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Autore: IceQueenJ    16/08/2014    1 recensioni
Bella e Edward si conoscono da quando erano bambini, ma un giorno Bella deve trasferirsi con in genitori in Italia. Passano gli anni e i due continuano a tenersi in contatto, questo grazie alle loro famiglie.
Tutto cambia con una visita inaspettata.
Cosa accadrà quando Edward rivedrà Bella?
Cosa accadrà quando Bella lascerà il suo ragazzo e dopo qualche mese tornerà a Forks a conoscenza di cose che non dovrebbe sapere?
E come reagirá Edward?
Riusciranno a risolvere i loro problemi?
Riusciranno a superare tutte le sfide che gli si presenteranno?
-Questa storia è stata pubblicata anche su Wattpad.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Charlie/Renèe, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Salve a tutti! Come promesso, sono riuscita a pubblicare oggi! Anche se in ritardo vi auguro un buon ferragosto! Spero vi siate divertiti!

Ecco di seguito il decimo capitolo della storia, spero vi piaccia!!!

Buona lettura!
 
Capitolo 10: Consapevolezza

Pov Bella


Seattle, Casa Swan, Giovedì 7 agosto 2014
Tra me e Edward va tutto bene, per fortuna.
I miei genitori hanno preso bene la mia decisione di restare a Seattle per il college e mi hanno anche confessato che hanno sempre saputo che Edward ed io saremmo finiti insieme.
Chissà perché, ma tutta la nostra famiglia lo aveva capito e quando lo hanno saputo tutti, si sono fatti davvero molte risate. Sospetto che ci sia lo zampino di Christian e Carlisle, ma non m’importa, sono felice.
Per il momento vivo da Christian e spesso Ed resta a dormire con me, naturalmente con l’approvazione di Christian.
Come pensavo, invece, i miei amici non sono stati così comprensivi. Alcuni mi hanno accusato di aver tradito Manu in uno dei miei viaggi negli Stati Uniti e, secondo loro, è questo il motivo per cui l’ho lasciato a gennaio, ma non ci ho dato molto peso. Altri, invece, pensano che io sia semplicemente fuggita e che quella con Edward sia una storia passeggera. Continuano a ripetermi che devo tornare a casa, ma non capiscono che per me casa mia è Forks, nel caso di adesso, Seattle.
Non riesco a credere di essere stata così male per una persona che non amo più dallo scorso Natale.
Il vuoto che ho sentito quando gli ho detto “E’ finita”, è scomparso e con esso anche il senso di inadeguatezza.
Adesso so che il vuoto che sentivo era scatenato dal fatto che non ero felice, sentivo che quello non era il mio posto. Semplicemente il cuore lo aveva capito prima del cervello e continuava a mandarmi segnali.
Alcune cose che avevano detto, mi avevano ferito molto e avevo passato interi pomeriggi a piangere e a sentire le loro parole rimbombarmi in testa, fin quando Edward, molto arrabbiato, a mia insaputa, aveva chiamato una mia amica e le aveva detto di smetterla con tutte quelle idiozie e di lasciarmi in pace.
Le ragazze, al contrario dei ragazzi, avevano capito.

Unica nota stonata, è il fatto che non sono ancora riuscita a parlare con Edward. Non ho ancora avuto il coraggio di dirgli alcune cose e l’ho raccontato solo a Christian che ha promesso di aiutarmi.
Non riesco a trovare il momento adatto.
Più il tempo passa e più non ho il coraggio.
In fondo, abbiamo trovato il nostro equilibrio ed io ho paura di deluderlo e di distruggere tutto.

Seattle, Casa Swan, 26 luglio 2014
“Buon giorno”, salutai Christian e Jo che stavano già facendo colazione.
Mi avvicinai al piano cottura per prepararmi qualcosa da mangiare, visto che era sabato e la domestica aveva il weekend libero.
“Hey bellezza, buon giorno. Finalmente sveglia. Fatto le ore piccole stanotte?”.
Come al solito Christian mi punzecchiò.
Sorrisi al ricordo.
“Beh … in effetti. Credo di aver parlato a telefono con Edward fino alle 3, ma non ne sono tanto sicura”, dissi grattandomi la testa.
Lui iniziò a ridere.
“Lo sapevo!”, esclamò, però, a un’occhiataccia della sua ragazza si ricompose e giustificò la sua esclamazione. “Stanotte mi sono svegliato per prendere un bicchiere d’acqua e tu eri ancora sveglia”.
Dopo aver messo il latte nel bollitore, mi avvicinai a lui e gli diedi un pugno sulla spalla. “Scusa, ma … che posso farci se non riesco a stare senza di lui?”.
“Nulla nulla! Hai ragione, quando l’amore chiama, non puoi fare altro che rispondergli”.
Annuii e mi sedei accanto a lui, aspettando che continuasse con le sue solite perle di saggezza mattutine.

Christian è una persona incredibile.
A lavoro incute terrore solo con uno sguardo, ed io ho potuto costatarlo più di una volta, mentre con noi della famiglia è un pezzo di pane, dolce, allegro e ironico, molto, molto ironico e un gran burlone.
“Beh … che avete da guardare?”.
Christian ruppe il silenzio che si era creato perché io e la sua ragazza lo stavamo fissando.
“Nulla”, rispose Jo, poi continuò. “Di solito la mattina ti diverte diffondere le tue battutine e quindi ci aspettavamo che continuassi”.
Christian sbuffò. “No, per oggi basta e avanza”.
Sorrisi. “Oh, d’accordo”.
Avevo bisogno di parlare con lui riguardo al mio problema e così decisi di chiederglielo.

“Senti Christian … ecco … non è che oggi avresti un po’ di tempo? Avrei bisogno di parlarti di una cosa”.
Notando il mio tono di voce, alzò lo sguardo dal suo piatto e mi scrutò. “Va tutto bene? Mi stai facendo preoccupare”.
“Sì sì, tutto bene tranquillo”.
“D’accordo, allora aspettami di là, arrivo subito”.
Andai nel suo studio e mi sedei sulla comoda poltrona, ammirando l’ordine maniacale che lo riempiva.
Adesso capisco a chi somiglio.
Anche la mia stanza a Volterra è molto ordinata.
“Allora, dimmi tutto”.
Iniziai il mio racconto e alla fine, Christian venne ad abbracciarmi.

“Sta tranquilla, ti aiuterò a trovare la soluzione adatta, mi dispiace solo che Edward se lo sia tenuto per se e non abbia detto nulla a nessuno”.

Un suono proveniente dal mio computer, che mi avvisava dell’arrivo di una videochiamata, mi distolse dal ricordo di quella chiacchierata.
Risposi.
“Hey straniera, come stai?”, mi disse una voce maschile familiare.
Davide.
“Come siamo eleganti. Che ore sono lì da voi?”.
“Ciao straniero, tutto bene e tu? Qui sono le otto e tra un po’ arriverà Ed, anzi è anche in ritardo. Mi porterà da qualche parte, una festa mi sembra”, risposi sorridendo.
Davide è un amico del liceo, uno dei pochi con cui ho ancora contatti.
“Uscite spesso ultimamente, vero? Su internet non fanno che girare articoli su di voi e sul fatto che Edward abbia messo la testa a posto”.
“Già, mi ha vista un po’ giù di morale e ogni sera mi porta da qualche parte. Naturalmente tutto questo con l’aiuto di Christian e Alice che si divertono tutto il giorno a prendermi in giro. Comunque non credere a quello che dicono i giornali”.
“Lo farò. Da quello che mi hai detto, è il loro passatempo preferito fare congiure contro Edward e te. E poi Edward ti ama, sono sicuro che lo fa per farti capire che puoi fidarti di lui e che puoi lasciarti andare, sempre se è vero che non siete ancora andati oltre”.
“Davvero non siamo andati a letto insieme. Cioè … dormiamo spesso insieme, ma lui mi ha detto che mi avrebbe aspettata e tutt’ora non mi fa pesare il fatto che … che ancora non abbiamo combinato nulla e poi scusa, fatti i fatti tuoi”.
“Bella è che … detto sinceramente, è difficile credere che nel giro di una settimana, tu ti sia innamorata perdutamente di lui, scusami se te lo dico, ma anche a me vengono dei dubbi”, disse imbarazzato.
Le sue parole mi colpirono e sentii il mio cuore spezzarsi.
Perché nessuno crede che possa essere felice con lui?
Quando Manu si era messo con un’altra, nessuno aveva detto nulla e invece io sono accusata di cose che non stanno né in cielo, né in terra.
“Ma come puoi insinuare una cosa del genere?”, urlai in preda alla rabbia.
Come osava?
Non avrebbe dovuto.
Nessuno avrebbe dovuto.
Io non sputo sentenze sulle loro vite, non l’ho mai fatto.
Pensavo che almeno lui mi volesse bene, invece mi sono sbagliata, ancora una volta.
Quando ho pensato che almeno lui avesse continuato a credere in me? Mentalmente ritirai tutti i bei pensieri nei suoi confronti.
“Come osi dire questo? Sei mio amico oppure no? A questo punto sono convinta che tu sia come tutti gli altri. Sempre a pensare male, sembra a sputare sentenze su cose o persone di cui non sapete nulla. È questo uno dei motivi per cui non voglio tornare. Siete degli ipocriti”, continuai.
“Bella ti prego, non dire così, sai che sono solo preoccupato per te, non voglio vederti soffrire”, disse lui.
“Se mi lascerà, cosa del tutto improbabile, mi assumerò la responsabilità di tutto, ma fino a quel momento, mi godrò quello che viene e tu dovresti accettarlo. Anzi sai che ti dico, ti odio”.
Proprio in quel momento, il caso volle che entrasse Edward. “Che ha fatto, di grazia, il sottoscritto per essere odiato da te? So che odi le sorprese, ma un po’ di comprensione non guasta mai, amore mio, voglio solo vederti sorridere. Sai quanto amo il tuo sorriso”, disse avvicinandosi e carezzandomi una guancia.
“Edward … che ci fai qui?”, dissi sorpresa di averlo di fronte a me, ma felice perché lui in qualche modo riusciva sempre a tranquillizzarmi.
“Sono venuto a prenderti, che domande. Christian mi ha detto che eri in camera tua e così sono venuto a chiamarti, dai, andiamo che siamo in ritardo, la festa è già iniziata. Il coach ci ha trattenuti più del previsto. Ti aspetto fuori”.
Mi accinsi a spegnere tutto, staccando la chiamata in faccia al mio ormai ex amico.
Uscii dalla stanza e lo raggiunsi.
Era poggiato alla ringhiera delle scale e mi guardava sorridente. “Allora, mi dici con chi stavi parlando?”.
Scenata di gelosia on.
“Stavo parlando con Davide, o meglio ci stavo litigando”.
A quelle parole si tranquillizzò. “Perché? Cos’è successo Bella?”.
Mentre parlavo, mi buttai tra le sue braccia, l’unico luogo in cui mi sentivo al sicuro e iniziai a piangere sul suo petto.
“Oh Ed, mi ha detto che pensa che gli abbia mentito. Solo adesso mi rendo conto che, forse, nessuna delle persone che fino a qualche settimana fa consideravo mie amiche mi ha voluto bene sinceramente. Non voglio più né vedere, né sentire nessuno di loro. E poi la cosa che più mi ha fatto male è stata che pensava che tu mi avresti lasciato, non appena ti fossi scocciato di me. Io … io non sopporterei che tu mi lasciassi. So che stiamo insieme da poco, ma siamo sempre stati legati, me lo hai detto tu, ricordi? Ed io … io … ho paura!”.
“Oh no, amore, non potrei mai, mai. Ti amerò sempre, quando starai male, quando mi manderai via perché vuoi stare sola ed io resterò seduto accanto a te, quando non ti sentirai abbastanza bella ed io ti ripeterò all’infinito che per me sei bellissima, quando sarai delusa per qualcosa. Non dubitarne mai, mai. Bella, però, solo una cosa: non riesco a vederti così triste, d’accordo? Adesso basta piangere che abbiamo una bellissima serata che ci aspetta, con una bellissima sorpresa per te”.
Mi baciò fino a farmi mancare il fiato.
“D’accordo, basta piangere, lo giuro”.
E, infatti, la serata fu bellissima.
Lui fu dolcissimo e mi fece dimenticare tutto, come sempre. Mi portò nel locale, dove eravamo andati nel mio primo viaggio negli Stati Uniti e come quella sera, ci divertimmo tantissimo.
Riusciva sempre a trovare un modo per rendere tutto ciò che facevamo insieme indimenticabile.

I giorni passavano ed io mi rendevo sempre più conto di quanto ci amassimo e di come non riuscissimo più a fare a meno l’una dell’altro.
Conobbi anche i suoi mitici compagni di squadra che, dopo avermi conosciuto, mi confessarono di essere felici per Edward.
Ricordai, con un sorriso, il giorno in cui Edward mi portò con sé agli allenamenti.

“Era ora che ti accorgessi di lui. Ci torturava con la descrizione della tua bellezza, del tuo sorriso o dei tuoi occhi e dobbiamo ammettere che non aveva tutti i torti”, disse quello che aveva detto di chiamarsi Nick.
Questo commento mi fece diventare del colore delle mie converse, ma a Edward non piacque molto, perché lo vidi con uno strano broncio.
“Hey! Giù le mani e gli occhi dalla mia ragazza, è solo mia, chiaro? Girate a largo se non volete che v’impedisca di riprodurvi a vita”, disse poi Edward attirandomi a sé e facendoci ridere tutti.
“Sta tranquillo amore, anche se mi facessero delle proposte, io rifiuterei. Mi piace di più essere la ragazza del capitano”.

Risi della sua espressione sconvolta.
“Quindi stai con me solo perché sono il capitano della tua squadra preferita?”.
Edward è il capitano dei Seattle Mariners, la squadra di baseball della città, di cui, io, sono una grande fan.

“No, ma che dici? Per molto altro”, dissi ammiccando verso di lui.
A quell’affermazione, fu il suo turno di diventare color rosso pomodoro.

Più il tempo passava e più mi rendevo conto che ero pronta.
Ero finalmente pronta a fare uno dei passi più importanti della mia vita.
Ero sempre stata dell’idea che la mia prima volta avrebbe dovuto essere speciale e con qualcuno di speciale. Qualcuno che ero sicura di amare al cento per cento.
Alcune persone non capivano, ma per me era davvero importante farlo con la persona giusta perché avrei dovuto ricordarlo per sempre e avrei voluto che fosse un bel ricordo.
Adesso, più il tempo passava e più mi rendevo conto che Edward era la persona giusta e che avrei voluto lui per il resto della mia vita.
Lui … che riusciva a comprendermi con uno sguardo o con un semplice gesto.
Lui … che mi amava per quella che ero.
Con lui non avrei mai dovuto cambiare niente, avrei potuto continuare a essere me stessa, perché lui voleva che fossi me stessa.
Consapevole del fatto che ero pronta e che lui mi amava, dovevo solamente trovare il modo per dirglielo, oppure semplicemente agire.
Già, forse quella era la cosa migliore.
Questo fine settimana i suoi genitori sarebbero partiti per un weekend ed Alice andrà a casa di Jasper.
Sono sicura che Edward mi inviterà da lui per fargli compagnia.
A lui basta semplicemente la mia presenza per renderlo felice.
So, però che, a volte, la mia presenza o la sua felicità per il mio essere accanto a lui, a seconda di come la si vuole vedere, lo mettono in situazioni imbarazzanti e alla fine ci ritroviamo entrambi a riderci su come due bambini.
Solo quando sentii una mano sfiorarmi il ventre e insinuarsi sotto la mia maglietta mi risvegliai dai miei pensieri e m’incantai a guardare Edward dormire con la testa posata sulla mia spalla e un braccio che mi cingeva il fianco per stringermi a lui.
Quel pensiero mi fece sorridere.
Era il suo modo per dirmi ti amo e per farmi capire che ero sua.
Era sempre stato così, da quando dormivamo insieme.
Anche se ci addormentavamo ognuno dal proprio lato del letto, inconsciamente durante la notte ci avvicinavamo come due calamite.
Sorrisi ancora passando le dita tra i suoi meravigliosi capelli.
Dio, se gli fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonata. Non riuscivo più a immaginare la mia vita senza di lui.
Scacciai i brutti pensieri dalla mia testa e mi concentrai sulla sua presenza al mio fianco e a quanto fosse semplicemente meraviglioso risvegliarsi tra le sue braccia di mattina oppure trovarlo seduto sul letto, intento a fissarmi, con il vassoio della mia colazione tra le mani.
Ci sarebbe stato tempo per quello ed ero sicura che Christian avrebbe trovato una soluzione.


Spero vi sia piaciuto! A sabato prossimo!

Un bacio, Ally!
   
 
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