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Autore: TheBoyWhoKnewTooMuch    13/08/2014    3 recensioni
“Ciao, io sono Max”.

“Figo! Sei il suo ragazzo?”.
 Arrossisco, perché non sono abituato a parlare della mia omosessualità in pubblico “Ehm … Sì”.

“Wow!” poi si gira verso Edward “Complimenti, è davvero carino!” gli fa l’occhiolino poi corre via da alcuni suoi compagni, dicendo che lo studio la chiamava. Anche io vorrei sempre essere allegra come lei, invece lo sono davvero poco.
Quando arriviamo nel centro della città, affollato come sempre, finalmente posso prendere per mano il ragazzo che amo.
“Sei stato formidabile, lo sai?”.

“Come te”.

“No.” gli dico con convinzione “Sono orgoglioso di te, Edward”.
Lui mi sorride “Anche io. Tu sei molto bravo”.

“Studio solo tanto, non sono intelligente”.

“Non è vero. You’re a golden boy”.

Max è un GOLDEN BOY, amato da quasi tutti, va bene a scuola ed ha persino un ottimo rapporto con suo fratello Daniele, praticamente perfetto ma è gay ed è una cosa di cui si vergogna per cui non vorrà mai dirlo ai suoi genitori per non rovinare l'idea di perfezione loro hanno di lui. Max affronterà anche altre vicissitudini, sempre accompagnato da Edward, il suo ragazzo.
Tematiche omosessuali, se omofobi, non leggete!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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3.

La mattina seguente mi sveglio con un mal di testa incredibile e il corpo leggermente dolorante. Vedo Danny accanto a me che dorme ancora, steso a pancia in giù. 
Guardo l'ora e noto quanto sia presto, sono solo le otto di mattina. 
Sospiro e mi alzo, consapevole che non sarei più riuscito a prendere sonno. Afferro i primi abiti che mi capitano a tiro e mi butto sotto la doccia, lasciando che il getto dell'acqua calda mi rilassi.
Penso all'accaduto di ieri sera e a quanto vorrei fare qualcosa, dirlo a qualcuno oppure denunciarlo … Ma denunciarlo per cosa? Infondo non aveva ancora fatto nulla ma se fossi arrivato anche solo un atitmo dopo … Non posso nemmeno pensarci.
Quando esco dal box mi guardo allo specchio e guardo la mia figura. Sono magro, forse troppo, ma nonostante questo ho il fisico asciutto e lievi addominali, le braccia sono leggermente muscolose. Il viso è riposato, nonostante io sia preoccupato, gli occhi azzurri risaltano i miei capelli biondi che pettino alla meglio passandomi un po' di gel. Le sopracciglia sono eccessivamente curate per un uomo, ma a me piace curarmi. Forse ho l'aspetto davvero un po' troppo femminile ma non mi interessa. Io mi piaccio così.
Indosso una camicia a maniche corte e dei pantaloni che mi arrivano all'altezza del ginocchio e scendo al piano inferiore dove trovo mia madre già sveglia, ovviamente, davanti al computer con una tazza di caffè in mano.
“Ciao, tesoro” mi saluta, non appena mi vedo, distogliendo l'attenzione dal pc.
“Ciao, mamma”.
“E' rimasto ancora del caffè” mi dice.
Annuisco e me ne verso un po' nella tazzina, poi mi siedo di fronte a lei, sgranocchiando qualche biscotto.
“Max?”.
“Sì?”.
“Che cosa è successo ieri sera?”.
Mi irrigidisco all'istante alla domanda “Niente”.
“Non dirmi bugie, tu non sai mentire, almeno, non a me”.
“Mamma, non mi va di parlarne, scusami” le dico mentre vedo il mio iPhone illuminarsi. Guardo il display e vedo che è un sms di Edward. Lo leggo velocemente e digito una risposta breve e coincisa ma nel frattempo gli chiedo anche se lui e sua sorella vogliono venire in piscina con noi. La replica arriva subito, dicendomi che si sarebbero uniti molto volentieri.
“Non siete caduti in piscina, vero?”.
Continuo a non rispondermi, continuando a fissare il biscotto davanti a me come se fosse la cosa più interessante del mondo ma posso comunque sentire il suo sguardo su di me.
“Max!”.
“No, mamma!” urlo, isterico “Non sono caduto in quella fottuta piscina!”.
“Max, smettila di parlare così!”.
Sospiro “Scusami”.
Lei scuote la testa, come per togliersi dalla mente l’accaduto, come a voler cancellare quella piccola traccia di imperfezione di me.
“Che cosa è successo?”.
“Niente, mi ha detto delle cose spiacevoli su papà” mento “Che non era un buon amministratore e che ha fatto perdere alla società un sacco di soldi … E sai come sono queste cose”.
Karen mi guarda e poi sorride “Grazie per avermi detto la verità”.
“Niente” rispondo mettendo via la mia tazzina di caffè ed anche quella di mia madre. “Mamma, vengono anche Alice e Edward in piscina” l’avverto.
“Alice? Che cara ragazza! Sai fareste una bella coppia!” ed è con questa frase che mi dileguo, tornando nella mia camera.

 



Siamo a Lugano, alla piscina della città. Io e la mia famiglia quando abbiamo tempo a disposizione, veniamo sempre in Svizzera perché la struttura è bellissima e pulita.
Edward ed Alice sono arrivati prima di noi, così li trovo ad aspettarci all’entrata. Il mio ragazzo indossa una polo blu e dei pantaloncini di jeans mentre sua sorella una canottiera bianca con scritto LOVE e dei pantaloncini corti da spiaggia, con tanto di infradito. Saluto entrambi con due baci sulla guancia, anche se vorrei baciare per davvero Edward e non farlo come se fossi un ragazzino di dieci anni. Lo guardo e mi ripeto quanto sia bello e fantastico coi suoi capelli castano scuro sempre perfetti e gli occhi con qualche sfumatura di verde. Sono orgoglioso di essere il suo ragazzo, ogni giorno sempre di più.
Vedo mia madre sbracciarsi nella nostra direzione per dirci di raggiungerla in fila. Il proprietario ormai è un nostro amico e ci da un clamoroso bentornato, con un accento lievemente tedesco, lingua che non ho mai sopportato.
“Allora, hai dormito?” mi chiede Ed mentre si accomoda sul lettino accanto al mio.
“Sì, niente incubi” gli sorrido raggiante. Lui fa per accarezzarmi la guancia, lo vedo, ma poi si ricorda della presenza di mia madre e non è proprio il caso che ci scambiamo questo genere di effusioni in sua presenza dal momento che non è a conoscenza della mia omosessualità.
Il tempo è gradevole,  fa caldo ma è leggermente ventilato quindi non è quel caldo soffocante che invece c’è a Milano.
Guardo le persone attorno a me, molti sono italiani, lo vedo dal modo di comportarsi, altri sono svizzeri-italiani ma ci sono tantissimi svizzeri tedeschi che io odio. Non so perché ma non li ho mai potuti soffrire forse per il loro essere freddi e leggermente cafoni. Ci sono un gruppo di giovani, tutti a coppie che giocano con una palla da volley in acqua sotto lo sguardo severo del bagnino che non sembra essere molto entusiasta della loro idea.
“Max” mi chiama mio fratello “Vieni a fare il bagno con me e la mamma?”.
“Adesso?”.
“Sì, dai!”.
“Okay, cominciate ad andare, io arrivo” prometto.
“Però sbrigati”.
Rido e scuoto la testa, poi mi alzo per raggiungerli. “Ed, vuoi venire?”.
“Chiamo anche Alice” mi avvisa, guardando la sorella che parla concitatamente al telefono, in  italiano e capisco che non può essere altri che il suo ragazzo. Guardo interrogativamente il mio fidanzato che mi spiega che stanno attraversando una fase difficile perché Paolo ha deciso di frequentare l’università a Pisa.
“Alice, we’r going to swim. Do you wanna join us?”.
“Yeah, just a moment” ci risponde, ritirando il cellulare in borsa. Si lega i capelli castani in una coda di cavallo forse un po' troppo alta e ci raggiunge. Alice è davvero una bella ragazza e capisco perché mia madre ci tiene tanto che io mi metta con lei. Ridacchio. Se solo sapesse invece che sto con suo fratello.
Non appena metto un piede in acqua rabbrividisco. Io odio il primo impatto con l’acqua perché la sento sempre gelata, al contrario di Edward che sta già nuotando ed ha raggiunto Daniele che ha cominciato a volersi far prendere a spalle per poi fare i tuffi. Alice invece è come me e vedo che anche lei è restia a buttarsi.
Si tiene la vita con le braccia e borbotta qualcosa.
“Fredda, eh?”.
“Cavolo, Max, credi che facciamo ancora in tempo a andare via?” mi chiede, abbozzando un sorriso, ma prima che io possa rispondere vedo che Edward ci viene incontro e comincia a spruzzarci, aiutato da mio fratello.
“No, fermi!” urliamo in coro io ed Alice che ci guardiamo e scoppiamo a ridere. 
La guardo complice “Alleati?”.
“Puoi giurarci!” e cominciamo così a spruzzarci alleati a squadre: io e Alice, Edward e Daniele. Ci siamo praticamente scambiati. Proprio mentre vedo che il mio ragazzo sta per alzare bandiera bianco, sento un fischio prolungato. Il bagnino.
“Smettetela!” ci intima.
Alice alza gli occhi al cielo poi si butta nell’acqua, immergendosi e cominciando a nuotare. Seguo il suo esempio e comincio a fare alcune bracciate, mentre sento che mio fratello mi si è saltato sulla schiena.
“Dan, che fai?”.
“Mi porti un po’?”.
“Ma sei pazzo? Pesi troppo!”.
“Dai, dai! Quando ero più piccolo lo facevi”.
“Appunto, adesso sei grande e pesi di più e non ho intenzione di farmi spezzare la schiena”.
“Dai, solo un secondo, ti prego!” chiede ancora sfoderando il suo sguardo da cucciolo abbandonato sul ciglio della strada, lo sguardo a cui io non posso resistere. Odio mio fratello per questo.
“Va bene” sbuffo, cercando di continuare a nuotare, ma farlo con una venticinquina di kg sulle spalle è decisamente troppo difficile, seppur Daniele sia magro. Per fortuna anche lui lo nota e scende dalla mia schiena.
Noto con la coda dell’occhio mia madre ed Alice parlare, le vedo ridere e scherzare insieme.
“A tua mamma piace mia sorella, vero?” ride Edward.
“Vuole farci mettere insieme” dico, scoppiando a mia volta a ridere.
“Sei bellissimo sempre ma in costume, sei perfetto”.
Lo guardo e penso di avere gli occhi a cuoricino in questo momento. L’impulso di baciarlo si riaffaccia in me ma resisto.
“Ti amo” sussurro ad un tono di voce che solo lui può sentire. 
“Me too”.
Quando esco dalla piscina, mi getto sotto la doccia che seppur fredda, è piacevole. Il mio ragazzo mi raggiunge e comincia a canticchiare sottovoce una canzone di Mika che riconosco immediatamente: origin of love, la canzone che lui mi ha dedicato lo scorso San Valentino, la nostra canzone.  Gli sorrido emozionato. Uno dei tanti motivi per cui lo amo.
Per pranzare mia madre decide di mangiare al bar della piscina. Io prendo un’insalata per rimanere leggero, al contrario di mio fratello che si tuffa su una milanese e patatine.
“Non potrai fare il bagno per due ore e mezza!” lo avvisa mia madre che invece si è tenuta su un pranzo più salutare come me.
Lui sbuffa facendoci scoppiare a ridere.
“Allora, Alice, sei fidanzata?” chiede mia madre, infilzando una foglia di insalata.
Vedo Edward strabuzzare gli occhi e guardarmi.
“Sì” risponde lei sinceramente “Io e Paolo stiamo insieme da un anno”.
Mia madre storce il naso “Peccato, saresti la ragazza perfetta per mio figlio”.
“Mamma!” la riprendo, leggermente imbarazzata.
“Dai, tesoro. Stavo solo indagando. Alice è una ragazza carina, intelligente ed anche tu. Dovresti trovarti qualche ragazza, non ti ho mai visto con qualcuna ed è piuttosto strano”.
“è così importante per te che trovi una ragazza?”.
Lei fa spallucce per poi lasciare cadere il discorso per rispondere al telefono.
Sospiro, avviandomi al bancone per prendere il caffè, mentre vengo raggiunto da Alice che ride “Ciao, amore” dice scherzando.
“Hey” le rispondo “Non farti sentire da tuo fratello o sarà geloso”.
“Non troppo” mi fa l’occhiolino “Non ti ruberei mai a lui, sei l’amore della sua vita”.
“Chi è l’amore della tua vita?” chiede Edward sbucando a fianco di sua sorella.
“Tu” gli sussurro.
“Vorrei ben vedere!”.
Il barista ci serve il caffè, lanciando uno sguardo disgustato ad Edward e specialmente a me. 
Lui lo nota “Che problemi hai?” chiede il mio ragazzo.
“Come?”.
“Perchè hai guardato male lui?” ripete indicandomi.
“Dai, lascia stare” gli dico, trascinandolo via. 
Edward è più spavaldo di me ma soprattutto non sopporta alcuna forma di discriminazione e bullismo ma non è violento, quello mai, ma difende i suoi ed i nostri diritti.
Il ragazzo, che deve chiamarsi Emiliano, secondo la sua targhetta, lo guarda a lungo “Qui non è un bar gay” chiarisce.
“Si dà il caso che lui ed io abbiamo il diritto di stare dove vogliamo” sbotta col suo accento inglese, che si fa più forte quando si irrita.
“Certo, ma non nel mio bar”.
“Bene, allora secondo la tua teoria, non dovremmo pagarti la consumazione”.
“Se lo fai, ti denuncio”.
“Ed, dagli i tre euro ed andiamo” gli sussurro, tirandolo via, cosa che fa anche Alice.
“Ecco, ascolta quella checca del tuo ragazzo!” urla il barista indicandomi.
“Non ti permettere più” gli dice, fissandolo con aria minacciosa, ponendosi davanti a me come per difendermi, poi prende il suo portafogli dal quale tira fuori le monete e glieli lancia sul bancone. “Questi sono i tuoi soldi”.
Sospiro agitato e torno sul mio lettino, sdraiandomi e sospirando. Non possiamo mai stare in pace e sono terribilmente stanco e stufo di essere sempre umiliato.




Notes: altro aggiornamento.
scritto di getto, senza riflettere troppo.
Ciao, recensite please.
ps. tra poco parto quindi non potrò piu aggiornare per un po.
Bye, 
The boy who knew too much

   
 
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