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Autore: Ethasia    15/08/2014    1 recensioni
Da piccola ho sempre detestato il personaggio di Peter Pan. Adesso che sono più grande, il suo mondo, il suo modo di vivere mi hanno affascinata, al punto di desiderare di volare sull'Isola che non c'è. E mi sono domandata... cosa succederebbe se, dopo essersi lasciati a Londra, Wendy e Peter si ritrovassero, cresciuti e cambiati entrambi? Se l'Isola non fosse più il posto che i Darling avevano conosciuto da bambini? Così è nata la mia fanfiction.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimbi Sperduti, Capitan Uncino, Peter Pan, Wendy Moira Angela Darling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Wendy's.

Lo guardo, seria, in attesa di sentire che era tutto uno scherzo e che Hook non ha la minima intenzione di contrattare con me. Ma lui non apre bocca.
Perciò lo faccio io. - Sappiate che non ho alcun interessa ad accettare una qualsivoglia proposta proveniente dalle vostre labbra, Capitano.
- Io penso che l'avrete, se aveste la compiacenza di ascoltarmi - replica lui, un sorriso vagamente compiaciuto. - A rischio di annoiarvi immensamente, Wendy, temo che dovrò cominciare a spiegare da un periodo piuttosto lontano. Prima di approdare su quest'Isola, ero un giovane uomo privato della sua famiglia, della sua dignità, e dell'unico amico che avesse mai avuto. - Fa una breve pausa, alzandosi in piedi e iniziando, lentamente, a camminare attorno alla scrivania. - Ero pieno di rabbia, come potrete immaginare, e di rancore e sete di vendetta verso chi mi aveva privato di quel poco che avevo, come può esserlo solo un ragazzo di a malapena vent'anni. Mi imbarcai su una nave pirata non appena compresi che l'unica cosa di cui avevo bisogno era un briciolo di libertà, se non potevo avere nient'altro. E non potevo. Per farla breve, viaggiai per i Sette Mari svariate volte, sostando nei porti più squallidi che occhio umano abbia mai visto per rubare, razziare e uccidere. All'inizio ero inebriato dalla sensazione di potere che ne ricavavo, ma cominciò a non bastarmi più; volevo vedere posti sconosciuti e trovare tesori mistici. Riuscii a radunare un piccolo gruppo di uomini che condividevano i miei sogni e le mie ambizioni, e ci mettemo in viaggio per conto nostro, con mezzi assolutamente illegali, s'intende. Quando, in una bettola dove ci venne servito del rhum più simile ad acido che a alcol, udimmo il racconto di una donna che descriveva un posto mitico e meraviglioso, conosciuto come Neverland, non potemmo non cogliere l'occasione: ci facemmo spiegare come, si supponeva, potesse essere possibile raggiungere quel luogo, e il mattino seguente, accompagnati da fischi e derisioni di uomini che ci credevano matti, levammo le ancore e partimmo. Ero eccitato come non mi capitava da anni, e sebbene ci sia voluto molto tempo prima di farcela, arrivammo a destinazione, pieni di meraviglia per un mondo diverso da quello che avevamo conosciuto, e colmi di rinnovate speranze. Voi non avete idea della vastità di questi luoghi, Wendy, ma se l'aveste, potreste immaginare a quali livelli estesi la mia fama e le mie imprese. Divenni l'uomo più temuto di queste terre... Fin quando il vostro caro Peter Pan decise che non poteva più tollerare la mia presenza, e mi sfidò. - Il suo volto si indurisce, attraversato da un'ombra, gli occhi persi in ricordi lontanti, antichi. - Una volta tagliatami la mano, divenni lo zimbello di tutti, sconfitto da un ragazzino, e seppur in seguito riacquistai il rispetto che mi era dovuto, sentivo che qualcosa si era spezzato. Sentivo che mi mancava qualcosa che Pan si era portato via assieme alla mia mano destra, sparita nello stomaco senza fondo di quello stupido coccodrillo. E mi duole ammetterlo, ma non mi sono più ripreso; quel diavolo dalle fattezze d'uomo continua a sfuggirmi, e io sono sempre meno il ragazzo che ero a vent'anni, per quanto crudele potesse essere. Ma adesso... adesso mi sono stancato. Ed è qui, che entrate in gioco voi.
Si ferma per guardarmi con lo stesso sorrisetto che aveva all'inizio. Io inarco le sopracciglia. 
- Il tutto è molto affascinante, davvero. Ma non vedo come tutto questo possa avere a che fare con me. Né, francamente, voglio scoprirlo.
- Io so osservare, Wendy - risponde lui, ignorando completamente la mia ultima frase. - Non avrò la capacità di Alec di comprendere con una parola dove le persone avvertano maggiormente il dolore fisico, che pure è molto utile, ma so osservare, capire le persone, i loro desideri e bisogni, che a volte può rivelarsi ancor più utile. In tutti questi anni in cui siamo rimasti ancorati qua, a cercare di catturare qualcuno che è poco più che un'ombra per noi, un fantasma che sa rendersi invisibile, sono arrivato ad odiare il mio equipaggio, la mia nave, me stesso e il mio nome in particolar modo. Gran parte di una vita gettata al vento, mi dicevo sempre. Ma ora mi si presenta l'occasione di rifarmi il vento amico, e riprendermi tutto quanto ho perso. Grazie a voi.
Mi irrigidisco appena. - Continuo a non capire.
- Noi non siamo poi così diversi - spiega Hook, e in fondo ai suoi occhi vedo accendersi una luce. - Voi mi ricordate me stesso quando salpai su una nave per la prima volta: il bisogno di avventura, possibilmente di pericolo, di vedere il mondo nei suoi angoli più nascosti, in altre parole, di libertà. Anche - e fa una risatina mentre io impallidisco - se con una tendenza un tantino meno spiccata agli spargimenti di sangue. La mia proposta, come avrete potuto intuire, è molto semplice: unitevi a me. Abbandonate la vostra vita, il vostro passato, e diventate pirata. Insieme governeremmo questa nave, andremmo alla ricerca dei segreti della vita e della morte, e nessun altro sarebbe al di sopra di voi e me. In cambio - mormora, mettendosi con calma alle mie spalle per parlarmi all'orecchio, posandomi una mano lieve sulla spalla - ti chiedo di aiutarmi a risolvere l'ultima, piccola faccenda in sospeso che mi è rimasta in questo posto maledetto...
- Peter - concludo io, atona, lo sguardo perso nel vuoto. - Tu vuoi che io ti consegni Peter.
Hook annuisce, soddisfatto. Sento il suo respiro sul collo. - Un prezzo ragionevole da pagare, considerato quanto il ragazzo sia sempre stato meschino con te.
Alzo la testa di scatto. - Cosa vorresti dire?
- Le voci corrono, Wendy, ma anche se non lo facessero, non è un mistero che Peter Pan non abbia esattamente delle buone intenzioni, nei tuoi confronti. E poi, chiedo venia... quanti anni ci ha messo, prima di tornare davvero a prenderti?
- Non sono affari che ti riguardano - sbotto, sentendo tremare non più solo la gamba, che pur fa un male cane, ma anche il resto del corpo, adesso.
- È ammirevole che tu lo difenda, ma mi vedo costretto ad insistere perché tu prenda una decisione - ribatte lui, la voce appena alterata.
Mi volto a guardarlo, ritrovandomi il suo viso a pochi centimetri di distanza. Per un secondo, il blu straordinario di quegli occhi mi colpisce ancora una volta. - Rifiuto - scandisco piano, la voce bassa, fissandolo. - Se la scelta deve essere tra diventare una traditrice e assassina, o morire, allora scelgo di morire. Quelli sono ruoli che lascio volentieri a te.
Il Capitano si ritrae di scatto, tornando nuovamente verso il suo trono, ma senza sedersi. Lo sguardo, che prima si era illuminato, adesso è colmo di tenebre, le mani che stringono il bordo del tavolo. - La lealtà... un sentimento inutile, se riposto nelle persone sbagliate. Tradisci davvero, se tradisci qualcuno a cui non importa niente di te? Immagino - aggiunge alla fine, gelido - che non ti dispiacerà, quantomeno, avere un po' più di tempo per rifletterci meglio. - Prima che possa anche pensare di rispondere, Hook batte le mani e grida: - Alec!
Come se fosse stato ad origliare dietro la porta per tutto il tempo - cosa probabile -, il secondo ufficiale la spalanca all'istante ed entra teatralmente nella cabina. - Capitano?
- Accompagna giù la signorina Darling - risponde Hook, in tono di ghiaccio, guardandomi dall'alto della sua notevole statura. - Temo abbia bisogno di rimanere un po' sola coi suoi pensieri.


Peter's.

Giungo all'Accampamento quando il sole ha già iniziato, lentamente, a calare. Sarei arrivato molto prima, se Snoki non si fosse lamentato che in volo sarei arrivato prima di lui, o, ancora peggio, non fosse stato terrorizzato all'idea di farsi portare in volo; sono dovuto andare con lui a piedi. E forse è stato anche meglio così, perché se fossi arrivato immediatamente, com'era mia intenzione, probabilmente i Ragazzi a quest'ora sarebbero già stecchiti. Dal primo all'ultimo.
Trovo quei maledetti idioti impietriti di fronte ai resti di diverse tende fumanti; attono a loro gran parte della tribù, molti coi visi ricoperti di fuliggine o tossenti, altri sbalorditi, alcuni bambini in lacrime silenziose. Tra tutti spicca Toro in Piedi, sebbene leggermente in disparte, le braccia incrociate e il cipiglio minaccioso. Mi dirigo verso di lui, ammutolito.
Matthew è il primo di loro ad accorgersi del mio arrivo. Il suo sguardo è praticamente supplicante; spettacolo inusuale. - Peter, noi... noi non volevamo, davvero...
- Taci - ringhio. - Con te farò i conti dopo. - Si zittisce come se gli avessi tirato un pugno allo stomaco.
Quando gli arrivo di fronte, l'espressione di Toro in Piedi non cede di un millimetro.
- Non appena la mia meditazione pomeridiana è stata interrotta da una sospetta puzza di bruciato, ero irrimediabilmente intenzionato a spellare vivi quei tuoi piccoli criminali, Peter Pan - mi comunica torvo. - Ringrazia le forze della natura che la mia gente sia misericordiosa e mi abbia convinto a frenare la mia collera e a non toccarli.
- Io ti avrei lasciato fare - replico, gettando loro un'occhiataccia che gli fa abbassare le teste. - Sono mortificato, Grande Capo. Ci sono stati... gravi danni?
- Metà Accampamento è andato distrutto - ruggisce lui, gli occhi che mandano lampi, - e ci sono parecchi ustionati. Le Curatrici se ne stanno occupando in questo momento.
- Sono desolato - ribadisco, desiderando ardentemente di potermi sotterrare per un po'. - Posso sapere, ehm, com'è accaduto?
- Stavamo giocando - interviene un ragazzino, al massimo di undici anni, i grandi occhi neri spalancati e il viso sporco. - I tuoi amici ci stavano insegnando alcuni numeri con le torce. Ne facevano ruotare quattro o cinque tutte insieme e correvano in giro mentre lo facevano. - L'espressione gli si accende d'entusiasmo. - Erano grandiosi.
Mi immobilizzo, annichilito. Mi volto piano per guardarli. - Voi... avete fatto... che cosa?!
- A nostra discolpa - mormora Andrew, - dobbiamo dire che all'inizio quel numero ci stava venendo maledettamente bene.
- Ma siete idioti? Qua praticamente è fatto tutto di legno e voi vi mettete a correre in giro facendo i pagliacci con le fiaccole?!
- Le tende sono fatte di pelle - puntualizza Toro in Piedi, compunto.
Torno a guardare lui, allibito. - Scusa, ma tu da che parte stai?
Alza le spalle. - Bisogna essere precisi. L'idea di abitazioni di legno è chiaramente ridicola.
Alzo gli occhi al cielo, ben poco incline a spiegargli un paio di cosette sull'utilità del legno. - Sta di fatto che la pelle è infiammabile, o sbaglio? Perciò, che vi piaccia o meno, è stata una cosa da irresponsabili imbecilli! Sono imbarazzato per ciò che è successo, Toro in Piedi, e ti prometto che per domani sera riavrete l'Accampamento come nuovo. I Ragazzi penseranno a tutto.
- Aspetta - interviene Josh, gli occhi spalancati, - dobbiamo fare tutto da soli?
Lo fulmino con un'occhiata. - Volevate anche gli assistenti? Voi avete fatto il danno e voi lo ripulite. 
L'espressione di Toro in Piedi si ammorbidisce appena. - La tribù vorrebbe contribuire, ovviamente. Si sentono in dovere di ricostruire ciò che è loro. E poi, questi piccoletti non ce la faranno mai da soli.
Vedo le facce di Quentin e Andrew ribellarsi di fronte all'espressione "piccoletti", ma li zittisco con un'occhiata. - Non lo trovo giusto, Capo. Loro non sono responsabili. Non potresti semplicemente dir loro di non aiutarli?
- Posso provarci - risponde lui, dandomi l'impressione di non avere neanche l'intenzione di farlo, - ma non ti assicuro che mi daranno retta.
- Be', fai in modo che lo facciano - ribatto seccato. - E voi - aggiungo, con uno sguardo di fuoco in direzione dei Ragazzi, - vi conviene scappare, se non volete essere ridotti in cenere come queste tende. E non vi azzardate ad accettare aiuto da chicchessia, chiaro?
Loro corrono via all'istante. 
Sospiro. - Be', spero proprio che nessuno si intrometta. Adesso, dovrei proprio...
- Ah, Peter Pan - commenta Toro in Piedi, aprendosi finalmente in un sorriso, - non penserai davvero di tornartene in quel tuo Rifugio sperduto nella foresta, dopo essere stato così duro con i tuoi Spiriti Liberi? In fondo, essendo il loro Capo, avresti dovuto tenerli d'occhio.
- Ma - ribatto incredulo - veramente avrei delle... cose da fare... - La sua espressione, però, è fin troppo eloquente. Sbuffo. - Ma suppongo che resterò qui a fare da supervisore, giusto?
- Bravo - approva lui, battendomi una mano sulla spalla prima di sparire tra le rovine ancora bollenti.
Mi giro di scatto, esasperato, e mi ritrovo praticamente solo in uno spiazzo che fino a poco fa era gremito. Perfetto, hanno già cominciato a contravvenire agli ordini. Saranno due giorni molto rilassanti.
- Peter?
Una voce ancora giovane mi chiama. Guardandomi attorno, vedo Michael spuntare fuori da un albero a passi piccoli.
Alzo le sopracciglia. - Non ti dirò che da te non me lo aspettavo, perché so che tu sei abbastanza furbo da non averle nemmeno toccate, quelle torce.
- Ti lascerò il beneficio del dubbio, allora - risponde lui, accennando un sorrisetto. Che però sparisce com'è arrivato; immediatamente. - Wendy? - domanda invece, il tono preoccupato.
Avverto un tuffo al cuore, e scuoto la testa. - Non ho la minima idea di dove sia - ammetto scoraggiato.
- Be', arriverà, no? - replica lui, fiducioso. - Non può non aver visto le fiamme; erano piuttosto altine. Vorrà venire a vedere cos'è successo.
- Sì - rispondo, molto più dubbioso di lui. - Probabilmente sì.





anche se non c'entra niente col capitolo, volevo salutare insieme a voi Robin Williams.
rest in peace. 
  
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