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Autore: Ray Wings    14/08/2014    2 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Impatto

<< Tu avresti bisogno di un vero uomo, che si sveglia al mattino..... >> canticchiò Ocean, picchiettando il piede contro il ramo su cui era seduta, dandosi il ritmo, e proseguendo spesso con una serie di "nanana". Tanto sapeva che nessuno avrebbe obiettato la sua carenza di memoria in fatto di canzoni, chi poteva farlo? La mandria di informi che aveva sotto? Ma se neanche capivano cosa c'avevano intorno?!
Sempre canticchiando distrattamente portò il suo sguardo alle sue dita: tra le unghie ormai nere ce n'era una spezzata che da giorni le stava dando il tormento.
<< Hei, bello. Hai mica una forbicina? >> disse ad alta voce rivolta a qualcuno di imprecisato sotto di lei. In altre occasioni avrebbe provato a utilizzare i denti, ma in tempi come quelli era un rischio qualsiasi cosa si mettesse in bocca. Chissà cosa aveva sotto quelle unghie: tutto quel nero poteva essere infetto. Anche bere era diventato un rischio, e spesso evitava di bere da fonti o da ruscelli, ma quando poteva preferiva usufruire di qualche bottiglia di acqua minerale superstite. Si sentiva più sicura. Ma purtroppo non sempre era possibile: le bottiglie erano carenti, molti avevano avuto la sua idea, e spesso le trovava aperte o rotte con l'acqua riversata sul pavimento.
Abbassò lo sguardo al suo popolo di fan, e alzò un sopracciglio al sentirli ancora urlare e lamentarsi: erano stupidi, ma testardi. Non s'arrendevano proprio.
<< Bastava dire di no >> disse ancora, in risposta a uno di loro che aveva urlato più forte degli altri, visibilmente infastidito dall'impossibilità di raggiungere la sua preda. Tirò fuori dal fodero una delle sue daghe e usando la punta con cautela cercò di pulirsi un po' le unghie: non era un bene tenere tutto quello schifo forse infetto addosso. Era meglio liberarsene quanto prima.
Rise di sè: ormai aveva un piede nella fossa, e ancora si preoccupava di cose così futili. Evidentemente la speranza, l'illusione di potercela ancora fare, non l'aveva ancora paradossalmente abbandonata. E aveva fatto bene, altrimenti non avrebbe resistito con tanta tenacia fino a quel momento. Fino a quel momento...quando...Bang!
Il suono improvviso la spaventò, e quasi si conficcò la daga nell'unghia. Alzò lo sguardo: era così maledettamente vicino! Chi aveva sparato?!
Poi la vide: poco distante da lei, a distanza di sicurezza ma abbastanza vicino da poter diventare una preda facile, una donna. La riconobbe! Era la donna bionda dell'auto vista quella mattina! Allora l'avevano vista! Erano tornati a prenderla!
La guardò colma di speranza e rinfoderò la daga, poi si alzò in piedi sul ramo, cercando di rimanere in equilibrio, così da essere più visibile, anche se non ce n'era bisogno perchè da quella distanza sicuramente l'aveva vista.
Lo sparo aveva colpito uno degli zombie sotto di lei, e gli altri non persero tempo a voltarsi verso la fonte dello sparo, più vicino rispetto a quella mattina, quindi con una preda più accessibile e più invitante.
<< Ah, ora ne venite attirati, eh? Maledetti!! E stamattina? Niente! >> brontolò Ocean, puntandosi una mano al fianco e guardando i suoi aguzzini con ostilità. Gli zombie cominciarono ad avanzare verso la bionda, cercando di acquistare più velocità che potevano, nonostante i loro arti disarticolati e traballanti non glielo permettessero troppo.
"Che fa? Si vuol far mangiare al posto mio?" pensò Ocean osservando la donna "gesto nobile, ma alquanto stupido. Beh, fatti suoi" pensò ancora e spostò lo sguardo sotto di lei, per vedere se il campo era libero per un eventuale fuga. Sarebbe stata una situazione complessa, non mangiava da giorni ed era senza energie, e non aveva mezzi di trasporto a disposizione ma doveva fare affidamento solo sulle sue gambe: avrebbe retto si e no 2 metri, poi sarebbe morta. Però almeno l'impressione di averci provato le avrebbe dato una morte gloriosa...meglio che star ferme a prendere il sole su un albero, se avesse continuato in quella maniera presto qualcuno sarebbe dovuto venire per girare il lato cottura. Ma i suoi piani vennero ancora una volta distrutti dalla donna, che le urlò qualcosa.
<< Si, certo, perchè io secondo te ti sento se parli da laggiù col sottofondo di zombie affamati! >> brontolò ancora Ocean e si fece segno alle orecchie, per indicare che non aveva sentito. La donna indietreggiò sparando ancora un colpo, e solo allora Ocean notò una macchina parcheggiata a pochi metri di distanza da lei, con un uomo dentro che aspettava.
"Allora ha una via di fuga. Allora quello che si dice sulle bionde non è sempre vero. " pensò Ocean mentre strizzava gli occhi, sperando che la lettura del labiale potesse aiutarla a capire cosa stava cercando di comunicargli la donna...e se le aveva fatto perdere tutto quel tempo solo per dirle "bel vestito che hai" era già pronta a sparargli dritto in testa quell'ultima freccia che le era rimasta nella faretra.
Ancora una volta non capì, la voce arrivò confusa, e, nonostante l'inglese ormai lo masticasse a colazione, leggere un labiale inglese (ancor peggio: americano! ) era ancora una sfida ardua per lei. Ma nonostante le difficoltà le parve di cogliere la parola " Saltare".
<< Saltare dove? >> disse Ocean perplessa, tra sè e sè, e nel mentre fece un piccolo saltello sul posto, così, solo perchè ormai il cervello non era più collegato a tutto il resto del corpo << Va bene, fatto e ora? >> ridacchiò. E lei stessa si meravigliò di come, nonostante la morte imminente, il senso dell'umorismo non voleva lasciarla andare. Sarebbe stata da prendere a schiaffi.
La donna bionda, dopo essersi tirata incontro gli zombi, prese a correre verso l'auto e ci salì sopra appena in tempo per partire più velocemente possibile.
<< Ehi!!!! M'hai fatto perdere tempo ad ascoltarti e poi mi molli qui? >> si arrabbiò e subito tornò a prendere in considerazione la sua prima idea: scendere e tentare la fuga a piedi. Per poi morire 2 metri dopo. Beh, almeno avrebbe avuto ben 2 metri di pura speranza e libertà!
Ma la macchina, dopo una manovra degna del gran prix, girò su se stessa e tornò indietro, dirigendosi velocemente verso l'albero ormai rimasto quasi vuoto. Riuscì a schivare la maggior parte degli zombie, investendone solo alcuni che subito vennero scaraventati a lato della strada, lasciando libero il passaggio. La bionda si affacciò al finestrino mentre si avvicinava e urlò << Dai! Salta, presto! >> e l'uomo gli fece eco da dentro << Presto! >>.
<< Ecco cosa volevi dirmi! >> si illuminò Ocean e facendo attenzione a non capitombolare giù, cercò di far appello a tutte le sue capacità (inesistenti) di equilibrista per potersi spingere il più estarnamente possibile, pronta a scendere giù in strada con un salto (non da poco, ma era l'unico modo per velocizzare la sua scesa).
L'auto si fermò di colpo, frenando tanto da fischiare, e lo sportello dietro venne aperto quasi contemporaneamente sempre dalla donna bionda, messa a lato passeggero, che le facevo segno con insistenza di entrare. Ocean, spintasi il più in la possibile, non appena sentì il ramo che cominciava a cedere si frmò, si chinò, lo afferrò con le mani e chiedendo loro già scusa per il trauma che stavano per subire, si lasciò cadere giù, rimanendo appesa: così diminuiva la distanza da terra e non si sarebbe rotta una caviglia. Le mani piansero i graffi che subirono nello strofinare contro il ramo ruvido e nel trovarsi improvvisamente cariche di 50 kili d'uomo. Poi Ocean, trattenendo il respiro, si lasciò cadere. L'atterraggio come immaginava non fu dei migliori, le ginocchia cedettero, e inevitabilmente la ragazza si spiaccicò al suolo come una pera matura, ma per fortuna non si ruppe niente e cercò di riprendersi quanto prima, nonostante le mancasse il fiato per il colpo subito, e si trascinò verso l'auto. Si accasciò sul sedile posteriore, senza riuscire a entrare completamente e l'auto ripartì all'istante, ma non abbastanza in tempo: uno zombie aveva afferrato la caviglia di Ocean che era rimasta penzoloni fuori, e cercava di combattere la forza dell'aria per riuscire ad arrivare con i denti alla carne tanto bramata. La donna bionda si lasciò sfuggire un grido e cercò di voltarsi per puntare la pistola al passeggero indesiderato, ma non fece in tempo a sparare: Ocean, stesa su sedile, guardò lo schifoso attaccato al suo piede divincolarsi, e senza scomporsi troppo o agitarsi, con il piede libero gli tirò un calcio sul mento.
<< E levati!! >> brontolò assestandogli un altro calcio che fece fare al collo dello zombie un sinistro rumore e gli lasciò la testa rimase reclinata all'indietro.
<< E dai, che qui non ti vuole nessuno! Fai l'autostop a qualcun altro! >> brontolò ancora e con un altro calcio riuscì finalmente a staccarsi l'ospite dalla caviglia. Intanto la macchina continuava a correre a tutta velocità sulle strade della città, cercando di uscirvi. Lo sportello ancora aperto saltellava e sbatteva in continuzione, sia per il vento che per gli urti. La donna bionda si riprese subito dallo shock di avere uno zombie in auto, sembrava la cosa non la turbasse poi troppo, e tornò a guardare la strada di fronte a sè.
Ocean, dietro, stesa sui sedili posteriori si lasciò cadere la testa sospirando colma di sollievo. Aveva ancora i piedi che penzolavano fuori dall'auto, ma ormai che era al sicuro, la forza di ritrarli e chiudere quel maledetto sportello le mancava. E in pochi attimi tutto si fece buio, e il sonno la prese come da tempo non faceva. Finalmente.

<< E' viva? >> una voce distante, ofuscata le arrivò all'orecchio. Stava sognando, lo sentiva. Non era rale, somigliava più a un eco che a una voce, non poteva esserlo.
<< E' stata morsa? >> ancora la stessa voce. O era un'altra? Era un uomo? Donna? O forse bambino? Non riusciva a distinguerle, sentiva solo voci perse in un fluido...ovattate, morbide, ondulate. Un fluido che si stendeva e si ritirava. Voci perse nell'Oceano.
<< Manu, e se provassimo a tornare? >> ancora voci. Ancora sogni. Il rumore che si può sentire nel poggiare un orecchio alla conchiglia. Non voleva lasciarla andare via.
<< Senza provviste, senza acqua, senza saper navigare e senza nave. Come facciamo a tornare? >> questa era così distinta, ma ancora immersa nell'acqua. Aveva uno strano eco.
<< Ho paura. E se a casa fosse successo... >> cosa? Fosse successo cosa? Lo stesso? Cosa era accaduto oltre l'oceano? Ma nonostante le voci si accalcassero una sull'altra, nonostante i rumori e le parole, la vista continuava a non avere ruolo in tutto questo: il buio più completo.
<< Manu!!!! >> un urlo squarciò quel buio, voce che se non fosse stata così distinta nelle sue parole le avrebbe scambiate per un tuono. Un vicinissimo tuono.
<< Alice! >> fiamme. Dolore. Voleva fuggire. Rimaneva bloccata lì, l'equlibrio le venne a mancare. Cadde. O stette ferma? Appigli non ce n'erano. Vuoto. L'aria mancava. E ancora urla. E un volto improvviso, putrefatto, denti marci e sangue su mento: un sorriso affamato. Un macabro sorriso affamato.
Il cuore saltò.
Ancora un urlo.
E aprì gli occhi: dove diavolo era? Non capì niente, non sapeva dov'era e che ci faceva lì. Dov'era Manu? E gli altri? Che ci faceva dentro un auto e perchè diavolo dei perfetti sconosciuti l'avevano accerchiata e la osservavano?
Indietreggiò terrorizzata, gli occhi spalancati correvano senza un ordine preciso aggiungendo confusione alla confusione, poi le spalle si schiacciarono contro lo sportello opposto. Un uomo si fece avanti, allungando le mani mostrando i palmi, in un gesto che serviva a tranquillizzarla, ma in quel momento tutto risultava minaccioso e pericoloso: anche i sorrisi. Soprattutti i sorrisi.
<< Va tutto bene. >> cercò di dirgli l'uomo << Tranquilla, sei al sicuro. >>
<< Non sono ancora morta!! >> urlò Ocean colma di terrore mentre con la mano andava a tastoni dietro di lei, cercando la maniglia per aprire la portiera. Che voleva quell'uomo da lui? Mangiarla? Che andassero a caccia e la lasciassero in pace!
<< Non sono ancora morta!! >> urlò ancora e finalmente trovò la maniglia.
<< Calmati! >> cercò di dirle ancora l'uomo. Ocean aprì lo sportello dietro di sè, ma le spalle erano premute su esso nel tentativo di allontanarsi e la loro pressione lo fece spalancare all'improvviso, facendo mancare l'appoggio alla ragazza che cadde all'indietro, fuori dalla macchina e d'istinto rotolò per raddrizzarsi. Non riusciva a mettersi in piedi, ma continuò a strisciare, indietreggiando. Il terrore le annebbiava la vista, e tutto era così confuso, come mosso dalle onde. Le girava la testa. Dove si trovava? Chi erano quelle persone.
Un lamento le uscì dalla gola, un lamento sottile ma che tanto somigliava a un pianto e gli occhi cominciarono a bruciare.
<< NON SONO ANCORA MORTA!! >> urlò di nuovo. Perchè lo faceva? Non lo sapeva bene...voleva in qualche modo annunciare il fatto che era ancora viva, e quindi non era pronta per diventare la portata principale di nessuno. Non voleva essere mangiata, anche se le probabilità che quelle persone volessero mangiarla erano quasi nulle, non erano zombie, e di certo agli zombie non gliene importa se sei viva o morta, ma al momento però non era in grado di stilare un ragionamento logico. Puro terrore era quello che la percorreva la mente e nient'altro. Solo la paura accumulata in quei tempi passati a scappare da bocche fameliche.
Poi un abbaio. Le sembrò di ricevere un sonoro schiaffo su una guancia perchè improvvisamente tutto si fece più chiaro: un filo conduttore in tutte quelle immagini ammucchiate tra loro, sovrapposte e troppo veloci. Si voltò e vide una macchiolina nera e bianca, un arruffo di pelo che correva impazzito verso di lei, tanto forte che la coda per l'attrito dell'aria strofinava a terra.
<< No, Carl! >> urlò l'uomo che cercava di avvicinarsi << Tienilo! E' confusa! La spaventerà! >> Ma ormai era troppo tardi, il cane era già partito, e comunque le parole dell'uomo vennero smentite all'istante, tanto che la "à" finale era diventata solo un sussurro.
<< MAAAAXXX!!! >> urlò la ragazza a terra allargando le braccia e accogliendo il cane, che dalla forza con cui arrivò la scaraventò a terra, facendole sbattere la testa. Le risa di Ocean inondarono il campo, mentre il cane non le dava tregua leccandole insistentemente il viso, benchè lei cercasse di voltarsi per il fastidio della lingua umida sulla sua pelle. La scena lasciò senza parole tutti i presenti: la risposta era ovvia, ma ci mise un po' ad arrivare tanto pareva inverosimile: quella ragazza era il padrone del cane ritrovato il giorno prima, e probabilmente anche del cavallo che era con lui.
<< Sei il cane più cazzuto che abbia mai conosciuto! >> disse Ocean con decisione abbracciando e accarezzando il suo animale. Nel momento in cui lo aveva sentito abbaiare e se l'era visto correre incontro i ricordi erano affiorati improvvisamente, e si era ricordata chi era, cosa ci faceva lì...e dov'era Manu. Si era ricordata tutto, e la confusione era passata all'istante: l'uomo che aveva cercato di avvicinarsi era lo stesso che le aveva salvato la vita poco prima, recuperandola dall'albero, insieme alla donna bionda che stava accanto a lui. Non aveva la più pallida idea di chi fossero gli altri, ma poco importava...se stavano con lui forse erano suoi amici. E probabilmente ora si trovavano al rifugio che si erano costruiti, vista la tranquillità della zona.
La bionda le si avvicinò cauta, timorosa un po' all'idea che potesse riprendere a delirare, e le porse lentamente una mano per aiutarla ad alzarsi << Va tutto bene? >> le chiese.
Ocean, sempre accarezzando il suo animale, che non smetteva di scodinzolare e strofinarsi contro di lei in cerca di coccole, si alzò a sedere e alzò lo sguardo a lei
<< Sì. Sto bene. >> e afferrò la mano della bionda facendo forza per riuscire ad alzarsi. Le gambe tremavano e non riuscivano a sorreggerla a dovere. La bionda questo lo capì perchè si avvicinò velocemente e l'afferrò da sotto il braccio per aiutarla a stare in piedi << Ma se entro pochi minuti non mi date cibo e acqua potrete andare in giro a raccontare con orgoglio di aver salvato un cadavere. >> disse e continuò a guardare Max che accanto a lei si dimenava, scodinzolava e le correva intorno euforico, non risparmiandosi gli abbai.
<< Ci penso io, tu portala dentro da Hershel. >> disse un cinesino col cappellino da baseball alla bionda, riferendosi alla richiesta di acqua e cibo.
<< Sh! Max, silenzio! >> lo ammonì Ocean con la sguardo severo, e il cane aprì la bocca per abbaiare ancora, ma gli uscì solo un lamento seguito da un abbiao soffocato. Era troppo felice per stare completamente zitto, faceva davvero fatica a trattenersi come invece di solito doveva fare. Ocean l'ammonì con lo sguardo << Zitto! E accompagnami. >> aggiunse poi sorridendo mentre cominciava a zoppicare verso la gigantesca casa che aveva davanti, sempre sorreggendosi alla donna che l'aveva salvata.
<< Mi chiamo Andrea, comunque. >> disse poi, e Ocean ebbe un colpo per un attimo. Si voltò verso la donna con lo sguardo serio e corrucciato << Come hai detto? >> le chiese incredula. Cosa che mise molto in imbarazzo la donna: che aveva detto di male?
<< Andrea. E' il mio nome. Mi piacerebbe sapere il tuo. >> balbettò un po'.
Ocean non rispose subito, ma rimase per qualche secondo pensierosa a fissarla. Poi abbassò lo sguardo, sempre serio, e aggiunse dopo un'interminabile pausa << Ocean. Ti ringrazio per avermi salvata. >> poi un altro ricordo le balenò alla mente che le fece sollevare la testa di scatto << Ehi!! >> urlò e si drizzò, staccandosi da Andrea e restando miracolosamente in piedi. Andrea la guardò sorpresa e non potè far a meno di pensare che forse quella della debolezza era solo una messa in scena: sembrava aver ripreso all'improvviso le sue forze.
<< Dov'è?!?! >> chiese improvvisamente arrabbiata, guardandosi attorno. Certo che ce n'era di gente in quel posto!
<< Dov'è?! >> disse ancora subito dopo, senza dar tempo a nessuno di rispondere. Ma subito vide chi stava cercando: appoggiato a un tronco Shane abbassò la testa un po' imbarazzato, portandosi la mani dove prima c'erano capelli folti e accarezzandosi la nuca. Gesto che faceva quando qualcosa gli frullava in testa.
Ocean senza pensarci due volte sguainò la spada che aveva ancora appesa in vita, facendo sobbalzare tutti i presenti e si avvicinò con grosse falcate all'uomo che la guardò con un po' l'aria da sfida. Probabilmente era uno di quelli che in faccia alla morte rideva e poi sputava.
<< Lurido schifoso pezzente sudicio stronzo sciolto uscito dalle fogne del peggior quartiere della peggiore città pieno di merde che vomitano altre merde! >> e puntò la punta della spada sul collo dell'uomo, che ancora non si scompose...ma anzi sembrava sorridere. Cos'aveva da ridere? Ocean aveva tutto il diritto di tagliargli la testa lì, seduta stante. Cazzo, l'aveva lasciata lì su quell'albero a morire! E non era certo stato lui a tornare a prenderla!
<< Vaffanculo!! >> sputacchiò caricando l'offesa di tutto il sentimento che aveva dentro e premette la punta della sua spada contro la sua pelle, non tanto da ferirlo, ma abbastanza da lasciargli il segno. Sentì un rumore alla sua destra, il rumore di un arma che veniva impugnata, e girando gli occhi vide una freccia sfiorarle la tempia. Una freccia caricata dentro una balestra, balestra sorretta e mira presa da un uomo dalla barbetta appena accennata, e l'atteggiamento di chi vuol fare il duro e sa di esserlo. Max appena vide Ocean sotto tiro abbaiò minaccioso, e corse a mettersi al fianco della ragazza, la schiena appoggiata su una sua gamba, la testa abbassata e gli occhi fissi sull'uomo. Ringhiava e mostrava i denti, ma la cosa parve non scomporre l'uomo. Al contrario fece sussultare il ragazzino che si trovava lì nel cerchio di persone.
<< Hai delle frecce? >> gli chiese Ocean senza muoversi, scrutandolo con lo sguardo. L'uomo aggrottò la fronte alla domanda, non riuscendo a cogliere dove volesse parare la ragazza, pensando anzi lo stesse in qualche modo confondendo e prendendo in giro.
In realtà Ocean era veramente interessata alla cosa! Non voleva prenderlo in giro...lei era rimasta senza, ne aveva una sola.
<< A quanto le fai? Sono interessata. >> continuò lei, senza scostarsi da lì. Le piaceva lasciare lo stronzo sulle spine, anche se temeva che a lui non gliene importasse niente.
<< Togliti di mezzo. >> rispose lui, ignorando completamente la domanda della ragazza, convinto che lo stesse solo prendendo in giro << E lascia qui le armi. >> continuò dando un veloce sguardo al suo armamento. Era ben attrezzata, probabilmente era grazie a loro se era sopravvissuta tanto a lungo.
<< Scordatelo, loro sono le mie braccia e non le lascio certo a voi. >> disse, ma nonostante la negazione decise che era il momento di finire il giochetto, e abbassò la spada lasciando libero Shane che si portò una mano alla gola. Si era sentito sicuro, sapeva non poteva capitargli nulla, ma nonostante questo avere una lama (forse anche infetta, con tutto quello che aveva potuto tagliare) puntata alla gola non era una pacchia. Ocean si voltò completamente verso l'uomo con la balestra trovandosi la punta della freccia puntata tra i suoi occhi, e rinfoderò la spada, in segno di pace, ma l'uomo non sembrava pronto ad accordare l'armistizio.
<< Le armi. >> disse ancora il balestriere. Ma Ocean rimase ferma dov'era, sostenendo il suo sguardo con assoluta calma e tranquillità. L'uomo che le aveva salvato la vita si avvicinò ai due alzando a entrambi le mani, e solo allora il balestriere scostò gli occhi dalla ragazza per portarlo a lui.
<< Va tutto bene. >> disse a entrambi e lanciò uno sguardo al balestriere che parve rilassarsi, ma non abbassò l'arma e continuò a tenerla sotto tiro. Solo allora Ocean intuì che lui probabilmente doveva essere quello che comunemente si chiama "capo", il quale si rivolse alla ragazza, sempre con i palmi alzati in segno di pace << Qui nessuno di noi gira armato. E' una nostra regola. >> le spiegò cercando di dare una motivazione più accettabile alla richiesta del balestriere.
<< Allora ciccio, mi sa che devi rivedere un po' le tue capacità di leader. Qui c'è un tuo suddito che non sta rispettando la regola. >> disse Ocean indicando il balestriere con un cenno del capo.
<< Lui...va bene così. Ora le metterà giù anche lui. >> spiegò ancora il Capo, dando un altro sguardo al balestriere, cercando probabilmente un segno di assenso.
<< Il cocchino, eh? >> sorrise Ocean, assumendo un tono quasi dolce e affettuoso << Che carini che siete >> disse arricciando il naso, ma il sarcasmo parve non piacere al balestriere che si irrigidì e partì a sputar offese a gratis, ma il Capo cercò di calmarlo ancora alzando di nuovo il palmo verso di lui e dicendogli un << Calmo Daryl! >> ...e ora anche il balestriere aveva un nome.
<< Ascolta, in questo momento tu hai bisogno di aiuto e noi siamo in grado di offrirtelo, ma devi stare alle nostre regole o ti riporto su quell'albero. >>
<< E così passiamo alle minacce. >> sospirò Ocean alzando gli occhi al cielo, ma suo malgrado...il Capo aveva ragione. Lei aveva bisogno di aiuto: aveva bisogno di cibo, acqua e riposo. E inevitabilmente si trovava nel loro territorio, ed era circondata. Sì, era in netto svantaggio e non poteva fare altro che dar loro ascolto. Se fosse fuggita avrebbe fatto i due metri che non aveva fatto prima, poi sarebbe morta. E cercare di "ribellarsi" per prendere d'assedio il posto era da matti: c'erano una decina di persone lì, sarebbe morta al primo fendente.
Si voltò di nuovo verso il balestriere sorridendogli sarcastica (di certo non rinunanciava per loro anche al suo orgoglio), alzò le mani in segno di resa e si tolse la faretra dalla spalla lanciandola ai suoi piedi. All'interno era rimasta solo una freccia. L'arco non ce l'aveva, probabilmente nella confusione l'aveva lasciato in macchina, o forse le era caduto in giro. Si sganciò le cinghie dal petto che legavano le daghe e anche quelle le lanciò ai piedi di Daryl, cercando quasi di colpirli di proposito, ma la cosa non lo fece scomporre. Piuttosto si sarebbe fratturato un piede, ma non avrebbe mollato la mira. Era un duro, e la cosa divertiva Ocean...era divertente vedere fin dove poteva spingersi con quel tipo di persone, ed era divertente trovare il loro punto di frattura per poi vederli crollare. Stuzzicarli e avere quasi il permesso di torturarli, perchè tanto non si sarebbero scomposti per orgoglio, fino a quando non avrebbe superato il fantomatico limite. Era un gioco che si era sempre divertita a fare, anche se a volte poteva risultare pericoloso. Ma forse proprio per questo era divertente.
Per ultima Ocean si slacciò la spada e anche quella la lanciò ai piedi di Daryl: era sicura questa volta di averli presi. Ma come immaginava l'uomo non diede cenno di dolore neanche con lo sguardo, che continuava a lanciar fulmini e saette contro la ragazza, quasi volesse ucciderla con la sola forza del pensiero. Passarono secondi, avvolti nel silenzio, ancora tesi e intenti a capire come si sarebbero messe le cose, mentre la nuova arrivata e Daryl continuavano a lanciarsi sguardi di fuoco, in un gioco di forze invisibili.
<< Bello, stai puntando un'arma contro una donna disarmata. >> disse poi Ocean, con il tono di chi fa notare una dimenticanza. Daryl lanciò uno sguardo al Capo che annuì e solo allora lui abbassò l'arma con decisione, la, fissò negli occhi ancora per pochi secondi e infine si chinò, prese le cose che Ocean gli aveva lanciato e si allontanò senza dire una parola.
La ragazza lo guardò allontanarsi sorridendo: si era divertita in quel testa testa. Da molto non aveva avuto contatti con gli umani, e ora che era tornata ad averne aveva trovato su chi sfogare i suoi istinti misantropi. Era sempre un piacere trovare una valvola di sfogo per la propria tensione. Poi quel tempo passata sola non avevano certo aiutato: aveva sviluppato un certo menefreghismo e una certa misantropia, che la portava a voler prendere a calci tutto ciò che camminava su due gambe, e non solo zombie.
Soprattutto chi la vedeva su un albero in pericolo e la lasciava lì.
Si voltò verso lo Stronzo lanciandogli uno sguardo disgustato e furioso, ma ancora una volta in tutta risposta ricevette un ghigno.
<< Questo non ti salva da ciò che sei. >> gli disse riferendosi a Daryl che era corso in sua difesa: l'aveva protetto dalla sua lama, ma merda era e merda rimaneva e per quello non c'era nessuno che poteva difenderlo. Ma ovviamente le parole rimasero campate in aria e non lo scalfirono minimamente. Chissà anzi se le aveva capite.
<< Ehm. >> il cinese cercò di attirare l'attenzione con imbarazzo << Ho l'acqua e un panino >>
<< Oh mio Dio, mio salvatore, lascia che ti rendi grazie con un sacrificio umano! >> disse Ocean tutto d'un fiato mentre si avvicinava al lui, gli occhi spalancati puntati sulla sua fonte di vita: la bottiglietta d'acqua. L'afferrò e se la bevve tutta in un sorso, rischiando quasi di rimanere soffocata tanto bevette con foga e voracia. Gli animi si calmarono, e tutti tornarono a fare quello che stavano facendo prima dell'arrivo dell'uragano Ocean. Anche Max tornò a fare quello che faceva prima: tornò da Carl scodinzolando e pronto a riprendere i giochi. E questo non sfuggì agli occhi attenti di Ocean.
<< E così hai trovato con chi sostituirmi, eh, mascalzone? >> disse Ocean a Max mentre gli grattava un orecchio. Il vecchio dottore, che pareva chiamarsi Hershel, era chino su di lei con un misuratore di pressione e uno stetoscopio, intento a farle una visita degna dei migliori ospedali. E Ocean lo lasciava fare, prestandogli il minimo dell'attenzione: stava bene, sapeva di esserlo, aveva solo bisogno di riprendersi con un po' di riposo. Ma a quanto pare in quel posto erano ossessionati dalla salute delle persone perchè il vecchio dottore ancora non voleva lasciarla andare.
<< Allora questo cane è tuo. >> osservò il Capo entrando nella sala da pranzo dove si trovavano loro.
<< No. >> rispose semplicemente Ocean, senza aggiungere ulteriori spiegazioni.
Il Capo alzò un sopracciglio: lo stava prendendo sicuramente in giro. Era ovvio che era suo! Prese una sedia e la spostò in modo da potersi sedere di fronte alla ragazza, così da poter parlare tranquilli. Avevano acconsentito a tenerla lì con loro, ma per farlo doveva capire chi era. Era da sprovveduti accogliere gente in quel periodo senza sapere niente di loro, avrebbe potuto metterli in pericolo, e lui doveva impedirlo.
Ocean alzò gli occhi, ma non la testa, ancora rivolta al cane ai suoi piedi, e lo guardò sedersi. Poi tornò a guardare il cane, e accettò di fornirgli maggior spiegazioni, visto il suo sguardo confuso e poco convinto.
<< L'ho trovato quasi all'inizio di questo romanzo di fantascienza. Da poco vagavo sola con Peggy, la mia cavalla. Era infilato in un vicolo, schiacciato in un angolo che ringhiava a tutto ciò che si muovesse, perfino gli insetti. Non permetteva a nessuno di avvicinarsi, e da lì ho capito che era un cane cazzuto. Sopravissuto e che sapeva il fatto suo. >>
<< Ma a te ha permesso di avvicinarsi, e così avete cominciato a viaggiare insieme, giusto? >> accennò un sorriso il Capo.
<< No di nuovo. >> Ocean alzò di nuovo gli occhi verso di lui << Mi ha quasi portato via un braccio con un morso. Ha cominciato a seguirmi quando ha sentito odore di cibo nella mia sacca. >>
<< Beh...sapeva il fatto suo, no? >> disse di nuovo il Capo, ricollegandosi a ciò che lei stessa aveva detto inizialmente del cane.
<< Te l'ho detto. E' un cane cazzuto. Non morirà tanto facilmente, Capo, te lo dico io. Ha la pellaccia dura...e un debole per i ragazzini, a quanto pare. >> aggiunse poi Ocean con un sorrisetto << Probabilmente nella sua famiglia c'era dei ragazzini. >>
<< Sì, si è legato subito a Carl. >> disse il Capo abbassando lo sguardo e sorridendo. << Quindi tu viaggi sola. >> aggiunse subito, per prendere il discorso che gli interessava.
<< Assolutamente. E approfitto per dirti che ringrazio la vostra ospitalità, ma non ho intenzione di disturbarvi molto. Il tempo di riprendermi, trovare un mezzo che non vada a benzina, e vi lascerò di nuovo in pace. >>
<< Il mezzo che non va a benzina già ce l'hai. >> intervenne Hershel, intento ad ascoltare il battito della ragazza << La tua Peggy è qui, nella mia stalla. Viaggiavano insieme i tuoi animali, sono arrivati qui ieri. >>
<< Sul serio? >> chiese Ocean rizzandosi e voltando la testa verso il vecchio dottore, aspettò un cenno di assenso e tornònella sua posizione originale. Un enorme sorriso si dipinse sul suo volto, chiaramente orgogliosa dei suoi due compagni, e felice di poterli riabbracciare di nuovo.
<< A proposito, mi chiamo Rick. Non mi sono ancora presentato. Tu chi sei invece? >>
<< Ocean. >> rispose trascinando la parola, come se le scocciasse stare lì a parlare con lui del niente. E in effetti era un po' così.
<< Da dove vieni? Hai un accento strano, non sei di qua. >> chiese Rick.
Ocean alzò di nuovo gli occhi su di lui, ma questa volta non per osservare i suoi movimenti. Il suo sguardo era chiaramente infastidito, e talmente affilato da far capire a Rick di aver fatto una domanda di troppo.
<< Ha importanza? >> chiese Ocean con tono basso.
Hershel finì la sua visita, e si limito a comunicare a nessuno in particolare << Sta bene, solo disidratata. Nessun contagio. >>, poi raccolse le sue cose, ignorando la chiacchierata che si stava svolgendo tra i due e si preparò a tornare ai suoi affari.
Ocean si sistemò i vestiti che nella visita erano stati messi in subbuglio, e si sollevò in piedi prima che Rick potesse aggiungere altro e gli disse << Sai, dovresti preoccuparti di più del futuro, invece di pensare a cosa c'è stato prima, perchè tanto qualsiasi cosa ci sia stato ora non conta più niente. E' inesistente. "Dove andremo? Cosa faremo? Cosa darò da mangiare a mio figlio domani?" Son queste le domande che contano, andare a chiedere a una perfetta sconosciuta "Ehi dov'eri prima di tutto questo" non aiuterà a proteggere la tua famiglia. E non venirmi a dire che la tua era pura curiosità, non sono scema, è ovvio che tutto ciò che ti interessa di me è se sono una potenziale minaccia, a meno che tu non sia veramente scemo, cosa che sinceramente dubito. Quindi eccoti la tua risposta: No, non sono una minaccia. Viaggio sola, non mi interessano i gruppi, non sopporto le persone e odio stare ferma troppo tempo nello stesso luogo, perciò tra qualche giorno, quando mi sentirò meglio prenderò i miei animali e toglieremo il disturbo così tu e i tuoi amici potete continuare a fare la vita di campagna senza problemi inutili, ed entrambi presto ci dimenticheremo del nostro incontro. >> e finì di rivestirsi, prima di cominciare a dirigersi verso l'uscita. Da tempo aveva cominciato a soffrire di una strana forma di claustrofobia: le case, anche se grandi, non erano più luogo adatto ad ospitarla. Preferiva respirare l'aria aperta e perdere il suo sguardo all'orizzonte. E poi aveva appena saputo che Peggy era lì, e voleva andare a salutarla!
Rick si alzò subito e si voltò, rivolgendole la parola prima che potesse uscire e lasciare inconcluso il suo interrogatorio << Allora proprio perchè parli di futuro... >> aspettò che Ocean si fermasse ad ascoltarlo prima di proseguire << Non è mia consuetudine... ma vorrei chiederti di restare. >>
Ocean aggrottò le sopracciglia, incredula di ciò che aveva appena sentito. Cosa voleva quel tipo da lei? Manco la conosceva, anzi quasi aveva ucciso un membro del suo gruppo dopo neanche 2 minuti che ci era entrata, già era in conflitto anche con un altro membro, e le chiedeva di restare con loro? A che pro? Qual era il suo scopo?
Si voltò lentamente, guardandolo con aria interrogativa << Prego? >> chiese delucidazioni la ragazza.
<< Vedi... >> Rick abbassò lo sguardo un attimo, forse anche lui incredulo e imbarazzato della sua richiesta << ...ecco si tratta di Carl. >>
<< Il ragazzino? >> chiese Ocean. I nomi non erano mai stati il suo forte...preferiva i soprannomi personalizzati. Più facili da ricordare, anche se spesso banali.
<< E' mio figlio. >>
<< Congratulazioni cresce bene. >> rispose con sarcasmo Ocean, il cui vero significato della frase lo si poteva trovare in un banalissimo "E a me che importa?".
<< Si è molto legato al tuo cane. >>
<< Compragli un cucciolo tutto suo. >> disse di nuovo Ocean, impedendo a Rick di formulare una frase intera, interrompendolo di nuovo.
<< Potrebbe essere una soluzione >> sorrise Rick << Ma vedi al momento potrebbe non essere così semplice. E poi temo non sarebbe la stessa cosa, credo che Carl si sia legato a Max non tanto perchè è un bel cane quanto perchè vederlo sbucare da quella foresta è stato per tutti un simbolo...quasi...di speranza. Ci ha ricordati che la vita esiste ancora la fuori, e che le cose belle non sono state tutte perse. >>
<< Brutta cosa la depressione, eh? >> continuò a ironizzare Ocean, che era già pronta a non accettare richieste come "lasciami il tuo cane". Max veniva con lei...e lei non voleva fermarsi con quella gente. Non voleva avere niente a che fare con gli umani, non più. Ma Rick, che in un certo senso aveva capito come prendere la ragazza, continuò, ignorando i suoi moti di spirito.
<< Ho paura che questo mondo stia trasformando mio figlio. Non ragiona più come un ragazzino, e non solo perchè sta crescendo ma perchè si sta indurendo e raffreddando. Per la prima volta dopo tanto tempo ho visto mio figlio ridere e giocare, e non cercare di maneggiare una pistola col desiderio di sparare a qualche testa. Non so se tu avevi figli prima, data la giovane età, ma spero che riesca lo stesso a capire cosa voglia dire questo per un padre. Ho bisogno che Max resti qui con mio figlio. >>
<< Apprezzo che tu non voglia rubarmi il cane e spararmi alla testa, ma me lo stia chiedendo cortesemente. >> rispose Ocean.
<< Il cane ha passato la notte a piangere, e la mattinata in solitudine >> continuò Rick << Carl ha dovuto insistere tanto per riuscire a tranquillizzarlo e anche lui ha passato la notte in bianco dispiacendosi per Max. Se tu stai qui Max resta qui ed è felice, e se Max è felice anche Carl è felice. >>
<< E' questo rende felice anche te, ma vedi in tutta questa esplosione di ilarità c'è una nota discordante che penso potrebbe rovinarti questa dolce sinfonia di risa: Io non viaggio in gruppo. >> sottolineò l'ultima frase e fece una pausa, ma non permise a Rick di riprendere e insistere. La sua scelta l'aveva fatta, non c'era altro da aggiungere << Storia molto toccante, davvero. >> e si avviò di nuovo verso l'uscita << Compra a tuo figlio un cucciolo. >>.

   
 
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