ma ero assalita sempre di più nella voglia più assoluta di...baciarla; 
Così seguii ciò che il mio cuore mi diceva di fare. 
"Shh" le dissi nel tono più dolce che avessi della mia voce,in sottovoce. 
Mi avvicinai a lei più di quanto non lo ero già e mi fu possibile. 
Volevo che capisse che a poco l'avrei baciata. 
Ci fu uno sguardo intenso da parte mia, perché volevo ricordarmi che quel momento fosse reale e non frutto della mia immaginazione.
Poi ci fu quel bacio.
Posai le mie labbra sulle sue.
Quel bacio fu proprio come me lo aspettavo.
Le sue labbra furono proprio come me le aspettavo:
carnose e morbide allo stesso tempo.
Quel bacio leggero e lieve racchiuse per me il sigillo del nostro amore.
Fu magico e bellissimo proprio, perché inaspettato.
Durò qualche secondo, ma bastò a far smettere di battere il mio cuore;
Mi aveva lasciato letteralmente senza respiro per qualche attimo.
Ma in fondo è la sensazione che provi quando sai di aver trovato la persona giusta e di essere innamorata. 
 
 
A fine bacio ci staccamo leggermente, ma rimanendo comunque lo stesso vicine, il movimento fu inpercettibile. 
Era il momento perfetto per dire qualche parolina, ma breve... perché volevo ribaciarla.
 
 
"Era da tanto che volevo baciarti!" le dissi nel tono più dolce che avessi mai sentito uscire dalla mia bocca.
Fu bello dirlielo, volevo che lo sapesse. 
"Ottimo modo per farti perdonare dopo stamattina!" lei mi disse quasi in tono scherzoso. 
Sapevo che mi aveva perdonato ormai.
Sapevo che per farmi perdonare dovevo compiere un gesto audace e sono contenta di averlo fatto.
Altrimenti sarei rimasta nel dubbio per tutta la vita
E questo mi fece stare bene, mi sentii libera e felice.
Mi fece sorridere, infatti feci una mezza risata,
Ma poco importava, volevo solo ribaciarla così mi permisi di dire in tono abbastanza sicuro: 
"Zitta e...baciami!"
 
 
Ne volevamo ancora.
Io la volevo, perché l'ho desiderata per troppo tempo. 
 
 
Così ci baciammo per una seconda volta, e... questa volta fu meraviglioso, più del primo.
Fummo travolte dalla passione del momento.
Dalla felicità di essere uscite di nascosto e di aver rivelato il nostro amore.
Ci volevamo così tanto che ci baciavamo ripetutamente senza neanche prendere un pó di fiato, perché in quel momento non era indispensabile, ma era indispensabile la voglia di continuarci a baciare, quasi come non ci fosse un domani.
Per me era più essenziale lei, che respirare in quel momento. 
Non avevo bisogno d'aria... perché era lei il mio ossigeno.
 
 
La nostra voglia di averci si fece piú pesante, non ci stavamo solo baciando, ma eravamo travolte tutti e due dai nostri istinti, io sapevo solo che non volevo che quel momento finisse quindi tenevo la sua testa il piú vicino possibile a me e continuavo a baciarla perché non volevo smettere,
Volevo assaporarmi quel momento secondo per secondo.
Mi permise di poterla toccare più a fondo. 
Toccai la sua pelle vellutata perfetta, c'era attrazione tra la mia mano e la sua pelle, perché sentii calore puro e anche un pó di elettricità,non saprei spiegare. 
Ero 'eccitata' perché lei con le sue mani afferandomi decise di fare leggeri movimenti, palpeggiandomi ma senza farmi male il mio sedere. 
Mi piaceva sentire le sue mani sul mio corpo. 
Mi sentivo vulnerabile.
Devota a lei e a ogni suo gesto.
 
 
Fu tutto perfetto e meraviglioso finché...
 
 
La porta che dava alla mia sinistra, si aprì di scatto, quasi mi spaventai dal rumore che emise.
"Oh mio dio!...scusate!"
Era Teddy,la mia migliore amica.
"Aveva scelto il momento giusto per entrare" pensai tra me e me un pó infuriata. 
Aveva interotto, quel momento intimo,troppo intimo e perfetto, che ci costrinse a staccarci di scatto, non era un interruzione quello che volevo, 
 
 
-Chissà forse se non ci avesse interotto Teddy a che punto ci saremmo spinte io e Callie, e non era quello che volevo come nostra prima volta;
farla in un stanzino?
Squallido e deprimente.
Lei si meritava meglio.
quindi per quanto fossi infuriata con teddy da una parte la volevo quasi ringraziare.-
 
 
"Teddy, ciao...mi stavi...cercando?!" le chiesi subito, cercando di evitare qualche silenzio imbarazzante, visto che la situazione era già abbastanza imbarazzante per me e per Callie.
Figuriamoci per Teddy che si sarà sentita tremendamente in colpa.
"Emm..SI!" mi disse schiarendosi la voce. La conoscevo abbastanza bene da poter dire che quando si schiariva la voce non era un buon segno,infatti percepivo il suo disagio e imbarazzo.
"Ho saputo dell' operazione d'emergenza che hai avuto stamattina e ho ipotizzato che non avessi ancora pranzato
...mi chiedevo se...volevi pranzare con me..?" mi chiese quasi tutto d'un fiato. 
Era una grande amica, si è preoccupata anche per questo. 
Non potevo dirli di no, mi sentivo in dovere di spiegarli la situazione e poi le avrei voluto raccontare tutto nei minimi dettagli dell'accaduto. 
Perché ero felice. 
Cercavo di tenere la situazione il più meno imbarazzante possibile per tutte:
Soprattutto per Callie,da quando era entrata Teddy avevo paura di guardare la sua impressione.
Guardavo Teddy e i suoi occhi da cerbiatto a disagio, e poi guardai finalmente Callie. Che se non mi sbaglio e non volevo esagerare, mi sembró di vedere una Callie un pó alterarta e infastidita nei confronti di Teddy.
Continuava a preoccuparsi di rendersi presentabile, beh come biasimarla.
 
 
-Non volevo lasciare così Callie;  
Avevo evitato di parlarle per quasi tutte le due ore da dopo l'intervento e quando ci siamo riviste in realtà non avevamo parlato affatto,ma eravamo passate direttamente a baciarci,che era molto meglio e lo preferivo.
Ora però era arrivato il momento di dirle qualcosa.-
 
 
Mi rivolsi a Teddy: 
"Gentile del pensiero, ho avuto una mattinata caotica e in effetti non ho ancora pranzato...arrivo...mi daresti solo altri cinque minuti?".
Cercando di farle intuire che volevo rimanere sola con Callie ancora per un pó. Mentre la guardavo... 
"Si certo,...Callie...ti unisci a noi?" chiese Teddy alla mia Callie. 
 
 
-Non ero per niente infastidita della domanda forse un po inopportuna.
Non sapevo che risposta avrebbe dato, ero molto curiosa.
Ma comunque sia, qualsiasi risposta avrebbe dato mi sarebbe andata bene lo stesso.
Cercai di scrutare i suoi occhi, in cerca di intuire e capire una sua risposta.
Ma il suo bellissimo viso era difficile da scrutare e capire cosa stesse pensando.-
 
 
Poi inaspettatamente,Callie disse di no.
Ma poco importava,perché le avrei parlato in quei cinque minuti che avevo richiesto a Teddy.
Cercai di intuire il motivo perché non volesse venire;
Forse non voleva venire perché era un pó nervosa almeno cosi mi parve.
Non insistetti.
 
 
"Ok, fate con comodo...! Arizona... ti aspetto in sala pranzo al nostro tavolo di sempre!" .
Disse lei,richiudendo la porta e lasciando me e Callie in privata sede per altri cinque minuti.
Aspettavo questo momento e finalmente era arrivato. 
Ero di nuovo a punto a capo. 
Non sapevo cosa dirle.
Speravo iniziasse la conversazione per prima lei, togliendomi il neo dalla mente.
 
 
Ci fu un attimo di silenzio e uno sguardo d'intesa intenso negli occhi, ma si percepiva la felicità nell'aria;
Eravamo felici.
Io parecchio.
Non riuscivo a smetterle di sorridere,era bellissima, e mi sorrideva anche lei,mi faceva piacere.
Poi mi venne in mente qualcosa di sensato da dirle:
"È stato..."
"BELLISSIMO!" disse stavolta completando lei la mia frase.
"Già! È stato... bellissimo!" ripetei dopo di lei.
Scoppiammo a ridere.
"Devo andare" le dissi poi dopo semplicemente.
 
 
Mi resi conto che non c'era nulla da dire,avevamo chiarito tutti gli equivochi creati si stamattina.
Era perfetto così!.
Mi avvicinai a lei, dandole un leggero bacio a stampo,che lei mi permise di darle.
 
 
Stavo per andarmene via,ma poi mi ricordai che mi ero dimenticata di avvisarla di una cosa. 
La cosa più importante.
Quello che stamattina non le ero riuscita a confermare:
"Ah!...è SI!" le dissi sorridendo allussiva.
"Sii?" mi rispose ovviamente in tono perplessa, stribuzzando gli occhi.
(Adoravo quando mi faceva quella buffa faccina,adirabile.)
"SI..,mi va di bere qualcosa uno di questi giorni." le dissi stavolta in tono piú specifico continuando a sorriderle.
"Facciamo domani sera...da Joe? aggiunsi poi.
Presi una penna dal taschino sinistro del mio camice e poi presi la sua mano scrivendole il mio numero di telefono.
"Chiamami!" le dissi poi facendole un occhiolino e sorridendole.
Perché non riuscivo a smettere, ero troppo felice.
Non dissi altro.
Chiusi la porta alle mie spalle e me ne andai,raggiungendo Teddy.
 
 
Mettendo involontariamente le mani in tasca,mi ricordai che avevo ancora l' accendino e la sigaretta. 
Davanti a me...c'era un bidone della spazzatura decisi di buttare quegli oggetti lì dentro.
Perché a me non servivano piú;
Non ne avevo più bisogno.
Callie era la mia nicotina.
 
 
 
 
 
FINE
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
 
 
 
 
 
Grazie ancora a tutti,nessuno escluso.
Spero vi sia piaciuto e che non abbiate trovato troppo volgare la 'scena hot' 
non so voi ma a piace descrivere le scene sempre mantenendo un tono romantico.
Spero di poter riuscire ad aggiornare al piú presto.
Alla prossima:
"Xo Xo Grey's Anatomy"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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