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Autore: cold_fire    15/08/2014    3 recensioni
Mia madre era morta, mio padre si era risposato con una strega, il mio ragazzo mi aveva tradita con la mia migliore amica, avevo conosciuto un nuovo ragazzo a danza, ci eravamo fidanzati, Matteo lo aveva picchiato, poi avevo pensato che Filippo mi tradisse con Ines, la mia amica di danza, ma mi sbagliavo, il giorno dopo che ci siamo rimessi insieme lui si è dovuto trasferire e si era dimenticato di dirmelo, così me lo ha scritto e non mi ha nemmeno dato il suo nuovo numero. In più la mia ex migliore amica è incinta del mio ex fidanzato, che prima che lui mi tradisse con lei era il suo ex fidanzato. Un po’ ingarbugliato in effetti, ma totalmente meritato. E da quattro mesi io avevo smesso di vivere.
***
sequel di "una vita sulle punte". per leggere questa FF è consigliato leggere l'altra
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 15
The power of love

Il momento da cui “parto”

(è una sorta di sottotitolo. Spiegazione nello spazio autrice)
 
The power of love, a force from above

Cleaning my soul

Flame on burn desire, love with tongues on fire

Purge the soul

Make love your goal

(Frankie goes to Hollywood – the power of love)
 


“Questo ti piace?” chiedo ad Ines “uhm.. non mi convince… il rosso non mi sta molto bene e comunque preferisco qualcosa di più semplice”. Annuisco e rimetto il vestito al suo posto.
Io, Ines e Anna siamo uscite insieme per andare a cercare dei vestiti per la festa.
È sabato pomeriggio e la festa sarà fra poche ore, ma ovviamente quelle due si sono accorte solo quella mattina di non avere un vestito adatto per andare in discoteca.
Che poi mi dico, ne hanno un sacco di vestiti! Dovrà pur essercene uno adatto!
Va bè, lasciamo perdere…

Io comunque sono l’unica ad avere già il vestito e le scarpe, dato che io sono stata l’unica fra le mie amiche ad essere andata a fare compere due giorni prima. A volte proprio mi chiedo cosa abbiano alcune mie amiche al posto del cervello…

Dopo due ore di ricerche, Ines sembra trovare un vestito di suo gradimento e così anche Anna.
Il primo è molto semplice, lungo fino a metà coscia con il corpetto verde chiaro e la gonna che sfumava dal verde al color sabbia mentre quello di Anna è tutto bianco con una fascia nera al centro e dei fiorellini dello stesso colore. Sìsì Ines e Anna, sì sono stupendi. Adesso possiamo muoverci, tornare a casa mia e prepararci? (dato che siamo già in ritardo si dovranno sistemare da me) ma ovviamente non possono mancare… “Le scarpe!” esclama Ines fiondandosi nel primo negozio di calzature che vide, seguita a ruota da Anna.

Sbuffo contrariata e le seguo.

Dopo circa un’ora e mezza di “queste non si intonano al vestito” “queste non mi stanno bene “queste hanno i tacchi troppo alti” “queste mi stanno strette” e altre lamentele l’una più snervante dell’altra, Anna e Ines trovano ‘le scarpe adatte all’occasione’. Entrambe col tacco, per Ines color sabbia e per Anna bianche e nere.
Ormai impaziente le costringo a correre dal centro commerciale (precisamente, dalla cassa del negozio di scarpe) fino a casa mia.


In cinque minuti riusciamo ad arrivare a casa e ci concediamo una pausa per riprendere fiato.
Programmano i turni per sistemarci nel bagno e mangiare mentre io metto a loro disposizione tutto ciò di cui possono avere bisogno.
Ma siamo femmine. Adolescenti, oltre tutto. Cosa vi aspettate? Che siamo pronte in cinque minuti? Invece ci impiegammo due ore e mezza. Non chiedetemi come, ma sono già le dieci e mezza, e dovremo andare al locale a piedi perché mio padre e Cindy non sono in casa. Splendido.

Scendiamo le scale di casa mia quasi correndo, pericolanti sulle nostre scarpe – trampoli-spezza-collo.
Il tragitto da casa al locale è circa cinque o dieci minuti in macchina. Venti a piedi. Trenta sui tacchi. Quaranta se i tacchi li indossiamo io, Ines e Anna.

Spostarsi sui tacchi, per specificare a quelli più pignoli, non può essere definito ‘camminare’, bensì ‘cercare di mantenersi in vita su degli aggeggi infernali ovviamente creati da donne che puntavano a un immediato suicidio’.
Anche se ora mi chiedo perché li sto indossando.
Va bè.


Dopo i quaranta minuti più lunghi e strazianti della mia vita riusciamo ad arrivare “sane” e “salve” al locale.
Fuori c’è gente che fuma e una discreta fila di persone parte dall’entrata e va via via allungandosi, piena di gente che freme per entrare e divertirsi. Mi sento tirare per un braccio intanto che vado a mettermi in fila e quando mi giro vedo Matteo che mi sorride.

Devo ammettere che all’inizio non lo riconosco.

Indossa dei jeans blu scuro non troppo larghi né troppo stretti… semplicemente normali; gli stanno a pennello.
Sopra porta una semplice camicia celeste con i bottoni agganciati male, un po’ a casaccio, ma che gli da un’aria così disinvolta e naturale da renderlo quasi normale.
Un look decisamente diverso dalle sue solite magliette e felpe.
Ma non è per questo che non lo riconosco subito: il volto è cereo e delle occhiaie ben visibili anche al buio fanno capolino sotto a degli occhi rossi (stanchezza o pianto?) quasi da far paura.
Sulle labbra sottili ostenta un sorriso chiaramente forzato, ma apprezzo che si sforzi di dimostrarsi contento per me: questo è un periodo difficile per lui.

“Ehi!” dico abbracciandolo “ehi… auguri splendore” mi sussurra lui in un orecchio “grazie tesoro… stai da Dio d’azzurro, te lo ha mai detto nessuno?” gli dico cercando di farlo sorridere in un modo un po’ più sincero. Sembra funzionare “davvero? Non avevo la minima idea di cosa mettere per la mia bella e sono felice che apprezzi” risponde baciandomi la punta del naso per poi aggiungere “tu invece stai fin troppo bene. Attirerai non poco l’attenzione… anzi, a quanto pare stai già attirando l’attenzione… EHI!
È la mia ragazza coglione, non fissarla o la consumi!” urla ad un ragazzo che mi sta guardando, circondandomi le spalle con un braccio con fare protettivo.
Rabbrividisco al ricordo del suo essere possessivo “ehi… Matteo… calmo…” sussurro. Lui si volta a guardarmi con un’aria sorpresa dipinta sul volto “oh Claire… scusami io… sono solo un po’ stanco… mi dispiace” “ehi tranquillo, va tutto bene” dico accarezzandogli una guancia “che è successo?” aggiungo. Lui abbassa lo sguardo “mia madre… non migliora. Io sto lì, passo ogni singolo giorno con lei… dormo in ospedale… o almeno, passo la notte in ospedale, perché a dormire non riesco. I dottori non si decidono a dare alcuna spiegazione e lei… lei non migliora… e mi sembra tutto così inutile, e… tutto quello che faccio è inutile oppure sbagliato o irrazionale o avventato o impetuoso e io inizio a pensare di essere avventato, impetuoso, irrazionale… inutile… sbagliato.” dice abbracciandomi, cercando di trovare un po’ di conforto e continuando a sussurrarmi che gli dispiace, pensando che la colpa sia tutta sua “no… Matteo… no. Non puoi dire certe cose. Non è inutile, okay? È una cosa molto più utile delle medicine, l’amore. Okay? Non arrenderti mai. Io sarò sempre al tuo fianco” lui mi sorride. Un sorriso vero, che parte dagli occhi e poi si manifesta sulle sue labbra.


Gli do un bacio veloce e poi ci incamminiamo verso l’inizio della fila che ha cominciato a scorrere. Si sente la musica assordante già da fuori. Dopo cinque minuti siamo dentro, ammassati sulla pista e schiacciati contro altre persone che non conosciamo. Matteo continua a tenermi per mano con il timore di perdermi di vista e io non proteso, dato che nemmeno io voglio perderlo. Ci mettiamo a ballare insieme e lui si lascia un po’ andare anche se vedo la sua spossatezza aumentare e farsi sempre più visibile sul suo volto.


Sembra di essere lì solo da pochi minuti ma quando usciamo dalla pista per andare a sederci su uno dei divanetti scopriamo che è già passata poco meno di un’ora. Sono le undici e mezza e secondo le regole di mio padre devo essere a casa prima delle quattro o chiama la polizia ma se voglio posso anche passare la notte fuori (con la sola condizione di chiamarlo, spiegarli perché, con chi, dove e a che ore tornerò).


In lontananza vedo Ines in un angolo appartato che parla al telefono evidentemente elettrizzata… oppure è solo l’alcool. Sarà una brava ballerina in danza classica ma per quanto ne so non è molto agile sui tacchi e se va in discoteca è meglio che stia seduta, anche se con delle converse ai piedi: probabilmente ha passato tutto il tempo al bancone del bar con Chris, e quando c’è lui non fa fatica a mandare al diavolo le regole della brava ballerina.

Ad un certo punto si volta e vede che la sto fissando. Sul volte le si forma quel sorriso, quell’espressione che meno vedi e più a lungo vivi: quella che vuol dire “ho un’idea pazza ma voglio distruggerti. Inizia a correre”. Io mi immobilizzo quando mi fa segno di avvicinarmi, continuando a parlare al telefono. Dopo qualche istante di esitazione indico Ines a Matteo per spiegargli che vado da lei un secondo. Lui annuisce con aria stanca e mi sorride.

Mi alzo e lentamente mi incammino verso di lei. Quando sono abbastanza vicina la sento dire “ sisi ora te la passo! No non protestare, lo faccio per te! Dai cosa sarà mai… sì sono ubriaca, ora te la passo ciao!” e mi passa il telefono. Io lo guardo allibita mentre mi dice “io tengo occupato Matteo, tu fai quel che devi!” e si allontana. Mi porto il tekefono all’orecchio mentre la guardo trascinare Matteo in pista. Lui la guarda confuso e le parla. Mi immagino che le chieda cosa succede con chi sto parlando. Il che non è poi così sbagliato.

Quasi non mi accorgo del silenzio dall’altro capo del telefono.
Mi allontano un po’ dalla musica prima di parlare. Ho un brutto presentimento “pronto?” chiedo. Qualche istante di silenzio e poi “eeehi…” dice una voce maschile, palesemente in imbarazzo. Mi si ferma il cuore, metaforicamente parlando. Magari potessi morire sul colpo! Potrei diventare un fantasma e perseguitare Ines per il resto dei suoi giorni. “Filippo.” Sussurro “Clarissa…” dice lui di rimando. Sentire il mio nome per intero mi fa sussultare. “ehm… uh…come va…?” chiedo un po’ goffamente “uhm… io sto bene e tu…? A giusto, ehm… auguri per il tuo diciassettesimo compleanno!” “ehm, grazie… comunque anche io sto bene… uhm… mi senti?” chiedo titubante.


Cazzo Claire, è il tuo ex! Non ci parli da mesi, ti ha fatta stare malissimo e tutto quello che riesci a dire sono delle stupidi frasi di circostanza?! Dovresti tirargli il mondo addosso, Cristo Santo! mi sussurra una vocina.

“In realtà non molto bene… si nota che sei in discoteca” nelle sue parole si sente una parvenza di timido sorriso “io sono in aeroporto…”. KABOUM .
“ah… ah sì?” dico cercando di non tremare “uhm… bello… stai andando in vacanza o stai partendo per un piccolo viaggio?” “in realtà… nessuna delle due…” dice evidentemente in preda al panico.
Si trasferisce. Di nuovo. In un’altra parte del mondo.
Non ho il coraggio di chiedergli dove… non voglio saperlo.


Alzo gli occhi e dall’altro lato della pista vedo Matteo che mi fissa e Ines che cerca di trattenerlo dal correre da me. Non resiste molto a lungo. Matteo si ritrova in pochi
secondi a una decina di metri da me. “ehm… devo andare… ci si sente… uhm… ciao Filippo” dico mentre vedo le labbra di Matteo muoversi. Non sento cosa dice ma di sicuro si tratta di un commento poco carino sul mio interlocutore…
“ehm… Claire… tutto okay?” “sì ciao!” “okay cia-” metto giù prima che possa finire.

Matteo mi sta venendo incontro ma non rallenta nemmeno quando allontano il telefono dal mio orecchio. Inizio ad indietreggiare fino a che non mi ritrovo con le spalle al muro.

Lui mi prende per i fianchi ma non mi fa male, mi tiene semplicemente stretta fra lui e il muro, costringendomi a guardarlo negli occhi.
“Claire” inizia serio “chi era?”. Non rispondo, ma il mio silenzio vale più di una risposta. Una conferma ai suoi timori più profondi.
Lui allenta un po’ la presa e si allontana leggermente da me, con lo sguardo basso.

Anche se ora non lo vedo negli occhi so esattamente cosa ho visto poco prima, e non era rabbia.
Era paura.
Paura di vedermi portata via di nuovo.
E ora lo vedo.
Lo vedo il momento in cui il suo essere possessivo mi ha spaventato quando cercava di proteggermi. Quando il suo volermi bene mi ha fatto più paura del solito e l’ho lasciato. Lo vedo quando ha cercato di dimenticarmi con altre ragazze perché io mi ero messa prima con Roberto e poi con Filippo.
Lo vedo, quel sentimento.
Non possessività.
Paura.

Dopo qualche secondo di silenzio gli sussurro “amo te”.
Lui alza lo sguardo su di me, come un bambino che si è dimenticato che è Natale e si ritrova un sacco di regali sotto l’albero.
Non dice niente. Nemmeno una parola.
Semplicemente avvicina il suo volto al mio e sussurra “anche io… non ho mai smesso… grazie” “per cosa?” chiedo di rimando “per essere… così” sento le lacrime salirmi agli occhi per la commozione.
Purtroppo non facciamo in tempo nemmeno a far sfiorare le nostre labbra che il telefono di Ines riprende a suonare.


Io guardo perplessa il nome sul display. Roberto.
Guardò Matteo negli occhi prima di portarmi il telefono all’orecchio e rispondere “pronto?” “Claire!” mi giunge la sua voce dall’altro capo del telefono “ho provato a chiamarti ma hai il telefono spento allora ho chiamato Ines perché io sono qua da solo e non so cosa succede, cioè so cosa succede ma non so cosa fare e Elisa-” inizia a dire tutto d’un fiato ma lo interrompo “Chris! Fermo. Dimmi, che succede ad Elisa?”. Ho paura di sapere la risposta.


Lui prende un respiro profondo e dice

“è entrata in travaglio un po’ in anticipo rispetto alla tabella di marcia”.
 
 
Allora, spiegando il sottotitolo, questo è il capitolo da cui inizia la storia al presente come avrete notato. Provo a chiarirmi: nella prima storia il primo capitolo è ambientato quando Claire ha sedici anni ed è al saggio di danza di fine anno, ovvero prima dell’estate. Poi ci sono due capitoli “flash back” di quando aveva dodici anni. Infine la storia ritorna ai suoi sedici anni dopo l’estate al riinizio della scuola, ma, nel caso non l’aveste notato, è sempre narrata al passato. La storia è un semplice resoconto di ciò che è successo prima del giorno del diciassettesimo compleanno di Claire. Semplicemente è come se Claire si ricordasse di tutto ciò che è successo quando il presente, i fatti, la colpiscono all’improvviso il giorno del suo diciassettesimo compleanno. Non so se sono stata chiara, non sono mai stata un asso nelle spiegazioni, quindi se avete bisogno di maggiori chiarimenti scrivetemelo in una recensione.
Comunque! Eccomi qua, è già! Sono tornata da due settimane e aggiorno ora, ma spero comunque che il capitolo vi abbia soddisfatte. L’ho anche fatto un po’ più lungo del solito e spero davvero che vi sia piaciuto anche perchè ieri sera sono stata sveglia fino all’una di notte per finirlo (lo posto solo oggi perché non avevo connessione internet).
Probabilmente o domenica o lunedì posto quello nuovo (già quasi finito, scritto stamattina appena sveglia alle 7.30, tanto per farvi capire quanto mi dispiace per i ritardi).
Inoltre, mi scuso perché vi avevo promesso un pov di Filippo. L’ho messo nel prossimo capitolo perché se no risultava troppo lungo.
Ringrazio  Crazy_2, martina836 e RebelVampire che tengono la mia storia nelle preferite,  AngeliEDemoni che tiene la mia storia nelle ricordate, 0_0martolla0_0, 3Giulystella007, BabyIWillLoveYouForever, PulCece, RiccioLilli e valeriaros85 che tengono la mia storia nelle seguite e RiccioLilli, controcorrente e booksmydrug per lasciare delle recensioni stupende.
Ovviamente grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Uhm, mi sembra di non aver dimenticato niente quindi adesso vi lascio alle foto
Un bacione
Mara
<3



Claire (Emma stone) – vestito e scarpe
 
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Ines (Acacia Clark) – vestito e scarpe
 
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Anna (Gabrielle Aplin) – vestito e scarpe
 
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È tutto
Al prossimo capitolo
Mara
<3
  
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