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Autore: Eris_tan    13/08/2014    5 recensioni
Se ci fosse stato altro, prima di Divergent? Se altri avessero cercato di scappare da Chicago? Alexandra è un Erudita e sta per decidere per il resto della sua vita.
***
E' un po' di tempo che avevo quest'idea in testa e mi è sembrata una buona idea metterlo per iscritto. O almeno credo, questa è la mia prima long, in un certo senso. Recensite, vorrei sapere che ne pensate.
Buona lettura!
[STORIA INTERROTTA]
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1

-”Alexandra?”-mia madre dice a mezza voce dietro di me, e io mi giro di scatto.
-“Sì, mamma?”-
-”Buona fortuna”-un mezzo sorriso, e mia madre mi abbraccia di colpo, lasciandomi per un paio di secondi rigida e interdetta. I miei genitori, pur essendo io la loro unica figlia, non mi abbracciano quasi mai. Dev'essere il fatto che non è una cosa che gli Eruditi fanno spesso, distaccati come sono.
Seppure un po' goffamente, ricambio l'abbraccio e poi le sorrido incerta. Voglio uscire presto di casa, almeno potrò raggiungere prima la scuola e finalmente capirci qualcosa. Uscendo sento mia mamma dire qualcosa, ma non capisco quello che ha detto. Sto quasi per rientrare e chiederglielo, ma una voce ben nota alle mie spalle mi precede.
-”Ce la fai, Nightshade?”
-”Miles”-dico girandomi con un sorrisetto-”Non sei credibile quando cerchi di atteggiarti da figo”
-”Ehi, io almeno mi sono applicato!”-dice passandosi una mano nei capelli e scoppiando a ridere-”E' una cosa che potresti provare a fare pure tu”
-“La vuoi piantare?”-dico ridendo tanto da far fatica a formulare una frase comprensibile e dandogli un pugnetto sulla spalla.
-”Sì, sei sicuramente portata per gli Intrepidi”-anche lui sta ridendo sempre più forte.
Miles è il mio migliore amico, è come un fratello per me. Ci siamo sempre stati l'uno per l'altra, o almeno credo. Non ricordo un momento senza di lui al mio fianco. E' bello, anche se in qualche modo mi è faticoso ammetterlo. E' alto, non poco più di me, gli occhi di un castano chiaro tendente all'ambrato e capelli più o meno dello stesso colore. Se non fosse un Erudito, probabilmente a scuola ci sarebbero molte ragazze che gli andrebbero dietro.
Il solo pensiero mi disgusta, mi sento come se volessi picchiare tutte queste pretendenti immaginarie. Scaccio subito il pensiero.
-”Allora, vogliamo andare?”-la voce di Miles mi riporta alla realtà.
-”Uhm, sì. Certo”-mi affretto a ribattere.
Ci mettiamo in cammino verso la scuola, passando accanto alla Recinzione per aggirare il traffico interno.
-”Quale credi sarà il tuo risultato?”-mi chiede Miles all'improvviso.
Si riferisce al test attitudinale di oggi.
“Eruditi, credo”-poi ci ripenso-”Non sono sicura a riguardo. Tu?”
Lui fa spallucce-”Erudito, o almeno ci spero”
A differenza mia, Miles è davvero perfetto qui. Ha un pensiero razionale, moderato, analizza le informazioni ricevute con rapidità ed ha ottimi risultati a scuola. Certe volte, mi piacerebbe essere come lui.

-”Sì, molto probabilmente sarà così”-dico più a me stessa che a lui. Almeno per quanto riguarda te, questo però ho il buon senso di non dirlo.
Miles mi chiede qualcosa, ma io non gli presto attenzione.
I miei occhi ora sono rivolti alla Recinzione. Ci sono due Intrepidi che litigano, lassù in cima, e stanno facendo un mucchio di chiasso.
-”Alex, ci sei?” Non mi ero accorta di essere rimasta ferma a fissare la Recinzione, di nuovo.
-”Ancora questa storia della Recinzione?”-adesso è irritato.
-”Oh, andiamo. Non mi dirai che non ti interessa minimamente sapere cosa c'è oltre.”-
Io e Miles non abbiamo mai litigato tanto in genere, ma quelle poche volte in cui ci è capitato, di solito riguardava me. Quando parlavo troppo e rischiavo di finire nei guai, quando dicevo qualcosa di sconveniente per un'Erudita e, soprattutto, quando parlavo della Recinzione. Non ci è concesso sapere cosa c'è dopo, a nessuno di noi. Credo che nemmeno gli Intrepidi che ci fanno la guarda lo sappiano.
-”Non mi interessa e basta”-dice Miles, con una punta di insicurezza nella voce, per poi riprendere a camminare spedito e passandomi davanti, così che sono costretta a corrergli dietro per mantenere il passo-”E non dovrebbe interessare nemmeno a te. Ho perso il conto di tutte le volte in cui ti ho coperto le spalle quando stavi per uscirtene con una delle tue”.
Ora sono arrabbiata. Vorrei urlarlo, farlo sentire furioso come mi sento io. Invece non dico nulla. In fondo, per quanto mi costi ammetterlo, so che ha ragione, quindi mi limito a camminare e spingere giù le parole taglienti che lottano per uscire. Continuiamo senza parlare per qualche minuto, finchè lui non rompe il silenzio.
-”Senti, mi spiace di avere sempre questo atteggiamento da fratello maggiore iperprotettivo quando ti parlo. Il fatto è che sono preoccupato per te...”
-”Non dovresti”
-”Alex, quello che non capisci è che qui non sono tolleranti con i casi particolari. O ti adatti o...di sicuro non farai una bella fine”
-”Vivere una vita a metà vale la pena del fare una bella fine, quindi?”
Abbiamo continuato a camminare.

-“Alexandra Nightshade!”
Quasi senza rendermene conto, ho già raggiunto la stanza dove si svolgerà il test.
-”Io sono Adam”-mi dice un uomo di mezza età dall'aria gioviale, un Pacifico dallo sguardo gentile e i capelli brizzolati-”Sono qui per il tuo test”
-”Buongiorno, Adam”-dico con un mezzo sorriso.
-”Tutto quello che devi fare è sederti qui. Ecco, così. E devi bere questo”-dice accomodante, porgendomi un bicchiere riempito a metà da un liquido di un azzurro innaturalmente brillante, quasi fluorescente-”Tutto d'un fiato”
Lancio uno sguardo diffidente al bicchiere. Cosa sto per bere? Quel colore non mi convince.
-”Mi spiace dirti che non ho tutto il giorno” Mi decido, e butto giù il bicchiere. Un forte senso di stordimento prende il possesso di me e mi ritrovo a incespicare nel buio, chiedendomi come ho fatto a farmi ingannare tanto facilmente. E se non uscissi più da questo posto? Per quanto andrà avanti ancora questo brancolare nell'oscurità più totale? Non riesco a vedere nulla e a lungo andare finirò per inciampare da qualche parte. Di sicuro non era così che volevo passare la giornata... Una lampada al neon si accende rapidamente sopra la mia testa e la luce violenta sembra accecarmi. Davanti a me ci sono tre piattaforme: sulla prima, noto con orrore, c'è un fucile. Sulla seconda c'è un cesto pieno di cibo. La terza è vuota, e ha un un pulsante rosso al centro.
-”Ora devi scegliere”-dice una voce femminile, da qualche parte nella stanza.
-”Scegliere cosa?”
-”Scegli”-sembra quasi che la voce si diverta a prendermi in giro, anzi, è sicuramente così.
-“Almeno fatti vedere!”-urlo rivolta alla lampada, che per ora è l'unico punto della stanza che riesco ad associare a questa voce che sembra essere ovunque. -”Scegli”-dice la voce per l'ultima volta, poi il collegamento si interrompe. Ora il silenzio è talmente profondo che mi sembra più assordante di una folla che grida. Torno a rivolgere il capo verso le piattaforme e afferro il cesto senza pensarci. E' in quel momento che sento dei passi zoppicanti dietro di me.

 

Angolo dell'autrice:

Buonsalve! 
Allora, dopo secoli di inattività ho deciso di uscire dal mio buco e rifilarvi questa long.
Ci tengo a precisare che è, come ho già detto nell'introduzione, un prequel di Divergent, quindi ho pensato di cambiare alcune cose nel sistema di Chicago (Il test, il fatto che la sicurezza è meno rigida che durante la trilogia della Roth, eccetera).
E' la prima volta che scrivo in questo forum, spero di non fare una schifezza. 
Per favore, recensite. Anche per dire che scrivo da cani e dovrei ritirarmi, ma fatemi sapere che ne pensate, pls. 

  
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