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Autore: BehindInfinity    15/09/2008    0 recensioni
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Racconto scritto tre anni fa su commissione (mi è stata data la storia, i personaggi sono inventati). Scritto in 2 settimane durante un viaggio in Islanda.
Da pochi mesi, Clèa lavora nell’ostello più grande e più abitato d’Islanda, nel centro della capitale. Tanta gente è passata davanti a lei, mentre faceva il check- in o mentre serviva la colazione ai tavoli assieme a Steve, irlandese di nascita, islandese d’adozione. Un giorno si presenta alla reception un gruppo di giovani stranieri, che vorrebbero trascorrere all’ostello ben… 3 anni! Insospettita da questa scelta, Clèa decide di scoprire se e cosa c’è sotto a tutto ciò, facendosi aiutare da Steve e da Marion, pigra cameriera dell’ostello appassionata di leggende. Una ricerca che si svolge solamente all’interno della struttura alla fine della quale Clèa scoprirà quanto è sottile il confine tra realtà e fantasia
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente raccontai tutto a Steve, dalla passeggiate nel campeggio di Andrew ed Evangeline, alla partita di Ophelia e Dimitri, spiegando anche i nomi falsi e lo strano indirizzo che avevo trovato nella cronologia del computer; il ragazzo disse che ieri sera ha visto Andrew insieme a Garnet seduti davanti alla televisione della sala svago e che sono rimasti lì per quasi tutta la sera, ma non erano per nulla interessati ai programmi televisivi, visto che hanno parlato tutto il tempo. Verso le undici e mezza, mi disse, si alzarono e uscirono dal campeggio; poi non vide più nessuno di loro. Per quello che gli riguardava, sembrava avessero trascorso la notte da qualche parte nel campeggio, visto che lui è rimasto alla reception fino alla chiusura della porta e che i due non sono più rientrati. Ascoltai attentamente il racconto di Steve senza interromperlo e, quando ebbe finito, tornai ai miei doveri in cucina, con la convinzione che Garnet e Andrew fossero rientrati nell’ostello, senza farsi vedere da nessuno, in qualche modo misterioso.

Alle dieci in punto, uscii dalla cucina e raggiunsi Marion che mi aspettava per pulire le camere: “Io faccio il piano superiore dell’ala ovest, perché c’è poca gente. Non ti dispiace, vero?” mi chiese sorridendo; da quando lavoriamo insieme, non ha fatto che prendersi la parte più facile e più veloce, ma ormai c’ero abituata. Raggiunsi il primo piano dell’ala ovest, mentre Marion proseguì sulle scale; inserii la tessera magnetica che apriva la porta del corridoio, poi quella che apriva la stanza numero 41°. Proseguii tranquillamente fino alla 47°, dove scoprii, con mia grande sorpresa, che la chiave magnetica non apriva la porta, poiché bloccata dall’interno. Provai più e più volte, finché, esasperata, non cominciati a picchiare contro la porta; insomma, tutti i nostri ospiti sapevano che dovevano lasciare la loro stanza prima delle nove del mattino!

Dopo parecchi colpi, sentii una specie di grugnito nervoso provenire dall’interno della stanza e dei passi che si avvicinavano alla porta; vidi la lucina sulla serratura che diventava verde, in segno che la porta era stata sbloccata e la spinsi per entrare.

La piccola stanza era immersa nel buio, la tapparella completamente calata e  impediva al sole del mattino di diffondere la sua luce nella camera; sussultai quando vidi l’abat jour che si accese che si sollevò, chiaramente sorretta da qualcuno; e qual qualcuno era Evangeline.

Alla sua vista persi tutte le forze e rimasi immobile; aveva indosso una specie di vestaglia piena di pizzi un po’ ingialliti, come se fosse stata vecchia di secoli; la luce della lampada che aveva in mano le illuminava il viso, di un pallore mortale, dove spiccava la bocca rosso scarlatto, un rosso ottenuto solo grazie all’uso di un rossetto molto forte; ma la cosa che più mi spaventava era che quelle labbra non luccicavano con la tonalità tipica dei rossetti, sembravano del colore naturale.

I suoi occhi, circondati dalla occhiaie, erano un po’ arrossati e mi fissavano severi; sono in quel momento notai il loro strano colore: intorno alla parte nera vi era un cerchio castano chiaro, quasi oro, che si perdeva nel verde del resto del cristallino. Avevano un che di affascinante: “Che cosa vuoi?” sibilò, in italiano: “Devo pulire. Non le è arrivata…” “No” disse secca, come se sapesse cosa dovevo chiedere. Non sapevo cosa dire, non sapevo cosa fare; lei non si muoveva, ma più passava il tempo, più sentivo che la rabbia la assaliva: “Si sente bene, signorina?” le chiesi in italiano, ma, prima che potesse rispondermi, sentii una mano che mi afferrava violentemente la spalla e che mi trascinava fuori dalla stanza. Dimitri, che mi aveva buttata fuori dalla camera, mi superò e si avvicinò ad Evangeline, chiudendosi la porta alle spalle; all’interno sentii che la lampada cadeva a terra, fracassandosi in mille pezzi e Dimitri che diceva qualcosa ad Evangeline, con la sua voce profonda e inquietante. Sentii le molle del letto che scricchiolavano, mentre il ragazzo continuava a parlare; probabilmente era riuscito a far sdraiare Evangeline. Appena cercai di sentire altri rumori, una voce mi richiamò: “Venga via” disse; mi voltai e vidi Garnet in cima al corridoio: “Venga via” ripeté. Non ebbi il coraggio né di fare domande, né di oppormi alla sua volontà e mi allontanai dalla porta della stanza di Evangeline. Avevo quasi raggiunto la porta del corridoio, quando sentii una porta sbattere dietro di me e dei passi che si avvicinavano; non mi voltai, ma vidi Garnet che si mosse nella direzione opposta alla mia, probabilmente per andare incontro a Dimitri.

Scesi le scale e raggiunsi la saletta da pranzo, dove Marion era già seduta a chiacchierare con Steve; appena mi vide, il ragazzo fece per dirmi qualcosa, ma lo fermai con un cenno della mano: “Non adesso” dissi: “Ora ho bisogno di un caffè”.

 

 

Mi scuso per il ritardo di questo capitolo, volevo cercare di mantenere l’aggiornamento giornaliero, ma, causa disordine nel computer non ci sono riuscita =D

Ne approfitto, inoltre per ringraziare tutti coloro (specialmente Xara) che seguono questo racconto o che semplicemente lo leggono; non è semplicissimo, la trama di per sé è piuttosto complessa e confusionaria, lo ammetto. Aggiungo che l’ho scritto circa… 5 anni fa, ma non me la sono sentita di sistemarlo o riadattarlo (anche se ammetto che in alcuni punti una sistemata ci voleva -.-) altrimenti temo di distruggere ciò che era il racconto originario (che già non ricordo molto^^”).

Detto questo, grazie per il vostro sostegno e alla prossima!

  
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