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Autore: Tom Kaulitz    17/08/2014    3 recensioni
Tom e Bill Kaulitz, cinque anni e sei mesi, vengono accolti in orfanotrofio.
La famiglia Trümper li accoglierà, nella speranza di renderli felici.
***
«Bill?»
«Ja, Tom?»
«Secondo te quando ci hanno adottato avrebbero immaginato tutto 'sto casino?»
Bill abbassò gli occhi e fissò il pavimento. Scosse la testa.
«Non lo so. Ma a me...» posò i suoi occhi sulla figura del rasta, malizioso, e si avvicinò.
«..ma a me non importa più di tanto, Tomi.»
Tom sorrise e si morse un labbro. Probabilmente non avrebbe resistito neanche quella volta.
Genere: Azione, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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1.
Simone




Tom abbracciò suo fratello coprendogli le orecchie. Erano seduti in cima alle scale, e in cucina, a porta chiusa, Simone stava telefonando. Tom voleva ascoltare, ma temeva che per Bill sarebbe stato troppo, e aveva ragione. La voce di sua madre arrivava chiara e si capiva ogni parola.
«Buongiorno parlo con Frau Schischt? Perfetto, le volevo parlare dei ragazzi. No, non mi interessa cosa sta per dire, li voglio dare via. No, no, non può capire..» ci fu una pausa piuttosto lunga, e poi la donna rispose, con un tono deciso.
«No, non funziona con me. Se li vuole li do a lei, visto che li difende tanto... ma mi faccia il piacere e iniziamo la pratica, questo è il suo lavoro, ed è mio diritto... Bene, vedo che ha capito..»
Un rumore fece sobbalzare i gemelli: era la sedia che Simone aveva fatto cadere per sbaglio. La sentirono raccoglierla con un sospiro per poi continuare a parlare.
«Tom e Bill Kaulitz. Si, è il mio nome, e non faccia domande. Hanno cinque anni e sei mesi circa.
«Quando si può fare? Oh, c'è già una famiglia? ...Hmm vabbene, ok. Aspetteranno un pò, non è un problema mio, tanto avete stanze libere, vero? ...Perfetto, allora è deciso, domani ve li porto.» stette un minuto ad ascoltare e poi disse, pro forma un "grazie" frettoloso per poi riattaccare il telefono.

Una lacrima colò lungo la guancia di Tom, mentre sistemava meglio suo fatello sulle sue gambe. Si asciugò lo zigomo e accarezzò i capelli mori di Bill, tenendolo stretto.
Simone intanto sospirò, indugiò un pò e infine alzò la cornetta per comporre un altro numero.
Dieci lunghi secondi di silenzio, interrotti soltanto da Tom che tirava su col naso, ma sua madre non sentì niente.
«Gordon? Come stai caro?»

Tom decise che era ora di alzarsi. Non voleva ascoltare oltre, aveva già capito. Simone non li aveva mai amati, Simone non era la loro madre, di sicuro non dopo questo. Tom serrò i pugni e alzò Bill, che gli sorrise, ignaro.
Quando il moro notò che il fratello aveva pianto divenne serio e sgranò gli occhi. Però, per abitudine, aspettò che fossero entrati in camera per parlare, così Simone non poteva sentire.
«Tomi?» iniziò, ma Tom scosse la testa e si sedette sul tappeto, portando Bill sulle sue gambe.
«Non è successo niente, Bill. Niente...» mentì. Non sapeva come dirglielo, tanto l'avrebbe saputo. E chi avrebbe dovuto consolarlo? Tom. Ed era la cosa più bella in assoluto per lui far sorridere il gemello. Ogni volta che sfoderava il suo sorriso, innocente e incredibilmente bello, a Tom venivano le farfalle in pancia. E quando Bill diceva che gli accadeva la stessa cosa, Tom non poteva trattenersi dal dare un bacino sulla guancia a suo fratello. Il suo universo, tutto ciò che aveva, tutto quello che gli serviva per sopravvivere.
In quel momento Tom sentì dei passi e nella stanza entrò Simone, che, al vedere quel quadretto felice, strise le labbra, contrariata.

«Sei diventato una poltrona, Tom, per caso?» chiese acida. Ma Tom grugnì semplicemente un «Hm» guardando altrove, stringendo ancora di più suo fratello, pietrificato, che si limitava a giocare con i capelli dell'altro.
Simone entrò nel mezzo della stanza e aprì gli armadi prendendo le cose dei gemelli (poche, tutto sommato) e mettendole sul letto, per poi ordinare ai due:
«Scollatevi, alzate il sedere e mettete queste cose nella valigia. Domani ve ne andate..» sospirò impercettibilmente e nel suo sguardo si poteva scorgere un velo di malinconia, che però se ne andò quando la donna continuò a parlare.
«Andrete in una specie di orfanotrofio. Lì aspetterete che qualcun'altro-»
Tom la interruppe.
«Lo so»
Simone alzò le sopracciglia, sorpresa, e poi uscì dalla stanza impettita, dopo aver sputato le ultime parole della giornata.
«Meglio. Buonanotte, dormite subito.» La porta si chiuse.
«Buonanotte, Billi. Tranquillo, ci sono io con te.»
Bill scoppiò in un pianto silenzioso, aggrappato alle spalle del rasta, che cercò di tranquillizzarlo.
Ci riuscì dopo alcuni minuti e dopo molte lacrime, e infine si abbracciarono sotto le coperte.
«Buonanotte Tomi. Ti amo.» sussurrò Bill.
Tom sorrise e gli diede un bacino. «Anche io.»
Tutte le sere se lo dicevano, ignari del significato, ma consapevoli del fatto che fossero destinati a stare insieme per sempre.

***

«Accomodatevi pure, cari. Questa sarà la vostra casa per un pò, io sono Kathrin Schischt, ma chiamatemi Kathi.» la donna gli sorrise con aria bonaria, incurante delle occhiate diffidenti che Simone le lanciava.
Un timido "ciao" uscì dalle labbra dei gemelli che mano nella mano stavano sulla soglia, in soggezione da tanta gentilezza. Poi Kathrin si rivolse a Simone, con un tono decisamente più gelido.
«E' sicura, Frau Kaulitz? Sono ancora dei bambini, dopotutto. E lei è la loro-»
Fu interrotta sgarbatamente.
«Frau Schischt non mi sembra nè il momento, nè il modo, nè che sia sua competenza ripetermelo. La prego di non insistere oltre.»
La gentile Kathi strinse i denti e mormorò, minacciosa: «Vedrà cosa diranno quando saranno grandi... Vedrà. Ma adesso vada, ce li ho io. Bambini,» assunse un tono più morbido «salutate... vostra madre.»
Con sua enorme sorpresa -forse non così enorme- i due non la degnarono di uno sguardo e dissero solo «Ciao, mamma» prima che Simone uscisse dal grande portone.
«Tutto bene bambini? Avete freddo? Volete qualcosa da bere? Di caldo, magari?»
Bill esibì un piccolo sorriso che lo illuminò. Chiese, ancora timido: «Una cioccolata calda...? Sono così buone..»
Kathi annuì, addolcita, e il sorriso di Bill divenne ancora più grande. Quella donna gli stava simpatica.

***

Tre settimane dopo.
«Tomi?»
«Hm?»
«Dormi?»
«Hmmm... ivo...»
Tom si girò, in modo tale da essere di fronte al fratello. Aprì gli occhi, contemplando quelli di Bill, nero mogano, nella semioscurità. Bill divenne piccolo piccolo.
«Scusa...»

Tom sorrise intenerito e gli fece cenno di avvicinarsi, cosa che l'altro non si fece ripetere due volte. Balzò in piedi ed entrò nel letto del gemello, con un grato "hmm" d'approvazione. Si strinse a lui, beandosi del calore che emanava e annusando l'odore di casa che... casa? No, non era proprio odore di casa, perchè non ne avevano una, ufficialmente. Era semplicemente familiare... e bellissimo. Sapeva solo di Tom. Con un balzo fulmineo si sdraiò sopra di lui e ridacchiò quando Tom gemette dal tanto peso che aveva sullo stomaco. Era piacevole, convennero entrambi. Era qualcosa di nuovo, ma la sensazione delle gambe che s'intrecciavano era... sì, piacevole. Si abbracciarono forte, e Tom dovette reprimere un sorriso per non far insospettire il fratello, aveva già qualcosa in mente.
Veloce, rotolò e bloccò Bill sotto di lui ridendo quando il moro ripetè il gemito di dolore di Tom poco prima. Anche Bill poi ridacchiò e fece cadere il fratello di lato, abbracciandolo ancora più stretto -se era possibile.

«Tom» iniziò Bill dopo un pò. «ho paura che staremo male qui. Anche se Kathrin è simpatica siamo sempre in un orfanotrofio, senza la mamma..» A Tom s'irrigidì la mascella.
«Non abbiamo più una mamma.»
Bill guardò il soffitto. La stanza era buia, piccola ma confortevole, tutta per loro. I letti erano stati attaccati insieme, permettendo ai gemelli di dormire vicini.
«Almeno per le prime notti, poi vedremo» aveva detto la direttrice, ma loro dubitavano che si sarebbero mai staccati.
Tom lo guardò di soppiatto per controllare che fosse tutto apposto, ma Bill era inespressivo.
Allora Tom si avvicinò e gli diede un lungo bacio sulla guancia, che fece sorridere il moro.
«Mi fai il solletico!» rise quando Tom posò la testa sul suo petto, solleticandogli il collo con i capelli.
Si abbracciarono forte. Insieme ce l'avrebbero fatta.

*** ***


 

Sei anni.

Circa sei mesi dopo accadde. Una giornata soleggiata, che, Bill ne era sicuro, non avrebbe portato a niente di buono -odiava il bel tempo. Infatti amava, invece, il tempo nuvoloso, quando pioveva, grandinava o meglio: nevicava. Era semplicemente meraviglioso starsene dentro casa, abbracciati sotto una coperta, a guardare dalla finestra. Anche a Tom piaceva di più.
Infatti quel giorno per lui iniziò ancora peggio: Gustav e Georg, due ragazzi dell'orfanotrofio con cui avevano fatto subito amicizia, gli avevano fatto uno scherzo. Ma a Tom il bicchiere versato nel viso di primo mattino non gli era piaciuto granchè. A Bill giusto un pò di più, perchè si unì agli altri nel ridere.
E poi colazione -cioccolata calda e biscotti, hmm- e compiti. Nell'istituto c'era anche una giovane ragazza, Emmelie, che insegnava ai bambini un pò di italiano e le basi della matematica. Anche lei era molto carina con loro, come tutti lì dentro, del resto.

Seduti alla scrivania, i gemelli sbuffarono.
«13+5? Bill, aiutami!» si disperava Tom.
Bill lo guardò ghignando e scrisse sul foglio con una calligrafia tonda tonda la risposta. "18".
«Tom, a me serve il tuo aiuto qui... "Ciliegia" era con tre "i" in tutto, vero?» Bill lo guardò, speranzoso. Sorrise soddisfatto e sollevato quando l'altro annuì.
All'improvviso entrò Kathi, raggiante, e annunciò:
«Bill, Tom? C'è qualcuno che vi vorrebbe conoscere!»

I gemelli si voltarono, curiosi. Erano senza parole: una donna, un uomo e due bambini li guardavano sulla soglia della camera. La donna era piuttosto alta, magra e aveva i capelli rosso rame, gli occhi cioccolato. Il viso era curato, il volto era gentile e gli occhi leggermente aperti più del dovuto, segno della sua agitazione e trepidazione. L'uomo, invece, era biondo, aveva gli occhi azzurri e anche lui era alto -il tipico profilo nordico. Lui era attento, e si distingueva sul labbro inferiore una piccola cicatrice da taglio. 
I bambini, un maschio e una femmina, erano abbastanza insignificanti: nè brutti nè belli. Erano entrambi timidi, e si vedeva che erano incuriositi come non mai. Sembravano a posto.
Fortunatamente Kathrin accorse in aiuto dei gemelli, e gli spiegò: «Questi sono Henry e Ines» indicò i due adulti «Julius e Amalia. Invece loro due» indicò i Kaulitz, guardando la famigliola «sono Wilhelm e Thomas Kaulitz.» Sorrise.
«Bill e Tom.» concluse precisando, lasciando un silenzio piuttosto imbarazzante.
Poi i gemelli si presero la mano e si alzarono, in attesa che qualcuno dicesse qualcosa.
«Ciao bambini» li salutò quella che doveva essere Ines. I due sorrisero e ricambiarono, timidissimi.
Kathrin la Salvatrice accorse di nuovo.
«Volete.. che so io.. parlare con calma di là nel salone?» guardò prima da una parte della stanza e poi dall'altra, finchè seguirono vari "Okay".

La comitiva si diresse verso la porta di vetro che dava su una sala, al cui centro c'erano divani e un enorme tappeto stile cinese. La famiglia prese posto in un lungo divano, mentre Tom, Bill e Kathrin si sedettero di fronte.
«Allora... hmm... Bill e Tom... come... hmm.. state?» iniziò Henry, visibilmente in imbarazzo. I gemelli sorrisero.
«Bene..» 
«Tu sei Tom, vero? E tu di conseguenza Bill... oh, bei nomi.» 
Annuirono e il loro sorriso si fece più largo. All'improvviso uno spiffero di vento freddo li fece rabbrividire. Kathi gli porse la coperta, con cui si coprirono le gambe. Sotto il pile, le loro mani erano saldamente unite, e Tom accarezzò col pollice le nocche fredde di Bill, rassicurandolo. Bill capì: secondo Tom erano simpatici, non c'era da preoccuparsi. La tensione si dissolse man mano che i minuti passavano, e un piacevole calore riempì la stanza non appena Kathi portò il tè caldo con i biscotti.

***

Hey, salve a tutti.
Questa storia è venuta fuori così, boh, saranno le ispirazioni della mezzanotte.. xD :P
Spero vi incuriosisca, se vi va fatemi sapere cosa avete pensato. 

Hmm, piccolo avviso. Ho trovato adesso un raro momento in cui internet mi fa, perciò le altre storie le aggiornerò circa fra una settimana, quando tornerò a casa.. Tchüss cari!♥

  
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