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Autore: Cloris84    14/08/2014    1 recensioni
Ispirato liberamente all'opera di Shakespeare, "The Taming of the Shrew", La bisbetica domata.
CaptainSwan AU
"Cosa c’era che non andava in Emma?
Pochi erano i suoi pretendenti, visto il suo…burrascoso temperamento.
Anzi, si poteva dire per certo che nessuno osasse avvicinarsi a lei."
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti, William Spugna
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 - Dio li fa e poi li accoppia

Era il giorno del matrimonio.
L’intera città era in festa, molti curiosi si erano avvicinati alla chiesa per  spiare l’evento.
Alcuni di questi erano lì solo per conoscere l’uomo “temerario” che aveva deciso di sposare la più bisbetica del reame.
Aurora aveva le lacrime agli occhi. Di gioia.
FILIPPO- Aurora, mia cara…presto sarà il nostro turno di convolare a nozze!
La ragazza sorrise.
Filippo era un giovane nobile, bene educato, affascinante, gentile e garbato.
Per poterla frequentare ed entrare liberamente nella sua casa, si era camuffato sotto le mentite spoglie di un insegnante di musica. (A caro prezzo: sua sorella gli aveva quasi rotto la testa! )
Ma ora non dovevano più nascondersi e presto lo avrebbe comunicato a suo padre –e a tutti quei poveri pretendenti-
 
La sposa, il padre di lei e gli invitati si trovavano davanti alla chiesa, sulla piazza, in attesa dell’arrivo dello sposo.
Emma era particolarmente bella quel giorno e sembrava risplendere di luce propria nel suo lungo abito color panna.
I capelli biondi raccolti in boccoli.
Era stranamente silenziosa in quella giornata di sole: era passata una settimana dall’ultima volta che aveva visto il suo “improvvisato” promesso sposo.
Quasi aveva dimenticato il suo volto. -non i suoi occhi però-
Era successo tutto così in fretta che non si era nemmeno resa conto del perché aveva tacitamente acconsentito a quel matrimonio.
Forse, sperava che fosse tutto un sogno e che presto si sarebbe svegliata?
No, il motivo era un altro.
Dentro al suo cuore, non sentiva essere rimasto spazio per nessuno dall’ultimo uomo di cui si era innamorata -molto tempo fa- e di cui teneva ancora il ciondolo che le aveva regalato.
Nonostante tutto quello che era successo.
Quindi, forse, aveva accettato questo matrimonio come ripiego, accettando il fatto che in fondo, non potendo più amare nessuno, poteva non amare nessuno facendosi compagnia con un altro. Una solitudine accompagnata da un’altra solitudine.
 
Nel frattempo, erano già passate due ore.
Due ore di caldo in piazza.
Ad aspettare lo sposo.  
Tra i commenti e i risolini della gente.
 
Emma era a dir poco furente.
Ogni pensiero ora era rivolto con rabbia verso quell’ignobile furfante che l’aveva presa in giro così facilmente.
E lei, che non aveva imparato niente …lo sapeva che non doveva fidarsi degli uomini!
All’improvviso, un uomo arrivò.
Era sopra un mulo e sembrava un po’ agitato nel vedere tutta quella gente guardarlo in maniera interrogativa.
SPUGNA- Miei signori…mia signora…-si schiarì la voce- il mio padrone, Killian Jones, sta arrivando.
CONTE DAVID- Alla buon ora! E’ questo il modo di far aspettare la propria sposa?
SPUGNA – Il mio padrone si scusa ma affari urgenti lo hanno occupato, ora però è pronto per il lieto evento. – disse sorridendo goffamente verso la sposa, che nascose il suo sospiro di sollievo per non essere stata abbandonata come un’imbecille all’altare.
Nel giro di un minuto tutta la folla si girò.
Killian Jones ora era presente.
Sopra un cavallo, era vestito in maniera a dir poco…grottesca. O piratesca, per meglio dire.
Un grosso cappello nero –da pirata- con delle piume rosse, una bandana rossa sotto il cappello, una giacca dello stesso colore, sotto la quale una camicia, abbastanza aperta mostrava la peluria dell’uomo. Una barba particolarmente incolta in viso. Sotto indossava dei calzoni aderenti di un colore sgargiante. E infine le scarpe… che pretendevano eleganza, ma non erano di certo di buon gusto. Da vicino, si notava anche una linea di nero sotto gli occhi dell’uomo.
Tutti esclamavano frasi di felicitazioni allo sposo e molti ridevano, commentando tra loro quanto fosse ridicolo quell’abbigliamento.
Emma spalancò gli occhi, sperando sul serio che quello che stava vivendo fosse un incubo.
L’uomo però, non sembrava affatto a disagio in mezzo a quella folla, e questa sua sicurezza lo rendeva, in una maniera stranamente complicata, quasi affascinante.
Quando scese da cavallo, fece un inchino al padre della donna, che si era avvicinato a lui, decisamente un pò alterato.
KILLIAN JONES- Allora, come va signore?
CONTE DAVID- E’ …questo l’abbigliamento consono per un matrimonio in una chiesa?
Killian lo guardò storto.
KILLIAN JONES- E’ con me che si sposa sua figlia, non con il mio vestito, amico.
E poi si accorse di Emma. E rimase come folgorato da quella visione in abito da sposa.
Lei lo guardava in silenzio, con le braccia sui fianchi, uno sguardo imperscrutabile.
KILLIAN JONES- Emma! Che sciocco a litigare con vostro padre quando invece posso farvi i miei omaggi dandovi un bacio…- si avvicinò così a lei per abbracciarla.
KILLIAN JONES- Come siete bella mia sposa…
EMMA- Come voi siete un idiota!- rispose la donna, spintonandolo in malo modo per terra, tra le risate di tutti. Detto questo, si mise a camminare con passo spedito verso l’altare, sperando che la cerimonia finisse in un battibaleno, e con essa la sua vergogna.
 
E il matrimonio ebbe inizio.
 
PRETE- Siamo qui riuniti per …
KILLIAN JONES- Tesoro, ti sento un po’ nervosa – sussurrò alla donna, entrambi inginocchiati sull’altare, mentre il prete parlava, ignorando deliberatamente i commenti sottovoce dei due sposi.
Emma emise un verso simile a un ringhio verso il promesso sposo.
KILLIAN JONES- Trovo vi sia qualcosa di estremamente eccitante…- mormorò lentamente, mentre si avvicinava sempre di più all’orecchio della donna- nel modo in cui digrinate i denti quando siete arrabbiata…
EMMA- Scusa?! Siamo in una chiesa ve lo siete già scordato? – squittì a bassa voce la donna.
PRETE- Ora, sposi prendete questo pane e questo vino…
KILLIAN JONES- A me il vino, grazie! Alla salute!
-NO! - Esclamarono all’unisono Emma e il prete.
Ma ormai era troppo tardi e il “pirata” aveva preso dalle mani del prete la coppa e aveva poi tracannato tutto il vino concludendo il tutto con un sonoro rutto.
In chiesa iniziò il pandemonio.
PRETE- Silenzio, SILENZIO! - Il prete cercò di riprendere la sua cerimonia mentre l’atmosfera si faceva sempre più calda. Il padre e i parenti della sposa sempre piò imbarazzati mentre Emma sussurrava all’uomo al suo fianco ogni possibile modo in cui si sarebbe liberata di lui dopo la cerimonia.
PRETE- Killian Jones…
KILLIAN JONES- Sì?
PRETE- Vuoi tu prendere come legittima sposa la qui presente contessa Emma Nolan?
KILLIAN JONES- Io…ma certo, son domande da fare?
PRETE- Dica allora lo voglio…
KILLIAN JONES- LO VOGLIO, DANNAZIONE!
Il prete sobbalzò e cercò di riprendere la voce.
PRETE- Ehm…vuoi tu, Emma Nolan…vuoi tu prendere come sposo il qui presente Killian Jones?
La tensione si fece ancora più palpabile con il silenzio di Emma, che, con molta tranquillità, si levò il velo, sorrise a lui e al prete e prese con calma la parola.
EMMA- Io lo voglio…UCCID …mmmmmh- venne zittita all’istante dal bacio di Killian che le serrò completamente le labbra.
PRETE- Vidichiaroalloramaritoemoglieamen! – concluse in fretta e furia e il coro iniziò a cantare, mentre tutti iniziarono ad applaudire, sollevati per la fine di questa tortuosa cerimonia.
 
Arrivati alla casa di lei per i festeggiamenti, lo sposo prese subito la parola durante il primo brindisi.
KILLIAN JONES- Signori e signore, vi ringrazio di cuore per la vostra cordiale partecipazione al nostro matrimonio. So che avete in animo di cenare con me e la mia splendida sposa stasera, ma ecco… affari urgenti mi chiamano e perciò debbo congedarmi da voi.
CONTE DAVID- Vi prego, rimanete qui con noi, almeno fino a dopo cena…è così urgente che partiate ora? Lasciatemi del tempo per salutare mia figlia…
KILLIAN JONES- Ahimè…! – sospirò in modo melodrammatico- Se sapeste quante faccende ho da sbrigare mi supplichereste di andarmene, anziché di restare. - poi si rivolse agli invitati- Cenate tutti dunque con mio suocero e bevete tutti alla nostra salute!
EMMA- E se a supplicarti fosse tua moglie? Le ubbidireste?- la donna lo guardò con aria di sfida, braccia conserte.
KILLIAN JONES- Acconsento, mio tesoro.
EMMA- Rimaniamo dunque?
KILLIAN JONES- No, acconsento che voi mi supplichiate. Ma non posso restare per quanto mi supplichiate.
EMMA- Ma…
SPUGNA- I cavalli sono pronti signore, andiamo?
EMMA- NON ESISTE!…andarcene così? Andatevene voi. Io rimango. Una donna diventa peggio di una schiava, se non ha la forza di farsi rispettare. –poi il suo tono di voce divenne più gioviale. - Ora signori, tutti a tavola! E’ tempo di cenare.
Killian si scambiò uno sguardo veloce con Spugna.
KILLIAN JONES- Ma certo mia signora che si va a tavola, se tu lo comandi- fece una pausa – ospiti, avanti obbedite alla mia sposa! Fate quello che vi dice, mangiate, ingozzatevi! Però il mio bel cigno, verrà con me.
L’uomo prese la donna di peso sulle spalle, mentre urlava e si dimenava con forza.
EMMA- Mettimi giù pazzoide!
KILLIAN JONES-… e chi di voi cercherà di fermarmi o avvicinarsi alla mia sposa, dovrà vedersela con me! Sfodera la tua spada, Spugna! – il servo lo guardò accigliato e tirò fuori un piccolo coltello a serramanico - Che nessuno si avvicini alla mia principessa, alla luce dei miei occhi, a questa dolce creatura…la difenderò anche a costo della vita! Addio a tutti!
 
E fu così che uscirono da casa, lasciando perplessi i presenti.
FILIPPO- Tra tutte le coppie più strane…questa sicuramente le batte tutte…che ne pensate di vostra sorella?
AURORA-Che è pazza da legare…e che si è legata a un pazzo tanto uguale a lei!
Una risata generale echeggiò nella dimora del duca, insieme alle urla di sconforto della neo-sposa.
 
Continua
  
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