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Autore: VikiMel    17/08/2014    1 recensioni
«Casa dolce casa!» E prese le chiavi, fece per aprire ma guardando in basso notò un qualcosa che sperava fosse opera della sua immaginazione o almeno, una qualche immagine creata sotto effetto degli alcolici: la sua ombra appariva come insolitamente enorme.
Genere: Azione, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 1

Ospite Inatteso

 

 

«Ragazzo, davvero! Se non vuoi partecipare posso chiamare qualcun altro, non devi ammazzarti di lavoro!» esclamò il maresciallo rivolto a Simon.
«Non si preoccupi. Lavorare mi fa bene! Mi distrae... e poi lo sa che detesto stare a casa! Soprattutto quando succedono cose del genere.»
Stava ovviamente mentendo.
Odiava essere svegliato nel bel mezzo della notte, ma non avrebbe mai detto di no al maresciallo Matri, non dopo tutto quello che aveva fatto per lui: gli aveva insegnato a sparare, cosa che gli era tornata utile già in molte occasioni, sempre lui aveva scritto la sua lettera di raccomandazione all'università di Criminologia a Milano e gli era sempre stato vicino da quando Lei... se n'era andata.
Una lacrima gli rigò il volto costringendo Simon a voltarsi e stropicciarsi gli occhi.
Poco dopo provò a concentrarsi sul motivo per cui era stato svegliato: un cadavere di donna, lasciato sull'angolo della strada tra Via Abbi Pazienza e Via de Rossi.
Era il quarto quel mese e come gli altri anche questo presentava delle mancanze evidenti «Allora, cosa abbiamo qui Ugo?» chiese il detective al poliziotto che stava esaminando il corpo.
«Be', detective... lo vede anche lei! Ad una prima occhiata sembra che la malcapitata ieri sera abbia avuto un incontro ravvicinato con un ammiratore di "Jack lo Squartatore"! Non ci sono segni di lotta e i lividi si sono creati per il sangue che ha smesso di coagularsi. Nemmeno troppi schizzi nel punto in cui l'hanno sventrata. In seguito l'hanno svestita, svuotata delle parti molli, menomata in più punti e...»
«Okay, abbiamo capito Ugo! Non c'è bisogno di fare un elenco dettagliato, e che cazzo! Lo sai che mi fa schifo! Non siamo mica nel tuo club di necrofili strampalati!»
Il maresciallo era sempre stato un po' impressionabile.
Simon rise tra sé e sé, pensando alla sfortuna che aveva avuto il nuovo arrivato, Ugo: brillante medico legale, accompagnato da un impressionabile maresciallo burbero che non poteva fare altro che guardare il cielo per non sentirsi male.
«Okay, posso guardare?» chiese il detective infilandosi i guanti e prendendo la sua lente.
«Certo, basta che non mi chiedi di darti pareri! In queste cose sei più bravo di me!»
«Mi metto all'opera, dunque.» disse Simon iniziando ad osservare attentamente il corpo.
I suoi occhi grigi iniziarono a focalizzare i primi dettagli: donna sui venticinque anni, fumava, senz'altro prima aveva avuto un appuntamento col suo fidanzato dati i succhiotti sul collo, il taglio che le spezzava l'addome e correva dal femore fin sopra il seno era stato fatto da qualcuno che senza dubbio aveva già una certa esperienza in materia -sicuramente aveva pure una vasta gamma di coltelli- ed era mancino.
Un destrorso non avrebbe mai fatto un taglio in quel modo, troppo scomodo, ma soprattutto, non sarebbe stato così preciso ed ordinato.
I lembi separati presentavano effettivamente una certa grazia nell'essere stati divisi: un coltello da cucina o da macellaio non avrebbero avuto questo esito, anzi, di sicuro il taglio sarebbe apparso con un aspetto più sbrindellato.
Ma allora che cosa poteva avere un'affilatura tale da non causare fuoriuscite di sangue da un corpo tagliato in due da permettere alla vittima di prendere il sangue e le interiora?
«Detective? Ha notato qualcosa?» chiese il medico legale.
«Sì, il taglio secondo te con che cosa è stato provocato? Un coltello affilato o...» chiese Simon continuando a scrutare il corpo millimetro per millimetro.
«Un coltello bello grosso! Un machete anche se il taglio sembra quello di una spada... Vede com'è sottile il lembo separato inizialmente?»
«Scempiaggini!» sbottò il maresciallo «Siamo nel ventunesimo secolo chi userebbe una cosa scomoda come una spada per uccidere qualcuno? Andiamo, tornate alla realtà! E Ugo, smettila di leggere quei cosi cinesi, ti spappolano il cervello!»
«Giapponesi e si chiamano manga, maresciallo... Sono stati parte della mia tesi finale di laurea, dunque la pregherei di non sottovalutare il loro influsso nell'ideare omicidi. Mi creda, danno ottime idee!» puntualizzò il medico infastidito.
Simon ignorò il seguito della discussione e si concentrò nuovamente sul cadavere: profumava, ma non sapeva bene di che cosa, non pareva avere segni particolari anche perché senza volto non era possibile riconoscerla.
Inoltre chi l'aveva uccisa aveva anche pensato bene di sottrarle tutti i documenti «Signori, me ne torno in ufficio: appena saprete qualcosa su chi era e chi frequentava prima di essere così, contattatemi e... grazie maresciallo per avermi chiamato: cercherò di aiutarla al meglio delle mie possibilità. Per ora, arrivederci!»
Simon Cole si alzò dalla scomoda posizione e tornò al suo classico punto di vista, il metro e novanta, si scostò il ciuffo ambrato dalla fronte e iniziò ad incamminarsi con le mani in tasca.
Era di nuovo solo, da due anni non amava molto la solitudine, lo portava a pensare e spesso, ripensava a quella notte, quando il maresciallo gli aveva raccontato che aveva trovato il corpo di Clara senza vita accanto a quello del suo aguzzino.
Era riuscita a sistemarlo ma la pugnalata che l'altro le aveva inferto le era stata fatale, aveva perso troppo sangue.
«Aspettami, ti amo, perdonami...Oh, Clara... non amerò che te finché avrò anche solo un sospiro da dedicarti» sussurrò Simon.
Stava per rimettersi a piangere, ma si costrinse a distrarsi pensando al caso che ormai da un mese era insito nei suoi pensieri.
Quattro cadaveri, contando il nuovo arrivato, tutti lasciati in un qualche angolo della città, tutti sfregiati, nudi, privati di un qualsiasi segno di riconoscimento e con qualche parte menomata: quando un dito, quando una mano, stavolta mancavano molte parti interne.
Tutte donne tra i venti e i venticinque anni e al momento nulla in comune.
Quale pazzo furioso poteva essere così metodico e preciso in tempi stretti? Che lavoro poteva permettergli quella rapidità? Il cuoco? Il sarto?
E poi la cosa più importante: il movente; quella maledetta vocina che aveva spinto un lui o una lei a compiere quelle efferatezze senza pensarci su due volte.
Questi interrogativi furono interrotti per cercare le chiavi ed entrare in casa.
La casa di un detective, ad un occhio inesperto, poteva assomigliare a quella di uno scrittore in fase creativa, colma di fogli sparsi per terra: nel caso specifico del signor Cole, vecchi rapporti, calendari equivoci, che il tempo, e le scarpe, avevano annerito.
Ovviamente il proprietario li aveva lasciati lì a decorare il pavimento che ahimè! Il cencio lo aveva visto molto tempo addietro, per non parlare dei vestiti che erano simili a palle di Natale volte a decorare il divano, i quadri e il lampadaio.
Entrando lasciò il suo cappotto nel ripostiglio del sottoscala e cominciò a slacciarsi la cintura dei pantaloni.
Che strano! Non ricordava di aver acceso l'incenso uscendo e nemmeno di aver apparecchiato... per due?
In quel momento Simon realizzò di non essere solo in casa sua, ma non c'erano segni sulla serratura fuori: chi era entrato aveva le chiavi oppure era uno scassinatore provetto.
«Okay, chi è lo stronzo di turno? Fatti vedere! Ho una pistola e ti avverto, sono sobrio, di pessimo umore e non sono uno che lesina sui proiettili!»
In una frazione di secondo estrasse la pistola, disinserì la sicura e cominciò a controllare gli specchi che aveva appositamente disposto per vedere se nelle altre stanze ci fossero stati movimenti sospetti.
In cucina nulla, in bagno niente e nella scala nemmeno, che stupido!
Il ripostiglio!
Corse a controllarlo ed esaminò tutto con rapidità: il cappotto, il mucchio di abiti invernali, lo scialle rosso... Lui non aveva scialli rossi!
«So che sei qui! Fatti vedere e non ti sparerò! Ti ho visto dietro quello scialle, ESCI SUBITO!»
Quello che Simon vide in seguito alla minaccia rafforzata, fu lo scialle muoversi come se avesse vita propria e in effetti l'aveva: non era un ladro, ma una ragazza con una testa di lunghissimi e fluentissimi capelli color ciliegia, alta, formosa, con indosso un vestitino da "Gothic Lolita" e il grembiulino ricamato con i gatti di Simon.
La ragazza con gli occhi verdi colmi di lacrime cominciò a parlare «S-Scusami Simon, non spararmi! Giuro che non ho rubato nulla, ma per favore, non puntarmi quella cosa contro, ho paura!»
«Chi sei? E come fai a sapere il mio nome?» chiese il detective confuso dalla visione bizzarra che gli si era appena rivelata.
«M-mi chiamo Rebecca L'Obour e...» Simon spalancò gli occhi e iniziò a sudare freddo L'Obour? Ma come? L'unica persona che conosceva con quel cognome era... «Clara era mia sorella, se ti stai chiedendo quale strana coincidenza ha riportato una donna con quel cognome in casa tua Simon Co...»
La ragazza si trovò nuovamente la pistola del detective puntata contro.

   
 
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