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Autore: Rori98    14/08/2014    2 recensioni
"A quel tempo stavo con Kris, ero innamorata e pensavo potesse durare per sempre. Non volevo farlo soffrire; non lo avrei mai tradito. Solo quando vidi quei due occhi azzurri tutti i miei sentimenti per Kris sembrarono scomparire. Cosi decisi di lasciarlo, senza troppe scuse, usando solamente la verità: gli dissi che provavo qualcosa per Nathan e che non volevo prenderlo in giro. [...] Si avviò verso l'uscita, posò le chiavi del mio appartamento, quelle che gli avevo dato un anno prima, sul mobile all'entrata e aprì la porta. Mentre stava uscendo, si girò, mi guardò e sorrise, dicendomi che non avrebbe funzionato con Nathan e che lui mi avrebbe aspettato, anche per sempre. "
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1. New York è bellissima di notte, tutta da scoprire.


"Tutto è iniziato con il famoso taglio della maglietta. Dopo quell'episodio e dopo che seppi che mi avevano preso per la parte, Nate mi invitò al concerto dei Duran Duran. "
 
29 maggio 2008.
 
Stana era distesa sul divano. Una tuta grigia le fasciava le curve del corpo e un mollettone la liberava dall’impiccio dei capelli. In una mano teneva un succo e nell’altro un libro. Era stata una giornata piuttosto complicata e adesso aveva voglia solo di riposarsi. Aveva aperto il libro appena da venti minuti, quando il suo cellulare vibrò per segnalarle un messaggio. Svogliatamente appoggiò il libro e, sbuffando, allungò un braccio verso il basso tavolino davanti a lei, dove era appoggiato il suo cellulare. Con la stessa pigrizia, ritirò il braccio e sblocco il telefono. Quando lesse il nome del mittente, tutta la stanchezza e il fastidio per il disturbo che aveva avuto mentre si rilassava scomparvero e un grande sorriso si aprì sul suo volto. Il nome “Nathan Fillion” spiccava in caratteri neri sullo sfondo bianco del riquadro che era apparso per segnalare la notifica. Un’energia innata s’impossessò del suo corpo e con una velocità mai avuta, aprì il messaggio. Era breve, pochi caratteri occupavano lo sfondo ora diventato nero.
Ho due biglietti per i Duran Duran. Vuoi venire?”.
Molto probabilmente era un messaggio scritto velocemente, con la paura di dire qualcosa di sbagliato o di un possibile rifiuto. Il cuore esplose nel petto della donna. Amava i Duran Duran, ma più di tutto amava quell’uomo dolce e simpatico che aveva gli ultimi due biglietti disponibili e tra tutte le persone che poteva invitare, magari pure con la sicurezza di una risposta positiva, aveva scelto lei. Si riprese un attimo da quei pensieri e specificò a se stessa che era un amore dettato dalla gioia di andare a vedere il concerto di una delle sue band preferite, perché nonostante le piacesse quell’uomo come amico, lei era innamorata solo di Kris. Certo, le cose non andavano benissimo ultimamente, ma dopo due anni di relazione tutti hanno il diritto di un periodo di crisi, e loro la stavano gestendo più o meno bene.
Senza perdere altro tempo, digitò veloce la risposta, sprofondando poi nei cuscini del divano con un sorriso stampato in faccia e il libro ormai abbandonato a terra.
Non sai quanto ho cercato un biglietto. Non rifiuterei nemmeno se tu fossi il Grinch.”.
La felicità per quell’invito la cullò fino nel mondo dei sogni.

Si svegliò di soprassalto circa un’ora dopo, sentendo un fastidioso rumore ronzarle nelle orecchie. Quando collegò tutti i neuroni del cervello, realizzò che il rumore non era altro che il suo citofono. Riprese il cellulare depositato a lato della sua gamba destra e guardò l’ora: 19:06. Doveva essere la sua cena. Si accorse anche della notifica di un messaggio, ma il suo stomaco stava brontolando e decise di rimandare tutto a dopo.
Saziata la voragine che pian piano si stava mangiando anche gli organi vitali, l’attrice ritrovò quella strana energia avuta poco prima e con un unico, veloce gesto recuperò il cellulare dal tavolo della cucina su cui aveva cenato e lesse il messaggio.
E’ un modo velato per dire che sono brutto? Così mi offende, signorina Katic.
Se proprio ti faccio così tanto schifo posso regalarti tutti e due i biglietti e ci porti qualcun’altro al concerto.

Sapeva che stava scherzando, eppure una morsa le strinse lo stomaco al solo pensiero che lui avesse potuto davvero fraintendere il suo messaggio. Finì tutta l’acqua che aveva nel bicchiere in un solo sorso e digitò la risposta, sperando di non aver fatto altri errori.
Potresti anche regalarmeli, ma non saprei chi invitare! E poi se non ci vieni tu dove sta il divertimento?”.
Nathan non si fece attendere e due minuti dopo il cellulare vibrò di nuovo.
Adesso non arrivo a capire se mi stai dando del pagliaccio o del buffone. In entrambi i casi sarei felice: farti sorridere è la mia missione.”.
Il cuore di Stana perse un battito. I polmoni un respiro. La pancia si riempì di farfalle.
Un unico nome nella sua testa però (l’unica parte che ancora funzionava) fu meglio di un insetticida: Kris. Non poteva fare certi pensieri su altri uomini mentre era impegnata. Certo, non era del tutto impegnata vista la litigata e la conseguente semi-pausa (che lei non aveva ancora capito cosa fosse) che si erano presi solo pochi giorni prima, ma comunque non si sentiva in diritto di fare certi pensieri. Così, mentre il lume della ragione ancora predominava sul resto del corpo, digitò un nuovo e, secondo il suo parere, ultimo messaggio.
Non ti allargare troppo Fillion. Non si danno certe confidenze agli sconosciuti.
Prima che mi vengano le carie comunque, io vado a letto. Notte pagliaccio!

Era tentata di aggiungere un cuore alla fine, uno stupido e amichevole cuore, ma quella poca ragione che le era rimasta la riportò ai pensieri precedenti e preferì inviare il messaggio così. In cuor suo sperò che non se la prendesse molto per quel messaggio, anche perché la dolcezza era la prima cosa che le piaceva di quell’uomo. Ma doveva mantenere le distanze, per evitare che il suo cuore prendesse il sopravvento e la spingesse a fare scelte di cui poi avrebbe potuto pentirsi.
Onde evitare qualsiasi tentazione, spense il telefono e si diresse verso il bagno, con l’intento di terminare quella serata con un bel bagno caldo e il libro che, per colpa del suo dolcissimo collega, era finito sul tappeto del salotto.
 
31 maggio 2008
 
Nathan arrivò puntuale come un orologio svizzero: alle 5.30 busso alla porta, con uno splendido sorriso sul volto. Stana era nervosa e doveva ancora finire di truccarsi.
Un “Entra, è aperto!” arrivò da dentro la casa e il canadese non ci pensò due volte ad entrare, fermandosi ad ammirare l’interno.
Davanti a lui c’era il salotto, con le pareti rosa pesca, il pavimento in parquet, un divano e una poltrona in pelle color mogano in centro alla stanza. La TV era posta di fronte al divano e nell’angolo in fondo a destra c’era anche un caminetto. Sulla parete sinistra, una porta scorrevole portava alla cucina, mentre una scala di legno partiva dall’angolo in fondo alla stanza e terminava al piano superiore. Mentre lui stava ammirando un’altra parete, con tutte le foto di una piccola bimba castana, dando le spalle alla scala, un colpo di tosse lo distrasse e lo fece voltare. Una bellissima visione stava scendendo dalle scale, avvolta in una camicia bianca, con un bottone aperto di troppo secondo l’attore, e un paio di jeans neri attillati che le mettevano in risalto le gambe lunghe e il fondoschiena perfetto. Ai piedi portava delle ballerine nere, che lasciavano una certa distanza tra i due. A Stana erano sempre piaciuti gli uomini alti. La facevano sentire protetta e amata.
Quando l’attrice schioccò le dita davanti agli occhi del collega, quest’ultimo si risvegliò e smise di ammirare il suo corpo perfetto, fissandosi invece sul viso. Un sorriso si aprì sul suo volto.
“Sei stupenda”.
La donna arrossì vistosamente e abbassò lo sguardo, così lui alleggerì la tensione: “ Però hai un bottone di troppo slacciato, prenderai freddo.”
“Fai il geloso Fillion?”
“Io?! Geloso?! Assolutamente no. Lo dico per il tuo bene!” ribatté fintamente indifferente l’attore.
“Non mi servono i tuoi consigli, mamma. Sono grande e vaccinata. “. E così dicendo, slacciò un altro bottone, rendendo ben visibile il reggiseno in pizzo, anch’esso bianco.
All’attore mancò la terra sotto i piedi. Quella donna era peggio di Satana. Lo portava in paradiso e all’inferno nello stesso momento.
La donna ridacchiò, soddisfatta di averlo lasciato a bocca aperta, e si diresse verso la porta, recuperando borsa e giubbino in jeans.
“Raccogli la mascella da terra e portami a questo concerto Fillion!”
La sua risata si propagò per tutta la stanza e l’attore pensò che quello fosse il più bel suono che potesse esistere. Avrebbe dovuto registralo, per riascoltarlo quando più voleva, facendo così della risata di quella donna la sua canzone preferita, la sua droga, la sua medicina, la sua missione, la sua vita.
 
Il tragitto in macchina fu abbastanza lento per via del traffico. La casa di Stana distava meno di mezz’ora da Central Park, ma l’ingorgo che li accompagnò fino quasi al parcheggio allungò il tragitto di circa venti minuti.
Per allentare la tensione che si era creata, Nate tirò fuori un piccolo pacchettino quadrato e piatto, con un bel fiocco giallo su uno dei lati.
“E’ solo un piccolo.. ehm.. pensiero”.
Stava balbettando e non aveva levato gli occhi dalla strada, anche se con la coda di quello destro aveva potuto notare l’enorme sorriso che si era formato sul volto della canadese e il rossore che aveva imporporato le sue guance.
“Non aspettarti niente di che. Magari ce l’hai già, anche se spero di no”
L’attrice, ancora emozionata per l’ennesimo dolce gesto di quell’uomo, tolse delicatamente il fiocco e strappò lo scotch che teneva ferma la carta regalo.
Quando l’ultimo CD dei Duran Duran comparve tra le sue mani, con le scritte “Duran Duran’s” e “Red Carpet Massacre” nere sullo sfondo rosso di due rettangoli poco più grandi delle scritte, posizionati obliquamente sull’angolo sinistro del disco, una donna stesa a terra, unica figura colorata ma priva di occhi (coperti da un altro rettangolo nero), e  tre gambe, anch’esse femminili, una lacrima cadde sulla plastica in cui era avvolto e il sorriso della donna, se possibile, si fece ancora più ampio.
“O mio Dio, Nate. E’ bellissimo. Ma non dovevi! Insomma, non mi dovevi fare nessun regalo”. La sua voce era gioiosa e i suoi occhi brillavano in maniera strepitosa.
“Lo so che non dovevo” fu la risposta “ ma ieri sono entrato in un negozio di musica e l’ho visto e mi sei subito venuta in mente tu. Così l’ho preso e sono andato in cassa. Se andiamo a un loro concerto dobbiamo sapere tutte le loro canzoni e, anche se so che probabilmente le conosci già tutte a memoria e che esiste YouTube, ho pensato che ripassare le ultime prima di entrare non ci avrebbe fatto male. E poi così quel CD ti ricorderà sempre questa serata!”.
Il resto del viaggio proseguì normalmente, con la musica che usciva dalle casse della macchina e la voce di Stana che si sovrapponeva a quella di Simon Le Bon.

“Che fine ha fatto quel CD?”
La voce della presentatrice interruppe il racconto dell’ospite, che ci pensò due minuti prima di rispondere.
“Arrivata a casa, quella sera, ho preso il CD e l’ho risposto nel primo cassetto del mio comodino, in modo tale da vederlo tutte le volte che aprivo quel cassetto per una qualsiasi ragione.
“E adesso dov’è?” chiese sempre più curiosa Ellen.
“Penso sempre lì dentro. Aprivo quel cassetto solo per vedere quel bel ricordo, in fondo lì dentro non tenevo nulla di importante.”
“Quindi è stata una bella serata?”
“Sì, è stata.. bella.” Bella non era l’aggettivo giusto. Bellissima, stupenda, meravigliosa, strabiliante sarebbero stati più adatti. “Mi sono divertita molto. Il concerto è stato magnifico e dopo abbiamo fatto una passeggiata per la città. New York è bellissima di notte, tutta da scoprire.” E quest’ultima frase uscì dalle labbra dell’attrice quasi fosse una citazione.
 
Camminarono per le vie centrali lentamente, con le braccia a penzoloni che ogni tanto si sfioravano, come se ci dov'esse essere per forza un contatto tra loro. A un tratto Nathan girò a destra, dentro una stradina più stretta e buia che non assomiglia per niente a una strada del centro, ma più a una di quelle dei quartieri di periferia, dove di solito le bande si incontrano per scambiarsi droga o donne. Stana si bloccò di colpo; sapeva di essere al sicuro con Nate, ma non arriva proprio a scacciare quella morsa allo stomaco che gli provoca anche solo la vista di quel vicolo.
"Nath, dove vai?" azzardò Stana, sperando che l'amico si accorgesse che si era fermata più indietro.
"Ti porto nella gelateria più buona della città!" Esclamò il ragazzo, girandosi lievemente.
"Nate, scusa ma non me la sento! Quella strada é troppo... buia!"
"Stana Katic, non avrai mica paura di un po' di oscurità?" Esclamò fintamente shockato facendo due passi verso di lei.
"No, non é quello... solo che... " Stana si stava ancora impappinando tra le parole quando Nathan allungò una mano verso di lei e aggiunse: "Ti fidi di me?".
Stana non l'aveva mai visto così serio.
"Mr. Fillion, sente la mancanza dell'asilo che mi offre la manina?" scherzò l'attrice per sdrammatizzare. Ma, al contrario di ciò che aveva appena affermato, allungò la mano e intrecciò le dita con quelle del collega.
"Facciamo un tuffo nel passato!" Sospirò l'attrice facendosi trasportare dal compagno.
L’attore correva per quel vicolo, ancora per mano alla collega, sfilando tra un muro e un altro. Alla fine giunsero in un piccolo giardino, ben curato e illuminato, con una fontana e due panchine. Lì vicino c’erano anche una piccola gelateria e un venditore di rose e palloncini a forma di cuore.
Era un posto così bello. Anche se il primo pensiero di Stana fu che era tanto bello quanto dannatamente romantico.
“Allora, Miss Katic, che gusto vuole?”
“Mh, direi che cioccolato e caffè sono perfetti!”
“Lei è perfetta signorina!”
Stana stava per ribattere che non era vero, che non era appropriato e che non era un altro centinaio di cose, ma Nate si era già allontanato e non l’avrebbe sentita. Inoltre tutte quelle attenzioni le piacevano e la facevano sentire viva e bella, una sensazione che non provava ormai da tempo.
Nate tornò poco dopo, in una mano teneva i due coni e nell’altra il filo di un palloncino rosso a forma di cuore. Era bellissimo. Il ciuffo sbarazzino gli cadeva davanti agli occhi, costringendolo a sbuffare in alto per permettere a se stesso di vedere la strada e non inciampare, i coni cozzavano tra loro, scambiandosi i gusti e barcollando un po’ a destra e un po’ a sinistra, rischiando di cadere un passo sì e l’altro pure, e il palloncino completava il ritratto del perfetto bambinone. Oppure del perfetto fidanzato.
Stana preferì non pensare a quest’ultima opzione, ma si concentrò solamente su quanto era buffo e dolce in quella situazione. Se avesse avuto la sua Nikon, gli avrebbe fatto una bellissima foto, che poi avrebbe stampato, incorniciato e messo sul mobile del soggiorno, ma si limitò a scattarne una col suo cellulare e una con la mente, imprimendo bene ogni dettaglio di quella situazione, di quella giornata e di quell’uomo.
Vedendo la faccia della donna meravigliata da quel posto, l’attore si avvicinò a lei e, attento a non sporcarla, le regalò il palloncino e le sussurrò all’orecchio: “New York è bellissima di notte, tutta da scoprire.”
 
"E così tu e Nate avete trascorso una stupenda serata insieme e non vi siete mai baciati?" chiese sbalordita la conduttrice. Stana negò con la testa.
"A quel tempo stavo con Kris, ero innamorata e pensavo potesse durare per sempre. Non volevo farlo soffrire; non lo avrei mai tradito. Solo quando vidi quei due occhi azzurri tutti i miei sentimenti per Kris sembrarono scomparire. Cosi decisi di lasciarlo, senza troppe scuse, usando solamente la verità: gli dissi che provavo qualcosa per Nathan e che non volevo prenderlo in giro." Riprese la Katic.
"E lui la prese bene?" chiese stupita la conduttrice
"Ovviamente no. Mi amava alla follia e lo sapevo. Per anni mi era stato vicino, mi aveva appoggiato e sostenuto durante tutti i provini falliti, durante tutti i pianti. Non era solo il mio compagno, era il mio migliore amico, il mio confidente, e adesso io stavo rovinando tutto, stavo buttando tutto all'aria per una "cotta passeggera", come la definiva lui. Mi ricordo ancora che mi ha guardato negli occhi e mi ha detto che tra noi non avrebbe mai funzionato. 'La parte più difficile in un telefilm è non innamorarsi della propria co-protagonista' aveva detto teatralmente citando Dempsey. Poi aveva continuato 'Pensa, perfino loro l'hanno capito. I Dempeo magari esisteranno, probabilmente saranno amanti, ma hanno capito che insieme non potevano stare, non potevano unire la vita privata al lavoro. Lui si è sposato ed ha avuto dei figli. Lei uguale. Magari si amano, magari si vedono, magari si scopano pure; ma non stanno assieme'. Stava parlando in preda alla rabbia, lui, che non si arrabbiava praticamente mai con me, mi stava gridando contro.
E io non ci vidi più e scoppiai, chiedendogli se secondo lui avrei dovuto rimanere con lui e farmi le sveltine con Nathan in un camerino." Stana si fermó un attimo. La testa bassa, gli occhi lucidi, pieni di ricordi che facevano troppo male perfino a distanza di anni. Eppure neanche una lacrima scese dal suo viso, non ancora almeno.
"E lui cosa fece?" Chiese l'interlocutrice, risvegliandola dai suoi pensieri.
"Niente" sussurrò appena.
"Come niente?"
"No. Si avviò verso l'uscita, posò le chiavi del mio appartamento, quelle che gli avevo dato un anno prima, sul mobile all'entrata e aprì la porta. Mentre stava uscendo, si girò, mi guardò e sorrise, dicendomi che non avrebbe funzionato con Nathan e che lui mi avrebbe aspettato, anche per sempre. Poi uscì e chiuse la porta."
“E tutto queste successe in una sera?”
La faccia stupita di Ellen procurò una debole risata a Stana, che si affrettò a rispondere:
“No, quella sera tornai a casa e tutto finì lì. Penso di aver provato da subito qualcosa per Nathan, solo che non l’avevo mai ammesso neanche a me stessa. Almeno non fino al party per l’inizio delle riprese.”

Per tutta l’estate aveva continuato a vedere Nate e le loro uscite si facevano sempre più lunghe e ravvicinate. Pizze, gelati, film, escursioni, shopping, non importava cosa facessero, a tutti e due bastava stare insieme. Così avevano deciso che una volta a ciascuno avrebbero scelto cosa fare mentre erano insieme. Quando era il turno dell’attore, chissà perché, Stana si trovava sempre in luoghi strani o buffi o fuori dal comune, e tutte le volte la sua faccia era stupita, se non schifata, fino a quando, davanti all’uscio di casa, non abbracciava Nate e lo ringraziava per la bellissima giornata passata.


Un giorno, poco prima dell’inizio delle riprese, stavano passeggiano sulla spiaggia di Santa Monica. Avevano deciso di passare una giornata al mare e tra scherzi, nuotate, spruzzi, solletico e quant’altro il tempo era volato. Non si sa come, erano finiti distesi sul bagnasciuga. Nathan sotto e Stana sdraiata sopra di lui. Così, per alleggerire l’imbarazzo che si era creato, la canadese propose al collega di fare una passeggiata lungo la spiaggia. L’attore accettò volentieri, non prima però di aver preso Stana tra le braccia e averla buttata in mare, per sciacquare via la sabbia che le si era attaccata un po’ ovunque.
Passeggiavano sulla sabbia bagnata, con le goccioline d’acqua che cadevano dai loro capelli e dai loro costumi, scivolando e tornando parte dell’immenso oceano.
Ad un certo punto Nathan si fermò e afferrò la mano di Stana, leggero e tremante, e la fece voltare. Si perse un minuto ad osservare quelle bellissime gambe che lo stregavano ogni volta e poi puntò il suo oceano nei suoi occhi. La voce era sicura e un sorriso smagliante gli risplendeva sul volto.
“Vieni con me al party di inizio riprese?”
Le gambe le tremavano e il cuore faceva i salti di gioia. Non aveva ancora mollato Kris, ma l’avrebbe fatto presto, probabilmente addirittura quella stessa sera, al rientro a casa.
“Si. Si. Si. Vengo al party di inizio riprese con te.”
“Cavoli, sono tanti si. Tutti questi si portano una grande responsabilità con sé. Sei pronta a sostenerla, Katic?”
 

Ciao a tutti!
Intanto voglio scusarmi per l'ora: so che praticamente è ancora mercoledì, ma teoricamente è giovedì e siccome sono in vacanza e non so quando potrò riconnettermi dal pc, pubblico adesso.
Prima di parlare del capitolo, voglio ringraziare tutti quelli che hanno recensito, stupendomi e facendomi davvero felice, e tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite! Non sapete quando questo significhi per me!
Comunque, questo è il primo capitolo, un po' di introduzione. Le informazioni generali dovrebbero essere giuste (luogo del concerto, ora (anche se era alle 7.30), titolo del CD e copertina) ma in caso di qualsiasi errore mi scuso! Ho lasciato stare le riprese del pilot e la linea temporale non so quanto sia giusta. Come non so quanto sia giusto quello che sto dicendo, perchè sono in ferie, stanca, con la febbre e la tosse.
Quindi spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vi siate addormentati su queste ultime righe! hahah
Oltre a ciò (e parlando seriamente) spero sia chiara la distinzione tra presente/intervista e passato/racconto/ricordi. Per qualsiasi cosa, qualsiasi dubbio o cosa poco chiara fatemi sapere!
Aspetto le vostre recensioni, belle o brutte che siano!
Baci e buone vacanze!
A giovedì,
Rò :)
  
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