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Autore: sorridimilouis    16/08/2014    4 recensioni
"Vedo che non la smetti di gruardarmi, per caso vuoi una foto? Guarda che quella dura di più" ridacchia.
Cos'ho fatto di male? Perché ora ci si mettono anche i professori?
"No, grazie" mi affretto a dire.
"Preferirei passare tutta la mia vita all'inferno, piuttosto" sputo acida, abbassando il tono di voce.
Sogghigna ancora una volta e si avvicina al mio orecchio.
"Spero di non deluderti, allora" e sussurra.
[Attenzione: questa fanfiction è presente anche su wattpad, l'ho scritta io con il mio account, non è copiata. Ci sono contenuti forti e tematiche delicate. Buona lettura.]
Genere: Erotico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Picchietto a tempo con la canzone che sta rimbombando nelle mie orecchie, le dita sulla coscia, piove, il mio sguardo si ferma sulle goccioline che scorrono su uno dei finestrini del tram sul quale sono in piedi, attaccata ad una maniglia davanti alle porte. 
La cartella pesa sulle mie spalle e mi rendo conto solo ora che una fermata e devo scendere, signore santo, tornare a scuola dopo le vacanze invernali è sempre stato un dramma per la sottoscritta. 

'Rivedere tutti i propri compagni dopo tanto tempo, che sarà mai?' penserete. 
Il vero problema qui, è che io ho un livello di sopportazione molto basso, e quel branco di caproni che infestano la classe in cui sono finita quattro anni fa non è degno della mia simpatia e gentilezza, visto che nei miei confronti loro non si risparmiano insulti di tutti i tipi.

Metto a posto il capellino nero che porto in testa e mi stringo nel cappotto mentre scendo dal mezzo di trasporto, inizio a camminare sul marciapiede leggermente ghiacciato, della via sempre gremita di macchine e persone al centro di Holmes Chapel.
Estraggo dalla tasca posteriore dei jeans un pacchetto di sigarette e l'accendino. Porto l'involucro di tabacco tra le labbra e ripongo la scatola di carta al suo solito posto, non prima di aver contato quante me ne rimangono, ne restano cinque, fino a stasera posso farcela.
Con una mano copro l'estremità della sigaretta mentre con l'altra faccio scattare la valvola di metallo, provocando prima qualche scintilla, e poi, finalmente, la fiamma che da il via al fumo per spargersi nell'aria. Rimetto anche l'accendino in tasca e continuo a camminare, non mi ero accorta di essermi fermata sotto l'acqua fino a quando qualche gocciolina non si posa sul naso, o sulla guancia destra scivolando sulla bocca e bagnando la cartina.
Mi tiro su il cappuccio -non che stia diluviando, ma i capelli bagnati mi irritano solo di più- della felpa che porto sotto il cappotto nero e accelero il passo, scorgendo in lontananza, vicino alla cabina telefonica nello spiazzo della scuola, la mia amica Rose. 
L'ho sempre distinta dalla massa, per quanto lei ne sia fottutamente uguale. 
I capelli rigorosamente sciolti, con le punte di non so quante tonalità più chiare rispetto al colore naturale, skinny jeans e giacca bianca. Non è riparata sotto nessun ombrello, il che mi fa strano, non le si rovina la piega? 

Aspiro avidamente il fumo, mandandolo giù lungo la trachea e riempiendone i polmoni. 
Mi avvicino di malavoglia, non voglio incrociare lo sguardo di nessuno di loro, tranne Rose, ovviamente. Almeno credo.

"Abby!" sorride la mia amica e io ricambio con un sorriso in certo.
"Come stai? Da quanto tempo!" continua e cerca di abbracciarmi, ma la scanso. Troppa dolcezza no.
"Bene, immagino anche tu, e l'ultima volta ci siamo viste ieri pomeriggio" ridacchio.
"Co-cosa? No, no, guarda che ti sbagli." scuote le mani in avanti, non capisco.

Non sono stupida, non mi sono immaginata un intero pomeriggio con la mia migliore amica. Insomma, non posso inventarmi tutto quello che abbiamo fatto ieri, dall'acquisto del cappellino che indosso anche ora, alle risate in camera sua. 

"Cosa cazzo.." sussurro, sta scherzando mi auguro.

Noto che continua a lanciare occhiate fugaci al gruppo dei 'compagni di classe' che la venerano come se fosse la loro dea, e ora capisco. 
Cosa credevo? Che la gente cambiasse con l'arrivo delle feste natalizie? 
Sono solo una povera stupida.
Annuisco piano e abbasso lo sguardo. Mormoro un "Capisco" e mi affretto ad entrare dentro l'infern-..amh, edificio. Spengo la cicca e la lascio cadere sull'asfalto bagnato, mentre "Perché si comporta così se dovrebbe essere la mia migliore amica?" penso e varco la soglia.
Sento le lacrime salirmi agli occhi, eppure perché? Dovrei esserci abituata ormai, dannazione.

Credo che siano troppe domande a cui trovare una risposta per essere solo le otto del mattino, magari se non ci penso è meglio. 
Dopo una serie di spallate e "Guarda dove metti i piedi, cogliona" o "Che cazzo fai?" finalmente raggiungo il mio armadietto, l'ultimo della fila, quello attaccato alla colonna portante che fa anche da stipite alla porta del bagno dei ragazzi. 
E no, non è un vantaggio, dal moemento che.. no, non ci voglio pensare, non ci devo pensare.
Giro la rotella della combinazione avanti e indietro e, anche qui, dopo un po' di pugni contro la superficie fredda e dopo una serie di imprecazioni, apro l'anta arancione di metallo estraendone i libri per la prima lezione della giornata: diritto ed economia.

Credo di aver sempre odiato questa materia, come le altre, tutto sommato. Come la scuola e i professori.
Non sono una cima, infatti, sono stata rimandata per due anni consecutivi. Non che mi interessi molto, chiariamoci. 
Sospiro e mi dirigo nell'aula 723 per assistere alla noiosissima lezione. Arrivo alla porta e scruto l'intera classe dalla soglia. Che banda di coglioni. Sono tentata di tornare indietro appena i miei occhi scorgono la figura di Rose seduta in un banco, stranamente sola, che aspetta qualcuno con una guancia appoggiata sul pugno chiuso.

Che stia aspettando me? No, impossibile. 
Ricordiamoci che lei non mi vuole vicina mentre siamo a scuola. Fa male ma è la verità.

"Signorina, ti vuoi togliere da in mezzo ai piedi?" tuona una voce roca alle mie spalle.

Con uno scatto mi giro nella direzione di provenienza della voce, scoprendone un ragazzo decisamente più alto di me, dai capelli ricci e due occhi verdi come lo smeraldo. La bocca rosea è piegata in ghigno mentre sento le risate dei miei 'compagni' rimbombare tra le mura e giungere al corridoio, travolgendomi come un uragano, ancora.

"Ma la gentilezza te l'hanno ficcata nel culo?" ribatto incazzata, sorprendendo me stessa e gli altri.

Il ghigno sulla bocca del riccio ancora di fronte a me si allarga, trasformandosi in una fragorosa risata pochi istanti dopo. 
Farò ridere, lo so.

"Fossi in te mi sposterei, sgnorina..?" continua ridacchiando.
"Benson, Abby Jai Benson." 
"Benson.. lo terrò a mente" mi sposta con un braccio facendomi sbattere poco gentilmente contro lo stipite in legno. 

Abbasso la testa e mi vado a sedere nell'ultima fila, sperando nell'arrivo immediato della signora Roberts, che plachi tutte queste risatine che, di nuovo, mi fanno sentire fuori posto. 
Il rumore che produce la sedia quando viene strisciata contro il pavimento è assordante, giro la testa verso la cattedra e vedo il ragazzo di prima che sistemma la sua borsa nera sulla sedia e si avvicina alla lavagna, prende un pennarello, e la scritta del suo, presuppongo, cognome imbratta di neero il bianco lucido.

"Styles, questo è il mio cognome. Il nome, quello, non è importante. Sono il vostro nuovo professore di diritto ed economia, portatemi rispetto, perché, neanche io vorrei essere qui." spiega veloce e si siede sulla cattedra.
"E perché è venuto, professore?" chiede seducente la voce di Tiffany, la sgualdrina di turno, anche se è la principessa delle troie in carica da quando l'ho conosciuta. Dio quanto vorrei dirglielo.

"Dopo quello che hai detto al nuovo professore pochi minuti fa, puoi fare di tutto" penso, e mi do pure ragione. Devo darmi un contegno.

"Per conoscere ragazze come te" un sorriso malizioso si fa largo sul suo volto.

Mi viene da vomitare e alzo gli occhi al cielo, cioè, al soffitto. 
Come può essere così spudorato un professore? Non crede che qualcuno lo possa denunciare? Tipo me, ad esempio. 
Devo fumare, assolutamente. Ora.
Impreco mentalmente mentre guardo l'ora su display del telefono, non ho alcuna intenzione di aspettare la fine dell'ora, soprattutto quando scopro che mancano ancora cinquanta minuti, Cristo. 
Sono maggiorenne, potrei anche uscire, ma non voglio avere altri 'scambi di opinioni' con il ragazzo. Dopotutto, ora che lo guardo bene, non sembra un professore. E' vestito con una normale camicetta nera, tre bottoni portati sbottonati lasciano intravedere dei disegni, impressi sulla pelle dall'inchiostro,  che spiccano sul suo petto, all'apparenza tonico. Le gambe sono fasciate da un paio di jeans stretto e blu, mentre ai piedi calza un paio di stivaletti marroni, non ha molto gusto. 
I ricci sono tirati indietro in modo disordinato, quando muove la testa per rivolgere il viso alle persone chiuse qua dentro, qualche volta, un ricciolo gli ricade sulla fronte e vorrei provare a risistemarglielo con le dita.  Gli occhi sono contornati da ciglia lunghe e sottile, le sopracciglia, invece, si sollevano a seconda delle espressioni facciali che assume. Le fossette contornano i suoi sorrisi, tipo quello che sta rivolgendo in questa direzione ora, forse a quella dietro, perché guarda proprio da questa parte. 
Mi giro per vedere chi è la malcapitata, ma mi accorgo che alle mie spalle vi è solo il muro giallognolo. Mi volto verso la figura del professor.. Styles, si chiamava? E noto che il suo sorriso si è trasformato nuovamente in un ghigno derisorio, il che non mi rassicura per niente. Abbassa lo sguardo e sembra stia pensando, ancora quell'espressione strafottente sul viso. Dio.. lo prenderei a sberle. 

"Benson, perché non vieni qui alla lavagna e mi spieghi tutto il programma svolto fino ad adesso?" ma questo che vuole? Non ci credo che lo sta facendo a me. Cazzo. La signorina Roberts non mi ha mai chiamata alla lavagna, sa della mia timidezza, anche se quest'oggi sembra praticamente sparita, ma gli attacchi di panico potrebbero venire lo stesso. Non li controllo, come non ho il controllo su nessuna parte di me, infatti le gambe già tremano. 

Sto andando nel panico, non dirò nulla e prenderò una F. 

"Stai aspettando la carrozza? Forza." il suo tono è più duro e la sua espressione è seria.

Scuoto leggermente la testa per negare alla sua precedente domanda. Mi faccio forza e striscio la sedia all'indietro, facendo leva sulle gambe e alzandomi in piedi, pronta a raggiungere l'altra estremità della stanza. 
Sento tutti gli occhi puntati su di me, e come biasimarli? Non sono mai stata in questa situazione, tutti i professori mi hanno sempre interrogata da sola, mentre eravamo solo io e loro, faccia a faccia. Anche quando arrivava un suplente, qualcuno lo avvertiva di questo mio 'disagio', possibile che questo energumeno non l'abbia avvisato nessuno? O magari l'hanno fatto e lui fa semplicemente come gli pare. Ho intuito più o meno che tipo è, e per questo opterei per la seconda opzione.
Deglutisco l'accumulo di saliva raggruppatosi in gola e raggiungo il muro vicino al professore.

"Cancella il mio nome, avanti" mi incoraggia severo e ubbidisco.
"Ora spiegami tutto il programma." 
"I-io.." balbetto.

Si alza dalla cattedra e le gira attorno, fermandosi alla sedia, aprendo la sua borsa ed estraendone un accumulo di fogli spiegazzati che riconosco come il registro di classe. Cerca anche una penna nella tasca posteriore della tracolla nera, trovandola e iniziando a scarabocchiare la data, in uno dei quadratini in alto al primo foglio che apre. Secondo me lo sta facendo a caso e apposta.

"Non sai le cose, non è vero?" dal tono di voce usato mi fa capire che non ammette repliche.
"Oh, caro mio, ti sbagli. Le cose le so, e te le direi anche, una ad una, te le sputerei in faccia tutte ste informazioni che non mi serviranno mai a un cazzo, se solo tu non ti ostinassi ad interrogarmi di fronte a tutti." penso e mi maledico mentalmente per non avere il coraggio di spiccicare parola. Nessuna.
"Perfetto. Alla fine delle lezioni la aspetto qui, così potremmo scambiare due chiacchere"

Il suo sguardo è fisso sulle caselle, direi che è persino concentrato mentre tiene il proprio labbro inferiore tra i denti. 
Rimango a guardarlo, anche quando si gira nuovamente verso di me e, cazzo, ecco di nuovo quel sorrisetto, che mi fa quasi paura, diciamo.

"Smettila di guardarmi, così mi sciupi" ridacchia, sollevando altre risatine, compresa quella di.. Rose. 

Cos'ho fatto di male? Perché ora ci si mettono anche i professori? 

"Ci vediamo dopo le lezioni in sala professori, non arrivare in ritardo" mi avverte, prima che la campanella suoni e lui raccolga tutte le sue cose, per poi uscire velocemente dalla stanza, lasciandomi in piedi, con i miei dubbi.

























Spazio autrice: Ehi :) allora che ne pensate? Questo capitolo non è entusiasmante ma come inizio mi sembrava buono. 

Che ne dite di Harry versione 'professore bastardo'? E della ragazzina piena di insicurezze dal nome Abby Jai Benson? 
Ovviamente, non posso svelarvi tutto subito, ma ci saranno delle sorprese lungo la storia. Ad esempio, perché harry si comporta così? E' un professore un po' insolito, non trovate? 
E perché non vorrebbe essere in quella classe? O dovrei dire, perché non vuole trovarsi in quella scuola?

Spero di avervi fatto venire un po' di dubbi, perché, fidatevi, le ultime domande che vi ho fatto hanno un senso be preciso che verrà scoperto più avanti. 

Questa fanfiction è presente anche su wattpad, l'ho scritta io e non è copiata da nessuno :)

Continuo a due recensioni. 

Fra .xx

  
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