Fanfic su artisti musicali > SCANDAL
Segui la storia  |       
Autore: AlyTae    17/08/2014    2 recensioni
[SCANDAL]Haruna non è una ragazza come le altre: non pensa con la testa degli altri, ma con la sua. Non vuole studiare, e non vuole seguire le orme dei genitori. Vuole solo suonare la sua chitarra, e trovare qualcuno con cui formare una band. Ma Haruna è da sola. Esaudirà i suoi sogni?
**Storia ISPIRATA alla vera storia delle SCANDAL; sono presenti alcuni fatti imprecisato e/o inventati**
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 3, Please, don’t say “You are lazy”

“Per favore, non dire ‘Sei pigra’
Perché, a dire il vero, io sono pazza”

 

Luglio 2006, ore 12:59, Osaka (Giappone)
- Rina, dov’è che dobbiamo andare ora? Rina?-
Non ricevette alcuna risposta. Rina si era fermata di colpo, in mezzo al marciapiede, e fissava un punto non identificato nel cielo. Haruna la squadrò, incredula.
- Ehi?- disse, sventolandole la mano davanti agli occhi – Rina, ci sei?-
- Scusa.- disse improvvisamente Rina, come appena uscita da una specie di trans – Ho visto… un luccichio nel cielo per un secondo.-
Haruna fissò il punto che stava fissando l’amica un attimo prima, ma il sole era alto a quell’ora del giorno e per poco non si accecò a causa di tutta quella luce.
- Non vedo nulla…- disse – ma probabilmente era un aereo.-
- E se fosse stato un disco volante?-
Haruna ridacchiò, pensando stesse scherzando. Ma appena vide l’espressione seria di Rina, sentì la risata gelarsi nella gola, fino a svanire completamente dietro ad un fasullo colpo di tosse.
- Dicevi…- tentennò Haruna, come per avere un’ulteriore conferma – Dicevi sul serio?-
- Certo.- disse tranquillamente Rina.
- Tu.. ci credi? Voglio dire.. agli alieni?-
- Certo che ci credo. Anzi, ne sono più che convinta.-
Haruna avrebbe voluto ridere, ma Rina sembrava talmente seria che aveva paura di offenderla. E comunque era la prima persona che non aveva paura di confessare una credenza così stravagante, e Haruna non era mai stata una con la mente chiusa.
- Cosa te lo fa pensare?-
- Bha, penso sia ovvio. Insomma, l’uomo non conosce tutto l’Universo. È assurdo pensare che, in uno spazio così vasto, noi siamo l’unica forma di vita. Qualcun altro, da qualche parte, ci dev’essere per forza.-
Quel discorso fece rimanere Haruna a bocca aperta. Non ci aveva mai pensato, eppure aveva senso.
Le due ragazze entrarono in un ristorante dall’aria molto accogliente. Non c’era molta gente, solo pochi tavoli erano pieni e regnava un timido silenzio.
Almeno, fino a quel momento.
- Akira-kun!!- gridò Rina con la sua voce squillante, dirigendosi verso  il bacone-bar del ristorante. Dall’altra parte del bancone c’era un uomo, sui quarant’anni, intento ad asciugare dei bicchieri. Appena vide la ragazza, l’uomo sorrise.
- Rina-san, che piacere vederti!- le disse – Cosa ci fai qui? Se cerchi Shino non c’è. Non so dove sia. Probabilmente sta bighellonando da qualche parte, come sempre…-
- No, tranquillo, non sono qui per questo- lo interruppe subito Rina – Oggi sono qui come cliente. È arrivata la mia nuova coinquilina.-
-Ah!- Akira rivolse uno sguardo ad Haruna, che era rimasta un po’ indietro, abbastanza timorosa – Quindi sei tu!-
Haruna arrossì leggermente, e si inchinò:- Sono Haruna Ono, piacere!-
- Piacere mio, Haruna-san!- la salutò Akira, molto gentilmente. Haruna si sentì un po’ più a suo agio.
Le ragazze si sedettero ad un tavolo, e subito venne portato loro una barca piena di ottimo sushi e una bottiglia di sake.
- Tu lavori qui?- chiese Haruna a Rina.
- No- rispose quest’ultima – Non accettano lavori part-time, qui. Però conosco il proprietario, dato che suo figlio, Shino, lavora con me.-
Abbassò un po’ la voce:- Akira è molto severo con suo figlio. Voleva che fosse l’erede del suo ristorante, ma Shino ha altri sogni. Vuole disegnare manga. Infatti frequenterà la nostra scuola, nel corso di disegno. Suo padre ha accettato, a condizione che se la paghi lui. Shino lavora al bar con me, ma anche in altri posti. Sinceramente non so dove, però…-
Haruna annuì. Poteva capire la situazione del ragazzo. Ma almeno lui non ha dovuto scappare di casa…
Durante il pranzo le due ragazza parlarono molto. Ormai tra loro due stava nascendo un legame di profonda amicizia. Haruna riuscì a sciogliersi anche con Akira, e lo trovò molto simpatico.
Fu Rina a pagare il conto, nonostante le insistenze di Haruna, ma sotto sotto ne fu sollevata dato che non aveva molti soldi con sé.
Devo trovarmi un lavoro…
Appena furono uscite dal ristorante, Rina guardò l’orologio
- Accidenti!- gridò – E’ parecchio tardi. Devo andare la lavoro.-
- D’accordo, va’ pure. Non preoccuparti per me.- le disse Haruna.
- Sicura? Se vuoi ti do’ le chiavi di casa, così…-
- Tranquilla, io ne approfitterò per andare in giro per la città. Sono stata ad Osaka un paio di volte, non dovrei perdermi.-
- Va bene. Allora ti dico dove lavoro, così poi mi vieni a prendere.-
Rina le disse l’indirizzo.
- Bene. Ci vediamo dopo allora!- e corse via.
Haruna sospirò. Si sentiva… felice. Felice e libera, come non era mai stata. E dire che non era neppure un accenno della sua nuova vita, anzi, doveva ancora cominciare. Ma sentiva che sarebbe andato tutto bene. Un grande futuro l’attendeva!
Iniziò ad incamminarsi per le vie di Osaka, un sorriso stampato sulle labbra.
 
 
E dove andare, per passare un po’ il tempo, in una nuova città che ancora non si conosce molto bene?
Haruna chiese ai passanti di indicarle un buon negozio di musica. Ovviamente.  Da quando si era appassionata alla chitarra, Haruna adorava perdersi in quei negozi pieni di strumenti; li osservava tutti con gran curiosità, pensando a quanto sarebbe stato bello avere il tempo di imparare a suonarli tutti.
L’emporio musicale di Osaka era molto più grande di quello di Niigata. Haruna ne rimase affascinata.
Entrò. Non c’era praticamente nessuno. Alla cassa era seduta una ragazza molto giovane, che doveva avere più o meno l’età di Haruna. Aveva il viso perfettamente ovale e deliziosamente paffutello, contornato da una cascata di capelli neri, lucidissimi e molto lisci. Stava leggendo una rivista e intanto allungava la mano verso una sacchetto di patatine, afferrandone una bella manciata e sgranocchiandole rumorosamente. Non degnò Haruna neppure di uno sguardo.
Haruna, sebbene leggermente infastidita, si limitò a sbuffare silenziosamente ed iniziò a dare un’occhiata in giro.  Il negozio era pieno di strumenti fantastici, molti dei quali Haruna non aveva mai visto: oltre ai soliti, come chitarre, violini, pianoforti ecc., la ragazza ammirò anche dei contrabbassi, ukulele, fisarmoniche a bocca, viole e violoncelli, congas  e altro.
Sospirò. Se i suoi genitori le avessero permesso di suonare la chitarra prima, in quel momento avrebbe avuto il tempo di imparare a suonare molti altri strumenti.
Andò nel reparto chitarre. Rimase a bocca aperta. Alle pareti della stanza erano appese mille e mille chitarre, tutte di tipi diversi: elettriche, classiche, acustiche…
Haruna sapeva riconoscerne alcune tipologie, e ovviamente tutte le migliori erano quelle che costavano di più. Il suo sogno era quello di poterle suonare tutte, una volta diventata più brava.
Dentro quella stanza c’era una ragazzo, seduto in uno sgabello, e intento a cambiare le corde ad una chitarra. Probabilmente faceva parte del personale del negozio. Infatti, appena vide Haruna, le chiese:- Hai bisogno di qualcosa?-
La ragazza lo guardò: aveva capelli neri e lisci, e un ciuffo gli cadeva all’altezza degli occhi, profondi e nerissimi anche quelli.
- No grazie- rispose Haruna – Sto solo dando un’occhiata.-
Il ragazzo si limitò ad  annuire e tornò al suo lavoro. Haruna lo guardò ancora. Anche lui, come la cassiera, doveva avere più o meno la sua stessa età. Probabilmente entrambi lavoravano part-time. Si chiese se i proprietari di quel negozio non cercassero altro personale. Lavorare in un negozio come quello sarebbe stato perfetto per Haruna.
Notò che la chitarra alla quale il ragazzo stava cambiando le corde era una Fender, nera e bianca.
- La mia chitarra è uguale a quella…- fece Haruna, cercando di iniziare una conversazione.
Il ragazzo sbuffò:- Fender? Mediocre…-
Haruna rimase spiazzata. E dire che a primo impatto le era sembrato un tipo abbastanza educato.
- Non la trovo affatto mediocre…-
- Si sa, è la chitarra dei dilettanti.- continuò il ragazzo, con noncuranza.
Haruna si stava innervosendo:- Bhe, non tutti la pensano così. E la mia chitarra suona benissimo.-
- E allora vuol dire che sei una dilettante.-
La ragazza uscì da quel reparto. Stava fumando di rabbia. Come si permetteva a parlarle in quel modo?
L a ragazza che stava alla cassa non si era mossa di un muscolo, eppure nella sua espressione c’era qualcosa di diverso. Un sorrisetto divertito. Come se avesse sentito la conversazione nell’altra stanza. E questo fece innervosire ancora di più Haruna. Cercò di non farci caso.
Continuando a dare occhiate in giro, improvvisamente notò un basso, solo soletto, appoggiato vicino alla vetrina. Haruna si chinò per osservarlo meglio. Era bellissimo, di un rosso metallico. Non ne aveva mai suonato uno, eppure ne era affascinata. Adorava il suono che ne fuoriusciva.
- Ehi!-
Una vocina fine e squillante la distrasse dalla sua contemplazione. Si voltò di scatto. Era stata la ragazza alla cassa a parlare.
Si alzò dalla sua postazione e si avvicinò ad Haruna.
- Cosa pensi di fare?- continuò, sempre con la sua voce fastidiosa – Quel basso non è in vendita. È mio.-
- Scusa…- disse Haruna – Scusa, non lo sapevo. –
- Prega di non avermelo rovinato, altrimenti prepara a pagarne i danni, chiaro?-
- Non l’ho toccato…-
- Ehi, cosa succede qui?-
Un uomo di mezza età scese dal piano superiore. Doveva essere il proprietario. Guardò la ragazza, esasperato.
- Stai ancora disturbando i clienti?-
- Questa qui stava guardando il mio basso!- le urlò contro la ragazza.
- Ancora con questa storia…- continuò l’uomo, che iniziava a diventare sempre più furioso – Ti do il permesso di suonarlo, ma ti ho già detto che non è ancora tuo! Per adesso è ancora un articolo del mio negozio.-
- Avevi promesso di tenermelo da parte finché non avrei guadagnato abbastanza per comprarlo!- protestò lei – L’avevi promesso!-
- Non ci metto niente a venderlo, e nemmeno a licenziarti, se non la smetti di rivolgerti in questo modo a tutti i clienti!- poi si rivolse ad Haruna, inchinandosi – Sono mortificato, signorina.  Mi scuso per il comportamento dei miei dipendenti. Spero non l’abbiano infastidita troppo.-
Haruna non fece in tempo nemmeno a rispondere. L’uomo si era girato verso il reparto chitarre, e gridò:- Vale anche per te! Pensi che non ti abbia sentito? Se ti becco un’altra volta che ti comporti male con i clienti ti licenzio seduta stante, chiaro?-
Per tutta risposta, si udì il ragazzo sbuffare. L’uomo si rivolse nuovamente ad Haruna:- Mi scuso ancora. Se c’è qualcosa che posso fare per lei…-
- Me ne stavo andando.- rispose secca Haruna. Mentre si dirigeva verso l’uscita del negozio, sentì alle sue spalle l’uomo che continuava a sgridare quei ragazzi:
- Lo sapevo che non avrei mai dovuto assumere due studenti. Voi giovani siete tutti uguali! Maleducati! Nullafacenti! Pigri!-
- Pigri?- ribatté la ragazza dalla voce squillante – Non provare mai più a chiamarmi pigra. Tu non puoi sapere di cosa sono davvero capace…-
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SCANDAL / Vai alla pagina dell'autore: AlyTae