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Autore: ARCOBALENO_    15/08/2014    0 recensioni
Due ragazzi dall'aria ribelle, due storie diverse sotto quasi tutti i punti di vista,due ragazzi che scappano dai problemi e dal proprio passato, s'incontreranno e insieme affronteranno la vita scoprendo una amore profondo e totalitario, Matteo e Lucian...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Lo so che ho in corso altre due storie ma questa non ha abbandonato la mia testa finché non l'ho scritta, ovviamente è una storia tra due ragazzi ed è la prima che scrivo quindi siate clementi. Spero vi piaccia un bacio ARCO_



Capitolo uno:


Matteo era il più piccolo di cinque sorelle e  più grande di un fratello, viveva a Torino con sua madre dopo essersi trasferito da Gubbio, da ormai cinque anni i suoi genitori erano divorziati e suo padre si era trasferito ad Amburgo. Se con la madre manteneva un buon rapporto non si poteva dire lo stesso del padre, dopo che Matteo gli aveva confessato d’essere omosessuale le comunicazioni tra i due si erano interrotte bruscamente, ormai non si parlavano da due anni. Quella mattina si svegliò mezz’ora prima del solito, anche se ancora insonnolito decise di approfittarne per stare un po’ di più al bagno dato che il sonno aveva deciso di andarsene. Impiegò un’ora per prepararsi e mentre si stava dirigendo alla porta che separava l’abitazione dalla strada incontrò sua sorella Elena,

-Matteo dove vai così presto?-  chiese sua sorella,

-Vado a scuola-  rispose Matteo prendendo lo zaino e uscendo di casa. Con tutta calma andò a prendere l’autobus per andare a scuola. Se la stava prendendo tanto calma perché avrebbe saltato la tanto odiata ora di matematica, odiava quella materia, per questo quattro anni prima aveva cambiato indirizzo di studi. Dalla tasca davanti dello zaino blu tirò fuori l’ipod, si mise le cuffiette facendo partire “ nu jorno buono” di Rocco Hunt. Arrivò alle otto e mezza a scuola e alle nove si trovò in classe per l’ora di Francese. Appena entrato in classe si mise a sedere accanto a Giulia, sua migliore e unica amica da quando si era trasferito.

-Ei, hai di nuovo saltato l’ora di matematica, la professoressa inizia ad avere dei sospetti-

- Lo sai che odio quella materia e ti ricordo che quando facevo lo scientifico avevo nove e adesso ho comunque un voto alto, ho otto-.

-Trovi sempre il modo di rigirare la frittata eh?-

-E’ la mia specialità-,
Giulia fece un sorriso e in quell’istante nella classe entrò la professoressa che fece l’appello e iniziò la lezione. Matteo ascoltò si e no le prime due parole dette dall’insegnante poi mise il cervello in modalità stand-by. Giulia  era una ragazza dolce e gentile, alta non più di un metro e settanta cm, aveva i capelli mossi lunghi fino alle spalle colore castano- ramato, gli occhi erano castani screziati di rosso e per leggere e scrivere portava gli occhiali con la montatura grigia, purtroppo aveva una salute molto cagionevole e il suo unico problema era il peso comunque era una ragazza davvero dolce e carina, se non fosse stato gay ci avrebbe sicuramente provato. La sua compagna di banco riscosse Matteo dai sui pensieri.

-Matt pronto per il compito di Spagnolo?-
 
-Cosa il compito c’era oggi?-

-Si ma tu intanto vai bene in spagnolo di che ti lamenti-

- Scusa Lia ma che vuol dire, per esempio nelle altre materie vado male- , mentre i due battibeccavano  la professoressa entrò.

-Bene ragazzi togliete tutto che iniziamo il test-.
Il resto della giornata passò tranquillamente. Finalmente era arrivato il momento d’uscire,

-Matt vieni  a casa mia oggi così facciamo la ricerca su uno dei quartieri di Londra-

-Va bene Giu-

-Quante volte ti ho detto di non chiamarmi Giu ma Lia- ribatté Giulia esasperata.

-Lia non ti abbattere, ci penso io a chiamarti così-

-Grazie Ale, a proposito ma Marica?-

-Oggi doveva fare una visita di controllo-

-Speriamo sia tutto a posto, sbrighiamoci ad uscire da qui altrimenti ci chiuderanno dentro- presero le cartelle e si avviarono verso l’uscita.  Arrivati al cancello una bidella lì fermò,

-Chi di voi è Barrini?- i ragazzi si guardarono incuriositi,

- Sono io Barrini- rispose Matteo.

- Il preside vuole vederti- disse la bidella con tono piatto.

-Vabbè Matt ci si vede dopo- salutò Giulia,

-A domani occhi neri- disse Alessia in tono scherzoso.

-Ciao ragazze, Ale non chiamarmi così- tutti e tre si misero a ridere. Dopo che le ragazze varcarono la cancellata, Matteo andò a trovare il preside. Davanti alla porta della presidenza il moro esitò un momento poi bussò.

-Salve preside ho sentito che voleva vedermi- disse Matteo rimanendo sull’uscio della porta.

-Ha sentito bene signor Barrini, non rimanga sull’uscio della porta si accomodi- disse il preside invitando il ragazzo ad entrare.

- Cosa ho fatto questa volta? Ci siamo già visti la settimana scorsa-

-Questa volta non ha fatto nulla anzi ho una novità per lei-

-Per me?-

-Si proprio per lei-

-Di cosa si tratta signor preside?-

-Come sa ogni anno la scuola ospita studenti di altri stati e continenti-

-Lo so e sinceramente non la trovo una grande idea-,

-Non importa, quest’anno è toccato a uno studente russo che parla perfettamente l’italiano-,

-Io cosa centro in tutto questo?-

-Se mi lascia finire glielo dico- disse spazientito il preside.

-Quest’anno tocca a lei e alla sua famiglia ospitare questo ragazzo-

-Cosa?-

-Proprio così e la sua famiglia è d’accordo- , Matteo si stava arrabbiando.

-Preside io non sono la persona più indicata, non sono un grande studente e ho varie note sulla mia scheda- ,

-Appunto per questo, sarà il suo modo per riabilitare il suo nome- .

-Va bene ma io l’ho avvisata- disse Matteo in tono risoluto.

-Signor Vokotick entri-, la porta si aprì e nella stanza silenziosa si sentirono dei passi.

-Salve signor preside- disse il ragazzo dai capelli bianchi.

-Signor Barrini questo è il signor Vokotick- li presentò il preside.

-Matteo-,

-Lucian-.

-Bene, signor Vokotick le sue cose si trovano già a casa del signor Barrini quindi potete andare- i due ragazzi
si congedarono e uscirono dalla stanza. Mentre percorrevano la strada di casa Matteo mandò un messaggio a Giulia per avvisarla che il programma organizzato per il pomeriggio era stato annullato, dopo si rivolse a Lucian.

-Innanzitutto io non sono la tua balia, io e te non saremo mai amici e meno parli con me meglio è e poi non credo che tu sappia suonare uno strumento comunque per sicurezza te lo dico, non li puoi suonare-.

- Va bene- , ripresero a camminare. Dopo un po’ Matteo con lo sguardo si soffermò a guardare Lucian, la cosa che l’aveva incuriosito di più non erano tanto i suoi capelli grigi quanto il suo sguardo sempre perso nel vuoto, anche prima quando gli aveva parlato in quel modo, sicuramente non lo stava neanche ascoltando; comunque Lucian non era niente male come bellezza, aveva gli occhi colore del cielo, i capelli lunghi fino alla fine del collo ed erano grigi e incredibilmente lisci e alquanto ribelli, era magro con muscoli appena accennati ed era poco più alto di Matteo. Arrivarono a casa.

- C’è nessuno?- chiese Matteo,

-Bentornato tesoro- rispose mamma Noel.

- Mamma vieni un momento in soggiorno e chiama a raccolta anche le pazze-. Lucian si chiese chi fossero le
pazze, ebbe una risposta alla sua domanda cinque minuti dopo.

- Mamma, care sorelle questo è Lucian il ragazzo che abiterà con noi per un anno-

- Ben arrivato, io sono Noel e sono la mamma di Matteo-,

- Piacere signora io sono Lucian- rispose il ragazzo dai capelli grigi.


- Chiamami Noel-

- Va bene- Matteo s’intromise,

- Allora loro sono le mie sorelle, da sinistra verso destra abbiamo Elena, Marta, Alessandra, Anastasia ma chiamala Anya e Silvia, loro sono tutte più grandi di me, tra di loro la più grande è Elena e la più piccola è Silvia e per finire ho anche un fratello più piccolo di due anni che ora sta studiando all’estero si chiama Gioele-.

-Piacere di conoscervi- disse Lucian facendo un sorriso spento.

- Lucian la tua roba è stata messa nella stanza di Matteo- disse Noel.

-Cosa? Perché?- rispose stizzito Matteo – Non può stare nella stanza di Gioele?-

- Perché si e poi Gioele sta per tornare quindi questa era ed è l’unica soluzione- rispose autoritaria sua madre.

- Va sempre a finire così, vabbè forza Lucian ti faccio vedere la casa- riuscito ad avere l’attenzione di Lucian Matteo iniziò a parlare- Dove siamo adesso è il soggiorno, a destra della stanza abbiamo la cucina, accanto la sala da pranzo mentre a sinistra abbiamo il bagno e lo studio della mamma, inoltre dal soggiorno si può accedere al giardino e difronte alla porta di casa in fondo abbiamo le scale che portano ai piani superiori- salirono le scale.

-Allora su ogni porta c’è il nome del proprietario  della stanza quindi a destra abbiamo quella della mamma, quella di Elena e poi Marta mentre a sinistra abbiamo quella di Silvia, Alessandra e Anya-

- La tua e quella di tuo fratello dove sono?- chiese Lucian,

- Sono al piano  di sopra- salirono altre scale. Appena arrivati al piano superiore Matteo fermò Lucian.

- Questa a destra è la nostra stanza mentre di fronte c’è quella di Gioele, più in là ci sono altre stanze tra cui la biblioteca, la piscina, la palestra così via e ancora sopra abbiamo altre stanze e la soffitta- Matteo aprì la porta della stanza.

- Allora accanto alla parete dove si trova la porta c’è il letto a castello, io dormo sopra e tu sotto, accanto al letto abbiamo la finestra e sotto la cassapanca dopo  la finestra c’è la tua scrivania e quella dopo è la mia, dopo abbiamo la libreria , l’enorme armadio a muro, è diviso a metà, la parte destra è mia quella sinistra è tua ed infine abbiamo il bagno- disse Matteo finendo di descrivere la stanza.

- Le mie valigie?-

-Penso siano nell’armadio, controlla, comunque ora vado a farmi la doccia se ti serve qualcosa chiedi alla mamma o alle mie sorelle-. Dopo aver sistemato con calma le sue cose, Lucian scese in soggiorno dove non trovando nessuno e sentendo come un richiamo animale provenirgli dalla sua anima verso quel bellissimo pianoforte nero , decise di mettersi a suonare, le prime note di quella melodia che ormai sapeva fare anche ad occhi chiusi risuonava nella stanza, Lucian fu investito da una valanga di ricordi assopiti nella memoria. Matteo si stava vestendo quando sentì la tipica melodia di un piano, sapendo perfettamente chi stesse suonando il piano scese in soggiorno come una furia, ma quello che vide lo sconvolse. Trovò Lucian al piano con un aria spenta e lugubre, nella stanza era sceso un silenzio innaturale e spaventato da tutto ciò decise di porre fine a quella melodia.

- Lucian cosa ti avevo detto riguardo al suonare gli strumenti di questa casa e soprattutto il pianoforte?- disse Matteo sputando veleno ad ogni singola parola.

- Scusami ma non ho resistito, questo piano è magnifico e poi-

- E poi nulla, suonalo un'altra volta  e ti sbatto fuori di qui- disse Matteo visibilmente scosso.

- Scusami  - disse con fare distaccato Lucian. Il ragazzo dai capelli grigi uscì dalla stanza andando in giardino. Nel frattempo Elena aveva assistito alla scena,

- Non dovevi reagire così, non ha fatto nulla di male- disse la ragazza rimproverandolo.

- Invece ho fatto bene così almeno non toccherà più quel pianoforte- Matteo pronunciò quelle parole non convinto di ciò che aveva fatto.

-Hai visto la sua espressione mentre suonava?- chiese Elena,

- Si- ed era stato soprattutto per quello che aveva reagito in quel modo.

- Secondo me nasconde qualcosa, dovremmo chiederlo alla mamma-

- No non sarebbe giusto sono cose private- rispose Matteo.

- Si hai ragione- Elena stava per uscire dalla stanza quando entrò Noel.

- Ragazzi avete visto Lucian? E’  arrivato un pacco per lui-,

- E’ in giardino, lo vado a chiamare mamma-

- Si, grazie Elena- rispose la mamma ringraziando la primo genita.

- Mamma secondo te cosa c’è lì dentro?- chiese Matteo.

- Non lo so- rispose Noel. Nel frattempo Lucian entrò nella stanza.

- Mi stavi cercando Noel?- chiese Lucian,

- E’ arrivato un pacco per te, tieni- Noel passò il pacco a Lucian, il quale lo rigirò nelle mani con un po’ di fatica,

- Aprilo- lo incitò Elena. Lucian seguì il suggerimento di Elena e rimase decisamente sconvolto quando si trovò davanti un violino e che violino.

- Chi potrebbe avertelo spedito?- chiese Noel,


- Non lo so fatto sta che questo era il violino di un mio parente, pensavo che fosse andato perduto- rispose Lucian alquanto incuriosito.

- L’importante è che l’hai ritrovato no?- rispose Noel.

- Già-.

- Perché non ci suoni qualcosa?- chiese Elena non curandosi dell’espressione del fratello.

- Se non è un problema suono-  disse Lucian rivolto soprattutto a Matteo. Ricevuto il consenso Lucian prese una sedia e si sedette, posizionò il violino sulla spalla e iniziò a suonare. In quel momento Matteo sentì una fitta al cuore e per non sentire ancora quella strana sensazione voltò lo sguardo altrove notando che oltre a loro due nella stanza non c’era nessuno, che parenti infami. Passarono solamente alcuni ma a Matteo sembrò un ‘ eternità, Matteo come ipnotizzato riportò gli occhi sul ragazzo dagli occhi grigi, notò un’espressione malinconica e sofferente, poi tutto si fermò, tutto finì. Appena Lucian smise di suonare calò un silenzio quasi opprimente.

- Sicuramente te ne intendi di musica, che te ne pare?- chiese Lucian con una strana luce degli occhi.

- Niente di così speciale- Lucian ci rimase male ma non lo diede a vedere. Nella stanza entrò Silvia.

- Ragazzi la cena è pronta-

- Silvia potresti dire a Noel che salgo un secondo in camera mia a posare il violino per favore- chiese Lucian.

- D’accordo-  rispose Silvia.
Lucian salì le scale, aprì la porta della sua nuova stanza e posò il violino sulla sua scrivania. Lucian si fermò ad osservare  lo strumento musicale e una miriade di ricordi si fecero strada nella propria mente,

-Sai Adé non avrei mai pensato che un giorno il tuo violino sarebbe stato mio, quanto mi manchi- improvvisamente sentì una lacrima rigargli il volto e decise di allontanarsi dal violino e si sedette sulla cassapanca alzando lo sguardo per osservare un cielo spento, freddo e buio.

- Sai mamma io sto guardando il cielo ma non riesco a stare meglio perché? Perché non siete più qui? Mi mancate così tanto-  nel frattempo Matteo aveva assistito all’intera scena, avrebbe tanto voluto rispondergli ma dopo non avrebbe saputo cosa dirgli. Matteo entrò nella stanza,

- Scusa Lucian stanno aspettando te per iniziare a cenare- disse Matteo con tono piatto.

- Hai ragione scusa-  disse Lucian scendendo le scale seguendo Matteo. Dopo cena Noel si rivolse ai
ragazzi,

- Ragazzi seguitemi nel mio studio- . Entrarono nello studio.

- Bene ragazzi volevo dirvi alcune cose riguardo la scuola, allora domani siete esonerati dall’andarci, frequentate il quarto anno e siete nella stessa sezione, starete tutto l’anno a banco insieme e Lucian i tuoi libri sono stati messi nella libreria, domande?-

- Si io, io sto già a banco con Giulia perché devo stare con lui?- chiese Matteo.

- Perché sono ordini del preside e poi Giulia già lo sa, tu Lucian ?-

- Per quanto tempo rimarrò qui?- chiese Lucian.

 - Finché non finirà quest’anno scolastico, altro?-

- Si, chi mi firmerà le giustifiche?- chiese sempre Lucian,

- Anche se sei maggiorenne te le firmerò io dato che sei all’estero, altre domande?-

-No-

- No- . I ragazzi  uscirono dallo studio e salirono in camera loro.

- Io vado a farmi la doccia- disse Lucian aprendo la porta,

- Io vado a dormire- rispose Matteo chiudendola. Mentre Lucian si stava lavando Matteo si rigirava nel letto senza prendere sonno.


“ Perché doveva succedere proprio a me? Ora mi toccherà convivere con questo qui,  a questo punto preferivo avere intorno quel rompiscatole di Gioele e come se non bastasse è anche carino, che tortura, questa situazione mi sta irritando, che rabbia.”

Mentre Lucian si stava asciugando i capelli ripensò alla serata appena trascorsa.


“Matteo è proprio strano, mi avevano detto che aveva un grande talento per la musica e invece la odia, ma è proprio strano, però è carino, chissà se ha la ragazza”.


Dopo un oretta buona anche Lucian andò a letto con la testa pesante. La prima giornata era passata, mancavano ancora trecentosessanta quattro giorni.
 
"Note della raccontastorie "

Spero che il primo capitolo vi piacca, se avete qualcosa da chiedere sono qui a vostra disposizione tramite le recensioni. Ovviamente è una storia triste come tutte quelle che scrivo e a breve arriverà il capitolo successivo, un bacio ARCO_
  
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