OUR LAST
TEARS
Look at your young men fighting
Look at your women crying
Look at your young men dying
The way they've always done before
Look at the hate we're breeding
Look at the fear we're feeding
Look at the lives we're leading
The way we've always done before?
(Civil
War – Guns ‘n Roses)
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Capitolo 5: Old memories –
The past returns
Hermione tamburellava le dita sul tavolo, e muoveva il piede in continuazione.
Ron continuava a camminare avanti e indietro, le braccia conserte e lo sguardo fisso a terra.
E aspettavano. Non potevano fare altro. Aspettavano che Ginny comparisse con la soluzione ai loro problemi. Senza di lei, non avrebbero mai potuto far molto. E questo li faceva agitare.
Se Ginny fosse tornata a casa tardi? Se non riuscisse a scoprire qualcosa in tempo? Se loro non potessero arrivare in tempo?
E non potevano far altro che aspettare. Con un attesa che li stava devastando e con la consapevolezza che non potevano fare niente… niente… e questa parola li uccideva.
Non poter far niente era la paura più grande che avevano. Non arrivare in tempo. Non riuscire a combinare qualcosa. Essere vinti… come avrebbero potuto continuare?
Ron si fermò di colpo. “Senti io vado a cercarla…”
Hermione scosse stancamente la testa. “No… tu non vai da nessuna parte… non possiamo esporci troppo… e non possiamo mettere nei casini lei… vedrai che arriverà…”
“Non ci credi nemmeno tu…” rispose Ron.
Hermione lo fissò. “E cosa dovrei fare? No, forse non ci credo pienamente… diciamo che ci spero…”
“Con le speranze non si va da nessuna parte Mione… lo sai meglio di me…”
La ragazza abbassò lo sguardo. “Lo so bene…” mormorò “… ma da molto tempo è l’unica cosa che ci rimane…”
Con un rumore sommesso Ginny si materializzò nella stanza. Ron ed Hermione non riuscirono nemmeno a esprimere il loro sollievo…
“Ginny! Oddio… meno male… avanti… hai scoperto qualcosa?”
Ginny sembrava preoccupata. Molto preoccupata, in effetti. Aveva lo sguardo fisso a terra e si torturava le mani…
Annuì meccanicamente senza riflettere troppo.
“Allora?” la esortò Ron.
Lei evitò lo sguardo del fratello. “… non dovreste andare…”
Ron si spazientì. “Senti Ginny piantiamola… è come le altre volte… avanti… dici tutto e facciamola finita…”
Ginny si impose di guardare il fratello. E Ron non potè fare a meno di pensare come fossero incredibilmente tristi i suoi occhi.
La ragazza sospirò. “Parigi… zona Montmartre… tra un’ora esatta…”
Ron strabuzzò gli occhi. Che diavolo era la zona Montmartre?
Hermione sembrò leggere lo stupore negli occhi del ragazzo, perché intervenne subito. “Non mi spiego la scelta di questa zona… avrebbero potuto scegliere altri posti… Parigi è grande… ed è piena di gente…”
“Non c’è un motivo particolare. Anche questa zona è frequentata… c’è una chiesa, mi pare, molto famosa… e poi non è una gran bella zona… anzi… si insomma… non sarà difficile per loro raggiungerla e non farsi notare troppo…”
Ron guardò la sorella. “Un giorno me lo dirai vero? Come fai a sapere tutte queste cose…”
La ragazza si limitò ad alzare le spalle e a fare un sorrisetto tirato. Si vedeva lontano un miglio che sorridere, era l’ultima cosa che aveva voglia di fare.
Ron tornò a guardare Hermione. “Beh… andiamo… dobbiamo avvertire gli altri, non abbiamo molto tempo…”
Hermione annuì, ma prima di poter dire qualcosa Ginny riprese a parlare… ancora più preoccupata di prima, se possibile…
“Io… non ho detto tutto.” Ron la guardò e lei proseguì titubante. “si… cioè… molto… molto probabilmente… si, di sicuro insomma… ci sarà anche Lucius Malfoy…” Ginny chiuse gli occhi quasi d’istinto. Sapendo fin troppo bene cosa, quel nome, riportava nelle loro menti…
Hermione fece un passo indietro con gli occhi sbarrati, mentre Ron serrò forte i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
La mente del ragazzo iniziò a svuotarsi. Tutto divenne bianco… e lui tornò a quel giorno…a quelle parole… e tutto era bianco… e la morte era bianca… di nuovo…
“Ma che piacere rivederla signor Potter… peccato… peccato
che presto ci lascerà…”
Harry strinse forte la bacchetta e lo guardò con disprezzo. Quello… era uno dei tanti che avevano causato la morte di Silente. La sua mente ricevette l’unico impulso di ucciderlo. Ucciderlo con le sue stesse mani. E fargliela pagare, per tutto quello che aveva fatto. Per tutto quello che gli altri facevano… doveva pagare… doveva morire… e voleva essere lui ad ucciderlo…
“Qui l’unico che lascerà questo mondo sarai tu…”
L’uomo scoppiò in una fastidiosa risata. “Oh io non credo proprio mio giovane Potter… perché quando il Mio Signore avrà finito con te, resteranno solo i tuoi stupidi occhiali…”
Harry fece un passo avanti, ma Malfoy gli puntò la bacchetta addosso.
L’uomo riprese a parlare. “Mi raccomando, Potter… salutami i tuoi genitori e il signor Black, quando sarai arrivato all’inferno…”
Quando sarai arrivato all’inferno…
quando sarai all’inferno…
sarai all’inferno…
all’inferno…
inferno…
Inferno.
“Ron!”
Il ragazzo trasalì e
guardò acanto a sé. Hermione gli aveva appoggiato una mano sulla spalla e lo
fissava preoccupata.
Inferno. Come un flash
quella parola gli attraversò, nuovamente, la mente.
“Herm… abbiamo aspettato
sei anni… sei lunghi anni… facciamola finita… andiamo a prendere quel pezzo di
merda…”
Hermione annuì decisa, e
senza aspettare oltre si smaterializzarono.
Ginny rimase lì. In cucina. Da sola. Con gli occhi fissi nel punto in cui pochi attimi prima c’erano suo fratello e la sua migliore amica.
Sentì lo stomaco precipitare. E il cuore farsi piccolo piccolo. Mentre gli occhi si stavano riempiendo di lacrime.
Tirò un profondo respiro e si smaterializzò, per ricomparire qualche attimo più tardi nel salotto di casa sua.
Vicino al caminetto vi era qualcuno. Lì, in piedi. E le dava le spalle. Ma sapeva bene che era arrivata, che era tornata. Non si voltò. Continuò a fissare il camino davanti a sé, mentre il suo volto assumeva una lieve maschera di preoccupazione.
Ginny non si mosse. Si limitò a fissare le sue spalle. Senti il suo cuore mancare un battito, per poi riprendere a pulsare a ritmo sostenuto.
Spostò il suo sguardo sul pavimento. Non che fosse particolarmente interessante, ma almeno non dava emozioni. E senza neanche accorgersi la sua bocca si mosse, e udì quella che doveva essere la sua voce, anche se non la riconobbe come tale.
E nelle orecchie Ginny sentì solo il suono della sua stessa voce che pronunciava due piccole parole: “Mi dispiace…”
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Someone
told me love will all save us.
But how can that be, look what love gave us.
A world full of killing, and blood-spilling
That world never came.
And they
say that a hero can save us.
Im not gonna stand here and wait.
I'll hold onto the wings of the eagles.
(Hero - Chad
Kroeger faet. Josey Scott)
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Non aveva mai pensato che la morte fosse bianca. Non aveva mai pensato seriamente alla morte.
La riteneva lontana. Da classico bambino undicenne non si era mai posto il problema. Da bravo ragazzo invece sì. Perché lui la morte l’aveva vista. La morte lo era venuto a prendere. E lui le era sfuggito, con l’unico proposito di vendicarsi. E l’avrebbe fatto.
Per sei anni aveva svolto il suo lavoro al meglio. E niente sarebbe cambiato. La morte poteva anche tornare… ma non se ne sarebbe andato da solo. Avrebbe prima ucciso tutti i responsabili di quella situazione. Li avrebbe tolti uno per uno sulla faccia della terra. Non importava come. Non importava quando. Ma lo avrebbe fatto.
E sapeva di potercela fare… perché Hermione era con lui. E se la donna che amava era con lui, allora niente e nessuno avrebbe intralciato il loro cammino…
Niente e nessuno…
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Stavano girando per quelle
vie da almeno dieci minuti, eppure non avevano ancora trovato niente…
Non facevano che camminare
avanti e indietro… aspettando… aspettando… aspettando…
“Ne ho pieni i coglioni di
continuare a girare come un povero pirla!” sbottò Ron.
Hermione alzò le spalle,
continuando a far scorrere i suoi occhi sui passanti. “Lo so bene anch’io… ma
non possiamo saltare fuori, gridare ‘tutti fermi’ e vedere chi si muove per
primo…”
“Si, ma anche giocare al
gatto e il topo non mi sembra una cosa molto intelligente…”
“Intelligente forse no… ma
è l’unica cosa che possiamo fare adesso…”
Ron sbuffò. Non era corso
a Parigi armato di tutto punto, per poi lasciarsi sfuggire quei bastardi.
Quel bastardo…
Si appoggiò alla parete di
un palazzo, quando improvvisamente sentì la strada sotto di lui tremare. Come
un terremoto. E poi sentì un grande boato, proveniente poco distante da lì a
giudicare dal rumore.
Non capì come, ma le sue
gambe iniziarono a muoversi da sole. Iniziò a correre. Un passo dietro di lui
c’era Hermione.
Sentì il bip bip del suo orologio. Qualcuno della zona colpita aveva
dato l’allarme.
Bella roba ‘sti affari… come se uno non se ne accorgesse
da solo, con tutto sto casino… no… loro
ti fanno pure presente che devi muore il culo…
Arrivarono sul luogo
dell’esplosione in breve tempo. Ron si guardò intorno. Un fumo denso e nero
oscurava la vista a tutta la zona. Sentiva soltanto delle persone urlare,
probabilmente ferite, o semplicemente spaventate da tutto quello a cui avevano
appena assistito.
Si voltò verso Hermione,
ancora dietro di lui. “Herm! Fai qualcosa per questo fumo… io vado avanti…” e
corse via. Se si fosse fermato qualche istante di più avrebbe potuto sentire la
voce preoccupata di Hermione mormorargli “Stai attento”…
Continuò a correre. Non
sapeva dove stava andando. Più che altro cercava di raggiungere le urla di
disperazione che sentiva.
Si fermò all’improvviso.
Il fumo stava sparendo leggermente. Hermione doveva aver fatto un incantesimo.
Strinse ancora più forte la sua bacchetta. Adesso che la visibilità aumentava,
aumentava anche il rischio di essere attaccato…
… ma anche di attaccare…
E Ron non aspettava altro.
Si voltò leggermente a destra e strinse gli occhi per riuscire a mettere a
fuoco bene.
“Eccoli!”
Davanti a lui un gruppo di
tre ex Mangiamorte erano fronteggiati da
Sophie Birke… e la ragazza sembrava parecchio in difficoltà.
Ron si chiese dove fosse
Karl… in generale non abbandonava mai da sola la sorella… eppure non riusciva a
vederlo…
Corse ancora più veloce,
fino ad arrivare a pochi metri da Sophie. Un uomo si voltò verso di lui e Ron
lo schiantò subito. Sophie si girò dalla sua parte e, finalmente, si accorse
della sua presenza. Gli fece un sorriso affrettato, per poi continuare a
combattere contro gli altri Mangiamorte davanti a lei.
Ron si portò di fianco
alla ragazza e l’aiutò a far fronte ai nemici. Che ben presto vennero tutti
spediti a terra.
Sophie si voltò verso Ron
preoccupata. “Hai visto Karl? Era dietro di me… ma adesso non c’è più…” i suoi
occhi iniziarono a vagare per la via, alla ricerca di un qualche movimento
sospetto.
Ron scosse la testa. “Vado
a cercarlo… ci pensi tu con questi?”
Sophie annuì. Punto la
bacchetta verso gli uomini stesi a terra e mormorò “Enferria”. Delle grosse e
pesanti catene si avvolsero alle loro caviglie e ai loro polsi.
Ron si guardò in giro.
Adesso che la visibilità era tornata normale, poteva vedere i danni causati
dall’esplosione. La strada era distrutta e ovunque, a terra, si potevano
scorgere uomini, donne… persino bambini e anziani… tutti morti… morti
semplicemente per essersi trovati nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
Poco distante da lui c’era
un uomo e suo figlio. Ron sentì la rabbia aumentare. Si sentiva fremere. Il
bambino era quasi sicuramente morto a causa di un Avada Kedavra… ma il padre…
il padre era stato chiaramente torturato. E molto probabilmente era stato
sottoposto alla maledizione Cruciatus…
Si obbligò da solo a
distogliere lo sguardo.
Vide arrivare di corsa
Hermione. E anche in mezzo a una battaglia si ritrovò a pensare a quanto era
bella. E a quanto l’amava. E a un mucchio di altre cose, forse banali e
scontate, ma che lo fecero sorridere leggermente…
All’improvviso Ron sentì
un urlo squarciare l’aria. Senza pensarci due volte iniziò a correre di nuovo.
Era l’urlo di una ragazza quello che aveva sentito.
Per un momento il suo
pensiero andò ad Hermione. Ma la sua Hermione non avrebbe mai urlato… la sua
Hermione combatteva. E vinceva. Sempre.
Davanti a lui due
Mangiamorte incappucciati stavano torturando una ragazzina. A giudicare dal suo
volto non doveva avere nemmeno vent’anni.
Avanzò velocemente con la
bacchetta alla mano. Non riuscì a fare che pochi passi che vide Karl arrivare di
corsa e gridare “Expelliarmus”.
Karl vide Ron e gli fece
un cenno con la testa. E Ron capì che lì, se la poteva cavare da solo.
Si stava per voltare
quando una voce alle sue spalle lo fece trasalire. “Sei morto Weasley… getta la
bacchetta e voltati lentamente”
Ron serrò i denti con
forza. Sapeva chi era. Quella voce. Quell’orrenda voce apparteneva solo a una
persona. La persona che lui avrebbe ucciso. Non doveva andare così. Non poteva
finire così. Non avrebbe vinto ancora. Non ancora. Non poteva vincere. Lui
doveva morire. Doveva morire. Perché era a causa di quelli come lui che Silente
era morto. Che Harry era morto… e allora anche lui sarebbe morto.
Si girò, tenendo ben salda
la bacchetta nella sua mano.
Non riuscì nemmeno a
vederlo completamente, che Malfoy gridò “Crucio”.
Ron sentì le ginocchia
molli. E il suo stomaco contorcersi. E il cuore stringersi. Come se qualcuno
l’avesse in mano e volesse romperlo. E non riuscì più a respirare. Sentì che
tutto il suo corpo era schiacciato a terra. Non aveva la forza di alzarsi.
Ma non poteva finire così.
Non doveva finire così. Si era immaginato quel momento tante di quelle volte
che tutto era già pronto. Doveva essere lui, Ron, a gridare “Crucio”… e vedere
quel bastardo a terra… e poi l’avrebbe gridato di nuovo… e ancora… fino a
quando Malfoy non l’avesse pregato di smettere… non poteva finire così… non
poteva finire così…
In un secondo davanti ai
suoi occhi si susseguirono delle immagini… quelle immagini… la morte di
Silente… la risata di Malfoy… la morte di Harry… l’uccisione di Voldemort… la
distruzione di Hogwarts… le lacrime di Hermione… le lacrime di Ginny… le sue
lacrime… Hermione… Hermione… Hermione… Hermione…
E fece tutto in un
istante… con l’immagine di Hermione davanti a sé… alzò la bacchetta, ancora
stretta nella sua mano… e urlò con tutto il fiato che aveva “Avada Kedavra”…
Un tonfo.
E poi di nuovo quelle
immagini.
Hermione… Hermione…
Hermione… la morte di Lucius Malfoy…
Hermione… Hermione…
E il suo sorriso…
Ecco… era così che doveva
finire.
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Capitolo
più lungo del previsto… ^___-
Devo
dire che ne sono abbastanza soddisfatta… si… direi che questo capitolo mi
piace…
Mi
piace molto la fine… con quella serie di immagini che scorrono davanti agli
occhi di Ron… e poi mi piace molto la scena di Ginny che torna a casa e mormora
“Mi dispiace”… si… in effetti è abbastanza importante come scena… ^___- ma non
vi dico di più!
E
così si è scoperto un pochino di più sulla morte di Harry… piano piano ci si
arriva…
Vi
consiglio di leggere questo capitolo ascoltando “Civil War” dei Guns ‘n Roses…
mi ha ispirato molto… e poi è molto bella… e per un’atmosfera di guerra come
questa è perfetta…
Vi
avviso che il prossimo capitolo sarà tenero e romantico… li lascio un po’ in
pace questi poveretti… ^___- Non so dirvi però quando arriverà… sicuramente
settimana prossima, perché non posso nemmeno promettervi che lo scrivero nel
weekend visto che non sarò quasi mai a casa…
Come
sempre grazie a tutti quelli che hanno recensito!! ^______-
Prima
di tutto: grazie Sabry… la prima persona che ha letto questo capitolo
cinque e la prima che mi ha scritto… e
grazie perché a volte mi fai sentire veramente un “genio”…
Pepy: dai sono stata piuttosto
brava… in fondo non è passato tanto tempo dal capitolo 4… anzi! Spero che ti
piaccia comunque ^________-
Dorothea: sono contenta che ti
piaccia… e in effetti si, ribadisco il concetto: questa è una storia drammatica
e triste…
Kamomilla: spero di riuscire a far
evolvere ancora questo rapporto… e poi è proprio così che li voglio: dipendenti
l’uno dall’altra… in effetti hai centrato pienamente il fulcro… è proprio per
questo che la storia va in una certa direzione…
Patty: dai… non ti abbattere!
L’importante è che mi hai scritto… (rifatti con il prossimo capitolo! ^____-)…
per l’idea dei “corrotti” di Ginny? Come procede? Ti dico subito che questo
capitolo ti può aiutare MOLTO…
_Miwako_: Non sai che piacere mi ha
fatto leggere la tua recensione… sei una delle mie autrici di hp preferite… e
poi adoro le tue storie! Grazie mille per i complimenti… e sono contenta di
essere riuscita a emozionarti così tanto da farti versare qualche lacrima (ma
sul serio?)… grazie ancora
Un
saluto anche a Silvia che so che legge questa storia ^_____- e che è la
fans n° 1 della STORY… e chi deve capire ha capito…
Alla
prossima!!