Impatto
<<
Tu avresti bisogno di un vero uomo, che si sveglia al mattino.....
>>
canticchiò Ocean, picchiettando il piede contro il ramo su
cui era
seduta, dandosi il ritmo, e proseguendo spesso con una serie di
"nanana". Tanto sapeva che nessuno avrebbe obiettato la sua
carenza di memoria in fatto di canzoni, chi poteva farlo? La mandria
di informi che aveva sotto? Ma se neanche capivano cosa c'avevano
intorno?!
Sempre
canticchiando distrattamente portò il suo sguardo alle sue
dita: tra
le unghie ormai nere ce n'era una spezzata che da giorni le stava
dando il tormento.
<<
Hei, bello. Hai mica una forbicina? >> disse ad alta voce
rivolta a qualcuno di imprecisato sotto di lei. In altre occasioni
avrebbe provato a utilizzare i denti, ma in tempi come quelli era un
rischio qualsiasi cosa si mettesse in bocca. Chissà cosa
aveva sotto
quelle unghie: tutto quel nero poteva essere infetto. Anche bere era
diventato un rischio, e spesso evitava di bere da fonti o da
ruscelli, ma quando poteva preferiva usufruire di qualche bottiglia
di acqua minerale superstite. Si sentiva più sicura. Ma
purtroppo
non sempre era possibile: le bottiglie erano carenti, molti avevano
avuto la sua idea, e spesso le trovava aperte o rotte con l'acqua
riversata sul pavimento.
Abbassò
lo sguardo al suo popolo di fan, e alzò un sopracciglio al
sentirli
ancora urlare e lamentarsi: erano stupidi, ma testardi. Non
s'arrendevano proprio.
<<
Bastava dire di no >> disse ancora, in risposta a uno di
loro
che aveva urlato più forte degli altri, visibilmente
infastidito
dall'impossibilità di raggiungere la sua preda.
Tirò fuori dal
fodero una delle sue daghe e usando la punta con cautela
cercò di
pulirsi un po' le unghie: non era un bene tenere tutto quello schifo
forse infetto addosso. Era meglio liberarsene quanto prima.
Rise
di sè: ormai aveva un piede nella fossa, e ancora si
preoccupava di
cose così futili. Evidentemente la speranza, l'illusione di
potercela ancora fare, non l'aveva ancora paradossalmente
abbandonata. E aveva fatto bene, altrimenti non avrebbe resistito con
tanta tenacia fino a quel momento. Fino a quel
momento...quando...Bang!
Il
suono improvviso la spaventò, e quasi si conficcò
la daga
nell'unghia. Alzò lo sguardo: era così
maledettamente vicino! Chi
aveva sparato?!
Poi
la vide: poco distante da lei, a distanza di sicurezza ma abbastanza
vicino da poter diventare una preda facile, una donna. La riconobbe!
Era la donna bionda dell'auto vista quella mattina! Allora l'avevano
vista! Erano tornati a prenderla!
La
guardò colma di speranza e rinfoderò la daga, poi
si alzò in piedi
sul ramo, cercando di rimanere in equilibrio, così da essere
più
visibile, anche se non ce n'era bisogno perchè da quella
distanza
sicuramente l'aveva vista.
Lo
sparo aveva colpito uno degli zombie sotto di lei, e gli altri non
persero tempo a voltarsi verso la fonte dello sparo, più
vicino
rispetto a quella mattina, quindi con una preda più
accessibile e
più invitante.
<<
Ah, ora ne venite attirati, eh? Maledetti!! E stamattina? Niente!
>>
brontolò Ocean, puntandosi una mano al fianco e guardando i
suoi
aguzzini con ostilità. Gli zombie cominciarono ad avanzare
verso la
bionda, cercando di acquistare più velocità che
potevano,
nonostante i loro arti disarticolati e traballanti non glielo
permettessero troppo.
"Che
fa? Si vuol far mangiare al posto mio?" pensò Ocean
osservando
la donna "gesto nobile, ma alquanto stupido. Beh, fatti suoi"
pensò ancora e spostò lo sguardo sotto di lei,
per vedere se il
campo era libero per un eventuale fuga. Sarebbe stata una situazione
complessa, non mangiava da giorni ed era senza energie, e non aveva
mezzi di trasporto a disposizione ma doveva fare affidamento solo
sulle sue gambe: avrebbe retto si e no 2 metri, poi sarebbe morta.
Però almeno l'impressione di averci provato le avrebbe dato
una
morte gloriosa...meglio che star ferme a prendere il sole su un
albero, se avesse continuato in quella maniera presto qualcuno
sarebbe dovuto venire per girare il lato cottura. Ma i suoi piani
vennero ancora una volta distrutti dalla donna, che le urlò
qualcosa.
<<
Si, certo, perchè io secondo te ti sento se parli da
laggiù col
sottofondo di zombie affamati! >> brontolò
ancora Ocean e si
fece segno alle orecchie, per indicare che non aveva sentito. La
donna indietreggiò sparando ancora un colpo, e solo allora
Ocean
notò una macchina parcheggiata a pochi metri di distanza da
lei, con
un uomo dentro che aspettava.
"Allora
ha una via di fuga. Allora quello che si dice sulle bionde non
è
sempre vero. " pensò Ocean mentre strizzava gli occhi,
sperando
che la lettura del labiale potesse aiutarla a capire cosa stava
cercando di comunicargli la donna...e se le aveva fatto perdere tutto
quel tempo solo per dirle "bel vestito che hai" era già
pronta a sparargli dritto in testa quell'ultima freccia che le era
rimasta nella faretra.
Ancora
una volta non capì, la voce arrivò confusa, e,
nonostante l'inglese
ormai lo masticasse a colazione, leggere un labiale inglese (ancor
peggio: americano! ) era ancora una sfida ardua per lei. Ma
nonostante le difficoltà le parve di cogliere la parola "
Saltare".
<<
Saltare dove? >> disse Ocean perplessa, tra sè
e sè, e nel
mentre fece un piccolo saltello sul posto, così, solo
perchè ormai
il cervello non era più collegato a tutto il resto del corpo
<<
Va bene, fatto e ora? >> ridacchiò. E lei
stessa si meravigliò
di come, nonostante la morte imminente, il senso dell'umorismo non
voleva lasciarla andare. Sarebbe stata da prendere a schiaffi.
La
donna bionda, dopo essersi tirata incontro gli zombi, prese a correre
verso l'auto e ci salì sopra appena in tempo per partire
più
velocemente possibile.
<<
Ehi!!!! M'hai fatto perdere tempo ad ascoltarti e poi mi molli qui?
>> si arrabbiò e subito tornò a
prendere in considerazione la
sua prima idea: scendere e tentare la fuga a piedi. Per poi morire 2
metri dopo. Beh, almeno avrebbe avuto ben 2 metri di pura speranza e
libertà!
Ma
la macchina, dopo una manovra degna del gran prix, girò su
se stessa
e tornò indietro, dirigendosi velocemente verso l'albero
ormai
rimasto quasi vuoto. Riuscì a schivare la maggior parte
degli
zombie, investendone solo alcuni che subito vennero scaraventati a
lato della strada, lasciando libero il passaggio. La bionda si
affacciò al finestrino mentre si avvicinava e
urlò << Dai!
Salta, presto! >> e l'uomo gli fece eco da dentro
<<
Presto! >>.
<<
Ecco cosa volevi dirmi! >> si illuminò Ocean e
facendo
attenzione a non capitombolare giù, cercò di far
appello a tutte le
sue capacità (inesistenti) di equilibrista per potersi
spingere il
più estarnamente possibile, pronta a scendere giù
in strada con un
salto (non da poco, ma era l'unico modo per velocizzare la sua
scesa).
L'auto
si fermò di colpo, frenando tanto da fischiare, e lo
sportello
dietro venne aperto quasi contemporaneamente sempre dalla donna
bionda, messa a lato passeggero, che le facevo segno con insistenza
di entrare. Ocean, spintasi il più in la possibile, non
appena sentì
il ramo che cominciava a cedere si frmò, si
chinò, lo afferrò con
le mani e chiedendo loro già scusa per il trauma che stavano
per
subire, si lasciò cadere giù, rimanendo appesa:
così diminuiva la
distanza da terra e non si sarebbe rotta una caviglia. Le mani
piansero i graffi che subirono nello strofinare contro il ramo ruvido
e nel trovarsi improvvisamente cariche di 50 kili d'uomo. Poi Ocean,
trattenendo il respiro, si lasciò cadere. L'atterraggio come
immaginava non fu dei migliori, le ginocchia cedettero, e
inevitabilmente la ragazza si spiaccicò al suolo come una
pera
matura, ma per fortuna non si ruppe niente e cercò di
riprendersi
quanto prima, nonostante le mancasse il fiato per il colpo subito, e
si trascinò verso l'auto. Si accasciò sul sedile
posteriore, senza
riuscire a entrare completamente e l'auto ripartì
all'istante, ma
non abbastanza in tempo: uno zombie aveva afferrato la caviglia di
Ocean che era rimasta penzoloni fuori, e cercava di combattere la
forza dell'aria per riuscire ad arrivare con i denti alla carne tanto
bramata. La donna bionda si lasciò sfuggire un grido e
cercò di
voltarsi per puntare la pistola al passeggero indesiderato, ma non
fece in tempo a sparare: Ocean, stesa su sedile, guardò lo
schifoso
attaccato al suo piede divincolarsi, e senza scomporsi troppo o
agitarsi, con il piede libero gli tirò un calcio sul mento.
<<
E levati!! >> brontolò assestandogli un altro
calcio che fece
fare al collo dello zombie un sinistro rumore e gli lasciò
la testa
rimase reclinata all'indietro.
<<
E dai, che qui non ti vuole nessuno! Fai l'autostop a qualcun altro!
>> brontolò ancora e con un altro calcio
riuscì finalmente a
staccarsi l'ospite dalla caviglia. Intanto la macchina continuava a
correre a tutta velocità sulle strade della
città, cercando di
uscirvi. Lo sportello ancora aperto saltellava e sbatteva in
continuzione, sia per il vento che per gli urti. La donna bionda si
riprese subito dallo shock di avere uno zombie in auto, sembrava la
cosa non la turbasse poi troppo, e tornò a guardare la
strada di
fronte a sè.
Ocean,
dietro, stesa sui sedili posteriori si lasciò cadere la
testa
sospirando colma di sollievo. Aveva ancora i piedi che penzolavano
fuori dall'auto, ma ormai che era al sicuro, la forza di ritrarli e
chiudere quel maledetto sportello le mancava. E in pochi attimi tutto
si fece buio, e il sonno la prese come da tempo non faceva.
Finalmente.
<<
E' viva? >> una voce distante, ofuscata le
arrivò
all'orecchio. Stava sognando, lo sentiva. Non era rale, somigliava
più a un eco che a una voce, non poteva esserlo.
<<
E' stata morsa? >> ancora la stessa voce. O era un'altra?
Era
un uomo? Donna? O forse bambino? Non riusciva a distinguerle, sentiva
solo voci perse in un fluido...ovattate, morbide, ondulate. Un fluido
che si stendeva e si ritirava. Voci perse nell'Oceano.
<<
Manu, e se provassimo a tornare? >> ancora voci. Ancora
sogni.
Il rumore che si può sentire nel poggiare un orecchio alla
conchiglia. Non voleva lasciarla andare via.
<<
Senza provviste, senza acqua, senza saper navigare e senza nave. Come
facciamo a tornare? >> questa era così
distinta, ma ancora
immersa nell'acqua. Aveva uno strano eco.
<<
Ho paura. E se a casa fosse successo... >> cosa? Fosse
successo
cosa? Lo stesso? Cosa era accaduto oltre l'oceano? Ma nonostante le
voci si accalcassero una sull'altra, nonostante i rumori e le parole,
la vista continuava a non avere ruolo in tutto questo: il buio
più
completo.
<<
Manu!!!! >> un urlo squarciò quel buio, voce
che se non fosse
stata così distinta nelle sue parole le avrebbe scambiate
per un
tuono. Un vicinissimo tuono.
<<
Alice! >> fiamme. Dolore. Voleva fuggire. Rimaneva
bloccata lì,
l'equlibrio le venne a mancare. Cadde. O stette ferma? Appigli non ce
n'erano. Vuoto. L'aria mancava. E ancora urla. E un volto improvviso,
putrefatto, denti marci e sangue su mento: un sorriso affamato. Un
macabro sorriso affamato.
Il
cuore saltò.
Ancora
un urlo.
E
aprì gli occhi: dove diavolo era? Non capì
niente, non sapeva
dov'era e che ci faceva lì. Dov'era Manu? E gli altri? Che
ci faceva
dentro un auto e perchè diavolo dei perfetti sconosciuti
l'avevano
accerchiata e la osservavano?
Indietreggiò
terrorizzata, gli occhi spalancati correvano senza un ordine preciso
aggiungendo confusione alla confusione, poi le spalle si
schiacciarono contro lo sportello opposto. Un uomo si fece avanti,
allungando le mani mostrando i palmi, in un gesto che serviva a
tranquillizzarla, ma in quel momento tutto risultava minaccioso e
pericoloso: anche i sorrisi. Soprattutti i sorrisi.
<<
Va tutto bene. >> cercò di dirgli l'uomo
<< Tranquilla,
sei al sicuro. >>
<<
Non sono ancora morta!! >> urlò Ocean colma di
terrore mentre
con la mano andava a tastoni dietro di lei, cercando la maniglia per
aprire la portiera. Che voleva quell'uomo da lui? Mangiarla? Che
andassero a caccia e la lasciassero in pace!
<<
Non sono ancora morta!! >> urlò ancora e
finalmente trovò la
maniglia.
<<
Calmati! >> cercò di dirle ancora l'uomo.
Ocean aprì lo
sportello dietro di sè, ma le spalle erano premute su esso
nel
tentativo di allontanarsi e la loro pressione lo fece spalancare
all'improvviso, facendo mancare l'appoggio alla ragazza che cadde
all'indietro, fuori dalla macchina e d'istinto rotolò per
raddrizzarsi. Non riusciva a mettersi in piedi, ma continuò
a
strisciare, indietreggiando. Il terrore le annebbiava la vista, e
tutto era così confuso, come mosso dalle onde. Le girava la
testa.
Dove si trovava? Chi erano quelle persone.
Un
lamento le uscì dalla gola, un lamento sottile ma che tanto
somigliava a un pianto e gli occhi cominciarono a bruciare.
<<
NON SONO ANCORA MORTA!! >> urlò di nuovo.
Perchè lo faceva?
Non lo sapeva bene...voleva in qualche modo annunciare il fatto che
era ancora viva, e quindi non era pronta per diventare la portata
principale di nessuno. Non voleva essere mangiata, anche se le
probabilità che quelle persone volessero mangiarla erano
quasi
nulle, non erano zombie, e di certo agli zombie non gliene importa se
sei viva o morta, ma al momento però non era in grado di
stilare un
ragionamento logico. Puro terrore era quello che la percorreva la
mente e nient'altro. Solo la paura accumulata in quei tempi passati
a scappare da bocche fameliche.
Poi
un abbaio. Le sembrò di ricevere un sonoro schiaffo su una
guancia
perchè improvvisamente tutto si fece più chiaro:
un filo conduttore
in tutte quelle immagini ammucchiate tra loro, sovrapposte e troppo
veloci. Si voltò e vide una macchiolina nera e bianca, un
arruffo di
pelo che correva impazzito verso di lei, tanto forte che la coda per
l'attrito dell'aria strofinava a terra.
<<
No, Carl! >> urlò l'uomo che cercava di
avvicinarsi <<
Tienilo! E' confusa! La spaventerà! >> Ma
ormai era troppo
tardi, il cane era già partito, e comunque le parole
dell'uomo
vennero smentite all'istante, tanto che la "à" finale era
diventata solo un sussurro.
<<
MAAAAXXX!!! >> urlò la ragazza a terra
allargando le braccia e
accogliendo il cane, che dalla forza con cui arrivò la
scaraventò a
terra, facendole sbattere la testa. Le risa di Ocean inondarono il
campo, mentre il cane non le dava tregua leccandole insistentemente
il viso, benchè lei cercasse di voltarsi per il fastidio
della
lingua umida sulla sua pelle. La scena lasciò senza parole
tutti i
presenti: la risposta era ovvia, ma ci mise un po' ad arrivare tanto
pareva inverosimile: quella ragazza era il padrone del cane ritrovato
il giorno prima, e probabilmente anche del cavallo che era con lui.
<<
Sei il cane più cazzuto che abbia mai conosciuto!
>> disse
Ocean con decisione abbracciando e accarezzando il suo animale. Nel
momento in cui lo aveva sentito abbaiare e se l'era visto correre
incontro i ricordi erano affiorati improvvisamente, e si era
ricordata chi era, cosa ci faceva lì...e dov'era Manu. Si
era
ricordata tutto, e la confusione era passata all'istante: l'uomo che
aveva cercato di avvicinarsi era lo stesso che le aveva salvato la
vita poco prima, recuperandola dall'albero, insieme alla donna bionda
che stava accanto a lui. Non aveva la più pallida idea di
chi
fossero gli altri, ma poco importava...se stavano con lui forse erano
suoi amici. E probabilmente ora si trovavano al rifugio che si erano
costruiti, vista la tranquillità della zona.
La
bionda le si avvicinò cauta, timorosa un po' all'idea che
potesse
riprendere a delirare, e le porse lentamente una mano per aiutarla ad
alzarsi << Va tutto bene? >> le chiese.
Ocean,
sempre accarezzando il suo animale, che non smetteva di scodinzolare
e strofinarsi contro di lei in cerca di coccole, si alzò a
sedere e
alzò lo sguardo a lei
<<
Sì. Sto bene. >> e afferrò la mano
della bionda facendo forza
per riuscire ad alzarsi. Le gambe tremavano e non riuscivano a
sorreggerla a dovere. La bionda questo lo capì
perchè si avvicinò
velocemente e l'afferrò da sotto il braccio per aiutarla a
stare in
piedi << Ma se entro pochi minuti non mi date cibo e
acqua
potrete andare in giro a raccontare con orgoglio di aver salvato un
cadavere. >> disse e continuò a guardare Max
che accanto a lei
si dimenava, scodinzolava e le correva intorno euforico, non
risparmiandosi gli abbai.
<<
Ci penso io, tu portala dentro da Hershel. >> disse un
cinesino
col cappellino da baseball alla bionda, riferendosi alla richiesta di
acqua e cibo.
<<
Sh! Max, silenzio! >> lo ammonì Ocean con la
sguardo severo, e
il cane aprì la bocca per abbaiare ancora, ma gli
uscì solo un
lamento seguito da un abbiao soffocato. Era troppo felice per stare
completamente zitto, faceva davvero fatica a trattenersi come invece
di solito doveva fare. Ocean l'ammonì con lo sguardo
<< Zitto!
E accompagnami. >> aggiunse poi sorridendo mentre
cominciava a
zoppicare verso la gigantesca casa che aveva davanti, sempre
sorreggendosi alla donna che l'aveva salvata.
<<
Mi chiamo Andrea, comunque. >> disse poi, e Ocean ebbe un
colpo per un attimo. Si voltò verso la donna con lo sguardo
serio e
corrucciato << Come hai detto? >> le chiese
incredula.
Cosa che mise molto in imbarazzo la donna: che aveva detto di male?
<<
Andrea. E' il mio nome. Mi piacerebbe sapere il tuo. >>
balbettò un po'.
Ocean
non rispose subito, ma rimase per qualche secondo pensierosa a
fissarla. Poi abbassò lo sguardo, sempre serio, e aggiunse
dopo
un'interminabile pausa << Ocean. Ti ringrazio per avermi
salvata. >> poi un altro ricordo le balenò
alla mente che le
fece sollevare la testa di scatto << Ehi!!
>> urlò e si
drizzò, staccandosi da Andrea e restando miracolosamente in
piedi.
Andrea la guardò sorpresa e non potè far a meno
di pensare che
forse quella della debolezza era solo una messa in scena: sembrava
aver ripreso all'improvviso le sue forze.
<<
Dov'è?!?! >> chiese improvvisamente
arrabbiata, guardandosi
attorno. Certo che ce n'era di gente in quel posto!
<<
Dov'è?! >> disse ancora subito dopo, senza dar
tempo a nessuno
di rispondere. Ma subito vide chi stava cercando: appoggiato a un
tronco Shane abbassò la testa un po' imbarazzato, portandosi
la mani
dove prima c'erano capelli folti e accarezzandosi la nuca. Gesto che
faceva quando qualcosa gli frullava in testa.
Ocean
senza pensarci due volte sguainò la spada che aveva ancora
appesa in
vita, facendo sobbalzare tutti i presenti e si avvicinò con
grosse
falcate all'uomo che la guardò con un po' l'aria da sfida.
Probabilmente era uno di quelli che in faccia alla morte rideva e poi
sputava.
<<
Lurido schifoso pezzente sudicio stronzo sciolto uscito dalle fogne
del peggior quartiere della peggiore città pieno di merde
che
vomitano altre merde! >> e puntò la punta
della spada sul
collo dell'uomo, che ancora non si scompose...ma anzi sembrava
sorridere. Cos'aveva da ridere? Ocean aveva tutto il diritto di
tagliargli la testa lì, seduta stante. Cazzo, l'aveva
lasciata lì
su quell'albero a morire! E non era certo stato lui a tornare a
prenderla!
<<
Vaffanculo!! >> sputacchiò caricando l'offesa
di tutto il
sentimento che aveva dentro e premette la punta della sua spada
contro la sua pelle, non tanto da ferirlo, ma abbastanza da
lasciargli il segno. Sentì un rumore alla sua destra, il
rumore di
un arma che veniva impugnata, e girando gli occhi vide una freccia
sfiorarle la tempia. Una freccia caricata dentro una balestra,
balestra sorretta e mira presa da un uomo dalla barbetta appena
accennata, e l'atteggiamento di chi vuol fare il duro e sa di
esserlo. Max appena vide Ocean sotto tiro abbaiò minaccioso,
e corse
a mettersi al fianco della ragazza, la schiena appoggiata su una sua
gamba, la testa abbassata e gli occhi fissi sull'uomo. Ringhiava e
mostrava i denti, ma la cosa parve non scomporre l'uomo. Al contrario
fece sussultare il ragazzino che si trovava lì nel cerchio
di
persone.
<<
Hai delle frecce? >> gli chiese Ocean senza muoversi,
scrutandolo con lo sguardo. L'uomo aggrottò la fronte alla
domanda,
non riuscendo a cogliere dove volesse parare la ragazza, pensando
anzi lo stesse in qualche modo confondendo e prendendo in giro.
In
realtà Ocean era veramente interessata alla cosa! Non voleva
prenderlo in giro...lei era rimasta senza, ne aveva una sola.
<<
A quanto le fai? Sono interessata. >> continuò
lei, senza
scostarsi da lì. Le piaceva lasciare lo stronzo sulle spine,
anche
se temeva che a lui non gliene importasse niente.
<<
Togliti di mezzo. >> rispose lui, ignorando completamente
la
domanda della ragazza, convinto che lo stesse solo prendendo in giro
<< E lascia qui le armi. >>
continuò dando un veloce
sguardo al suo armamento. Era ben attrezzata, probabilmente era
grazie a loro se era sopravvissuta tanto a lungo.
<<
Scordatelo, loro sono le mie braccia e non le lascio certo a voi.
>>
disse, ma nonostante la negazione decise che era il momento di finire
il giochetto, e abbassò la spada lasciando libero Shane che
si portò
una mano alla gola. Si era sentito sicuro, sapeva non poteva
capitargli nulla, ma nonostante questo avere una lama (forse anche
infetta, con tutto quello che aveva potuto tagliare) puntata alla
gola non era una pacchia. Ocean si voltò completamente verso
l'uomo
con la balestra trovandosi la punta della freccia puntata tra i suoi
occhi, e rinfoderò la spada, in segno di pace, ma l'uomo non
sembrava pronto ad accordare l'armistizio.
<<
Le armi. >> disse ancora il balestriere. Ma Ocean rimase
ferma
dov'era, sostenendo il suo sguardo con assoluta calma e
tranquillità.
L'uomo che le aveva salvato la vita si avvicinò ai due
alzando a
entrambi le mani, e solo allora il balestriere scostò gli
occhi
dalla ragazza per portarlo a lui.
<<
Va tutto bene. >> disse a entrambi e lanciò
uno sguardo al
balestriere che parve rilassarsi, ma non abbassò l'arma e
continuò
a tenerla sotto tiro. Solo allora Ocean intuì che lui
probabilmente
doveva essere quello che comunemente si chiama "capo", il
quale si rivolse alla ragazza, sempre con i palmi alzati in segno di
pace << Qui nessuno di noi gira armato. E' una nostra
regola.
>> le spiegò cercando di dare una motivazione
più accettabile
alla richiesta del balestriere.
<<
Allora ciccio, mi sa che devi rivedere un po' le tue
capacità di
leader. Qui c'è un tuo suddito che non sta rispettando la
regola. >>
disse Ocean indicando il balestriere con un cenno del capo.
<<
Lui...va bene così. Ora le metterà giù
anche lui. >> spiegò
ancora il Capo, dando un altro sguardo al balestriere, cercando
probabilmente un segno di assenso.
<<
Il cocchino, eh? >> sorrise Ocean, assumendo un tono
quasi
dolce e affettuoso << Che carini che siete
>> disse
arricciando il naso, ma il sarcasmo parve non piacere al balestriere
che si irrigidì e partì a sputar offese a gratis,
ma il Capo cercò
di calmarlo ancora alzando di nuovo il palmo verso di lui e
dicendogli un << Calmo Daryl! >> ...e ora
anche il
balestriere aveva un nome.
<<
Ascolta, in questo momento tu hai bisogno di aiuto e noi siamo in
grado di offrirtelo, ma devi stare alle nostre regole o ti riporto su
quell'albero. >>
<<
E così passiamo alle minacce. >>
sospirò Ocean alzando gli
occhi al cielo, ma suo malgrado...il Capo aveva ragione. Lei aveva
bisogno di aiuto: aveva bisogno di cibo, acqua e riposo. E
inevitabilmente si trovava nel loro territorio, ed era circondata.
Sì, era in netto svantaggio e non poteva fare altro che dar
loro
ascolto. Se fosse fuggita avrebbe fatto i due metri che non aveva
fatto prima, poi sarebbe morta. E cercare di "ribellarsi"
per prendere d'assedio il posto era da matti: c'erano una decina di
persone lì, sarebbe morta al primo fendente.
Si
voltò di nuovo verso il balestriere sorridendogli sarcastica
(di
certo non rinunanciava per loro anche al suo orgoglio), alzò
le mani
in segno di resa e si tolse la faretra dalla spalla lanciandola ai
suoi piedi. All'interno era rimasta solo una freccia. L'arco non ce
l'aveva, probabilmente nella confusione l'aveva lasciato in macchina,
o forse le era caduto in giro. Si sganciò le cinghie dal
petto che
legavano le daghe e anche quelle le lanciò ai piedi di
Daryl,
cercando quasi di colpirli di proposito, ma la cosa non lo fece
scomporre. Piuttosto si sarebbe fratturato un piede, ma non avrebbe
mollato la mira. Era un duro, e la cosa divertiva Ocean...era
divertente vedere fin dove poteva spingersi con quel tipo di persone,
ed era divertente trovare il loro punto di frattura per poi vederli
crollare. Stuzzicarli e avere quasi il permesso di torturarli,
perchè
tanto non si sarebbero scomposti per orgoglio, fino a quando non
avrebbe superato il fantomatico limite. Era un gioco che si era
sempre divertita a fare, anche se a volte poteva risultare
pericoloso. Ma forse proprio per questo era divertente.
Per
ultima Ocean si slacciò la spada e anche quella la
lanciò ai piedi
di Daryl: era sicura questa volta di averli presi. Ma come immaginava
l'uomo non diede cenno di dolore neanche con lo sguardo, che
continuava a lanciar fulmini e saette contro la ragazza, quasi
volesse ucciderla con la sola forza del pensiero. Passarono secondi,
avvolti nel silenzio, ancora tesi e intenti a capire come si
sarebbero messe le cose, mentre la nuova arrivata e Daryl
continuavano a lanciarsi sguardi di fuoco, in un gioco di forze
invisibili.
<<
Bello, stai puntando un'arma contro una donna disarmata.
>>
disse poi Ocean, con il tono di chi fa notare una dimenticanza. Daryl
lanciò uno sguardo al Capo che annuì e solo
allora lui abbassò
l'arma con decisione, la, fissò negli occhi ancora per pochi
secondi
e infine si chinò, prese le cose che Ocean gli aveva
lanciato e si
allontanò senza dire una parola.
La
ragazza lo guardò allontanarsi sorridendo: si era divertita
in quel
testa testa. Da molto non aveva avuto contatti con gli umani, e ora
che era tornata ad averne aveva trovato su chi sfogare i suoi istinti
misantropi. Era sempre un piacere trovare una valvola di sfogo per la
propria tensione. Poi quel tempo passata sola non avevano certo
aiutato: aveva sviluppato un certo menefreghismo e una certa
misantropia, che la portava a voler prendere a calci tutto
ciò che
camminava su due gambe, e non solo zombie.
Soprattutto
chi la vedeva su un albero in pericolo e la lasciava lì.
Si
voltò verso lo Stronzo lanciandogli uno sguardo disgustato e
furioso, ma ancora una volta in tutta risposta ricevette un ghigno.
<<
Questo non ti salva da ciò che sei. >> gli
disse riferendosi a
Daryl che era corso in sua difesa: l'aveva protetto dalla sua lama,
ma merda era e merda rimaneva e per quello non c'era nessuno che
poteva difenderlo. Ma ovviamente le parole rimasero campate in aria e
non lo scalfirono minimamente. Chissà anzi se le aveva
capite.
<<
Ehm. >> il cinese cercò di attirare
l'attenzione con imbarazzo
<< Ho l'acqua e un panino >>
<<
Oh mio Dio, mio salvatore, lascia che ti rendi grazie con un
sacrificio umano! >> disse Ocean tutto d'un fiato mentre
si
avvicinava al lui, gli occhi spalancati puntati sulla sua fonte di
vita: la bottiglietta d'acqua. L'afferrò e se la bevve tutta
in un
sorso, rischiando quasi di rimanere soffocata tanto bevette con foga
e voracia. Gli animi si calmarono, e tutti tornarono a fare quello
che stavano facendo prima dell'arrivo dell'uragano Ocean. Anche Max
tornò a fare quello che faceva prima: tornò da
Carl scodinzolando e
pronto a riprendere i giochi. E questo non sfuggì agli occhi
attenti
di Ocean.
<<
E così hai trovato con chi sostituirmi, eh, mascalzone?
>>
disse Ocean a Max mentre gli grattava un orecchio. Il vecchio
dottore, che pareva chiamarsi Hershel, era chino su di lei con un
misuratore di pressione e uno stetoscopio, intento a farle una visita
degna dei migliori ospedali. E Ocean lo lasciava fare, prestandogli
il minimo dell'attenzione: stava bene, sapeva di esserlo, aveva solo
bisogno di riprendersi con un po' di riposo. Ma a quanto pare in quel
posto erano ossessionati dalla salute delle persone perchè
il
vecchio dottore ancora non voleva lasciarla andare.
<<
Allora questo cane è tuo. >>
osservò il Capo entrando nella
sala da pranzo dove si trovavano loro.
<<
No. >> rispose semplicemente Ocean, senza aggiungere
ulteriori
spiegazioni.
Il
Capo alzò un sopracciglio: lo stava prendendo sicuramente in
giro.
Era ovvio che era suo! Prese una sedia e la spostò in modo
da
potersi sedere di fronte alla ragazza, così da poter parlare
tranquilli. Avevano acconsentito a tenerla lì con loro, ma
per farlo
doveva capire chi era. Era da sprovveduti accogliere gente in quel
periodo senza sapere niente di loro, avrebbe potuto metterli in
pericolo, e lui doveva impedirlo.
Ocean
alzò gli occhi, ma non la testa, ancora rivolta al cane ai
suoi
piedi, e lo guardò sedersi. Poi tornò a guardare
il cane, e accettò
di fornirgli maggior spiegazioni, visto il suo sguardo confuso e poco
convinto.
<<
L'ho trovato quasi all'inizio di questo romanzo di fantascienza. Da
poco vagavo sola con Peggy, la mia cavalla. Era infilato in un
vicolo, schiacciato in un angolo che ringhiava a tutto ciò
che si
muovesse, perfino gli insetti. Non permetteva a nessuno di
avvicinarsi, e da lì ho capito che era un cane cazzuto.
Sopravissuto
e che sapeva il fatto suo. >>
<<
Ma a te ha permesso di avvicinarsi, e così avete cominciato
a
viaggiare insieme, giusto? >> accennò un
sorriso il Capo.
<<
No di nuovo. >> Ocean alzò di nuovo gli occhi
verso di lui <<
Mi ha quasi portato via un braccio con un morso. Ha cominciato a
seguirmi quando ha sentito odore di cibo nella mia sacca.
>>
<<
Beh...sapeva il fatto suo, no? >> disse di nuovo il Capo,
ricollegandosi a ciò che lei stessa aveva detto inizialmente
del
cane.
<<
Te l'ho detto. E' un cane cazzuto. Non morirà tanto
facilmente,
Capo, te lo dico io. Ha la pellaccia dura...e un debole per i
ragazzini, a quanto pare. >> aggiunse poi Ocean con un
sorrisetto << Probabilmente nella sua famiglia c'era dei
ragazzini. >>
<<
Sì, si è legato subito a Carl. >>
disse il Capo abbassando lo
sguardo e sorridendo. << Quindi tu viaggi sola.
>>
aggiunse subito, per prendere il discorso che gli interessava.
<<
Assolutamente. E approfitto per dirti che ringrazio la vostra
ospitalità, ma non ho intenzione di disturbarvi molto. Il
tempo di
riprendermi, trovare un mezzo che non vada a benzina, e vi
lascerò
di nuovo in pace. >>
<<
Il mezzo che non va a benzina già ce l'hai. >>
intervenne
Hershel, intento ad ascoltare il battito della ragazza <<
La
tua Peggy è qui, nella mia stalla. Viaggiavano insieme i
tuoi
animali, sono arrivati qui ieri. >>
<<
Sul serio? >> chiese Ocean rizzandosi e voltando la testa
verso
il vecchio dottore, aspettò un cenno di assenso e
tornònella sua
posizione originale. Un enorme sorriso si dipinse sul suo volto,
chiaramente orgogliosa dei suoi due compagni, e felice di poterli
riabbracciare di nuovo.
<<
A proposito, mi chiamo Rick. Non mi sono ancora presentato. Tu chi
sei invece? >>
<<
Ocean. >> rispose trascinando la parola, come se le
scocciasse
stare lì a parlare con lui del niente. E in effetti era un
po' così.
<<
Da dove vieni? Hai un accento strano, non sei di qua. >>
chiese
Rick.
Ocean
alzò di nuovo gli occhi su di lui, ma questa volta non per
osservare
i suoi movimenti. Il suo sguardo era chiaramente infastidito, e
talmente affilato da far capire a Rick di aver fatto una domanda di
troppo.
<<
Ha importanza? >> chiese Ocean con tono basso.
Hershel
finì la sua visita, e si limito a comunicare a nessuno in
particolare << Sta bene, solo disidratata. Nessun
contagio. >>,
poi raccolse le sue cose, ignorando la chiacchierata che si stava
svolgendo tra i due e si preparò a tornare ai suoi affari.
Ocean
si sistemò i vestiti che nella visita erano stati messi in
subbuglio, e si sollevò in piedi prima che Rick potesse
aggiungere
altro e gli disse << Sai, dovresti preoccuparti di
più del
futuro, invece di pensare a cosa c'è stato prima,
perchè tanto
qualsiasi cosa ci sia stato ora non conta più niente. E'
inesistente. "Dove andremo? Cosa faremo? Cosa darò da
mangiare
a mio figlio domani?" Son queste le domande che contano, andare
a chiedere a una perfetta sconosciuta "Ehi dov'eri prima di
tutto questo" non aiuterà a proteggere la tua famiglia. E
non
venirmi a dire che la tua era pura curiosità, non sono
scema, è
ovvio che tutto ciò che ti interessa di me è se
sono una potenziale
minaccia, a meno che tu non sia veramente scemo, cosa che
sinceramente dubito. Quindi eccoti la tua risposta: No, non sono una
minaccia. Viaggio sola, non mi interessano i gruppi, non sopporto le
persone e odio stare ferma troppo tempo nello stesso luogo,
perciò
tra qualche giorno, quando mi sentirò meglio
prenderò i miei
animali e toglieremo il disturbo così tu e i tuoi amici
potete
continuare a fare la vita di campagna senza problemi inutili, ed
entrambi presto ci dimenticheremo del nostro incontro. >>
e
finì di rivestirsi, prima di cominciare a dirigersi verso
l'uscita.
Da tempo aveva cominciato a soffrire di una strana forma di
claustrofobia: le case, anche se grandi, non erano più luogo
adatto
ad ospitarla. Preferiva respirare l'aria aperta e perdere il suo
sguardo all'orizzonte. E poi aveva appena saputo che Peggy era
lì, e
voleva andare a salutarla!
Rick
si alzò subito e si voltò, rivolgendole la parola
prima che potesse
uscire e lasciare inconcluso il suo interrogatorio <<
Allora
proprio perchè parli di futuro... >>
aspettò che Ocean si
fermasse ad ascoltarlo prima di proseguire << Non
è mia
consuetudine... ma vorrei chiederti di restare. >>
Ocean
aggrottò le sopracciglia, incredula di ciò che
aveva appena
sentito. Cosa voleva quel tipo da lei? Manco la conosceva, anzi quasi
aveva ucciso un membro del suo gruppo dopo neanche 2 minuti che ci
era entrata, già era in conflitto anche con un altro membro,
e le
chiedeva di restare con loro? A che pro? Qual era il suo scopo?
Si
voltò lentamente, guardandolo con aria interrogativa
<< Prego?
>> chiese delucidazioni la ragazza.
<<
Vedi... >> Rick abbassò lo sguardo un attimo,
forse anche lui
incredulo e imbarazzato della sua richiesta << ...ecco si
tratta di Carl. >>
<<
Il ragazzino? >> chiese Ocean. I nomi non erano mai stati
il
suo forte...preferiva i soprannomi personalizzati. Più
facili da
ricordare, anche se spesso banali.
<<
E' mio figlio. >>
<<
Congratulazioni cresce bene. >> rispose con sarcasmo
Ocean, il
cui vero significato della frase lo si poteva trovare in un
banalissimo "E a me che importa?".
<<
Si è molto legato al tuo cane. >>
<<
Compragli un cucciolo tutto suo. >> disse di nuovo Ocean,
impedendo a Rick di formulare una frase intera, interrompendolo di
nuovo.
<<
Potrebbe essere una soluzione >> sorrise Rick
<< Ma vedi
al momento potrebbe non essere così semplice. E poi temo non
sarebbe
la stessa cosa, credo che Carl si sia legato a Max non tanto
perchè
è un bel cane quanto perchè vederlo sbucare da
quella foresta è
stato per tutti un simbolo...quasi...di speranza. Ci ha ricordati che
la vita esiste ancora la fuori, e che le cose belle non sono state
tutte perse. >>
<<
Brutta cosa la depressione, eh? >> continuò a
ironizzare
Ocean, che era già pronta a non accettare richieste come
"lasciami
il tuo cane". Max veniva con lei...e lei non voleva fermarsi con
quella gente. Non voleva avere niente a che fare con gli umani, non
più. Ma Rick, che in un certo senso aveva capito come
prendere la
ragazza, continuò, ignorando i suoi moti di spirito.
<<
Ho paura che questo mondo stia trasformando mio figlio. Non ragiona
più come un ragazzino, e non solo perchè sta
crescendo ma perchè
si sta indurendo e raffreddando. Per la prima volta dopo tanto tempo
ho visto mio figlio ridere e giocare, e non cercare di maneggiare una
pistola col desiderio di sparare a qualche testa. Non so se tu avevi
figli prima, data la giovane età, ma spero che riesca lo
stesso a
capire cosa voglia dire questo per un padre. Ho bisogno che Max resti
qui con mio figlio. >>
<<
Apprezzo che tu non voglia rubarmi il cane e spararmi alla testa, ma
me lo stia chiedendo cortesemente. >> rispose Ocean.
<<
Il cane ha passato la notte a piangere, e la mattinata in solitudine
>> continuò Rick << Carl ha
dovuto insistere tanto per
riuscire a tranquillizzarlo e anche lui ha passato la notte in bianco
dispiacendosi per Max. Se tu stai qui Max resta qui ed è
felice, e
se Max è felice anche Carl è felice.
>>
<<
E' questo rende felice anche te, ma vedi in tutta questa esplosione
di ilarità c'è una nota discordante che penso
potrebbe rovinarti
questa dolce sinfonia di risa: Io non viaggio in gruppo.
>>
sottolineò l'ultima frase e fece una pausa, ma non permise a
Rick di
riprendere e insistere. La sua scelta l'aveva fatta, non c'era altro
da aggiungere << Storia molto toccante, davvero.
>> e si
avviò di nuovo verso l'uscita << Compra a tuo
figlio un
cucciolo. >>.