E’ da molto che non scrivo più una premessa ad un capitolo, lo
faccio perché voglio ringraziare la mia migliore amica di esistere, di essere
sempre al mio fianco e di darmi sostegno, supporto e comprensione anche quando,
forse, non me lo merito…
E’ vero, hanno ragione quelli che dicono che faccio le cose più
grandi di quel che sono, ma questa è la mia natura e il passato, forse sono io
che l’ho esagerato, ma è stato molto doloroso e non posso semplicemente
saltarlo a piè pari, non è stato una passeggiata, mi ha segnato profondamente e
ormai fa parte della mia vita.
Quando ho bisogno di te, tu sei qui e mi stai a sentire, ora che ho
avuto bisogno di te, tu c’eri.
Grazie.
Tu non leggerai mai questa storia, ma…
ti ringrazio, Lilli, per essere con me.
Saremo amiche per sempre, vero?
Ti voglio un mondo di bene, tua…
Monica
Ok, a questo punto credo che non avrete capito niente,
ma devo lasciare un merito alla mia Lilli perché come lei non se ne trovano;
tutti abbiamo dei difetti, io poi una marea e lei pure, però sono fortunata ad
avere un’amica come lei e, anche se siamo tanto diverse, ci vogliamo un mondo
di bene.
Scusate per la digressione…
* * *
Richiamato alla realtà da
quella voce tanto familiare, dalla voce del suo migliore amico, l’unico che
potesse seriamente influenzarlo in qualche modo, il vampiro si voltò di scatto
e, riconoscendo il fisico, i suoi occhi piano piano tornarono normali, le
pupille si scurirono fino al nero mentre lui chiudeva la bocca, consapevole che
il proprio segreto doveva rimanere tale anche col suo migliore amico.
-
Christopher? –
chiese dopo un attimo di silenzio che gli era occorso per richiamare a sé tutta
la sua personalità reale
-
C’è una cosa
importante che dobbiamo discutere su… i turni di domattina – sparò alla fine
Non si era aspettato di
interrompere qualcosa quindi la sua scusa doveva sembrare penosa, forse Karen
non se ne sarebbe accorta, ma Leonard di sicuro gliene avrebbe dette quattro.
Anche se la sua espressione
pareva molto differente da quella di ora quando aveva varcato la soglia.
Allontanandosi rapidamente
dal letto, Leonard lasciò la sua ospite e uscì con Kitt dalla stanza.
Senza fermarsi nel
corridoio dove generalmente si poteva chiacchierare anche a notte fonda, il
corvonero lo condusse al piano superiore e poi aprì la porta finestra e lo fece
uscire sull’ampio terrazzo di marmo spazzato da una brezza gelida e sferzante.
Il moro si appoggiò alla
balaustra con gli avambracci, guardando lontano oltre l’orizzonte e oltre la
luna; Leonard si sistemò di schiena, poco incline a guardare la foresta
verdeggiante che presto sarebbe diventata la sua tavola per la cena.
-
Ho interrotto
qualcosa? – volle sapere il giovane Black, l’altro scosse la testa
-
È stato meglio
così, avrei fatto un macello… - Kitt annuì sorridendo, grazie al cielo, proprio
come aveva sospettato Gardis, Leonard non era eccessivamente arrabbiato della
cosa
-
Tua sorella però
mi aveva detto che non l’avresti toccata neppure con un dito – aggiunse
riferendosi alla piccola Longbottom, l’altro alzò un sopracciglio stralunato
-
Gardis lo sa? –
Chris annuì – e perché diamine non è venuta a riprendersela?
-
Karen le aveva
fatto promettere che, nel caso, non ti avrebbe fermato…
-
Stupido orgoglio
Gryffindor – borbottò Leonard – nessun Malfoy si è mai curato delle promesse!
-
Lei è
estremamente leale
-
Anche troppo
-
Però era preoccupata
e ha mandato me
-
Sai che ti dico?
Per una volta ha fatto bene! – era una rarità sentire il maggiore dei Malfoy
elogiare seppure indirettamente la sorellina, ma Gardis aveva la testa sulle
spalle e lo sapevano tutti e tre, Gardis sapeva sempre qual era la cosa giusta
da fare e sapeva che gli altri ne erano a conoscenza.
-
Credevo che
avessi più confidenza con le ragazze – lo schernì Kitt
-
Ragazze non
significa stupide vergini, eppoi… non avrei dovuto toccarla, Gardis lo sapeva,
ma… lei ha fatto una cosa che mi ha fatto perdere la ragione
-
Sembravi
posseduto quando ti ho visto, credimi, ero davvero preoccupato, ancora un
attimo e ti avrei pietrificato con la bacchetta
-
Beh, non sarebbe
stata una cattiva idea
-
Vuoi tornare da
lei? – domandò incerto il moro sentendo la brezza sulla pelle e assaporando
l’odore di abete che proveniva dalla radura verdeggiante poco distante
-
No. Dov’è Gardis?
-
Alla vecchia
torre, l’ho lasciata lì dopo che è venuta a cercarmi
-
Andrò di sotto a
raccontare qualcosa a quella piccola sconsiderata e poi devo parlare con lei
-
Sappi che non
tradirà quella promessa neppure sotto tortura, quindi non aspettarti che ti
dica di non farle niente
-
Lo so, è una
dannatissima testarda!
-
Come te? – chiese
Chris che era sempre in vena di farsi del ridere
-
No, di più… -
borbottò seccato lo Slytherin
* * *
La camera era illuminata e
tutto era come l’aveva lasciato.
Facendo uno sforzo per
resistere temporaneamente alla tentazione di morderla, l’odore del sangue era
ancora vivido nella sua mente e nella stanza, aprì la porta e guardò la bionda
seduta sul letto, ormai non più singhiozzante
-
Mi dispiace –
pronunciò appena lei – non avrei dovuto, so che è così che si fa, ma… - Leonard
prese un respiro e la interruppe prima che il suo autocontrollo vacillasse di nuovo
per l’essere stato troppo a contatto con lei
-
Devo andare, ci
sono delle questioni urgenti di cui devo occuparmi – Karen annuì, troppo
ingenua per riconoscere una bugia ben detta da una mezza verità
-
Sì. Gardis ti ha
parlato?
-
Cosa c’entra mia
sorella? – ora non mentiva, Gardis non l’aveva ANCORA incontrata.
-
Apri la finestra
– le ordinò prima di uscire – e poi tornatene in camera, non so per che ora
terminerò
E senza aggiungere altro
tornò di sopra.
Karen si guardò, Leonard doveva
considerarla una stupida. Ma anche se in molti le avevano spiegato come
andavano le cose tra uomini e donne, si era sentita un po’ spaesata
dall’aggressività con cui Leonard le si era lanciato addosso e anche dalla
velocità con cui sembrava che stesse accadendo il tutto.
E quando aveva avvertito le
labbra di lui sulla pelle non era riuscita a non rabbrividire e aveva chiuso
gli occhi come se la stessero violentando quando invece era stata tutta un’idea
sua. Ma le labbra di Leonard l’avevano spaventata, le erano sembrate così
fredde… quasi una paura ancestrale che veniva a galla.
* * *
La torre dove Kitt lo stava
conducendo era gelida e una corrente birichina si insinuava all’interno della
sezione circolare spolverando i gradini antichi e roteando a spirale nella
tromba delle scale.
Salirono fino all’ultimo
piano e quando la porta si spalancò videro la bionda intenta a scrutare la
luna.
Gardis guardò prima
Christopher e poi suo fratello.
Non dissero niente, ma lei
capì dal suo sguardo quello che era accaduto e annuì riportando la sua
attenzione sull’astro in lontananza.
Un attimo dopo si alzò in
piedi e, stringendosi la copertina sulle spalle rivolse uno sguardo serio al
suo migliore amico
-
Potresti scusarci
un istante? Vorrei discutere di una cosa con mio fratello
Sapendo di essere di
troppo, il moro uscì e si chiuse la porta alle spalle, sedendosi poi nel
pianerottolo e attendendo paziente.
Leonard e Gardis si
fissarono per un attimo: tre occhi color dell’oro e uno color del cielo; lei
sospirò e poi fece per far scorrere il tessuto ruvido della coperta sulla
spalla destra; abbassò appena il colletto della camicia, quel tanto che
bastasse perché suo fratello non intravvedesse quel segnetto rosso che ancora
aveva sotto la clavicola, poi gli porse il collo
-
Avanti, ne avrai
bisogno
C’era una serietà che si
sarebbe potuta tagliare a fette con un coltello e l’aria era pregna e greve.
Con più autocontrollo di
prima e senza una parola, il biondo si avvicinò, scostò un lembo con una mano
mentre, meno repentinamente, gli occhi diventavano nuovamente rossi e i canini
di nuovo in mostra, grazie al cielo Leonard non era irruento come era accaduto
nei minuti precedenti.
Un attimo e poi, senza
tutta la foga di quando aveva visto Karen, i denti si conficcarono nella carne
pallida e leggera di lei.
Trattenendo un gemito di
dolore, Gardis si morse le labbra e attese continuando a guardare in
lontananza.
La bocca di suo fratello si
allontanò e gli occhi tornarono normali senza traumi.
-
Si rimargineranno
in dieci minuti – disse suo fratello indicando i due buchetti, quasi a
scusarsi, lei annuì: non era la prima volta.
-
Leonard –
aggiunse a sua volta – non fare pazzie, d’accordo?
La testa annuì
impercettibilmente poi il primogenito aprì la porta e uscì facendo
semplicemente un segno di saluto al suo amico e aggiungendo, senza che la
bionda nell’altro vano lo sentisse
-
Stai un po’ con
lei e riportala in camera, mi pare un po’ scossa
Kitt si affrettò ad annuire
senza sapere che il pallore non era dovuto allo shock, ma a dell’altro.
Con gesti molto più lenti e
delicati dello Slytherin, Christopher rientrò nell’aula e la vide mentre si
risistemava un bottone alla luce della luna.
Gardis gli sorrise
dolcemente e fu allora che, percorrendo la linea delle spalle, lui notò una
chiazza rossa proprio sotto la clavicola. La gryffindor si affrettò a coprire
con le mani i due forellini appena creati sul collo e alzò il colletto del
pigiama.
-
Che cos’è quello?
– chiese imperterrito il corvo
-
Niente – rispose
evasiva, temendo che si fosse accorto del morso
A quel punto gli occhi blu
del Black si fecero cupi e profondi
-
Te l’ho lasciato
io quel segno, vero? – indagò
Seguendo il suo sguardo si
accorse che non era puntato sotto l’orecchio, ma appena sopra il petto, arrossì
colpevole, dopodiché annuì imbarazzata e l’altro si sentì tremendamente a
disagio.
L’aveva notato subito
perché ricordava perfettamente quanta cura avesse messo nella follia del
pomeriggio precedente e, soprattutto, quanta ne avesse messa in QUEL punto per
lasciare QUEL segno.
E dire che era quasi
riuscito a relegare quei ricordi senza che saltassero fuori ogni volta che la
vedeva, ma appena c’era riuscito, ecco che comparivano le prove schiaccianti
-
Mi dispiace – le
sussurrò, lei scosse la testa, ancora rossa in volto – vuoi tornare al
Grifondoro? – le chiese vedendo i piedi nudi sulla pietra fredda, un'altra
negazione
-
No, voglio
rimanere qui. Questo posto e mio fratello sono legati in maniera indissolubile
e in questo momento più che mai. E io sono legata a mio fratello.
L’altro annuì senza aver
capito davvero molto di ciò che aveva detto, ma se lei voleva restare non
poteva impedirglielo, glielo doveva.
E senza accorgersene,
l’attimo successivo, si avvicinò a lei e con dita tremanti scostò appena i
lembi dello scollo a V della camicia mentre il marchio rosso risaltava sulla
pelle candida come la luna nel cielo.
Con un gesto gentile e
fluido, abbassò la testa e baciò quel punto trasformando il colorito della
pelle di lei da chiaro ad una tavolozza di rosso imbarazzato
-
Considerala una
scusa per quanto accaduto, devo essere impazzito più del solito
Senza indagare su quel “più
del solito”, accettò quel gesto e si affrettò a riabbottonare la camicia,
dopodiché lui le infilò dalla testa il suo gilet grigio con lo stemma dei
Corvonero bene in vista sul petto per ripararla dal freddo della notte.
-
Il blu ti dona –
le disse scherzoso – saresti stata un ottimo Prefetto anche da noi – lei gli
sorrise grata e inspirò dalla lana costosa, grigia e ben cardata, il profumo
che lo caratterizzava.
L’attimo dopo si era
addormentata come una bambina vinta da tanti shock che aveva ricevuto. Lui la
prese in braccio e la riaccompagnò alla Torre.
Doveva davvero darci un
taglio con lei, ma non ne era capace e nonostante quello fosse il suo dovere,
non era così certo di volerlo fare.
Se lei sarebbe stata bene
anche tra i Corvi, lui stava nascondendo una insospettabile repulsione alle
regole che ne avrebbe fatto un degno allievo di Salazar e un intraprendente grifone.
* * *
Leonard riaprì la porta
della sua stanza sperando ardentemente che Karen avesse accantonato la sua idea
balzana e, spaventata dalla sua reazione (assai poco legittima), fosse corsa
piangente dai suoi compagni a farsi consolare.
Qualunque cosa avesse
scelto, comunque, ora era pronto ad affrontarla, il sangue che sua sorella gli
aveva donato era più che sufficiente per tenere a bada il suo aspetto mezzo
demoniaco fino a sabato.
Sfortunatamente, però, la
bionda era ancora nella stanza, addormentata sul letto con una mano sotto la
testa. La finestra era spalancata e alcune delle candele che illuminavano
l’ambiente si erano spente per via della brezza.
La guardò raggomitolata
come una bambina, le spuntavano le mutandine dalla gonna, ma non avrebbe ceduto
per così poco, aveva altro per la testa.
La piccola Longbottom
mormorò qualcosa nel sonno e lui le sorrise, dopodiché uscì di nuovo, andò alla
Torre di Corvonero ed entrò nella camera del Prefetto di soppiatto: Ciel
Longbottom.
A quel punto era l’unica
persona che potesse rimettere le cose a posto.
* * *
Ciel dormiva beata nel suo
letto, ma non appena udì il cigolio sinistro della porta si svegliò, seccata
che qualcuno fosse venuta a disturbarla, la bacchetta pronta in mano e il
caschetto di capelli scuri un po’ spettinato.
Guardò il suo ospite con
odio mentre si risistemava l’acconciatura e posava il legno sul comodino
chiedendosi cosa fosse venuto a fare in camera sua a quell’ora di notte, pregò
solo che non si trattasse di uno dei soliti scherzetti di cattivo gusto che
piacevano tanto alle serpi.
-
Cosa vuoi,
Leonard? – chiese sgarbata, dopotutto a nessuno andava di farsi svegliare a
quell’ora senza un motivo preciso
-
Beh, immagino che
visto che sei tu questo sia il massimo dell’accoglienza che puoi riservarmi… -
pigolò con falsa innocenza
-
Ho detto “cosa
vuoi”, vedi i sbrigarti, ho sonno e certo non il tempo di passare la notte con
te
-
Tua sorella
evidentemente ne aveva parecchio, allora
-
Mia sorella? –
chiese scettica
-
Tua sorella Karen,
questa sera, era molto intenzionata a perdere la verginità con me – la voce si
era fatta grave e bassa
-
Karen?!
-
Sì
-
Che le hai fatto?
Dov’è adesso?
Fedele alla regola “mai far
preoccupare papà”, Ciel aveva ereditato gran parte della personalità della
mamma ed era sempre pronta a correre in aiuto dei membri della famiglia prima
che il genitore si accorgesse di ciò che stava accadendo.
L’apprensione, però, era
una caratteristica particolare e visto che Karen, anche se era la
secondogenita, veniva considerata la piccola di casa, era normale che le
sorelle più grandi e più piccole avessero tutto questo riguardo verso di lei.
-
Al momento sta
bene, anche se è addormentata nella mia stanza
-
Perché sta nella
tua stanza?
-
Perché è venuta
ad espormi la sua teoria su come perdere la verginità
-
Karen non ha
teorie del genere – sbuffò la maggiore
-
Appunto
-
E allora?
-
Voleva perdere la
verginità senza neppure sapere come – la mora si lasciò scappare un risolino,
Karen aveva preso molto da papà…
-
E tu che le hai
fatto?
-
Beh, l’ho
spaventata a morte e poi sono dovuto andare a occuparmi di alcune cose
-
Immagino
urgentissime – celiò lei, lui si fece serio
-
Assolutamente
-
Bene, che vuoi da
me?
-
Riprenditi quella
peste prima che cambi idea, riportala in camera e se domani è ancora dell’idea
di questa sera, credo che dovrai insegnarle un paio di cosette
-
Va bene
Scendendo dal letto, Ciel
andò all’attaccapanni e ne prese la vestaglia azzurra che vi stava appoggiata,
dopodiché nascose la bacchetta nella tasca, chiuse l’abito con la cintura e
insieme al suo divertito ospite si diresse verso i sotterranei.
Esattamente come lui aveva
affermato, Karen era addormentata sul suo letto, illesa. Niente macchie di
sangue, grida di terrore che echeggiavano per le mura e nessun segno di
costrizioni varie.
Agitando la bacchetta, Ciel
fece levitare il corpo della sorella e lo condusse verso il grande camino
bianco alla parete, l’attimo dopo scomparve e si ritrovò nella stanza al Grifondoro,
la svestì e la mise a letto, poi tornò di sotto.
-
E adesso vedi di
spiegarmi tutto per bene – con la bacchetta in mano e lo sguardo che minacciava
fuoco e fiamme, Ciel pareva pronta per l’interrogatorio
-
Non volevi
tornare a dormire? – le domandò lui sedendosi sul letto e, finalmente libero da
ogni peso, si accese una sigaretta e la guardò
-
Sono molto
preoccupata
-
Da cosa?
-
Da quello che mia
sorella potrebbe fare – iniziò – e da quello che tu potresti fare a lei
-
Non ti fidi di
me? – le chiese con innocenza
-
No – se non altro
era sincera
-
Cosa vuoi sapere?
– concesse con un sospiro
-
Cosa farai se lei
tornerà, non hai mai rifiutato una ragazza nel tuo letto, perché con lei è
diverso?
-
Punto primo –
cominciò come se stesse insegnando un’ovvietà ad un bambino tardo – è vergine e
le vergini portano guai. – Ciel arrossì, ma non si scompose più di tanto –
Punto secondo: è tua sorella e la migliore amica di Gardis: se dovessi toccarla
con un dito mi lincereste senza farvi troppi scrupoli
-
Puoi scommetterci
-
Appunto – la
conferma di tutto – se lo facessi perderei l’uso di qualche braccio e un’amica…
interessante – aggiunse – preferisco tenermi l’amica e rinunciare ad una notte
con lei, ci sono ragazze meno pericolose e più semplici da trattare che posso
fare felici col braccio che mi mancherebbe
-
Sempre per quella
storia delle vergini, immagino – aggiunse caustica
-
Precisamente.
Portano guai. – sottolineò come sempre
Lei storse le labbra in una
smorfia e annuì, poi fece per andarsene, offesa.
Afferrandola per un braccio
lui la tirò indietro finchè non si ritrovarono entrambi distesi sulle coperte
-
…e, punto terzo,
avevo promesso ad una vergine di mia conoscenza piuttosto permalosa – aggiunse
sfiorandole l’orecchio – che dopo di lei non avrei toccato nessun’altra
-
Nessun’altra vergine – puntualizzò
-
Cerchi sempre il
pelo nell’uovo – le sorrise e baciò piano il lobo
-
Chissà invece
quante “non vergini” ti sei passato da allora – fingendosi oltraggiata cercò di
sottrarsi alle sue coccole, ma si accorse che stava decisamente sopravvalutando
le sue capacità di resistergli…
-
Sei gelosa? – le
chiese con un ghigno
-
No
-
Mh… io dico di sì
-
E io dico di no -
sbuffò lei
Beh, che doveva fare? Aveva
rifiutato una ragazza quasi compiacente e stava cercando di sedurne una
che invece non voleva avere niente a che fare con lui, strano il mondo, specie
se si considerava che queste due erano sorelle…
Ad ogni modo quella che
teneva tra le braccia era l’esatta prova vivente che le vergini portano solo
guai, lo diceva anche papà, perché da allora non era più riuscito a toccare
nessun’altra ragazza senza sentirsi stranamente in colpa: tutto merito della
mamma e del suo buonismo congenito…
-
Dimmi una cosa,
Ciel, qual era il tuo sogno proibito prima…
-
Prima di che? –
chiese lei
-
Prima che
decidessi di diventare una cattiva ragazza che si concede ad uno sporco
Slytherin, come tua sorella, dopotutto…
-
Ho anche sangue
Serpeverde – si difese ricordando che sua mamma era stata nella Casa di Salazar
– eppoi dovresti accontentarti di me e lasciare in pace mia sorella
-
Veramente è lei
che è venuta qui
-
Fa lo stesso
-
Cioè vorresti che
io ignorassi tua sorella e poi mi sfogassi i miei bassi istinti da lei
provocati su di te
-
Detta così sembra
una cosa orribile – lo rimbrottò
-
Però il concetto
è quello. Anche se non credo che la tua piccola Karen mi potrebbe spingere così
in là…
-
Sì
-
Beh, se non altro
non sei più vergine… almeno tu
-
Già e indovina un
po’ di chi è il merito
-
Tutto tuo – lei
sbuffò – ricordati che se tu non avessi ceduto io non avrei fatto niente
-
Sì e io sono
-
Stai diventando
acida
-
Sei tu che mi fai
quest’effetto, mi irriti terribilmente
-
Ma davvero… in
genere non è così
-
Amen
-
Ad ogni modo qual
era quel sogno?
-
Prima che
decidessi di compiere una delle più grandi follie della mia vita? – domandò con
le sopracciglia sollevate mentre lui ridacchiava – perdere la verginità, ovvio
-
Siete un po’
scontate
-
Non ti ho chiesto
un parere.
-
D’accordo. E il
sogno di adesso?
-
Non sono affari
tuoi
-
Ti ricordo che
tua sorella è ancora disponibile – sussurrò complice
-
Mi stai
ricattando? – pareva costernata
-
Più o meno, ma
rammenta che sei stata tu a mettere giù il patto
-
Sì, ma così è
sleale!
-
Sono una serpe!
Nessuna serpe è leale… - che novità
-
Così è troppo,
non sono una sgualdrinella da una botta e via – bofonchiò fingendosi offesa,
anche Ciel cominciava ad usare le parolacce quando si irritava
-
Ci stiamo
arrabbiando, eh? E tu che mi hai ignorato per un sacco di anni? Cosa dovrei
dire io?
-
Tu mi hai trattato
come una stupida e mi facevi quegli scherzi irritanti, al secondo anno
-
Ciel, avevamo
dodici anni…
-
Non cambia la
sostanza – lui sbuffò e la strinse e lei si accorse che dopo aver sentito il
proprio nome uscire dalle sue labbra con quel suono caldo e sensuale non
sarebbe riuscita a resistergli molto a lungo.
* * *
L’aula conferenze di
Hogwarts ospitava al momento le persone destinate all’accoglienza e alla
gestione delle scuole che sarebbero presto state ospiti.
Il Comitato d’Accoglienza
era disposto in prima fila con la testa ciondoloni che dondolava stancamente le
gambe domandandosi come mai fossero stati coinvolti quando nessuno di loro
aveva mai chiesto di fare parte di suddetto comitato.
Il Consiglio Studentesco
faceva bella presenza nella fila dietro con tutte le stravaganze del caso.
Il club teatrale, il club
di giornalismo e il club di artistica erano disposti con poco ordine nelle tre
bancate, c’erano poi i due Caposcuola e il Prefetto dei Grifoni nell’ultima
fila, lontani da tutti, che si facevano i beneamati fatti loro, ciascuno con la
luna storta a modo suo.
Leonard, nel posto di
sinistra, subiva quella tortura solo perché
Gardis, dall’altra parte,
era stanca e mezza addormentata e certo non aveva voglia di rimanersene due ore
ad assistere le prediche di Ruf; donare del sangue a suo fratello era un gesto
estremamente altruistico, ma molto spossante e se fosse stato per lei, avrebbe
finto un’anemia e se ne sarebbe rimasta a letto per l’intera giornata a finire
quel libro che, dalla sera prima, non era ancora riuscita a concludere.
E Kitt, al mezzo dei due,
era inevitabilmente coinvolto dal loro cattivo umore.
Dalla postazione del club
di teatro, Karen si voltò verso la sua amica e, arrossendo, la salutò piano con
la mano.
Quella mattina era tutta
giuliva perché si era ritrovata nel suo letto, cambiata e tranquilla e l’unico
che poteva averle fatto quello era il suo caro Leonard. Chiaramente non aveva
tenuto in considerazione la realtà dei fatti.
Appena alzata, comunque,
era andata a bussare alla porta del Prefetto chinandosi e scusandosi per la
promessa che le aveva strappato e per tutte le preoccupazioni che doveva averle
dato; fingendo indifferenza, Gardis tentò di non ammazzarla per averla
svegliata alle sole otto di mattina quando avrebbe poltrito altre due ore, ma
si trattenne per amore della loro amicizia e finse anche di non sapere nulla a
proposito di quanto accaduto tra lei e suo fratello. La biondina, allora, le
aveva raccontato che si era lasciata un po’ spaventare e Leonard era poi stato
chiamato per qualcosa di urgente e lei aveva finito per addormentarsi. E lui
l’aveva riportata in camera!
Stupita da quel
comportamento cavalleresco da parte di una persona che voleva continuare a
rimanere il cattivo della storia,
Poco convinta, quando aveva
dovuto presenziare la riunione aveva indagato un po’ con suo fratello,
ottenendo un resoconto decisamente diverso e un misterioso trasportatore di
giovani addormentate di sesso femminile, non vampiro, Ravenclaw e rispondente
al nome di Ciel, altrimenti conosciuta come “sorella maggiore”.
Leonard non si era
preoccupato di realizzare i sogni principeschi della piccola Karen…
Kitt invece aveva avuto una
giornata piena. Alle sette del mattino aveva ceduto un altro tubo alla loro
Torre di Corvonero e
Dopo che qualcuno era
riuscito a trovarlo, con
Credendo di poter
finalmente dedicarsi ai suoi compiti, si era accorto che sulla sua scrivania
facevano spettacolo tre missive: una di Dishman che lo richiamava per discutere
nuovamente del menu, una del Comitato Studentesco con le sue folli idee e una
della Chips con gli aggiornamenti sulle condizioni dei malati di morbillo
perché non si era più fatto vedere in infermeria.
La conversazione con il
cuoco era stata spossante. Il Consiglio aveva tirato fuori due o tre pazzie
irrealizzabili e il numero di appestati cresceva a ritmo esponenziale,
perfetto! E mancava una settimana all’arrivo del Mahora!
Si poteva quindi intuire
con quanto entusiasmo si fosse presentato all’orientamento della McGranitt+Ruf
per spiegare agli studenti ignoranti qualcosa sui loro ospiti.
Beh, se non altro non era
il solo che non ne aveva voglia perché, accanto a lui, Leonard si dondolava
sulla sedia in posizione pericolante sognando di farsi un giro con
Ah, dimenticava che era
anche arrivata posta da casa, il massimo!
-
Un po’ di
attenzione! – stava intanto blaterando il prof di Storia della Magia –
l’Istituto di Magia ed Arti Orientali Mahora è una scuola importante e molto
frequentata che raccoglie la maggior parte dei giovani maghi dell’Oriente –
spiegava – il complesso scolastico occupa un’intera isola e ricopre un ciclo di
studi completo. Si contano migliaia di studenti che partecipano alle lezioni di
età compresa dai sei anni ai diciotto.
Qualcuno annuì svogliato in
modo che il baffuto fantasma non li deliziasse con la frase “Capito?” come era
suo uso
-
Al Mahora si
studiano magie orientali e occidentali, hanno materie differenti e utilizzano
metodi diversi da nostri, molto spesso sfruttano la persona stessa quale
amplificatore del proprio potere magico anziché la bacchetta. In molti casi i
maghi lavorano a coppia, in quel caso si hanno due livelli: se il mago e il suo
aiutante sono entrambi dotati dello stesso potenziale magico il rapporto viene
detto di familiar. Altrimenti vengono
chiamati partner ed esiste l’entità
dominante, il mago, il master, e il
suo minister.
Un’onda di assenso percorse
la svogliata platea.
-
Le scuole di
magia europee con cui avrete a che fare si somigliano quasi tutte come corso di
studi e materie di apprendimento, tuttavia sia Drumstrang che Beauxbatons, a
differenza di Hogwarts, non hanno la possibilità di diversificare i loro studi
dopo il terzo anno. Gli studenti posso quindi sceglie di frequentare le
cosiddette Sedi Separate, ovvero scuole dove si approfondisce una ed una sola
determinata materia. Cantarena, la scuola italiana di cui ospiteremo alcuni
allievi, è proprio un istituto di questo tipo specializzato nel controllo dei
fenomeni atmosferici e terrestri: cambiamenti meteorologici, terremoti ecc.
-
E se qualcuno non
vuole frequentare una scuola da previsioni del tempo? – domandò candida Vanessa
-
Ne esistono molte
altre in giro per il mondo – spiegò
-
E se uno studente
di Hogwarts volesse frequentare queste scuole? – chiese Gardis con un minimo di
interesse
-
Per loro non è
necessario frequentarle perché le nozioni che gli studenti apprendono dal terzo
anno trasferendosi lì è possibile assimilarle anche alla nostra scuola. Per
conseguire il diploma specifico è necessario solo passare l’esame finale, una
specie di M.A.G.O. molto specialistico – la bionda annuì e tornò a farsi gli
affari suoi
-
Domande?
Il silenzio di tomba
percorse la platea distratta e svogliata strappando un sospiro disperato ai due
professori presenti
-
Fate del vostro
meglio, mi raccomando – aggiunse la vicepreside con carisma, ma senza troppa
convinzione.
Tutti annuirono e i
professori cominciarono a distribuire le divise decorate appositamente dal
Comitato Studentesco; sia la McGranitt che la maggior parte dei destinatari di
quei preziosi doni guardarono schifati la camicia e l’abbinamento pantaloni o
gonna.
Gardis, salutando appena
fratello e amico, si lanciò giù dalle scale di malumore più che decisa a tornarsene
nella sua stanza e rimanerci per il resto della giornata.
John Johnson, l’essere più
insignificante della scuola, era sul gradino del palco con una pila di
indumenti in mano, in pratica stava facendo da mobile agli studenti che
provvedevano gli altri dei vestiti
-
Gardis! – urlò
senza muoversi, continuando a reggere camicie e pantaloni – hai dimenticato di
ritirare la tua divisa
Voltandosi seccata, alzò un
sopracciglio e si fermò un istante a fulminare con lo sguardo l’essere immondo che
aveva osato interrompere la sequenza di epiteti mentali che aveva lanciato a
Vanessa Vermyl mentre scendeva le scale.
Si voltò e disse aspra
-
Io non indosso
vestiti di seconda mano
E senza aggiungere altro,
continuò per la sua strada lasciandolo impietrito. La presidentessa del
Comitato, con i suoi capelli tinti di un rosso poco naturale, gli si fece
accanto e gli posò una mano sulla spalla scuotendo la testa, probabilmente
spiegandogli che Gardis era uno di quei pochi e fortunati esseri che non erano soggetti
alla loro autorità e, quindi, era anche esentata dall’indossare l’indumento.
Leonard, che stava
scendendo assieme a Kitt, sorrise compiaciuto e dando le spalle alla
presidentessa, la sfilò senza degnarla di uno sguardo, con un bel ghigno
trionfante sulla bocca.
Christopher le accennò un
saluto con il capo. Tutti e due evitando di raccogliere il necessaire di
accoglienza, era bello quando Gardis si ribellava alle regole.
* * *
Spazio autrice:
ciao a tutti!
Sì, lo so, sono in ritardo…
mi dispiace moltissimo, davvero davvero molto, scusatemi! Sono desolata, ma tra
un colloquio di lavoro e l’altro e le mie migliori amiche che cominciano
l’università sono un po’ sotto pressione, infatti non riesco a scrivere molto,
grazie al cielo il capitolo era pronto da una settimana…
Come ho detto, è quasi
mezzanotte e non voglio che venga domani perché sennò sembrerebbe che ho
tardato ancora di più con la consegna, tra l’altro sono terribilmente di fretta
(ma va?), spero che mi perdonerete se non saluto tutti ad uno ad uno, ma mio
cugino che ha 5 anni e che a quest’ora dovrebbe essere nel mondo dei sogni da
almeno un paio di ore, mi sta strattonando la manica intimandomi di andare a
dormire perché lui, che ha sonno, non dormirà finchè non vado anche io (e se i
miei scoprono che l’ho fatto stare alzato fino a quest’ora mi posso anche
seppellire da qualche parte…).
Mi perdonate, vero?
Pazientate, ancora un
capitolo e poi arriva il Mahora!
Mi raccomando, commentate
in tanti che aspetto il vostro giudizio, ciao!