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Autore: Nihal07    13/08/2014    1 recensioni
Dopo continui attacchi a villaggi vicini, il Team Kakashi è costretto ad indagare e soccorrere gli eventuali superstiti. Qui Kakashi incontra una ragazza. Una strana ragazza, tremendamente somigliante a Rin. Che sia lei?
Forse si. Lei conosce la sua storia, le sue emozioni, ma sembra essere tornata per vendicarsi di lui.
In questo momento difficile, il jonin sarà però affiancato dai suoi allievi, in particolare da Sakura...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo XII

 
Subito dopo la conclusione del funerale di Rin, Sakura cercò tra la folla Kakashi.
Era preoccupata e voleva vedere come stava.
Lo vide tra la folla, farsi strada per uscire da una delle zone più affollate e venire verso di lei.
Pochi passi, prima che arrivasse, Sakura si fece coraggio, pensando bene a cosa dirgli, ma proprio quando il suo nome uscì dalle sue labbra, vide l’uomo passarle di fianco e non degnarla nemmeno di uno sguardo.
Si girò, a contemplare la sua figura che se ne andava e mossa dall’istinto, fece un passo in avanti per raggiungerlo. Venne però bloccata da qualcuno che le afferrò il polso, e si girò di scatto.
“Asuma?”
“Ciao Sakura. Come stai?”
La rosa ci pensò un attimo. “Potrebbe andare sicuramente meglio…” Poi si voltò nella direzione di Kakashi.
“Sakura.”
“Si?”
“Non devi preoccuparti. Kakashi starà meglio. Ha solo bisogno di stare un po’ da solo.”
La ragazza si morse il labbro inferiore. “Non è stando da soli che si vince il dolore.”
Asuma sospirò. “Kakashi sta male ora. E non è il tipo di uomo a cui piace che questo aspetto più fragile di lui si noti. Cerca di portare pazienza.”
Gli occhi di Sakura si velarono di lacrime e l’uomo, a quel punto, la abbracciò. “Andrà tutto per il meglio.”
 
 
Passarono quattro giorni, ma di Kakashi, nemmeno l’ombra.
L’ansia e la preoccupazione di Sakura crescevano sempre di più.
Il quinto giorno, la rosa decise di ignorare le indicazioni di Asuma e si presentò davanti casa dell’Hatake.
In effetti, non poteva essere presente solo nei momenti gioiosi della vita del jonin.
L’amare qualcuno, includeva anche l’esserci quando l’altro ne aveva più bisogno.
E ora, lei era lì.
Non bussò nemmeno. Sapeva che Kakashi non avrebbe aperto.
Allora decise di usare un’entrata alternativa.
Molte volte, Naruto si presentava a casa del suo maestro anche per stupidaggini e Kakashi, da quel momento, aveva deciso di lasciargli sempre la finestra della cucina aperta, così avrebbe evitato, pigro com’era, di dirigersi ogni volta verso la porta per farlo entrare.
Fu così che Sakura si ritrovò a doversi intrufolare di nascosto in una casa, non sua.
“Kakashi?”
Si diresse verso la camera al piano di sopra, ma si fermò prima di imboccare le scale, in quanto lo vide seduto sul primo gradino.
Non c’era molta luce, ma quella che entrava dalle finestre quasi chiuse, bastava per intravedere la figura dell’uomo.
Non aveva nulla di diverso. Gli occhi però erano più tristi e stanchi. Soprattutto stanchi.
Kakashi non la guardò nemmeno. “Cosa ci fai qui Sakura?”
“Volevo…” Era intimidita da quella voce. “Volevo vedere come stavi…”
“Bè, ora l’hai visto, no? Puoi andare.”
Sakura non sapeva cosa fare. “Forse… Ti andrebbe di… Ecco…” Gli mostrò la borsa della spesa. “Potremmo mangiare qualcosa insieme. Intanto bisognerebbe far entrare un po’ di luce, qui è troppo buio e…”
Si fermò per un attimo. “Magari ti va di parlarne…”
Quell’ultima frase lo fece ridere. Una risata stanca, sarcastica, cinica. Poi tornò serio e si alzò. Si voltò verso Sakura, camminò verso di lei, fino a fermarsi poco prima.
La ragazza fu tentata di fare un passo indietro e di abbassare lo sguardo, ma cercò di fronteggiarlo comunque.
“Tu puoi risolvere il mio problema Sakura?”
La rosa ci pensò un attimo. Un pensiero disperato che però non trovò via d’uscita o soluzione.
A quel punto, abbassò lo sguardo e la voce ferma di Kakashi ruppe il silenzio.
“Guardami Haruno.”
La ragazza alzò la testa e lo vide puntare il suo sguardo su di lei.
“Tu puoi riportare Rin in vita?”
Sakura abbassò di nuovo lo sguardo, ma fu costretta a ritornare sui suoi passi quando la voce di Kakashi, stavolta autoritaria e irritata, la attraversò completamente, da parte a parte.
“Ti ho detto di guardarmi!”
Il corpo della rosa sussultò. Sakura fece mezzo passo indietro. “I-Io… Non posso…”
“Allora sei venuta qui inutilmente. Ti dirò una cosa Sakura. Nulla può risolvere il mio problema. Figuriamoci una chiacchierata con te. Pretendete tutti di venire qui, chiedermi come sto e poi andarvene, pensando di aver fatto qualcosa di buono. In realtà, usciti da quella porta, a voi non cambia nulla. Il dolore che provo non diminuirà e tu non potrai nemmeno capirne una minima parte. Non sai cosa vuol dire perdere una persona per la seconda volta. Dover affrontare tutto quello che hai subito in passato, credendo che la tua ex-compagna di team fosse morta. Ora lo è per davvero, ed è tutta colpa mia. Potevo salvarla, e non l’ho fatto. Anzi, è stata lei a salvare me. L’unica persona a questo mondo che non mi doveva nulla.”
L’uomo si perse un attimo a guardare il vuoto. “E ora vattene Sakura, prima che debba ripetertelo una seconda volta.”
Sakura aspettò fosse Kakashi a darle le spalle, e quando questo avvenne, si diresse verso la porta senza fare rumore ed uscì.
Cercò di arrivare a casa in fretta, dandosi della stupida per non aver ascoltato Asuma.
Salì in camera sua, si sedette sul letto, prese in mano la foto del team 7 e pianse come non faceva da tempo.
Era vero. Lei non poteva capire cosa stava provando, ma lui si sforzava di comprendere quanto lei stava male nel sentirlo parlare così duramente o nel vederlo così schivo e freddo?
Il provare qualcosa per lui, poi, non facilitava le cose. Lei lo considerava una delle persone più importanti nella sua vita, ma lui?? L’aveva appena mandata via, confermandole per la decima volta, quanto non la prendesse sul serio. Quanto la ritenesse irrilevante in questa questione.
Dopo l’ennesimo singhiozzo però, decise di calmarsi e respirò a fondo.
No. Kakashi stava solo affrontando un brutto momento.
Non poteva abbandonarlo proprio ora.
Doveva ritrovare il suo maestro, doveva farlo reagire.
Strinse i pugni e appoggiò la foto del team 7 sul comodino.
Non l’avrebbe lasciato da solo in quel momento. Non lei.
 
 
Passarono un paio di giorni, quando Sakura decise finalmente di ripresentarsi davanti la porta di Kakashi.
Bussò un paio di volte, ma non arrivò alcuna risposta.
“So che sei lì dentro Kakashi! Aprimi, ti prego!”
Ancora nulla.
“Bè, sappi che resterò qui davanti, fino a quando non mi aprirai!”
Poi si sedette. “Giorno e notte se necessario!”.
Dopo un paio di minuti però, la porta si aprì e Sakura si alzò di scatto.
“Kakashi!”
“Perché ti ostini a…”
Sakura lo interruppe. “Devo parlarti. Posso farlo dentro, posso farlo anche qui. A te la scelta.”
Kakashi non si mosse, per cui la decisione presa dall’uomo parve chiara alla rosa.
“Io non posso riportare in vita Rin ma darei la mia vita per riuscirci e per rivederti sorridere. Io rivoglio il mio maestro. Rivoglio l’uomo che mi ha insegnato ad essere forte, quell’idiota che ogni volta mi fa arrabbiare con i suoi discorsi filosofici o con i suoi ritardi infiniti. Io non posso capirti, ma posso capire Rin. Capisco perché ha deciso di sacrificare la sua vita per te. Voleva che tu fossi felice, ed è in questo modo che la stai ripagando? Isolandoti dal mondo, come se questo ti avesse fatto qualcosa? Usciamo da qui, cerchiamo Miko, facciamo tutto quello che vuoi, ma non restare qui da solo. Un sacco di persone ti vogliono bene, e altrettante soffrono nel vederti in queste condizioni. Devi reagire, non per loro, non per me, ma per te stesso. Sei tu che per primo devi trovare la forza di uscire da questo incubo. Farà male ogni volta, ma a piccoli passi, le cose andranno meglio. Se non vuoi il mio aiuto, chiedilo ad Asuma, a Genma o a Gai, ma non rinchiuderti in questo ambiente di rabbia e vendetta… Ti prego…”
Kakashi la guardò per un attimo. “Hai finito?”
La rosa lo guardò con disprezzo per mezzo secondo, sentendo che il suo tentativo di aiutarlo gli era appena scivolato addosso senza provocare nessuna reazione. “Si.”
“Allora puoi andare.”
Kakashi chiuse la porta e Sakura rimase lì per qualche secondo, prima di andarsene, senza avergli però gridato addosso un “Sei un emerito idiota!”.
 
 
Se voleva rimanere da solo, al diavolo lui e il suo stupido orgoglio.
Mentre preparava la cena, Sakura si sentì pervadere da sentimenti quali rabbia e indignazione.
Poteva, un uomo del genere, essere più testardo ed insolente?
Sussultò quando sentì qualcuno bussare alla sua porta.
Andò ad aprire abbastanza scocciata. “Chi…”
Si fermò di colpo quando si ritrovò davanti l’Hatake.
“Sakura… Devo parlarti… Se ti va di ascoltarmi.”
La rosa annuì.
“Non so se accetterai le mie scuse, ma volevo dirti che mi dispiace… Per averti offesa, dicendoti che non eri un bravo medico o per averti dato colpe che non hai. Io non intendevo farlo. Non pretendo tu capisca ma voglio che tu sappia che tutto quello che ti ho detto, non lo penso sul serio. Ho riflettuto e quello che hai detto è vero. E…”
Sakura lo vide in seria difficoltà e non potè non credergli e perdonarlo, ma proprio quando cercò di ribattere, l’uomo la abbracciò stringendola forte a sé.
“La verità è che non riesco ad affrontare tutto questo… Non da solo…”
Tutta la rabbia precedentemente provata scomparve e Sakura rispose a quell’abbraccio, così sincero e desideroso di aiuto.
La ragazza si staccò e gli afferrò una mano. “Dopo tutto quello che ti ho detto, di certo non posso tirarmi indietro.”
Kakashi le sorrise debolmente e annuì. “Grazie…”


 
  
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