Simbionti
Il
rumore delle cicale in lontananza era l'unico che si riusciva a
percepire. Il sole caldo nel cielo faceva risplendere la distesa
dorata che le si parava di fronte: una distesa di campi, e
nient'altro. Un fienile in lontananza, abbandonato forse, ma era
l'unica costruzione nel giro di molti metri. E poi, più in
la, quasi
al confine dell'orizzonte, un bosco che circondava e nascondeva
l'intera fattoria. Probabilmente era grazie a quel bosco se erano
riusciti a vivere lì a lungo, in pace e serenità,
senza temere
niente. E la recizione aveva aiutato molto.
Ocean
guardò davanti a sè, osservando lo spettacolo che
aveva davanti con
un pizzico di gioia. Delle scintille le solleticavano il cuore, ed
era una sensazione che non provava da talmente tanto tempo che quasi
risultava una novità, come se mai avesse avuto modo di
essere felice
in precedenza. Dimentica di quanto invece una volta aveva riso. Tutto
era cambiato talmente tanto in fretta e con tanta irruenza che la sua
vita era stata spazzata via da un'onda, e ora non c'erano altro che
sterpaglie superstiti e terriccio fangoso. L'oceano aveva trascinato
in sè ogni cosa.
Fece
un respiro profondo, socchiudendno gli occhi e apprezzando dopo tanto
tempo l'aria tiepida che le attravarsava le narici, arrivando
all'altezza del petto e donandole leggerezza. Una leggera brezza si
sollevo all'ombra di quella verandina, facendole svolazzare la punta
dei capelli raccolti in una coda di cavallo, e qualche ciocca ribelle
che mai stava al suo posto. E così, con gli occhi socchiusi,
immersa
in quella pace e leggerezza, con solo il rumore del silenzio e delle
cicale in sottofondo, un'immagine si fece strada nella sua mente e la
fece di nuovo sorridere. Incredibile come in così poco tempo
aveva
sorriso così tante volte, stava veramente cominciando a
credere
nella magia di quel posto. Una piccola villetta di campagna, questo
vide. Dal colore giallino un po' sbiadito dal sole, i campi alle sue
spalle, non troppo grandi ma abbastanza da accogliere molti alberi e
piantagioni, e un cortiletto sterrato di fronte. Era una giornata
d'estate, le cicale cantavano incessanti, allegre e piene di energia,
le tendine alle finestre aperte della casa svolazzavano a ogni soffio
di vento. Dall'interno della casa era possibile sentir uscire il
delizioso profumo del sugo appena messo sul fuoco, un sugo che era
stato appena preparato passando i pomodori maturi raccolti proprio
quella mattina, e lasciando il loro inebriante profumo per tutto il
cortile. E lì, in quel cortile profumato, una bambina di 8
anni
correva e girava sopra la sua biciclettina, suonando ogni tanto il
campanello, senza motivo apparente, solo perchè la
divertiva. Aveva
corti capelli neri, leggermente mossi, ma talmente arruffati per i
suoi giochi che era impossibile capire quale fosse la sua reale
piega, e una frangettina le ricadeva sugli occhi, tanto fastidiosa
che a volte con una veloce manata se li scostava di lato,
arrufandoseli ancora di più. Pomeriggi interi passati a
correre e
girare su quella bicicletta, sentendo il delizioso profumo che veniva
dalla casa, ogni volta diverso, ma sempre presente, come si in quella
casa non si facesse altro che cucinare. Poi quando si stancava faceva
cadere la bicicletta rosa per terra, incurante del fatto che potesse
rovinarsi, e correva sulla veranda, dove si stendeva sul pavimento in
marmo, all'ombra, e leggeva qualche libro che la mamma gli regalava
abitudinariamente. Le sue storie preferite erano quelle di cavalieri,
draghi e elfi, che si lanciavano all'avventura, armati di spade e
archi, pronti a sconfiggere il male, sopravvivendo anche alle
peggiori condizioni.
Ocean
riaprì gli occhi lentamente, abbandonando a malincuore quel
sogno ad
occhi aperti, e tornando alla realtà che le si piazzava
davanti. La
zona era pacifica, non si vedeva nessuno zombie in lontananza e tutti
si comportavano normalmente per niente spaventati, era sicuramente
un'oasi quella in cui era incappata. Ma un'oasi che presto sarebbe
svanita, lasciando spazio solo a sabbia e alla consapevolezza che era
stato solo un miraggio. Niente in quel mondo si salvava...prima o poi
anche quel meraviglioso miraggio sarebbe svanito lasciando i suoi
superstiti assetati e affranti.
Percorse
la veranda velocemente, ascoltando con piacevolezza il rumore che i
suoi stivali in pelle producevano, e scese per le scalette avviandosi
alla ricerca della stalla, dove avrebbe riabbracciato la sua Peggy.
Chissà quanto sarebbe stata felice di rivederla. Avevano
affrontato
insieme le peggiori condizioni e questo le aveva rese ancora
più
legate. Aveva sempre sentito parlare della favolosa amicizia che
poteva instaurarsi tra cavallo e cavaliere, ma solo vivendolo aveva
potuto capire realmente cosa fosse: si diceva che un cavallo poteva
arrivare a fidarsi talmente tanto del suo cavaliere che si sarebbe
lanciato senza timore perfino nella lava, se glielo avesse ordinato,
nonostante i cavalli fossero famosi per il loro poco coraggio. Solo
per questo motivo i cavalli potevano essere portati in battaglia, ai
tempi in cui si combattevano le guerre con le spade. Nessun animale
si sarebbe mai lanciato con tanto furore e sicurezza contro un
esercito armato che urla e spara frecce, qualunque animale sarebbe
fuggito in preda al panico, ma non i cavalli. I cavalli restavano
lì,
fieri e orgogliosi, e correvano quanto il loro cavaliere ordinava,
perchè nel cuore sentivano che finchè sarebbero
stati insieme
niente avrebbe potuto far loro del male.
Costeggiò
la casa, girandole praticamente attorno, finchè non
riuscì a
trovare la stalla di cui Heshel aveva parlato. Sorrise, già
pregustandosi il momento in cui Peggy l'avrebbe rivista, e si
avvicinò velocemente. La stanchezza, la debolezza e la fame
le aveva
messe da parte. Aveva avuto modo di bere, mangiare e riposare un po',
ma il sole era ancora alto nel cielo e lei non aveva intenzione di
starsene chiusa in casa. E poi starsene nel letto a far nulla le
metteva agitazione.
Si
avvicinò all'entrata e percepì l'inconfondibile
"odore di
cavallo": fieno, sterco e gli odori degli animali. Si sentì
a
casa, ma qualcuno ruppe la magia.
<<
Lasciami in pace! >> sentì dire con un certo
astio da qualcuno
all'interno, con un voce sofferta. Si affacciò curiosa di
capire chi
stesse litigando, senza preoccuparsi di farsi notare...i tempi
cambiavano ma gli istinti pettegoli delle donne no. E Ocean era
sempre stata una a cui piaceva farsi gli affari degli altri.
Un
uomo si avviava verso l'uscita della stalla, lasciando sola una donna
dallo sguardo preoccupato. Le ci volle un po' ad attribuire i nomi ai
volti: Daryl e Carol. Daryl sembrava zoppicasse leggermente, e si
stringeva il fianco con una mano, probabilmente poco prima doveva
aver avuto una qualche disavventura che l'aveva lasciato non poco
ferito. Carol invece restava dritta, in silenzio, con lo sguardo
fisso sull'uomo che prima di uscire dal fienile non si trattenne in
uno << Stupida puttana >>. Ocean si
scostò, facendo
passare lo scimmione incazzato, non vergognandosi però di
fissarlo,
mentre si allontanava, con uno sguardo un po' divertito. Era sicura
che qualunque cosa avesse fatto Carol per farlo incazzare, non era
certo abbastanza da meritare un simile trattamento. Non faticava a
credere che Daryl l'avesse trattata male gratuitamento, il suo
caratteraccio scorbutico glielo si poteva leggere in faccia.
Ma
lui, passandole davanti, neanche la degnò di uno sguardo e
proseguì
dritto per la sua strada, non impedendo ai vari dolori di evitargli
una camminnata ondeggiante da figo, che pensandoci bene Ocean non
gliela vide neanche troppo fuori luogo. Alla fine se una si fermava a
osservarlo bene, cercando di andare oltre gli occhi che uccidono e
l'aura da cretino stronzo, si poteva scorgere sotto quello spesso
strato di sudore puzzolente un fisico che sembrava abbastanza ben
fatto. E accennando un sorriso malizioso, continuando a fargli una
radiografia accurata mentre si allontanava, Ocean si ritrovò
a
pensare "Però! Gli zombie hanno scelto bene chi risparmiare."
Perso
di vista Daryl, si decise alla fine ad entrare a salutare la sua
Peggy che sicuramente aveva già esultato da tempo, sentendo
il suo
odore. Aveva perciò perso il momento migliore, che peccato.
<<
Carino, eh?! >> disse ironica rivolta a Carol, non certo
riferendosi alla sua scoperta in fatto di bellezza fisiche
attualmente presenti, quelli erano pensieri che era meglio tenere per
sè, ma riferendosi al "carinissimo" modo in cui era stata
trattata la povera donna. Ma a quanto pare lei non capì
niente,
perchè rispose arrossendo e balbettando.
Ocean
si avvicinò alla sua cavalla e cominciò ad
accarezzarla,
avvicinandosi col volto alle sue orecchie e cominciando a sussurrarle
parole confortanti e di saluto. Poi tornò a guardare Carol,
un po'
scocciata che la sua affermazione non fosse stata compresa
<<
Intendevo per come ti ha trattata! >>
specificò sbuffando. Ma
che aveva da balbettare tanto, non era certo da meravigliarsi se
Mister Muscolo avesse fatto strage di cuori in quel campus, e di
certo non le interessava sapere tutti i retroscena amorosi, non amava
Beautiful in passato, figuriamoci ora che aveva sviluppato quel
profondo odio nauseato verso chiunque.
<<
Ah >> Carol sembrò tirare un sospiro di
solievo << E'
normale. Fa così con tutti. >>
<<
Immagino >> disse ancora sarcastica Oecan, continuando ad
accarezzare la sua cara Peggy, e continuando di tanto in tanto ad
appoggiare il suo viso sul collo dell'animale. Un contatto fisico in
un chiaro segno d'affetto. Erano state lontane tre giorni, e aveva
temuto di averla perduta per sempre, e probabilmente anche la cavalla
aveva avuto lo stesso timore. Sola senza la protezione e la sicurezza
delle carezze e delle parole della sua padroncina, probabilmente per
questo motivo aveva seguito Max fino alla fattoria. Era l'unico su
cui poteva fidarsi, l'unico che gli era rimasto e che conosceva.
Sapeva di esserle mancata, lo percepiva, percepiva il suo stato
d'animo ora rilassato, e lo immaginava anche, per questo non smise di
parlarle, usando sempre un tono di voce molto basso e calmo, per
infonderle tranquillità, e anche per mantenere una certa
privacy
data la presenza di una sconosciuta.
<<
Tu... >> prese la parola Carol, col tono di una che ha
tutta
l'intenzione di cambiare discorso << ...Sei stata sola
lì
fuori a lungo? >>
<<
Tu quanto tempo sei stata "lì fuori"? >> le
chiese
di rimando Ocean. Che razza di domande facevano abitudinariamente in
quel gruppo? O avevano una pessima fantasia e un pessimo buon senso,
o avevano una pessima capacità relazionale.
<<
Abbastanza direi. Ma io non ero sola. >> rispose Carol
avvicinandosi alla ragazza. Ok, voleva fare amicizia, ormai era
appurato. Ocean la squadrò per un secondo, la sua intenzione
era di
fermarsi lì solo qualche giorno, fare amicizia era l'ultimo
dei suoi
desideri. Quelle persone dovevano lasciarla in pace! Ma non
negò a
se stessa che fare due chiacchiere con un essere umano era piacevole,
così non le negò le sue risposte.
<<
Neanche io. >> disse guardando la sua Peggy
<< Avevo
lei.E Max. >>
<<
Max? >> chiese Carol non capendo subito di chi stesse
parlando,
ma presto la lampadina si accese perchè disse
<< Ah, il cane!
Ma...io intendevo compagnia umana. >>
<<
No, nessuno. Sola. >> disse Ocean regalandole addirittura
un
sorriso << E non sai quanto sia stata felice di questo
per
tutto questo tempo. >>
<<
Come hai fatto? >> chiese Carol voltando lo sguardo alla
cavalla, e stranamente la domanda sembrava interessarle più
del
dovuto << Come hai fatto a sopravvivere sola? Senza
nessuno che
ti... >>
<<
Che mi proteggesse? >> l'anticipò Ocean
<< Cara, non
siamo menomate paraplegiche! Due braccina ce l'hai anche tu, puoi
usarle per fare qualcosa che non sia fare il bucato, sai?
>>
<<
Si, ma...io non sarei stata capace. Sono così...debole.
>> nel
tono della donna si poteva cogliere tutto il desiderio di non essere
così, tutto il desiderio di diventare più forte
ed essere in grado
di difendersi da sola. Il desiderio di fare qualcosa....ma la paura
di non riuscirci.
Ocean
colse tutto questo, e stupendosi con se stessa, quasi arrabbiandosi
perchè stava superando il limite che si era posta,
provò
compassione.
<<
Non ho fatto educazione fisica a scuola negli ultimi 3 anni. Avevo le
mestruazioni tutte le settimane...o comunque questo era quello che
dicevo al mio professore. Ero un tricheco in ogni cosa, mi vergognavo
troppo, eppure non ero così grassa...ero semplicemente
imbranata. E
debole. Poi ho passato il resto dei miei anni seduta su un divano a
giocare ai videogames e studiare di tanto in tanto, anche se a dire
degli altri avrei dovuto dare priorità alla seconda. Ti
sembra la
storia di una ragazza forte? >> disse Ocean mentre apriva
il
cancellino del box del cavallo, per entrarvi, e cercò con lo
sguardo
la sella. La SUA sella. Carol si lasciò scappare un sorriso
e negò
con la testa.
<<
Comincia a impugnare un coltello con intenzioni diverse da quelle di
voler tagliare il pane, e comincia a ficcarti in testa che l'unica
persona che veramente può pararti il culo e proteggerti sei
solo tu
stessa. Gli altri sono scudi di passaggio, mandati dalla fortuna.
Devi convincerti che sei sola in tutto questo, non mettere la tua
vita in mano agli altri potrebbero lasciarla cadere per sbaglio e
allora non avrai neanche il tempo di piangerti addosso.
>>
disse prima di afferrare la sella, posta lì vicino e
riavvicinarsi
alla sua cavalla << Ci andiamo a fare una passeggiata,
Peggy?
Che dici? >> disse alla cavalla sempre col suo tono dolce
e
pacato, completamente diverso da quello che solitamente rivolgeva
alle persone. E cominciò a fissare la sella sul dorso
dell'animale.
Carol
sembrava persa nei suoi pensieri, per quanto le cose che Ocean le
aveva detto fossero delle più stupide e banali, a cui ci
poteva
arrivare anche da sola, le aveva dato molto da pensare. E Ocean ebbe
il tempo di fissare la sella a dovere, senza ulteriori interruzioni.
Poi prese le redini e cominciò ad avviarsi verso l'uscita, e
solo
allora Carol sembrò svegliarsi dal suo incantesimo e con
voce un po'
imbarazzata le rivolse nuovamente parola, benchè ormai fosse
di
spalle e distante da lei << Sai... >>
cominciò per
attirare la sua attenzione, e fece un'altra piccola pausa imbarazzata
<< ...Mia figlia...mia figlia è lì
fuori. Sola. >> E
abbassò lo sguardo, sofferente e malinconica.
Ocean
stette in silenzio, aspettando che aggiungesse altro, perchè
era
questo che sembrava volesse fare e invece stette zitta.
<< Mi
dispiace. >> le disse allora, per rompere il silenzio,
anche se
sentiva che le sue parole erano dettate solo dalla circostanza. Non
erano sentite davvero.
<<
E' ancora una ragazzina. >> piagnucolò Carol
<< La
stiamo cercando, è così che Andrea e Rick ti
hanno trovata. Vorrei
tanto che in questo momento fosse come te... >> e
aspettò.
Aspettò una risposta...una parola di conforto da parte di
quella
donna che non conosceva affatto, ma che le aveva subito dato una
buona impressione. Le dava l'idea che fosse una donna forte,
coraggiosa e con un cuore grande, anche se voleva nasconderlo. Chi
altro poteva sopravvivere a lungo sola in quell'inferno e portarsi
dietro due animali che sembrava amare più di chiunque altro?
Ma
la parola bramata non arrivò.
Ocean
restò ferma in silenzio per qualche secondo, e Carol
pensò stesse
solo pensando a che parole usare, invece poi uscì dalla
stalla senza
aggiungere niente, nemmeno un affermazione, lasciandola sola con il
suo vuoto, il suo dolore e la sua sete di risposte.
<<
Cosa s'aspettava che le dicessi? >> domandò
Ocean alla sua
cavalla che brucava l'erba davanti a lei. S'era allontanata dal
campo, facendo una cavalcata lungo tutta la fattoria, correndo in
tondo come faceva quella bambina sulla sua bicicletta nel suo sogno.
I capelli scompigliati e la frangetta che finiva negli occhi. Il
vento che risuonava forte nelle orecchie e il desiderio di correre
ancora più veloce, sognando di essere inseguita da
chissà qualche
strana creatura fantastica, o sognando lei stessa di inseguirla.
Sognando di spiccare il volo. Poi, quando si era stancata, si era
fermata all'ombra di un albero, distante dagli altri, con le spalle
poggiate al tronco e aveva lasciato la sua cavalla libera di brucare
e riposare. Come una bambina...che lascia a terra la sua bicicletta,
libera di farsi gli affari suoi, e si riposa sotto una veranda
leggendo e sognando di chissà quale avventura.
<<
Tu credi che avrei dovuto dirle cosa? Cosa pretendeva da me? Neanche
di conosciamo! >> brontolò ancora. Sapeva che
Peggy la stava
ascoltando, l'ascoltava sempre, lei non la tradiva mai.
<<
Ma certo che la ritroverete sana e salva, si sarà fatta un
sacco di
amichetti folletti e avrà trovato un unicorno rosa da
cavalcare. >>
continuò << Ma ovvio che è morta!
E' una ragazzina, lì fuori
ci sono più zombie che insetti, come può
salvarsi? >> e, al
contrario di quello che si aspettava, dato che di solito era
silenziosa, Peggy rispose con uno sbruffo. Ocean spalancò
gli occhi
e si rizzò sulla schiena, restando però sempre
seduta con le
braccia conserte << Cosa?!?! >> chiese
indignata <<
Hai da ridire? Tu davvero credi che io stia sbagliando? Credi davvero
che sia salva da qualche parte? Oh, andiamo, che sciocchezze!!
>>
e si lasciò ricadere con la schiena appoggiata al tronco.
Pensierosa
alzò gli occhi al cielo: stava cominciando a tramontare.
<<
Certo, è anche vero che io al tempo avrei avuto meno chance
si
salvarmi di lei. I primi tempi ho rischiato la vita tante di quelle
volte, e se ora sono qui è solo grazie alla mia fortuna
spaccaculi.
Ero davvero così imbranata! Al tempo sapevo solo....suonare
e
ballicchiare. >> disse le ultime due parole con un certo
disgusto e astio << Avrei potuto fare l'incantatrice di
zombie,
che dici? >> disse ancora rivolgendosi al cavallo,
assumendo un
tono quasi illuminato, come se davvero fosse stata una buona idea. Il
cavallo sbruffò ancora. E Ocean scoppiò a ridere
<< Ti sono
mancata di' la verità! >> e si alzò
in piedi <<
Andiamo, torniamo a casina che dici? Mi sta venendo una certa fame, e
credo che l'erba mi starebbe indigesta, mica come te. Mangiona.
>>
Si avvicinò a Peggy, le fece altre due carezze sul collo,
poi le
saltò in groppa e si avviarono lentamente verso la stalla.
<<
Vedi però di non abituarti troppo, bella mia. Non ho nessuna
intenzione di socializzare con queste persone. Ho chiuso con gli
esseri umani, lo sai. Non affezionarti anche tu come ha fatto Max,
che poi mi tocca tenermi non uno ma ben due animali piangioni.
>>
Durante
il viaggio di ritorno Ocean spesso si era fermata sotto a degli
alberi, cercando di strappare qualche rametto piccolo e
ammucchiandoli in una sacchetta appesa in sella. Era rimasta a corto
di frecce, se ne sarebbe fatte di altre: bastava dare un minimo di
punta a quei rametti. Non era un'esperta, non lo era mai stata e non
sapeva nemmeno se fosse stata una buona idea...ma, così come
per la
spada e le daghe, non le importava essere esperta. Le importava
essere capace di uccidere, il resto era superfluo.
Lasciò
la sua cavalla alla stalla, preoccupandosi di controllare che avesse
acqua e cibo a sufficienza, le tolse la sella di dosso per darle
più
libertà, le diede una veloce pulita e infine la
salutò con una
carezza e un bacio sul collo. Il cavallo in risposta sbruffò
di
nuovo.
Si
avvicinò "al campo", la zona di giardino dove erano state
piantate tende e dove sembravano essersi stabilite tutte quelle
persone << La casa puzza troppo di muffa?
>> chiese alla
moretta che stava china vicino al fuoco, che alzò lo sguardo
un po'
spaventata, probabilmente sorpresa per la domanda improvvisa...e
forse perchè neanche l'aveva sentita avvicinarsi, presa
com'era dai
suoi pensieri.
<<
Come? >> chiese Lori guardando la ragazza nuova.
<<
Siete tutti qui fuori e nessuno usufruisce di quello splendore
laggiù. Mi chiedevo se non ci fosse qualche fantasma dentro.
>>
<<
Oh, no. Hershel..quella è casa sua. Noi siamo suoi ospiti.
>>
spiegò vagamente.
<<
Allora siete voi quelli che puzzano. Non ho mai visto nessuno
trattare così degli ospiti. >> disse Ocean
guardandosi
attorno, voleva studiare un po' la zona, visto che doveva viverci
qualche giorno voleva sapere dove dirigersi per le sue esigenze.
<<
No >> disse ancora Lori accennando un sorriso
<< Lui...ci
siamo appena conosciuti, ecco. E' un po'... >>
<<
Capisco. >> la interruppe Ocean << Nonnetto
scorbutico e
spaventato, come tutti noi del resto. Ormai non ci si fida
più
nemmeno della nostra stessa ombra. >> E Lori rispose con
un
sorriso di accordo e un cenno del capo.
<<
Senti, hai idea di dove posso trovare un coltello. Uno bello affilato
magari. >> chiese Ocean cambiando discorso. In
realtà era solo
quello che voleva chiederle, non le interessavano i retroscena tra
coinquilini, ma aveva sbagliato la domanda di "prima
confidenza".
Lori
parve turbata della richiesta e si guardò attorno, come se
la
risposte si trovasse scritta lì da qualche parte
<< No...io
non credo tu... ecco... >>
<<
Oh, capisco. La nuova arrivata che subito ha cercato di uccidere il
cretino, perchè fidarsi, certo. >> la
interruppe di nuovo
Ocean e dopo un sorriso di cortesia, che sembrava più una
presa in
giro, le mostrò uno dei rami che aveva raccolto
<< Non voglio
uccidere nessuno. Se vuoi me ne resto qui mentre il tuo amico mi
tiene la pistola puntata alla tempia, se ti fa sentire più
sicura.
Ho finito le frecce, voglio solo farmene di nuove. >> E
lori
parve sollevata. Anche se le avevano detto di non fidarsi troppo di
lei, comunque le era sembrata convincente. Ma titubò ancora.
E Ocean
si lasciò cadere a terra, lì dov'era, incrociando
le ginocchia <<
Sto qui. Non mi muovo, Giuro. Sparami se non lo faccio.
>>
odiava elemosinare in quella maniera, l'avevano praticamente
"spogliata" e la tenevano prigioniera. Dove diavolo era
andata a finire? Era grata per il salvataggio, grata per il cibo e
l'acqua, ma a che prezzo? Senza armi e con un'esplicita richiesta di
restare perchè serviva, che sembrava più una
minaccia che una
richiesta. Già li detestava.
Lori
annuì e si alzò, andando a prendere il famoso
coltello. Ocean
rimase così qualche minuto sola, e ne approfittò
per guardarsi
ancora attorno. C'era un camper parcheggiato lì vicino, e
aveva
notato che non mancava mai nessuno sul suo tetto a guardare il
panorama. Doveva essere la "torretta di guardia". Poi
alcune macchine parcheggiate lì vicino, e vide lì
Rick, Andrea e lo
Stronzo (che avevano detto si chiamava Shane, ma Stronzo suonava
meglio) che discutevano tra loro, guardando qualcosa poggiato sul
cofano. Ricordò le parole di Carol: "Stanno cercando sua
figlia."
Spostò
ancora lo sguardo verso sinistra, studiando tutto quello che la
circondava. Vide non troppo distanti il suo Max che giocava col
ragazzino:non avevano smesso un secondo quel giorno, se non per
mangiare. Continuavano a correre, ridere, fare gare e giochi di vario
tipo. Sembravano felici tutti e due.
Sentì
un rumore alla sua destra, e subito si voltò a guardare che
succedeva. Una delle tende si era aperta e il balestriere era uscito
fuori, sempre con il suo sguardo truce, gli occhi piccoli
già di
loro erano quasi sempre socchiusi, a scrutare, perlustrare e
fulminare. Che problemi aveva quel ragazzo col mondo? Perchè
sembrava costantemente incazzato?
Ovviamente
non potè fare a meno di notare l'ospite indesiderata, resa
forse
ancora più curiosa dal fatto che fosse buttata a terra,
invece di
utilizzare una delle tante sedie da campeggio che c'erano
lì. La
guardò qualche secondo, restando fermo nella sua posizione,
probabilmente chiedendosi cosa ci facesse lì....o
semplicemente
escogitando un modo per farla fuori e farlo sembrare un incidente.
Ocean
ricambiò lo sguardo deciso, anche se con meno
determinazione, e alla
fine decise di fare lei il primo passo, altrimenti lì
sarebbero
stati per secoli a guardarsi senza far nulla e i piccioni avrebbero
potuto scambiarli per statue e cagarci sopra.
<<
Che vuoi? >> gli chiese semplicemente, con
tranquillità e
anche una certa curiosità. Che aveva da guardare?
<<
Che fai qui? >> chiese lui di rimando, infastidito
probabilmente.
Ocean
si chiese per l'ennesima volta in quella giornata perchè
tutti
facessero domande così idiote, senza un minimo di buon
senso. Cosa
diavolo poteva farci lì, secondo lui? A raccogliere
margherite? Dove
doveva stare altrimenti? Dopo aver aspettato qualche secondo, giusto
per far passare lo stupore, si spostò dalla sua posizione,
dandosi
spinte col sedere, senza alzarsi e spostandosi di qualche centimentro
da dove era prima, e chiese << Qui va bene?
>>
Daryl
finalmente si mosse dalla sua posizione, uscendo completamente dalla
tenda e andandosi a sedere su una di quelle sedie da campeggio
posizionate intorno a quella sottospecie di fuoco che sembrava
perennemente acceso.
<<
Da dove vieni tu avete tutti quest'irritante senso dell'umorismo?
>>
chiese mentre si chinava in avanti, verso quello che sembrava un
pentolone e raccolse qualcosa con il mestolo, rovesciandolo poi
dentro il piatto che aveva in mano, e che Ocean non aveva notato
prima.
<<
No, sono l'unica fortunata. Sono una specie in via d'estinzione sai?
Dovreste preservarmi invece che trattarmi in questa maniera. Il wwf
vi farà causa. >> Ma la battuta non scompose
minimamente
Daryl. Sembrava anzi averlo infastidito ancora di più.
Afferò il
suo cucchiaio e lo usò per raccogliere il cibo dal suo
piatto prima
di portarselo alla bocca...e lì Ocean le vide.
Si
alzò in piedi di colpo, fulminando Daryl e il suo piatto e
irrigidendosi improvvisamente << Oh mio Dio, quelle sono
patate?!?! >> urlò quasi grugnendo, con lo
sguardo di un lupo
affamato che ha appena visto un agnellino indifeso. Daryl la
guardò
mettendo per la prima volta dello stupore nel suo sguardo, oltre
all'ostilità.
<<
Le voglio anche io!!! >> insistette lei, ed ora era
passata dal
lupo affamato a essere una bambina capricciosa dentro un negozio di
caramelle.
Lori
tornò con il coltello richiesto e glielo porse, incurante di
quello
che stava succedendo al momento e non notante la famelicità
della
ragazza che aveva puntato al piatto di Daryl come un aquila punta un
topino. Ocean guardò il coltello, lo prese e poi
guardò Lori <<
E con questo che ci faccio? Dov'è il mio piatto?
>>
<<
Ma... tu avevi chiesto... >> disse Lori confusa,
irritandosi un
po' per il modo in cui veniva trattata e presa in giro, ma prima che
potesse aggiungere altro Ocean sembrò ritornare in
sè << Ah,
già, te l'avevo chiesto per le frecce. >> e lo
lasciò cadere
a terra, come una lattina vuota ormai inutile, e tornò a
guardare il
pentolone.
<<
Penso abbia fame. >> disse Daryl a Lori, anticipando
qualsiasi
altro delirio della ragazza, evitando di mandare ulteriormente in
confusione la donna.
<<
Oh, si tantissima fame! Tantissima. Fame. >> disse Ocean
guardando Lori con occhi supplichevoli. La cosa metteva in imbarazzo
la donna, che per un attimo le sembrò di trovarsi di fronte
a comico
che stava solo cercando di fargli uno scherzo, ma non
rifiutò la
richiesta e fornì anche ad Ocean di un piatto e un cucchiaio.
Ocean
si fiondò letteramente sulla sua porzione, e quasi le si
inumidirono
gli occhi.
<<
Dio, sono la cosa più buona abbia mai mangiato.
>> disse prima
di mettersi in bocca un'altra cucchiaiata e in pochi secondi il
piatto venne spazzolato. Era stato uno dei momenti che da tempo aveva
sognato: poter mangiare cibo fresco, magari delle verdure, e non
più
stupide scatolette insapori. Quello sicuramente era un valido
argomento per restare qualche giorno in più...non per
sempre, ma
allungare magari la sua permanenza di qualche giorno.
<<
Mi chiedo come ci siate riusciti a fare la bellavita qui, mentre il
mondo fuori va in fiamme. Sembra ci sia una specie di cupola sopra
questa fattoria che la protegge. >> disse Ocean porgendo
il
piatto spazzolato a Lori.
<<
Si, siamo stati fortunati a trovarla. >> disse la donna.
<<
No, siete fortunati che ancora non vi sia successo nulla!
>>
quasi la corresse Ocean prima di decidere di tornare all'impiego che
voleva fare inizialmente. Daryl stava ancora lì, che
mangiava molto
lentamente e continuava a osservare la nuova arrivata, probabilmente
non molto convinto sulla sua tranquillità e sul fatto che
fosse
innoqua.
Lori
invece, che lì non doveva fare niente, si
allontanò tornando agli
affari suoi, lasciando Ocean al suo lavoro di costruzione frecce, che
non sembrava andare troppo bene. Aveva creduto sarebbe stato
più
semplice, invece quel maledetto coltello non scorreva dove doveva, e
spesso e volentieri si incastrava in un taglio troppo profondo, non
proseguendo e Ocean doveva riprendere dall'inizio.
Al
terzo ramo eliminato perchè ormai distrutto e per nulla
affilato
come desiderava Daryl non potè che constatare
<< Sei
un'imbranata. >>
<<
Prego, scusa?! >> chiese Ocean infastidita dal commento
non
richiesto. Era già abbastanza umiliante e imbarazzante senza
che un
cretino qualsiasi intervenisse a commentare.
<<
Sei un'incapace. >> sottolineò ancora lui.
<<
Scusami tanto se non sono nata imparata come te, Stallone, ma
è la
prima volta che ci provo! >> brontolò Ocean
innervosita e
puntandogli il coltello contro, a mo' di minaccia.
<<
Fin'ora frecce infinite? >> chiese con ironia Daryl.
<<
Le raccoglievo in giro...e poi non le usavo molto. Preferisco il
corpo a corpo. >> ma perchè si fermava a dar
giustificazioni a
lui, poi? Perchè diavolo gli rispondeva pure?
<<
Cioè sei un incapace anche a tirar con l'arco.
>> continuò
lui. Ocean trattenne un urlo, ma non lo sguardo fulminante.
Respirò
qualche secondo per ritrovar la calma e poi rispose semplicemente
<<
Ma perchè non vai a importunare qualcun altro? Che
so....qualche
zombie ad esempio? Magari con un bastoncino e basta. E' molto
divertente, te lo assicuro. >>
<<
L'unica cosa che hai di affilato è la lingua, e magari
neanche
quella. Mi chiedo con che miracolo tu sia sopravvissuta finora.
>>
continuò lui incurante delle risposte della ragazza.
Ocean
d'istinto tirò fuori la lingua, mostrandogliela, e la
indicò
cercando di dire (per quanto uno riesca a parlare con la lingua
fuori) << Non è affilata, guarda! E' normale!
>> e la
ricacciò dentro << E poi che t'importa "Come"
sono
sopravvissuta? L'importante è che l'ho fatto!
>>
<<
Mi chiedevo cosa avresti fatto se non fosse arrivato Rick a
prenderti. >> continuò Daryl. Sembrava averci
preso gusto.
Perchè non tornava a starsene zitto come aveva fatto finora?
Cosa
gli era preso tutto all'improvviso? Tutta quella loquacità
improvvisa avrebbe potuto ucciderlo...Ocean avrebbe potuto ucciderlo.
<<
Li cucinavo per cena, così mi sfamavo. >>
disse con sarcasmo
pungente << Mai successo di aver bisogno di una mano da
parte
di qualcuno, diamine? >>
<<
Non che io ricordi, e comunque sia se ne avessi avuto bisogno avrei
certo evitato di viaggiare solo. >>
<<
Ma cosa cazzo avete tutti contro chi viaggia solo? >>
gridò
Ocean esasperata alzandosi in piedi. Era l'ennesima volta che glielo
"veniva rinfacciato" quel giorno, tutti a sottolineare quel
punto, come se un gruppo fosse essenziale per riuscire ad andare
avanti. Lei non aveva un gruppo, eppure era viva, era così
sbagliato?
<<
Non voglio ritrovarmi attaccata al culo teste di cazzo come te, che
rompono i coglioni su quanto sia imbranata a spuntare degli stupidi
ramoscelli per farne delle frecce! >> gridò
ancora lanciando
il ramoscello che aveva in mano contro il ragazzo, non colpendolo, ma
non era quella la sua intenzione. Mollò tutto lì,
facendo cadere a
terra il coltello che le era stato prestato, e tirando un calcio al
resto dei ramoscelli si allontanò velocemente. Non era
lì neanche
da un giorno e già non li sopportava più e
desiderava andarsene.
<<
Non credi di aver esagerato un pochino? >> chiese una
voce
femminile alla sinistra di Daryl: era Andrea. Aveva finito di
pianificare e discutere con Rick, che ora era rientrato a parlare di
nuovo con Hershel. L'indomani mattina avrebbero ripreso le ricerche
di Sophia, ora era troppo tardi, il tramonto era ormai inoltrato e
presto si sarebbe fatto buio.
<<
Forse dovremo cercare di essere un po' più accoglienti con
lei. E'
stata tre giorni su un albero con la morte sotto i piedi, e ora ha
bisogno di rimettersi. Capisco che il gesto improvviso contro Shane
possa aver spaventato, ma capisco che era arrabbiata perchè
l'aveva
lasciata lì, non credo debba esser...>> ma
Daryl la interruppe
con un "puah" e un << Tutti vorrebbero uccidere
Shane. >> e si alzò in piedi pronto per
andarsene.
<<
E allora perchè ti comporti così con lei?
>> chiese ancora
Andrea prima di lasciarlo andare via.
<<
Non sappiamo chi è e cosa sappia fare, per ora è
solo una bocca in
più da sfamare. >> rispose lui mentre
già si incamminava,
senza darle tempo di ribattere ancora. Era una giornataccia, lo
dovevano lasciare in pace.