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Autore: Ray Wings    16/08/2014    1 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Simbionti

Il rumore delle cicale in lontananza era l'unico che si riusciva a percepire. Il sole caldo nel cielo faceva risplendere la distesa dorata che le si parava di fronte: una distesa di campi, e nient'altro. Un fienile in lontananza, abbandonato forse, ma era l'unica costruzione nel giro di molti metri. E poi, più in la, quasi al confine dell'orizzonte, un bosco che circondava e nascondeva l'intera fattoria. Probabilmente era grazie a quel bosco se erano riusciti a vivere lì a lungo, in pace e serenità, senza temere niente. E la recizione aveva aiutato molto.
Ocean guardò davanti a sè, osservando lo spettacolo che aveva davanti con un pizzico di gioia. Delle scintille le solleticavano il cuore, ed era una sensazione che non provava da talmente tanto tempo che quasi risultava una novità, come se mai avesse avuto modo di essere felice in precedenza. Dimentica di quanto invece una volta aveva riso. Tutto era cambiato talmente tanto in fretta e con tanta irruenza che la sua vita era stata spazzata via da un'onda, e ora non c'erano altro che sterpaglie superstiti e terriccio fangoso. L'oceano aveva trascinato in sè ogni cosa.
Fece un respiro profondo, socchiudendno gli occhi e apprezzando dopo tanto tempo l'aria tiepida che le attravarsava le narici, arrivando all'altezza del petto e donandole leggerezza. Una leggera brezza si sollevo all'ombra di quella verandina, facendole svolazzare la punta dei capelli raccolti in una coda di cavallo, e qualche ciocca ribelle che mai stava al suo posto. E così, con gli occhi socchiusi, immersa in quella pace e leggerezza, con solo il rumore del silenzio e delle cicale in sottofondo, un'immagine si fece strada nella sua mente e la fece di nuovo sorridere. Incredibile come in così poco tempo aveva sorriso così tante volte, stava veramente cominciando a credere nella magia di quel posto. Una piccola villetta di campagna, questo vide. Dal colore giallino un po' sbiadito dal sole, i campi alle sue spalle, non troppo grandi ma abbastanza da accogliere molti alberi e piantagioni, e un cortiletto sterrato di fronte. Era una giornata d'estate, le cicale cantavano incessanti, allegre e piene di energia, le tendine alle finestre aperte della casa svolazzavano a ogni soffio di vento. Dall'interno della casa era possibile sentir uscire il delizioso profumo del sugo appena messo sul fuoco, un sugo che era stato appena preparato passando i pomodori maturi raccolti proprio quella mattina, e lasciando il loro inebriante profumo per tutto il cortile. E lì, in quel cortile profumato, una bambina di 8 anni correva e girava sopra la sua biciclettina, suonando ogni tanto il campanello, senza motivo apparente, solo perchè la divertiva. Aveva corti capelli neri, leggermente mossi, ma talmente arruffati per i suoi giochi che era impossibile capire quale fosse la sua reale piega, e una frangettina le ricadeva sugli occhi, tanto fastidiosa che a volte con una veloce manata se li scostava di lato, arrufandoseli ancora di più. Pomeriggi interi passati a correre e girare su quella bicicletta, sentendo il delizioso profumo che veniva dalla casa, ogni volta diverso, ma sempre presente, come si in quella casa non si facesse altro che cucinare. Poi quando si stancava faceva cadere la bicicletta rosa per terra, incurante del fatto che potesse rovinarsi, e correva sulla veranda, dove si stendeva sul pavimento in marmo, all'ombra, e leggeva qualche libro che la mamma gli regalava abitudinariamente. Le sue storie preferite erano quelle di cavalieri, draghi e elfi, che si lanciavano all'avventura, armati di spade e archi, pronti a sconfiggere il male, sopravvivendo anche alle peggiori condizioni.
Ocean riaprì gli occhi lentamente, abbandonando a malincuore quel sogno ad occhi aperti, e tornando alla realtà che le si piazzava davanti. La zona era pacifica, non si vedeva nessuno zombie in lontananza e tutti si comportavano normalmente per niente spaventati, era sicuramente un'oasi quella in cui era incappata. Ma un'oasi che presto sarebbe svanita, lasciando spazio solo a sabbia e alla consapevolezza che era stato solo un miraggio. Niente in quel mondo si salvava...prima o poi anche quel meraviglioso miraggio sarebbe svanito lasciando i suoi superstiti assetati e affranti.
Percorse la veranda velocemente, ascoltando con piacevolezza il rumore che i suoi stivali in pelle producevano, e scese per le scalette avviandosi alla ricerca della stalla, dove avrebbe riabbracciato la sua Peggy. Chissà quanto sarebbe stata felice di rivederla. Avevano affrontato insieme le peggiori condizioni e questo le aveva rese ancora più legate. Aveva sempre sentito parlare della favolosa amicizia che poteva instaurarsi tra cavallo e cavaliere, ma solo vivendolo aveva potuto capire realmente cosa fosse: si diceva che un cavallo poteva arrivare a fidarsi talmente tanto del suo cavaliere che si sarebbe lanciato senza timore perfino nella lava, se glielo avesse ordinato, nonostante i cavalli fossero famosi per il loro poco coraggio. Solo per questo motivo i cavalli potevano essere portati in battaglia, ai tempi in cui si combattevano le guerre con le spade. Nessun animale si sarebbe mai lanciato con tanto furore e sicurezza contro un esercito armato che urla e spara frecce, qualunque animale sarebbe fuggito in preda al panico, ma non i cavalli. I cavalli restavano lì, fieri e orgogliosi, e correvano quanto il loro cavaliere ordinava, perchè nel cuore sentivano che finchè sarebbero stati insieme niente avrebbe potuto far loro del male.
Costeggiò la casa, girandole praticamente attorno, finchè non riuscì a trovare la stalla di cui Heshel aveva parlato. Sorrise, già pregustandosi il momento in cui Peggy l'avrebbe rivista, e si avvicinò velocemente. La stanchezza, la debolezza e la fame le aveva messe da parte. Aveva avuto modo di bere, mangiare e riposare un po', ma il sole era ancora alto nel cielo e lei non aveva intenzione di starsene chiusa in casa. E poi starsene nel letto a far nulla le metteva agitazione.
Si avvicinò all'entrata e percepì l'inconfondibile "odore di cavallo": fieno, sterco e gli odori degli animali. Si sentì a casa, ma qualcuno ruppe la magia.
<< Lasciami in pace! >> sentì dire con un certo astio da qualcuno all'interno, con un voce sofferta. Si affacciò curiosa di capire chi stesse litigando, senza preoccuparsi di farsi notare...i tempi cambiavano ma gli istinti pettegoli delle donne no. E Ocean era sempre stata una a cui piaceva farsi gli affari degli altri.
Un uomo si avviava verso l'uscita della stalla, lasciando sola una donna dallo sguardo preoccupato. Le ci volle un po' ad attribuire i nomi ai volti: Daryl e Carol. Daryl sembrava zoppicasse leggermente, e si stringeva il fianco con una mano, probabilmente poco prima doveva aver avuto una qualche disavventura che l'aveva lasciato non poco ferito. Carol invece restava dritta, in silenzio, con lo sguardo fisso sull'uomo che prima di uscire dal fienile non si trattenne in uno << Stupida puttana >>. Ocean si scostò, facendo passare lo scimmione incazzato, non vergognandosi però di fissarlo, mentre si allontanava, con uno sguardo un po' divertito. Era sicura che qualunque cosa avesse fatto Carol per farlo incazzare, non era certo abbastanza da meritare un simile trattamento. Non faticava a credere che Daryl l'avesse trattata male gratuitamento, il suo caratteraccio scorbutico glielo si poteva leggere in faccia.
Ma lui, passandole davanti, neanche la degnò di uno sguardo e proseguì dritto per la sua strada, non impedendo ai vari dolori di evitargli una camminnata ondeggiante da figo, che pensandoci bene Ocean non gliela vide neanche troppo fuori luogo. Alla fine se una si fermava a osservarlo bene, cercando di andare oltre gli occhi che uccidono e l'aura da cretino stronzo, si poteva scorgere sotto quello spesso strato di sudore puzzolente un fisico che sembrava abbastanza ben fatto. E accennando un sorriso malizioso, continuando a fargli una radiografia accurata mentre si allontanava, Ocean si ritrovò a pensare "Però! Gli zombie hanno scelto bene chi risparmiare."
Perso di vista Daryl, si decise alla fine ad entrare a salutare la sua Peggy che sicuramente aveva già esultato da tempo, sentendo il suo odore. Aveva perciò perso il momento migliore, che peccato.
<< Carino, eh?! >> disse ironica rivolta a Carol, non certo riferendosi alla sua scoperta in fatto di bellezza fisiche attualmente presenti, quelli erano pensieri che era meglio tenere per sè, ma riferendosi al "carinissimo" modo in cui era stata trattata la povera donna. Ma a quanto pare lei non capì niente, perchè rispose arrossendo e balbettando.
Ocean si avvicinò alla sua cavalla e cominciò ad accarezzarla, avvicinandosi col volto alle sue orecchie e cominciando a sussurrarle parole confortanti e di saluto. Poi tornò a guardare Carol, un po' scocciata che la sua affermazione non fosse stata compresa << Intendevo per come ti ha trattata! >> specificò sbuffando. Ma che aveva da balbettare tanto, non era certo da meravigliarsi se Mister Muscolo avesse fatto strage di cuori in quel campus, e di certo non le interessava sapere tutti i retroscena amorosi, non amava Beautiful in passato, figuriamoci ora che aveva sviluppato quel profondo odio nauseato verso chiunque.
<< Ah >> Carol sembrò tirare un sospiro di solievo << E' normale. Fa così con tutti. >>
<< Immagino >> disse ancora sarcastica Oecan, continuando ad accarezzare la sua cara Peggy, e continuando di tanto in tanto ad appoggiare il suo viso sul collo dell'animale. Un contatto fisico in un chiaro segno d'affetto. Erano state lontane tre giorni, e aveva temuto di averla perduta per sempre, e probabilmente anche la cavalla aveva avuto lo stesso timore. Sola senza la protezione e la sicurezza delle carezze e delle parole della sua padroncina, probabilmente per questo motivo aveva seguito Max fino alla fattoria. Era l'unico su cui poteva fidarsi, l'unico che gli era rimasto e che conosceva. Sapeva di esserle mancata, lo percepiva, percepiva il suo stato d'animo ora rilassato, e lo immaginava anche, per questo non smise di parlarle, usando sempre un tono di voce molto basso e calmo, per infonderle tranquillità, e anche per mantenere una certa privacy data la presenza di una sconosciuta.
<< Tu... >> prese la parola Carol, col tono di una che ha tutta l'intenzione di cambiare discorso << ...Sei stata sola lì fuori a lungo? >>
<< Tu quanto tempo sei stata "lì fuori"? >> le chiese di rimando Ocean. Che razza di domande facevano abitudinariamente in quel gruppo? O avevano una pessima fantasia e un pessimo buon senso, o avevano una pessima capacità relazionale.
<< Abbastanza direi. Ma io non ero sola. >> rispose Carol avvicinandosi alla ragazza. Ok, voleva fare amicizia, ormai era appurato. Ocean la squadrò per un secondo, la sua intenzione era di fermarsi lì solo qualche giorno, fare amicizia era l'ultimo dei suoi desideri. Quelle persone dovevano lasciarla in pace! Ma non negò a se stessa che fare due chiacchiere con un essere umano era piacevole, così non le negò le sue risposte.
<< Neanche io. >> disse guardando la sua Peggy << Avevo lei.E Max. >>
<< Max? >> chiese Carol non capendo subito di chi stesse parlando, ma presto la lampadina si accese perchè disse << Ah, il cane! Ma...io intendevo compagnia umana. >>
<< No, nessuno. Sola. >> disse Ocean regalandole addirittura un sorriso << E non sai quanto sia stata felice di questo per tutto questo tempo. >>
<< Come hai fatto? >> chiese Carol voltando lo sguardo alla cavalla, e stranamente la domanda sembrava interessarle più del dovuto << Come hai fatto a sopravvivere sola? Senza nessuno che ti... >>
<< Che mi proteggesse? >> l'anticipò Ocean << Cara, non siamo menomate paraplegiche! Due braccina ce l'hai anche tu, puoi usarle per fare qualcosa che non sia fare il bucato, sai? >>
<< Si, ma...io non sarei stata capace. Sono così...debole. >> nel tono della donna si poteva cogliere tutto il desiderio di non essere così, tutto il desiderio di diventare più forte ed essere in grado di difendersi da sola. Il desiderio di fare qualcosa....ma la paura di non riuscirci.
Ocean colse tutto questo, e stupendosi con se stessa, quasi arrabbiandosi perchè stava superando il limite che si era posta, provò compassione.
<< Non ho fatto educazione fisica a scuola negli ultimi 3 anni. Avevo le mestruazioni tutte le settimane...o comunque questo era quello che dicevo al mio professore. Ero un tricheco in ogni cosa, mi vergognavo troppo, eppure non ero così grassa...ero semplicemente imbranata. E debole. Poi ho passato il resto dei miei anni seduta su un divano a giocare ai videogames e studiare di tanto in tanto, anche se a dire degli altri avrei dovuto dare priorità alla seconda. Ti sembra la storia di una ragazza forte? >> disse Ocean mentre apriva il cancellino del box del cavallo, per entrarvi, e cercò con lo sguardo la sella. La SUA sella. Carol si lasciò scappare un sorriso e negò con la testa.
<< Comincia a impugnare un coltello con intenzioni diverse da quelle di voler tagliare il pane, e comincia a ficcarti in testa che l'unica persona che veramente può pararti il culo e proteggerti sei solo tu stessa. Gli altri sono scudi di passaggio, mandati dalla fortuna. Devi convincerti che sei sola in tutto questo, non mettere la tua vita in mano agli altri potrebbero lasciarla cadere per sbaglio e allora non avrai neanche il tempo di piangerti addosso. >> disse prima di afferrare la sella, posta lì vicino e riavvicinarsi alla sua cavalla << Ci andiamo a fare una passeggiata, Peggy? Che dici? >> disse alla cavalla sempre col suo tono dolce e pacato, completamente diverso da quello che solitamente rivolgeva alle persone. E cominciò a fissare la sella sul dorso dell'animale.
Carol sembrava persa nei suoi pensieri, per quanto le cose che Ocean le aveva detto fossero delle più stupide e banali, a cui ci poteva arrivare anche da sola, le aveva dato molto da pensare. E Ocean ebbe il tempo di fissare la sella a dovere, senza ulteriori interruzioni. Poi prese le redini e cominciò ad avviarsi verso l'uscita, e solo allora Carol sembrò svegliarsi dal suo incantesimo e con voce un po' imbarazzata le rivolse nuovamente parola, benchè ormai fosse di spalle e distante da lei << Sai... >> cominciò per attirare la sua attenzione, e fece un'altra piccola pausa imbarazzata << ...Mia figlia...mia figlia è lì fuori. Sola. >> E abbassò lo sguardo, sofferente e malinconica.
Ocean stette in silenzio, aspettando che aggiungesse altro, perchè era questo che sembrava volesse fare e invece stette zitta. << Mi dispiace. >> le disse allora, per rompere il silenzio, anche se sentiva che le sue parole erano dettate solo dalla circostanza. Non erano sentite davvero.
<< E' ancora una ragazzina. >> piagnucolò Carol << La stiamo cercando, è così che Andrea e Rick ti hanno trovata. Vorrei tanto che in questo momento fosse come te... >> e aspettò. Aspettò una risposta...una parola di conforto da parte di quella donna che non conosceva affatto, ma che le aveva subito dato una buona impressione. Le dava l'idea che fosse una donna forte, coraggiosa e con un cuore grande, anche se voleva nasconderlo. Chi altro poteva sopravvivere a lungo sola in quell'inferno e portarsi dietro due animali che sembrava amare più di chiunque altro?
Ma la parola bramata non arrivò.
Ocean restò ferma in silenzio per qualche secondo, e Carol pensò stesse solo pensando a che parole usare, invece poi uscì dalla stalla senza aggiungere niente, nemmeno un affermazione, lasciandola sola con il suo vuoto, il suo dolore e la sua sete di risposte.

<< Cosa s'aspettava che le dicessi? >> domandò Ocean alla sua cavalla che brucava l'erba davanti a lei. S'era allontanata dal campo, facendo una cavalcata lungo tutta la fattoria, correndo in tondo come faceva quella bambina sulla sua bicicletta nel suo sogno. I capelli scompigliati e la frangetta che finiva negli occhi. Il vento che risuonava forte nelle orecchie e il desiderio di correre ancora più veloce, sognando di essere inseguita da chissà qualche strana creatura fantastica, o sognando lei stessa di inseguirla. Sognando di spiccare il volo. Poi, quando si era stancata, si era fermata all'ombra di un albero, distante dagli altri, con le spalle poggiate al tronco e aveva lasciato la sua cavalla libera di brucare e riposare. Come una bambina...che lascia a terra la sua bicicletta, libera di farsi gli affari suoi, e si riposa sotto una veranda leggendo e sognando di chissà quale avventura.
<< Tu credi che avrei dovuto dirle cosa? Cosa pretendeva da me? Neanche di conosciamo! >> brontolò ancora. Sapeva che Peggy la stava ascoltando, l'ascoltava sempre, lei non la tradiva mai.
<< Ma certo che la ritroverete sana e salva, si sarà fatta un sacco di amichetti folletti e avrà trovato un unicorno rosa da cavalcare. >> continuò << Ma ovvio che è morta! E' una ragazzina, lì fuori ci sono più zombie che insetti, come può salvarsi? >> e, al contrario di quello che si aspettava, dato che di solito era silenziosa, Peggy rispose con uno sbruffo. Ocean spalancò gli occhi e si rizzò sulla schiena, restando però sempre seduta con le braccia conserte << Cosa?!?! >> chiese indignata << Hai da ridire? Tu davvero credi che io stia sbagliando? Credi davvero che sia salva da qualche parte? Oh, andiamo, che sciocchezze!! >> e si lasciò ricadere con la schiena appoggiata al tronco. Pensierosa alzò gli occhi al cielo: stava cominciando a tramontare.
<< Certo, è anche vero che io al tempo avrei avuto meno chance si salvarmi di lei. I primi tempi ho rischiato la vita tante di quelle volte, e se ora sono qui è solo grazie alla mia fortuna spaccaculi. Ero davvero così imbranata! Al tempo sapevo solo....suonare e ballicchiare. >> disse le ultime due parole con un certo disgusto e astio << Avrei potuto fare l'incantatrice di zombie, che dici? >> disse ancora rivolgendosi al cavallo, assumendo un tono quasi illuminato, come se davvero fosse stata una buona idea. Il cavallo sbruffò ancora. E Ocean scoppiò a ridere << Ti sono mancata di' la verità! >> e si alzò in piedi << Andiamo, torniamo a casina che dici? Mi sta venendo una certa fame, e credo che l'erba mi starebbe indigesta, mica come te. Mangiona. >> Si avvicinò a Peggy, le fece altre due carezze sul collo, poi le saltò in groppa e si avviarono lentamente verso la stalla.
<< Vedi però di non abituarti troppo, bella mia. Non ho nessuna intenzione di socializzare con queste persone. Ho chiuso con gli esseri umani, lo sai. Non affezionarti anche tu come ha fatto Max, che poi mi tocca tenermi non uno ma ben due animali piangioni. >>
Durante il viaggio di ritorno Ocean spesso si era fermata sotto a degli alberi, cercando di strappare qualche rametto piccolo e ammucchiandoli in una sacchetta appesa in sella. Era rimasta a corto di frecce, se ne sarebbe fatte di altre: bastava dare un minimo di punta a quei rametti. Non era un'esperta, non lo era mai stata e non sapeva nemmeno se fosse stata una buona idea...ma, così come per la spada e le daghe, non le importava essere esperta. Le importava essere capace di uccidere, il resto era superfluo.
Lasciò la sua cavalla alla stalla, preoccupandosi di controllare che avesse acqua e cibo a sufficienza, le tolse la sella di dosso per darle più libertà, le diede una veloce pulita e infine la salutò con una carezza e un bacio sul collo. Il cavallo in risposta sbruffò di nuovo.
Si avvicinò "al campo", la zona di giardino dove erano state piantate tende e dove sembravano essersi stabilite tutte quelle persone << La casa puzza troppo di muffa? >> chiese alla moretta che stava china vicino al fuoco, che alzò lo sguardo un po' spaventata, probabilmente sorpresa per la domanda improvvisa...e forse perchè neanche l'aveva sentita avvicinarsi, presa com'era dai suoi pensieri.
<< Come? >> chiese Lori guardando la ragazza nuova.
<< Siete tutti qui fuori e nessuno usufruisce di quello splendore laggiù. Mi chiedevo se non ci fosse qualche fantasma dentro. >>
<< Oh, no. Hershel..quella è casa sua. Noi siamo suoi ospiti. >> spiegò vagamente.
<< Allora siete voi quelli che puzzano. Non ho mai visto nessuno trattare così degli ospiti. >> disse Ocean guardandosi attorno, voleva studiare un po' la zona, visto che doveva viverci qualche giorno voleva sapere dove dirigersi per le sue esigenze.
<< No >> disse ancora Lori accennando un sorriso << Lui...ci siamo appena conosciuti, ecco. E' un po'... >>
<< Capisco. >> la interruppe Ocean << Nonnetto scorbutico e spaventato, come tutti noi del resto. Ormai non ci si fida più nemmeno della nostra stessa ombra. >> E Lori rispose con un sorriso di accordo e un cenno del capo.
<< Senti, hai idea di dove posso trovare un coltello. Uno bello affilato magari. >> chiese Ocean cambiando discorso. In realtà era solo quello che voleva chiederle, non le interessavano i retroscena tra coinquilini, ma aveva sbagliato la domanda di "prima confidenza".
Lori parve turbata della richiesta e si guardò attorno, come se la risposte si trovasse scritta lì da qualche parte << No...io non credo tu... ecco... >>
<< Oh, capisco. La nuova arrivata che subito ha cercato di uccidere il cretino, perchè fidarsi, certo. >> la interruppe di nuovo Ocean e dopo un sorriso di cortesia, che sembrava più una presa in giro, le mostrò uno dei rami che aveva raccolto << Non voglio uccidere nessuno. Se vuoi me ne resto qui mentre il tuo amico mi tiene la pistola puntata alla tempia, se ti fa sentire più sicura. Ho finito le frecce, voglio solo farmene di nuove. >> E lori parve sollevata. Anche se le avevano detto di non fidarsi troppo di lei, comunque le era sembrata convincente. Ma titubò ancora. E Ocean si lasciò cadere a terra, lì dov'era, incrociando le ginocchia << Sto qui. Non mi muovo, Giuro. Sparami se non lo faccio. >> odiava elemosinare in quella maniera, l'avevano praticamente "spogliata" e la tenevano prigioniera. Dove diavolo era andata a finire? Era grata per il salvataggio, grata per il cibo e l'acqua, ma a che prezzo? Senza armi e con un'esplicita richiesta di restare perchè serviva, che sembrava più una minaccia che una richiesta. Già li detestava.
Lori annuì e si alzò, andando a prendere il famoso coltello. Ocean rimase così qualche minuto sola, e ne approfittò per guardarsi ancora attorno. C'era un camper parcheggiato lì vicino, e aveva notato che non mancava mai nessuno sul suo tetto a guardare il panorama. Doveva essere la "torretta di guardia". Poi alcune macchine parcheggiate lì vicino, e vide lì Rick, Andrea e lo Stronzo (che avevano detto si chiamava Shane, ma Stronzo suonava meglio) che discutevano tra loro, guardando qualcosa poggiato sul cofano. Ricordò le parole di Carol: "Stanno cercando sua figlia."
Spostò ancora lo sguardo verso sinistra, studiando tutto quello che la circondava. Vide non troppo distanti il suo Max che giocava col ragazzino:non avevano smesso un secondo quel giorno, se non per mangiare. Continuavano a correre, ridere, fare gare e giochi di vario tipo. Sembravano felici tutti e due.
Sentì un rumore alla sua destra, e subito si voltò a guardare che succedeva. Una delle tende si era aperta e il balestriere era uscito fuori, sempre con il suo sguardo truce, gli occhi piccoli già di loro erano quasi sempre socchiusi, a scrutare, perlustrare e fulminare. Che problemi aveva quel ragazzo col mondo? Perchè sembrava costantemente incazzato?
Ovviamente non potè fare a meno di notare l'ospite indesiderata, resa forse ancora più curiosa dal fatto che fosse buttata a terra, invece di utilizzare una delle tante sedie da campeggio che c'erano lì. La guardò qualche secondo, restando fermo nella sua posizione, probabilmente chiedendosi cosa ci facesse lì....o semplicemente escogitando un modo per farla fuori e farlo sembrare un incidente.
Ocean ricambiò lo sguardo deciso, anche se con meno determinazione, e alla fine decise di fare lei il primo passo, altrimenti lì sarebbero stati per secoli a guardarsi senza far nulla e i piccioni avrebbero potuto scambiarli per statue e cagarci sopra.
<< Che vuoi? >> gli chiese semplicemente, con tranquillità e anche una certa curiosità. Che aveva da guardare?
<< Che fai qui? >> chiese lui di rimando, infastidito probabilmente.
Ocean si chiese per l'ennesima volta in quella giornata perchè tutti facessero domande così idiote, senza un minimo di buon senso. Cosa diavolo poteva farci lì, secondo lui? A raccogliere margherite? Dove doveva stare altrimenti? Dopo aver aspettato qualche secondo, giusto per far passare lo stupore, si spostò dalla sua posizione, dandosi spinte col sedere, senza alzarsi e spostandosi di qualche centimentro da dove era prima, e chiese << Qui va bene? >>
Daryl finalmente si mosse dalla sua posizione, uscendo completamente dalla tenda e andandosi a sedere su una di quelle sedie da campeggio posizionate intorno a quella sottospecie di fuoco che sembrava perennemente acceso.
<< Da dove vieni tu avete tutti quest'irritante senso dell'umorismo? >> chiese mentre si chinava in avanti, verso quello che sembrava un pentolone e raccolse qualcosa con il mestolo, rovesciandolo poi dentro il piatto che aveva in mano, e che Ocean non aveva notato prima.
<< No, sono l'unica fortunata. Sono una specie in via d'estinzione sai? Dovreste preservarmi invece che trattarmi in questa maniera. Il wwf vi farà causa. >> Ma la battuta non scompose minimamente Daryl. Sembrava anzi averlo infastidito ancora di più. Afferò il suo cucchiaio e lo usò per raccogliere il cibo dal suo piatto prima di portarselo alla bocca...e lì Ocean le vide.
Si alzò in piedi di colpo, fulminando Daryl e il suo piatto e irrigidendosi improvvisamente << Oh mio Dio, quelle sono patate?!?! >> urlò quasi grugnendo, con lo sguardo di un lupo affamato che ha appena visto un agnellino indifeso. Daryl la guardò mettendo per la prima volta dello stupore nel suo sguardo, oltre all'ostilità.
<< Le voglio anche io!!! >> insistette lei, ed ora era passata dal lupo affamato a essere una bambina capricciosa dentro un negozio di caramelle.
Lori tornò con il coltello richiesto e glielo porse, incurante di quello che stava succedendo al momento e non notante la famelicità della ragazza che aveva puntato al piatto di Daryl come un aquila punta un topino. Ocean guardò il coltello, lo prese e poi guardò Lori << E con questo che ci faccio? Dov'è il mio piatto? >>
<< Ma... tu avevi chiesto... >> disse Lori confusa, irritandosi un po' per il modo in cui veniva trattata e presa in giro, ma prima che potesse aggiungere altro Ocean sembrò ritornare in sè << Ah, già, te l'avevo chiesto per le frecce. >> e lo lasciò cadere a terra, come una lattina vuota ormai inutile, e tornò a guardare il pentolone.
<< Penso abbia fame. >> disse Daryl a Lori, anticipando qualsiasi altro delirio della ragazza, evitando di mandare ulteriormente in confusione la donna.
<< Oh, si tantissima fame! Tantissima. Fame. >> disse Ocean guardando Lori con occhi supplichevoli. La cosa metteva in imbarazzo la donna, che per un attimo le sembrò di trovarsi di fronte a comico che stava solo cercando di fargli uno scherzo, ma non rifiutò la richiesta e fornì anche ad Ocean di un piatto e un cucchiaio.
Ocean si fiondò letteramente sulla sua porzione, e quasi le si inumidirono gli occhi.
<< Dio, sono la cosa più buona abbia mai mangiato. >> disse prima di mettersi in bocca un'altra cucchiaiata e in pochi secondi il piatto venne spazzolato. Era stato uno dei momenti che da tempo aveva sognato: poter mangiare cibo fresco, magari delle verdure, e non più stupide scatolette insapori. Quello sicuramente era un valido argomento per restare qualche giorno in più...non per sempre, ma allungare magari la sua permanenza di qualche giorno.
<< Mi chiedo come ci siate riusciti a fare la bellavita qui, mentre il mondo fuori va in fiamme. Sembra ci sia una specie di cupola sopra questa fattoria che la protegge. >> disse Ocean porgendo il piatto spazzolato a Lori.
<< Si, siamo stati fortunati a trovarla. >> disse la donna.
<< No, siete fortunati che ancora non vi sia successo nulla! >> quasi la corresse Ocean prima di decidere di tornare all'impiego che voleva fare inizialmente. Daryl stava ancora lì, che mangiava molto lentamente e continuava a osservare la nuova arrivata, probabilmente non molto convinto sulla sua tranquillità e sul fatto che fosse innoqua.
Lori invece, che lì non doveva fare niente, si allontanò tornando agli affari suoi, lasciando Ocean al suo lavoro di costruzione frecce, che non sembrava andare troppo bene. Aveva creduto sarebbe stato più semplice, invece quel maledetto coltello non scorreva dove doveva, e spesso e volentieri si incastrava in un taglio troppo profondo, non proseguendo e Ocean doveva riprendere dall'inizio.
Al terzo ramo eliminato perchè ormai distrutto e per nulla affilato come desiderava Daryl non potè che constatare << Sei un'imbranata. >>
<< Prego, scusa?! >> chiese Ocean infastidita dal commento non richiesto. Era già abbastanza umiliante e imbarazzante senza che un cretino qualsiasi intervenisse a commentare.
<< Sei un'incapace. >> sottolineò ancora lui.
<< Scusami tanto se non sono nata imparata come te, Stallone, ma è la prima volta che ci provo! >> brontolò Ocean innervosita e puntandogli il coltello contro, a mo' di minaccia.
<< Fin'ora frecce infinite? >> chiese con ironia Daryl.
<< Le raccoglievo in giro...e poi non le usavo molto. Preferisco il corpo a corpo. >> ma perchè si fermava a dar giustificazioni a lui, poi? Perchè diavolo gli rispondeva pure?
<< Cioè sei un incapace anche a tirar con l'arco. >> continuò lui. Ocean trattenne un urlo, ma non lo sguardo fulminante. Respirò qualche secondo per ritrovar la calma e poi rispose semplicemente << Ma perchè non vai a importunare qualcun altro? Che so....qualche zombie ad esempio? Magari con un bastoncino e basta. E' molto divertente, te lo assicuro. >>
<< L'unica cosa che hai di affilato è la lingua, e magari neanche quella. Mi chiedo con che miracolo tu sia sopravvissuta finora. >> continuò lui incurante delle risposte della ragazza.
Ocean d'istinto tirò fuori la lingua, mostrandogliela, e la indicò cercando di dire (per quanto uno riesca a parlare con la lingua fuori) << Non è affilata, guarda! E' normale! >> e la ricacciò dentro << E poi che t'importa "Come" sono sopravvissuta? L'importante è che l'ho fatto! >>
<< Mi chiedevo cosa avresti fatto se non fosse arrivato Rick a prenderti. >> continuò Daryl. Sembrava averci preso gusto. Perchè non tornava a starsene zitto come aveva fatto finora? Cosa gli era preso tutto all'improvviso? Tutta quella loquacità improvvisa avrebbe potuto ucciderlo...Ocean avrebbe potuto ucciderlo.
<< Li cucinavo per cena, così mi sfamavo. >> disse con sarcasmo pungente << Mai successo di aver bisogno di una mano da parte di qualcuno, diamine? >>
<< Non che io ricordi, e comunque sia se ne avessi avuto bisogno avrei certo evitato di viaggiare solo. >>
<< Ma cosa cazzo avete tutti contro chi viaggia solo? >> gridò Ocean esasperata alzandosi in piedi. Era l'ennesima volta che glielo "veniva rinfacciato" quel giorno, tutti a sottolineare quel punto, come se un gruppo fosse essenziale per riuscire ad andare avanti. Lei non aveva un gruppo, eppure era viva, era così sbagliato?
<< Non voglio ritrovarmi attaccata al culo teste di cazzo come te, che rompono i coglioni su quanto sia imbranata a spuntare degli stupidi ramoscelli per farne delle frecce! >> gridò ancora lanciando il ramoscello che aveva in mano contro il ragazzo, non colpendolo, ma non era quella la sua intenzione. Mollò tutto lì, facendo cadere a terra il coltello che le era stato prestato, e tirando un calcio al resto dei ramoscelli si allontanò velocemente. Non era lì neanche da un giorno e già non li sopportava più e desiderava andarsene.
<< Non credi di aver esagerato un pochino? >> chiese una voce femminile alla sinistra di Daryl: era Andrea. Aveva finito di pianificare e discutere con Rick, che ora era rientrato a parlare di nuovo con Hershel. L'indomani mattina avrebbero ripreso le ricerche di Sophia, ora era troppo tardi, il tramonto era ormai inoltrato e presto si sarebbe fatto buio.
<< Forse dovremo cercare di essere un po' più accoglienti con lei. E' stata tre giorni su un albero con la morte sotto i piedi, e ora ha bisogno di rimettersi. Capisco che il gesto improvviso contro Shane possa aver spaventato, ma capisco che era arrabbiata perchè l'aveva lasciata lì, non credo debba esser...>> ma Daryl la interruppe con un "puah" e un << Tutti vorrebbero uccidere Shane. >> e si alzò in piedi pronto per andarsene.
<< E allora perchè ti comporti così con lei? >> chiese ancora Andrea prima di lasciarlo andare via.
<< Non sappiamo chi è e cosa sappia fare, per ora è solo una bocca in più da sfamare. >> rispose lui mentre già si incamminava, senza darle tempo di ribattere ancora. Era una giornataccia, lo dovevano lasciare in pace.

   
 
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