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Autore: Hope_White_    17/08/2014    1 recensioni
Col tempo avevo imparato a stare da sola. A salvarmi da sola, a combattere nonostante ero allo stremo delle mie forze. Ormai non aspettavo più, non amavo più, e questo mi mancava perché avevo bisogno d'amore, o forse, avevo bisogno di essere amata da qualcuno.
Tratto da un capitolo:
“Perché non ti mostri per quella che sei?”
“In che senso?”
“Nel senso che tu rispondi male, fai l’acida del cazzo e poi ti sciogli con un bacio sulla guancia”
“Sai quando le persone se ne sono andate?”
“No. Quando?”
“Quando mi sono mostrata per quella che sono.”
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Shadow sei pronta? Dobbiamo andare a scuola, muoviti!”
"Niall un attimo, ora scendo!”
“Dobbiamo andare a scuola, muoviti!”
Come se non lo sapessi, come se non sapessi perché questa mattina mi sono svegliata alle sei.
Prendo lo zaino e ci dirigiamo verso il nostro incubo.
La solita noiosa routine sta per cominciare. Ti svegli, ti trascini giù dal letto, ti prepari, vai verso la scuola con le cuffiette alle orecchie, la campanella suona, entri in classe e ti siedi al solito posto, stai per cinque ore con persone che probabilmente ti stanno sul cazzo, torni a casa, ti prepari per fare studiare, e la maggior parte con scarsi risultati.
Dovremo fare qualcosa per abolire la scuola, o almeno diminuire le ore di lezione di italiano e aumentare quelle di arte, questa si che è una grande idea.
Appena mettemmo piede a scuola Louis ci venne in contro urlando e correndo come una foca ammaestrata. 
"Ragazzii!"
Disse il moro ancora affannato per la corsa.
"Dica tutto Ms.corriamo-per-tutta-la-scuola-così-da-essere-preso-per-il-culo"
"Nessuno mai si è preso gioco di me, Stevens"
"Allora mi scusi Tomlinson"
Dissi ridendo.
"Ecco, comunque volevo dirvi che questa sera c'è una festa a casa mia e siete invitati. Venite?"
"Ovvio, a che ora?"
Si azzardardó Niall. 
"Alle 20:30 finirà verso le 2 di notte, voglio fare le cose in grande!"
"Mi mancavano le tue feste!"
Erano patetici, tutti esaltati per una festa. 
"Siete davvero patetici. - sbuffai - Non potete esaltarvi così per una festa, non è niente di eclatante. Non so cosa ci trovate in una casa piena di ragazzi ubriachi e sudati. Solo al pensiero ho la nausea"
"Vedo che non sei mai andata a una festa, Shadow"
Disse il biondo. 
"Ci sono andate alle feste ma preferisco restare a casa con un bel libro da leggere"
"Ed ero io quello noioso"
Disse Niall rivolto al moro di fronte a noi.
“Non è mai troppo tardi, oggi ti aspetto a casa mia”
“Non ti prometto nulla”
Dissi scrollando le spalle. Non avevo la minima intenzione di andare a una festa, le odiavo.
“Ah, un’ultima cosa, sai dov’è Alex?”
“Abbiamo storia dell’arte alla prima ora insieme, perché?”
“Volevo invitare anche lei, glielo chiedi tu da parte mia?”
“Va bene”
Louis annuì e andò verso il suo armadietto.
“Perché odi le feste? - chiese Niall - sono la cosa più bella dell’adolescenza, è stupido odiarle”
“Magari ho i miei motivi per odiarle, non trovi?”
Il biondo aprì la bocca per dire qualcosa ma fu interrotto dalla campanella.
“Ci vediamo in giro”
Dissi e mi diressi nella mia classe.
“Ehi Shadow”
Mi affiancò Alex.
“Ciao. Devo dirti una cosa da parte di Louis - entrammo in classe e ci sedemmo vicine all’ultimo banco - ti voleva chiedere se ti andava di andare alla sua festa questa sera”
“Una festa? Dici sul serio?”
“Si”
“Tu ci andrai?”
“Non vorrei, ma il signorino Tomlinson m’è l’ha praticamente imposto. Vedremo”
“Se ci vai tu vengo anche io, se proprio devo andarci preferisco in compagnia”
“Allora dopo la scuola a casa mia e decidiamo?”
Proposi.
La rossa annuì.              
Entrò la professoressa e mise fine alla nostra conversazione.
***
Mi trovavo in classe di filosofia con Louis che non faceva altro che parlare, parlare, e parlare.
“Allora, hai deciso cosa fare?”
“Riguardo a cosa?”
“Alla festa di sta sera”
“Oddio Lou, quando ti fissi su una cosa se una palla al piede. Non lo so cosa ho deciso”
Poggiai il gomito sul banco e la testa sulla mia mano. Con l’altra mano presi una penna e iniziai a fare segni indefiniti sul foglio.
“Io ti consiglio di venire, ci sarà anche Liam”
Mi si illuminarono gli occhi, lasciai la penna e rivolsi il mio sguardo al moro.
“Lo sapevo che così avrei attirato la tua attenzione”
Si elogiò. Feci roteare gli occhi, quel ragazzo è irrecuperabile.
“Cosa ti fa pensare che la presenza di Liam mi faccia cambiare idea?”
“Da come lo guardi, da come sorridi quando è presente, dal fatto che ti perdi nei sui occhi ogni volta che guardi quest’ultimi. Potrei continuare all’infinito”
“Non è vero niente di tutto ciò”
“Si invece, magari il tuo non è proprio amore ma ti piace”
“No, no e no”
"Stevens e Tomlinson volete anche un cappuccino e dei cornetti?"
Ci interruppe la professoressa.
"Si Prof, grazie. Ho anche una certa fame" 
Disse Louis, facendo ridere la classe. 
"Tomlinson si diverte tanto? Bene, si diverta anche fuori alla classe!"
"Beh questo è sicuro"
Sussurrai, ma sfortunatamente per me mi sentì. 
"E la signorina Stevens che si diverte tanto le farà compagnia"
Ci alzammo dai nostri posti e prendemmo le borse. Prima di uscire Lou completò il suo spettacolo. 
"Prof non mi sorprendo che il vostro marito vi ha lasciato, emanate un pessimo odore"
"Louis andiamocene, non voglio andare dalla preside anche lui ha un cattivo odore"
Dissi completando la frase con una fragorosa risata. Spinsi Lou fuori dalla classe prima che pare professoressa potesse replicare. 
Appoggiammo le spalle al muro, ci guardammo per un attimo e scoppiammo a ridere entrambi. 
Quel ragazzo era pazzo, ma quando ero in sua compagnia non potevo fare altro che ridere. 
"Hai visto la sua faccia quando ho detto che puzza?"
Ridemmo ancora ricordando la scena precedente. 
"Louis devo farti una statua"
"Tutta d'oro. Aspetto, ci conto"
Scossi la testa sorridendo.
***
Le ore scolastiche passarono velocemente, anche perché il venerdì non avevo lezioni pesanti.
Niall, Harry, Zayn e Liam erano a casa di Luois per completare i preparativi della festa. Erano tutti molto eccitati, i ragazzi a scuola non parlavano d’altro, evidentemente per loro aveva un valore importate.
“Siamo arrivate”
Annunciai ad Alex.
Inserì le chiavi nella serratura della porta d’ingresso.
“Ti va di mangiare o bere qualcosa?”
“Solo un po’ d’acqua, grazie”
Andammo in cucina e trovammo mio padre, Sonia e lei.
“Ciao tesoro, hai visto chi è venuta a farci visita?”
Disse mio padre.
Non poteva essere, perché era venuta qui? Non se ne stava bene in America? Doveva rovinarmi la vita anche qui in Irlanda?
“Cosa ci fai qui?”
Le chiesi.
“Non sei felice di vedermi? Non ci vediamo da tanto tempo, mi mancavi. E poi dovevo pur venire a salutare Sonia e Niall, non trovi? Sono anche io parte della famiglia”
“Ti trattieni per molto?”
“Due settimane, circa. Poi dovrò ritornare in America per ricominciare a lavorare. Ci divertiremo, era da tanto che non passavamo un po’ di tempo insieme”
Annuì.
Due settimane per umiliarmi, perfetto.
“Emh.. lei è Alex, una mia amica”
“Salve”
Salutò la rossa.
Presi una bottiglia d’acqua e dei bicchieri e salimmo in camera mia.
“Poggia pure lo zaino qui, fai come se fossi a casa tua”
Enunciai.
“Chi era?”
“Chi?”
“La ragazza bionda in cucina, una tua parente?”
“Mia sorella Cher”
Mi sedetti a gambe incrociate sul letto e Alex fece lo stesso. Presi il computer e feci partire alcune canzoni di Ed Sheeran.
“Non andate d’accordo, vero?”
“Non tanto”
“L’ho notato, se vuoi parlarne puoi contare su di me”
Sorrise, feci lo stesso.
Quella ragazza era la perfezione.
“Come hai potuto capire lavora in America, non ci vediamo da quasi più di un anno. Dopo che è morta mia madre, sei anni fa, lei ha pensato solo laurearsi e andare via, così da lasciare me e mio padre da soli. Non si è fatta più sentire fido ad ora, cioè noi non ci siamo più parlate non so se ha avuto contatti con mio padre. Questo non mi è dispiaciuto più di tanto, come hai detto tu noi non andavamo molto d’accordo fin da bambine, non lo so perché. Passava ore a disprezzarmi e quando eravamo più piccole mi faceva anche i dispetti. Da quando mamma è andata via la situazione è peggiorata, lei era solita a prendere le mie parti quando avevo ragione a differenza di mio padre. Forse perché non sono il suo genere di figlia perfetta come Cher, aveva ottimi voti a scuola, praticava tre sport contemporaneamente, insomma è la classica ragazza perfetta. Io ero diversa ed essere diversi non è una passeggiata. Ora non capisco perché si è fatta viva, avrà in mente qualcosa, di sicuro”
Alex ascoltò tutte le mie parole in silenzio. Era la prima persona a cui avevo detto qualcosa di me, della mia infanzia. Non sono quel genere di persona che si apre molto con le persone, ma sapevo che di lei potevo fidarmi, ne ero certa.
“Mi dispiace tantissimo per tua madre, posso capire il tuo dolore. Quando avevo 8 anni morì mio zio, in un incidente stradale, ero molto legata a lui e la sua assenza è stata molto dolorosa. Anche riguardo a tua sorella posso capirti perfettamente. Io ho un fratellastro, più grande, neanche io e lui andiamo molto d’accordo, pensa che, quando andavamo a scuola insieme alle medie, quando venivo presa di mira da qualche bulletto lui non era solito a difendermi anzi rendeva il gioco più facile al ragazzo”
“Bastardo..”
Pronunciai.
“Esatto”
“Io e te non siamo poi così diverse, alla fine”
“Già”
“Allora, basta deprimersi. Per questa sera che facciamo?”
Mi chiese.
“Io nella stessa casa con mia sorella non ho intenzione di starci, penso che la festa sia l’unica alternativa. Ma lei non deve saperlo. Vorrà venire anche lei e non voglio, per nulla al mondo”
“Ti capisco, possiamo dire che vieni a stare da me”
“Buona idea”
Acconsentì, non avrebbe sospettato di nulla. La sua presenza in quella festa mi avrebbe messo in ansia, di sicuro.
“Come ti vesti?”
“Alex sappi che io odio indossare i vestiti, gonne o robe varie, quindi viva gli jeans”
“Non puoi andare a una festa senza qualcosa di almeno un po’ elegante”
Mi richiamò.
Andai verso il mio splendido armadio, era la cosa che preferivo di più in tutta la stanza, l’avevo personalizzato come meglio potevo, rappresentava un po’ me: incasinato, bizzarro, diverso.
Tirai fuori da quel caos degli skinny jeans stretti neri e a una camicia di seta bianca con dei bordi, anch’essi, neri.
“Che ne pensi, sono abbastanza “eleganti”?”
Dissi facendo il segno delle virgolette con le dita.
“Si, abbastanza”
Annuì e rise la ragazza rossa.
“Perfetto io sono pronta, tu cosa indossi?”
“Non ne ho idea.. Facciamo così, prendi i tuoi vestiti eccetera e andiamo a casa mia così ci prepariamo lì e mi aiuti a scegliere cosa mettere. Ti va?”
Mi chiese. Certo che andava bene, qualunque cosa mi andava bene a meno che non sia stare in compagnia con mia sorella.
Presi i vestiti e li misi in uno zaino e poi andai in cucina per dire ai miei che andavo a casa di Alex per lavorare a un nostro progetto di scienze.
 
Arrivammo a casa di Alex, avevamo circa quasi tre ore prima dell’inizio della festa.
“Questa è casa mia”
Disse aprendo la porta.
“I miei non ci sono ed evidentemente neanche i miei fratelli, perfetto”
Salimmo in camera sua. Era bellissima. Aveva le pareti di un rosa antico splendido, aveva il letto posizionati su una pedana di legno e sul muro aveva una ‘A’ formata da fotografie. Nella parete affianco al letto era interamente ricoperta da post-it con pezzi di canzoni e fotografie di vari cantanti e l’armadio di legno lilla con un grande specchio su un’anta. Dall’altra parte era posizionato un pianoforte nero con degli spartiti poggiati sopra e un microfono, tutto poggiato su un’altra pedana di legno. Sempre su quella parete aveva una scrivania lilla ricoperta da mille fogli.
“Scusa per il disordine, non sono abituata ad avere visite”
Disse sistemando quei fogli sulla scrivania posandoli con cura in un cassetto.
“Suoni il pianoforte?”
“Sì, ma sono un po’ arrugginita. E’ da quest’estate che non lo suono”
“Sai, anche mia madre sapeva suonarlo, conosceva l’intera canzone dei Beatles a memoria”
“Ti manca tanto?”
“A chi non mancherebbe, era una donna splendida sotto tutti gli aspetti”
***
Dopo una lunga mezz’ora Alex decise cosa indossare: una maglia bianca con scritto ‘New York’, una gonna rosa pallido con delle rondini stampate sopra e, come me, delle Dottor Martens nere.
Mi arrivò un messaggi di mio padre dove diceva che era andato a fare un giro in città con Sonia e Cher. Ne approfittai per ritornare a casa e farmi una doccia.
 
Il getto d’acqua calda riscaldava tutto il mio corpo. Nonostante fossimo a Giugno in Irlanda faceva comunque molto freddo.
Uscì dalla doccia, presi l’asciugamano, me lo avvolsi intorno al corpo e lo fermai con una pinzetta per i capelli. Accesi il phon e asciugai i miei capelli. Le punte rosse si stavano schiarendo, presto sarebbero scomparse. Dopo essermi asciugata i capelli presi i vestiti che avevo poggiato sul letto e li indossai, poi andai in bagno e mi truccai. Misi l’eyeliner nero e del mascara infine passai il lip gloss alla fragola sulle labbra. Mi guardai per l’ultima volta allo specchio, presi la borsa e il cardigan nero e uscì di casa. Mi diressi a casa di Alex, così saremo andate alla festa insieme.
Bussai al campanello e dopo pochi secondi mi aprì un ragazzo, doveva essere il fratello di Alex.
“Sono un’amica di Alex, è in casa?”
Domandai.
“Si, entra. Comunque io sono Joe, piacere”
“Shadow, piacere”
Dissi cordialmente.
“Siediti pure, ora vado a chiamare Alex”
Entrai in casa e mi accomodai sul divano in soggiorno. Presi il telefono e iniziai a giocarci mentre aspettavo che la mia amica uscisse dalla sua camera.
“Emh.. Alex mi ha detto di dirti di salire in camera sua”
Mi avvisò Joe.
Sbuffai e salì in camera sua. Avevo poca voglia di andare alla festa ma preferivo questo a restare in casa con Cher, e Alex stava rendendo tutto più noioso. Doveva vestirsi, non era poi una cosa tanto difficile.
“Cosa succede?”
Le domandai.
“Ho un problema”
Mi disse dal bagno.
“Cioè?”
Mi stavo spaventando, molto.
“Non riesco a mettere l’ombretto in modo giusto”
Disse uscendo dal bagno con un occhio nero.
Alzai gli occhi al cielo.
“Dammi qua, faccio io”
Presi il pennello imbrattato di nero e lo pulì.
“Staresti meglio con del rosa, tipo quello della gonna. Ce l’hai?”
Annuì e prese un beauty case.
“Ti lascio libera scelta”
Le misi un ombretto rosa antico e con una matita nera definì l’occhio. Le misi del blush pesca sugli zigomi. Completai il tutto con un rossetto rosa pallido.
“Finito”
La rossa si guardò allo specchio per poi voltarsi verso di me. Okay, non ero una maga con i trucchi ma non facevo poi così schifo.
“Sei un genio!”
Esclamò.
Risi.
“Penso che sia ora di andare”
***
Arrivammo a casa Tomlinson. Un mix di alcol e sudore mi invase le narici. La puzza di alcol si sentiva in ogni angolo della stanza. Centinaia di corpi sudati erano appicicati gli uni con gli altri intenti a ballare nello spazio ristretto.
Per fortuna Louis ci venne in contro salutandoci.
“Avete deciso di venire, allora”
“Pare di si”
Sorrise la rossa.
Chiesi a Louis dove fosse Niall, era in cucina. Ovvio. Quel ragazzo passava le giornate in cucina.
Dove c’era il cibo, si trovava Niall.
Dove si trovava Niall, c’era il cibo.
Entrai in cucina e vidi che Niall stava parlando al telefono.
"Niall chi era?"
Gli chiesi appena finì la chiamata. 
"Era tuo padre. Hai una sorella?"
Cazzo. 
"Si, gli hai detto che eravamo alla festa di Louis?"
"Si, perché?"
Merda. 
"Ti ha chiesto dove mi trovavo?"
"Si.."
"E tu cosa gli hai detto?"
"Che non lo sapevo.."
Tirai un sospiro di sollievo. 
"Perfe-"
"Poi ti ho vista e gli ho detto che eri con me"
Fece le spalluce. 
Magnifico.

SPAZIO AUTRICE
Salve a tutti.ì, inizio scusandomi per il ritardo, ma questo capitolo è stato davvero un parto da scrivere ed è non è venuto neanche tanto bene. Spero che sia almeno un po' accettabile, fatemi sapere la vostra.
Ritorniamo al capitolo, è presente un nuovo personaggio, Cher la sorella della nostra protagonita. Come si può ben capire loro due non vanno molto d'accordo, perchè? Lo scoprirete.
Ora vi lascio, buona domenica a tutte.
  
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