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Autore: Alexiel_Slicer    14/08/2014    0 recensioni
- Ripropongo, a distanza di tempo, questa mia storia rivisitata e debitamente corretta e mai finita di pubblicare su efp. -
"Quelle urla erano un grido disperato d'aiuto o forse l'unico modo di comunicare che avevano. L'unico modo per darle il benvenuto. Quelle urla erano sufficienti a far diventare pazzi.
La vecchia l'afferrò per un polso e la spinse bruscamente dentro la stanza, poi con un repellente ghigno la chiuse all'interno. " Benvenuta a Foggy Lane " disse con una risata sadica.
Marlene che era caduta con la faccia sul pavimento sudicio si sollevò. Ad arredare la camera vi era solo un letto di ferro. Si sedette con le gambe contro il petto sul materasso, scoprendolo terribilmente molle, e affondò il viso nelle ginocchia, mentre le urla, ormai cessate, lasciavano udire il lontano tintinnio della vecchia."
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 8 - "Partenza"

Il tintinnio acuto della forchetta metallica contro il vetro del bicchiere, riecheggiò per la sala, facendo cessare il mormorio di sottofondo dei commensali, immersi nelle loro conversazioni. Vicendithas si alzò e con una mano si lisciò la barba, mentre gli occhi dei presenti stavano puntati su di lui, in attesa.
 << Scusate se vi interrompo, ma ci terrei a fare un brindisi per la buona riuscita della missione. Da domani, miei giovani maghi, il destino del mondo magico e anche della Terra sarà nelle vostre mani, e sono sicuro che non ci deluderete. Dopo anni finalmente possiamo sperare di fermare l'avanzata dei maghi neri >> prese il calice e l'alzò al cielo << Che la buona sorte sia con voi, miei cari >> disse per poi bere, imitato dalla tavolata.

***

Marlene chiuse il fagotto con dentro le cose che avrebbe portato con sé: non molto, anzi niente, solo il carillon che le aveva regalato Jamie. Era l'unica cosa che possedeva e che non le andava di lasciar lì. Nonostante non fosse poi così prezioso nella fattura, per lei lo era comunque: quello era il primo regalo di compleanno che riceveva dopo anni e la sola cosa che potesse dire davvero sua, oltre la collana che portava al collo.
 Lasciò la stanza e prima di chiudersi la porta alle spalle la guardò: chissà quando ci sarebbe ritornata e se ci sarebbe mai ritornata. Scese le scale a chiocciola e improvvisamente davanti al viso si trovò il volto di Elysia, il fantasma della donna che vagava nel castello. Gli occhi dello spettro erano spalancati e la scrutavano; Marlene non riuscì a non rabbrividire per il timore. Elysia, ad un tratto, spalancò la bocca, da cui fuoriuscì dell'aria fredda che la investì in pieno. Dopodiché il fantasma andò via, ad una velocità sorprendente, scomparendo in fondo al corridoio. Marlene si guardò: non aveva nulla fuori posto, oltre i residui del freddo sulla sua pelle.
 << Ma che... ? >> mormorò tra sé e sé.
 << Oh, Marlene! Buongiorno >>. Dorlas le andò incontro con un enorme sorriso. In mano stringeva qualcosa.
 << Buongiorno, Dorlas >> rispose ancora frastornata. << Che hai in mano? >>.
 << Oh, mi hai scoperto... >> fece portandosi una mano dietro alla testa << un regalo per te, una sciarpa. Di notte nei boschi fa freddo e anche volando... >> disse porgendogliela.
 << Grazie >>. Marlene gli sorrise e prese tra le mani la sciarpa rossa a fantasia scozzese. << Volare? >> chiese poi stranita.
 << Si, bè, lo vedrai... adesso va da Vicendithas: voleva dirti un'ultima cosa prima della partenza >>.
 << Va-va bene >>.
 L'elfo l'accompagnò fino allo studio del mago e prima di lasciarla entrare l'abbracciò << Contiamo tutti su di te >> infine le disse.
 Marlene venne colpita dal fresco profumo di fiori selvatici che emanava Dorlas. << Lo so, non vi deluderò >> rispose sorridendo. In realtà non era convinta neanche lei di quelle parole.
 Dorlas dopo un ennesimo sorriso se ne andò e lei entrò nella stanza, dove trovò Vicendithas a giocherellare con l'atlante. Marlene rimase sulla soglia, quando il mago accorgendosi della sua presenza alzò gli occhi verso di lei . << Avvicinati pure, non rimanere lì >>.
 Marlene annuì << Perché volevate vedermi? >> domandò, mentre gli si avvicinava.
 Vicendithas andò alla scrivania, da cui prese qualcosa << Volevo darti questa. Ti guiderà nell'oscurità >> e così dicendo mise l'oggetto nelle mani di lei, che scoprì essere un cristallo bianco.
 << G-grazie... >>.
 << Adesso andiamo, non facciamo attendere oltre gli altri >>.

 Jamie, Lucas e Morgana erano già fuori, insieme ai capi delle creature magiche e il sindaco di Circe, Ispedita. I primi stavano eretti, allineati di fronte ai secondi. Marlene si unì al suo gruppo, mentre Vicendithas si accodò ai capi. Uno di loro fece un passo un passo avanti: era un centauro, la cui metà di corpo di cavallo era bruna e dal manto lucido, con una lunga coda corvina. La parte umana era vigorosa, dai muscoli evidenti messi in mostra. Sul petto aveva una leggera peluria, ma il viso era privo di barba. Aveva gli occhi castani e i capelli neri, ai lati raccolti in un codino, che gli scendevano sulla spalle. I lineamenti erano decisi e lievemente spigolosi.
 Tese un sacco a Marlene << Sono Emilio, re dei centauri. In nome di tutta la nostra razza vi doniamo strumenti e armi che vi possono servire durante il viaggio. State attenti >>.
 Lei annuì e posò il sacco a terra, poi ecco che avanzò il capo degli gnomi: un ometto che le arrivava alle ginocchia. Dalla punta della lunga barba bianca gli pendeva un anellino, nel quale era chiusa. Aveva delle guance rosse e delle orecchie un po' a sventola. Un cinturone gli passava intorno alla tonda pancia e in testa portava un ritto cappello appuntito.
 Marlene si abbassò e questo gli diede un grosso fagotto << Sono Polus Imosa, re degli gnomi. Il mio popolo ha personalmente preparato le cibarie per il viaggio. Vi auguro una buona fortuna >>.
 << Grazie >> rispose lei sistemando il fagotto accanto al sacco.
 Successivamente si fece avanti un elfo: era alto e slanciato, con capelli argentati che rilucevano alla luce del sole. Intorno alla fronte aveva una sottile corona di foglie e rametti d'oro. Gli occhi erano grigi e limpidi, la pelle rosea. Sulle spalle portava un mantello verde, tenuto fermo con una catenina al collo. Anche lui le diede un fagotto.
 << Il mio nome è Ascar e sono il re degli elfi. Noi ti diamo erbe curative che potranno esservi utili in caso di malattie o ferite. La natura è dalla vostra parte >>.
 Poi fu il turno di un uomo, dall'apparenza normale: aveva spalle larghe e un corpo massiccio, corti capelli castani e gli occhi, anch'essi castani, ma talmente chiari e dalle sfumature così particolari da sembrare quasi tendenti al giallo. Era vestito con dei pantaloni di pelle scuri e un gilet dello stesso materiale, marrone, aperto sul petto nudo dagli addominali scolpiti. Sul mento e sotto le guance c'era una leggera barbetta incolta.
 << Shannon, capo dei licantropi. Ni forniamo selvaggina fresca, cacciata da noi per poter riempire i vostri stomaci e riprendere le forze dopo le fatiche più rapidamente. Siate forti e non temete la notte, è vostra amica >>. Detto quello le mise in mano alcune lepri morte, che lei con un sorriso tirato, che tradiva una vena di repulsione, posò immediatamente a terra.
 Avanzò una donna, la regina delle streghe. Non era molto alta ed aveva un occhio castano, mentre l'altro era color del ghiaccio. Aveva capelli nero-grigi lunghi e liscissimi, con alcune ciocche raccolte da un fermaglio dalla forma di ragnatela. La pelle era lievemente segnata da delle rughe e le labbra erano sottili e rosse. Il lungo vestito nero era un tripudio di strascichi e reti, che le nascondeva i piedi. Sulla spalla teneva un grosso e peloso ragno vivo.
 << Io sono Verruca, la regina delle streghe. Vi dono pozioni e filtri. Fatene buon uso. Spero che i nemici che incontrerete durante il vostro cammino soffrano lentamente >>.
 Marlene timorosa prese il cestino ricolmo di bocce e bottigliette che le porgeva, per poi passare ad un altro esponente delle creature magiche. Un goblin dalla schiena arcuata, grasso e dall'espressione arrabbiata. Il grande naso era aquilino e gli occhi erano infossati e quasi nascosti dalle sopracciglia corrugate.
 << Oxum, capo dei goblin >> disse con voce inaspettatamente stridula << Noi vi diamo una bussola magica per non perdervi >>.
 Poi venne il turno di un folletto. Aveva l'aria giovane ed era magro, con i lunghi piedi inghiottiti dalle buffe calzature, che aveva visto anche ad un altro folletto a Circe. Questo non parlò e si limitò a farla abbassare alla sua stessa altezza e metterle intorno al collo una collana di fiori appena raccolti. Marlene gli sorrise e passò all'ultimo: il sindaco di Circe con il suo panciotto in procinto di esplodere.
 << Mia cara Marlene, io non ho niente da offrirti, ma spero che un mio 'buona fortuna' sia comunque utile >> disse con un sorriso bonario.
 << E' tutto ben accetto, anche un 'buona fortuna' >> rispose cordiale lei.
 L'uomo rise.
 << Direi che adesso siete pronti per affrontare il viaggio >> intervenne Vicendithas.
 << Ringraziamo tutti voi >> disse Jamie << Siete stati gentili e faremo del nostro meglio per non deludere le vostre aspettative, ma adesso dobbiamo andare >>. Detto quello lui e Lucas fischiarono. Per un attimo interminabile non accadde nulla, poi improvvisamente ecco che le fronde degli alberi iniziarono ad oscillare e due grandi ombre oscurarono il sole sopra le loro teste. Marlene sollevò lo sguardo vedendo due uccelli enormi in procinto di atterrare. Quando questi toccarono terra si rese conto che non erano semplici uccelli, ma bensì grifoni. Entrambi dal piumaggio fulvo, con un grosso becco, il corpo e la coda leonina, le zampe anteriori d'aquila, così come la testa, dalle orecchie equine. I due maghi presero i sacchi ed i fagotti ed iniziarono a legarli ai due volatili. Jamie vedendo l'espressione tra il meravigliato e l'inebetito di Marlene, sorrise.
 Ad un tratto, però, lei ebbe la sensazione di essere osservata, non da uno dei presenti, ma da qualcosa che l'opprimeva e la trafiggeva. Si voltò in direzione della vegetazione che cresceva sui fianchi rocciosi, trovando, con sua grande sorpresa, nascosto tra la boscaglia selvatica, una figura nera di un cane dal pelo irsuto e gli occhi dal rosso scintillante. Sentì la gola, inspiegabilmente, seccarle e la salivazione cessare.
  << Che stai facendo? >> le chiese Jamie stranito, distogliendola da quella presenza. Avevano terminato di caricare i grifoni e Lucas era salito in groppa al suo, insieme a Morgana. Jamie aveva fatto altrettanto e adesso l'aspettava.
  Lei scosse la testa << N-niente >> balbettò.
 << Allora sali, che aspetti? >>.
 << Si, subito >>.
 Marlene un po' intimorita si avvicinò al grifone.
 << Non ti fa niente >> la rassicurò Jamie.
 Lei gli salì in groppa, aiutata dal ragazzo, e si strinse a lui avvolgendo il suo torace con le braccia.
 << Vedrai, ti piacerà >>.
 I due grifoni aprirono le ampie ali e un attimo dopo le loro zampe lasciarono il suolo. Marlene si strinse ancora di più, per poi lanciare un ultimo sguardo allo strapiombo, al castello e alla cascata che man mano si rimpicciolivano. Vide Dorlas affacciato da una finestra, agitare una mano verso di loro per salutarli. Lei ricambiò, ma nella sua mente il pensiero di quel cane l'opprimeva. Che cos'era? Possibile che l'avesse visto solo lei e che gli altri non si fossero accorti di quella presenza?
  
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