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Autore: Smarties07    15/08/2014    4 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction in assoluto. Aspettando la terza stagione sto immaginando come potrebbero andare le cose tra Fel e Oliver concentrandomi più sulle loro vite che sulle missioni.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Roy Harper
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10 - The Fight


Oliver fuggì senza darsi una direzione e all'improvviso si trovò all'Arrow Cave. Scese velocemente la scalinata, gettò con violenza il casco a terra rompendolo, si portò le mani nei capelli, era completamente sconvolto, accecato, fuori di sé. Come era potuto succedere? Come poteva non essersene accorto? Aveva perso Felicity per sempre? A quella domanda sferrò un pugno verso il muro, poi prese una spranga e iniziò a distruggere il covo al ritmo di ogni domanda che si susseguiva nella sua testa. Felicity lo aveva amato, lo sapeva. Aveva creduto in lui. Era diventato un eroe seguendo la sua luce. Nessuno al mondo lo conosceva, accettava e amava per ciò che realmente era. Nessuno, tranne lei. Oliver sapeva tutto questo e nonostante ciò aveva usato i suoi sentimenti per proteggere la città, lasciandole credere che fosse Laurel la donna della sua vita. Nonostante ciò le aveva permesso di credere di non poter essere mai alla sua altezza. Nonostante ciò non aveva fatto mai nulla per dimostrarle il suo amore. Aveva sbagliato e come il passato già tante volte gli aveva dimostrato, avrebbe pagato il conto. Continuava a sferrare pugni, calci e sprangate verso tutto ciò che gli stava attorno. Tutto era distrutto intorno e dentro di lui. Poi, all'improvviso si fermò.

“Oliver...”

Felicity entrò in silenzio nel covo. Lo aveva cercato ovunque e alla fine era anche lei arrivata lì. Fu sconvolta nel vedere la furia di Oliver e a mala pena ebbe il fiato per pronunciare il suo nome. Ma bastò per essere udito, bastò per fermarlo. Felicity guardava incredula e impaurita quell'uomo quasi estraneo che ora le dava le spalle. Oliver era fermo, immobile, ancora ansimante, completamente sudato e febbricitante, lì in mezzo a quel cumulo di rottami. Lasciò cadere la spranga e prese fiato. Lentamente si voltò per di lei. Aveva gli occhi pieni di lacrime con un'espressione di dolore mista a rabbia. La guardò senza dire nulla, poi improvvisamente, come se si fosse reso conto di ciò che era, di che uomo era davanti a Felicity, si vergognò. Chinò il capo e attese.

“Oliver, cosa diavolo ti è successo?” chiese lei facendosi forza “Hai preso qualcosa? Ti hanno iniettato qualcosa?” disse facendo un leggero passo verso di lui

Oliver capì. Felicity era preoccupata. Credeva che non fosse colpa sua. Decise che era il momento di dire la verità.

“Cosa ci faceva lui, lì?” disse con rabbia a denti stretti con lo sguardo basso quasi in un sibilo

“Lui chi?” fece stranita Felicity

“Cosa diavolo ci faceva lui a casa tua?” disse stavolta Oliver alzando uno sguardo così carico di rabbia da quasi ridurla in cenere

“Ah, ho capito.” Felicity finalmente realizzò cosa stesse accadendo “Con “lui” intendi Daniel, vero?” Felicity ora era piena di rabbia e rancore.

“Non hai risposto alla domanda” urlò Oliver

“Ma come ti permetti? Che diritto hai tu di giudicarmi in questo modo? Di chiedermi della mia vita e irrompere così in casa mia? Che ruolo hai nella mia vita? Chi sei?”

A tutte quelle domande Oliver non seppe rispondere e la cieca rabbia iniziò a diventare consapevolezza.

“Felicity tu non sai...” disse lentamente lui

“Non so cosa?” lo interruppe bruscamente lei “Non so cosa, Oliver? Non so che tu hai il permesso di andare a letto con chiunque? Non so che siamo tutti tuoi oggetti? Burattini? Non so che in quella maledetta notte con Slade ti sei preso gioco di me umiliandomi fino alla fine? Cosa non so Oliver?” Ecco il punto, ecco il momento, ecco l'inizio e la fine di tutto. Lo disse tutto d'un fiato. Era cresciuta Felicity e aveva sofferto troppo per accettare altro dolore.

Ci fu silenzio, Oliver la guardò perdendosi in tutte quelle parole piene di odio e amore, assaporando le lacrime che Felicity non permetteva di scendere e capendo che meritava tutto quello che stava accadendo.

“Felicity, io ti a...” le parole di Oliver furono interrotte da un sonoro schiaffo. Il volto di Oliver era stato colpito in pieno ed era rimasto fermo lì dove la mano di Felicity lo aveva portato. Aveva visto la mano arrivare, i suoi riflessi avrebbero potuto fermarla, ma non lo fece. Attese.

“Non...non ti azzardare” disse lei con la voce rotta dal pianto “Non ti azzardare. Non hai alcun diritto di farmi questo, non di nuovo, non è giusto, non lo merito” disse lei puntandogli contro l'indice e con lui sputandogli addosso tutto quello che nel corso di quei mesi aveva dovuto sopportare. Il ti amo, lui e Laurel insieme, Laurel nel covo, la loro convivenza, la festa, tutto, tutto questo solo per colpa sua.

Oliver riprese fiato e guardando nel vuoto aggrappandosi a tutta quella sofferenza che tra i cumuli di macerie areava intorno a loro sospirò. “Se può contare ancora qualcosa, ho lasciato Laurel. Fino a stamattina non sapevo ancora perchè. Sapevo solo di non amarla, di non averla mai amata, sapevo solo di provare un senso di repulsione verso la persona che con lei ero stato e che sapevo sarei potuto continuare ad essere. Sapevo solo di potere, ma non volere costruire qualcosa, magari una vita, con lei. Ora so di più. Ora so che non potevo fare tutto ciò e il motivo sei tu.”

Felicity ascoltò in silenzio. Aveva gli occhi pieni di lacrime. Alzò lo sguardo, guardò il suo volto ancora girato secondo la traiettoria della schiaffo. Sentì la sua mano bruciare per quell'impatto e tremare. Oliver lentamente si voltò per cercare i suoi occhi, ma non ebbe tempo. Felicity corse via.

Oliver la seguì lentamente senza far rumore. Stavolta sarebbe arrivato fino in fondo. Non si sarebbe arreso, avrebbe combattuto e lottato perchè questa era la sua guerra più importante. Felicity neanche si accorse di lui, prese l'auto e arrivò a casa. Chiuse velocemente la porta verso di sé. Era ormai sera, Daniel dopo essere stato in ospedale l'aveva chiamata tutto il giorno. All'improvviso sentì bussare alla sua porta. Era Daniel. Era lì. Voleva stare con lei, parlarle, capire. Ma Felicity non ebbe la forza. Lo lasciò parlare da solo davanti a quella porta chiusa. In silenzio si avvicinò al suo letto, lentamente si tolse il cappotto, poi le scarpe e senza cambiarsi si gettò tra le lenzuola lasciandosi andare ad un pianto liberatorio fino ad addormentarsi. Oliver guardò tutto da lontano. Avrebbe voluto parlarle, stringerla forte, dirle che sarebbe andato tutto bene. Non aveva mai provato un dolore così grande. Quelle poche ore erano bastate per diventare una nuova isola. Felicity aveva bisogno di lui.

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NOTE AUTRICE:
Ciao,
chiedo scusa a tutti per l'enorme ritardo. Putroppo tutti gli spoiler sulla S3 mi hanno mandata in confusione e così non sapevo se avrebbe avuto senso continuare la mia storia. Ho deciso ugualmente di concluderla perchè credo meriti un finale. Grazie a voi per il supporto e l'incoraggiamento. Spero che anche questo capitolo vi piaccia. Continuate a scrivermi e se avete delle richieste fatemi pure sapere, sarò felice di esaudirle per questa o altre storie. Alla prossima!

 

 

   
 
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