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Autore: Pamaras    13/08/2014    2 recensioni
Dalla battaglia finale, un viaggio insieme alla Morte, ripercorrendo i cinque stadi che la precedono: Rifiuto, Rabbia, Valutazione, Depressione e infine Accettazione.
Una storia breve divisa in atti, leggera nel suo piccolo.
Harry Potter era morto, per me, dovevo solo attendere.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Angolino: potrebbe essere non chiara la mia scelta dello scorso capitolo, dove Harry attacca uno sconosciuto per nulla... in realtà era una cosa un po' più empirica del "pugno allo sconosciuto" o "di quello all'avvocato", Harry perde il senno e lo fa perché sente il calore caldo del fiato acre della morte sul collo. E questo lo fa impazzire. E improvvisamente prova rabbia contro questa "creatura" che continua a tormentarlo, e vorrebbe allontanarla da sé ma non la vede. La percepisce e quindi fa come può: Se la prende con il mondo.
Ed è questo il viaggio di chi sta per morire... e secondo me lo è anche di chi "inconsciamente" sta per morire.
Non so se è chiaro... ^^ è una storia diversa dalle solite che mi accingo a scrivere... potrebbe non essere venuta poi così bene... chissà.
un bacione. Pam.

 

II PARTE, ATTO PRIMO, SCENA I.

Non sai mai se ti sei salvato dalla morte, o ti sei perso la vera vita.

Margaret Mazzantini, (tratto da 'Nessuno si salva da solo')
 

Gli venne consigliata una terapia, rinchiuso in un ospedale di cure per malattie mentali perché aveva cercato di mandare al creatore il povero avvocato. Ma non era la sua ora.

Non ancora per lo meno, perché poi un anno dopo me lo sono andato a prendere alla stazione di un autobus.

 

Mi divertii quell'anno in quell'ospedale, andavo a trovare Harry tutti i giorni mentre i dottori cercavano di farlo guarire, ma lui non ne voleva sapere.

Non parlava più, era diventato iroso.

Lo innervosivo tanto perché mi sentiva. Ma non è che le scelgo io le vittime, si scelgono da soli, io attendevo e basta.
 

I suoi amici, una ragazza, Hermione e il suo amico dai capelli rossi, Ron, lo andavano a trovare spesso, quasi quanto me. All'inizio.

Poi gli amici si perdono, inevitabilmente, loro andarono avanti con le loro vite mentre Harry restò aggrappato a ciò che gli rimaneva, un lume nella sua mente buia. Il dolore di un groppo nella gola. Un sasso nello stomaco.
 

Io so cosa stava uccidendo Harry, non ci volevano certo i medici plurilaureati per capirlo; bastavo io. E forse qualcuno che osservasse Harry da più vicino, che lo guardasse a lungo per bene negli occhi.
I suoi occhi erano stati così espressivi, durante i primi tempi riuscivo a scorgerci ancora la voglia, la Vita. Riuscivo a scorgerci l'amore per sé stessi.

Poi era arrivato il disdegno per gli altri e con lui la sua ira.

Ma ora era il momento della valutazione.
Harry valutò ciò che gli stava accadendo, cercando il senso di tutto quello, e così arrivò il disprezzo... Harry imparò il disprezzo per sé stesso.

 

Lui si disprezzava, perché aveva aiutato il mio lavoro. Aveva ucciso.

Ed infine volente o nolente, nel bene o nel male, Harry Potter era un assassino e lo sapeva.

Lo sapevano tutti, lui per primo, ma nessuno sospettava che si sentisse in colpa. Perché Harry aveva ucciso per gli altri, si può in fondo uccidere un uomo se se ne possono salvare a migliaia? Beh, non sta a noi il compito di decidere.

Quello che so io è che Harry Potter aveva avuto paura. Paura per i suoi cari, ma anche paura di me.

Della Morte.
Aveva avuto paura ma ora mi rispettava.
Perché io ero la giusta punizione.

 

 

II PARTE, ATTO PRIMO, SCENA II

La paura viene di notte e tormenta la mente

 

E la Paura fa fare brutte cose e lui ne aveva fatte e quelle tornavano a tormentarlo di notte. Lo avevano fatto per tutti quei lunghi anni.

All'inizio la Paura arrivava due volte al mese, ogni quindici giorni, poi aveva iniziato a presentarsi a cadenza settimanale, sempre di notte.

Lo avevo detto io che la paura è stramba.


Sicché un giorno l'avevo beccata presentasi per ben tre volte durante la settimana.

Non me l'aspettavo ma quando la vidi uscire da quel corpo sudato capii che la Paura stava facendo un buon lavoro.
 

Il cuore di Harry batteva più forte e sempre più spesso perdeva dei battiti. Li saltava come se non fossero importanti.

E piano piano l'attesa stava per finire.

Così la salutavo contenta ogni volta che si presentava, la Paura. Era così scura e sottile.

Le facevo un cenno con la mano e lei ricambiava silenziosa, perfida.

 

La vidi andare e venire in quel corpo per tre lunghi anni. Era diventata la mia compagna notturna. Tutte le notti lei arrivava e si inseriva nella mente di Harry.

E poi, beh, c'ero io. Con il mio odore acre di vita finita lo cullavo tutto il giorno e lui, beh, lui impazziva.

Adoro vedere queste persone resistermi, perché poi sono quelle che più dolci si lasciano avvolgere dal mio delicato abbraccio.

Perché io sono la giusta punizione.

 

Harry poi si calmò, in quell'ospedale dove raccolsi un paio di anime, lasciando solo quegli aridi contenitori, e tornò a casa insieme ad una grande amica, la depressione.

Ma la depressione si può curare, secondo loro. Così era in terapia, riempito di medicine, pozioni e unguenti. Avrebbero dovuto farlo stare meglio, avrebbe dovuto assopire i sintomi, ma Harry era comunque solo e per di più pensava di meritarsi quella solitudine.

 
(segue...)
  
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