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Autore: ladyuchiha23mangasasuk8    18/08/2014    12 recensioni
La storia riprende gli ultimi capitoli di Naruto, poi prende vita la fantasia di tre scrittrici con un unico grande amore; ma questa non sarà una storia tutta baci e romanticherie, c'è ben altro.
Dal Prologo:
"Cosa sta succedendo Sasuke-kun?" gli chiese Sakura portandosi una mano a pugno vicino alle labbra.
"Cosa ti cambia saperlo? Tanto non puoi fare nulla." le rispose con il suo tono acre e duro non preoccupandosi di celare in alcun modo quanto la ritenesse inutile.
Abbassò lo sguardo. In fondo aveva ragione. Dopo aver tentato strenuamente di raggiungerli, era di nuovo un passo indietro ai suoi compagni e guardava le loro spalle.
[I disegni sono di Lady Uchiha 23]
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Vertigine -
 

 

 

"Un luogo dove qualcuno ancora pensa a te,

quello è il luogo che puoi chiamare casa."

(Jiraiya, ep. 311)
 

 

 


Il monte degli Hokage si intravedeva dietro le colline.
Si riuscivano a scorgere i lineamenti del terzo, posto più in alto rispetto agli altri.
Man mano che il monumento diventava più visibile, cresceva in lei una certa inquietudine.
Quando poi, gli occhi di Minato Namikaze incrociarono i suoi, la stretta al petto, provata in precedenza, si fece quasi soffocante.


Naruto... Sasuke...


Le sembrò quasi irreale aver pensato a loro due senza che Kaguya esprimesse una delle sue taglienti considerazioni.
"Capisco quello che provi" esordì Itachi saltando di albero in albero al suo fianco.
"Mmh! Cosa?" si ridestò dai suoi pensieri.
"È normale che tu sia nervosa, lo ero anch'io. Vedrai andrà tutto bene" la rassicurò intuendo quali fossero le sue paure.
Annuì sforzandosi di sorridere.


Aveva imparato a fidarsi di Itachi.Era stato solo grazie a lui se era riuscita a mettere a tacere Kaguya e in quei mesi passati insieme, aveva imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo.
Era una persona che come lei aveva provato cosa significasse l'emarginazione forzata, la menzogna e la solitudine. Aveva fatto tesoro delle sue esperienze e nei suoi occhi si leggeva la speranza di poter sfruttare quella seconda possibilità che gli era stata donata.
Anche lei, adesso, aveva una seconda chance e con le dovute accortezze avrebbe potuto vivere una vita pressoché serena.
Durante il periodo di isolamento, aveva capito, infatti, quale fosse il suo reale punto debole. Quello a cui Kaguya si aggrappava con più forza per attaccarla e soggiogarla.
Sarebbe bastato applicare un altro sigillo, con la speranza che funzionasse.

 

Fecero il loro ingresso al Villaggio al tramonto.
Le lunghe ombre delle poche impalcature rimaste in piedi, sembravano dei giganti protesi sulla terra chiara delle strade.
Si stupirono di non aver trovato nessuno all'ingresso e che per le strade non girasse anima viva.
Sbatterono le palpebre più volte, simultaneamente, increduli , poi proseguirono con passo lento, incerto.
Quasi giunti alla piazza principale del Villaggio, cominciarono a udire della musica.
Rimasero sbalorditi nello scoprire che era in corso una grande festa.
I cinque Kage sedevano a un lungo tavolo, posto su una specie di palchetto.
Sakura si coprì il viso con le mani vedendo la sua maestra, la mentore, la sennin, intenta a ballare come un geisha sotto gli occhi famelici del Tsuchikage - vecchio maiale - e del Raikage, che fingeva disinteresse malgrado le forme della donna sbattessero costantemente sul suo faccione abbronzato.
"Pare che non sia cambiato granché" constatò ironicamente Itachi.
"Già" concordò la rosa abbassando la testa per la vergogna.
Camminarono tra la folla alla ricerca di qualche viso conosciuto.
I ninja di tutti i paesi erano radunati lì e malgrado vestissero i loro tipici abiti, si dovettero concentrare per riconoscere tra loro il simbolo del Villaggio della Foglia.
"C'è Sasuke" esclamò Itachi improvvisamente.
Evidentemente gli Uchiha avevano una specie di radar incorporato che gli consentiva di captare i segnali del ventaglio bianco e rosso.
"Perfetto... proprio l'unica persona che speravo di non incontrare" pensò Sakura che iniziò a cercare una via di fuga.
Itachi afferrò la sua mano, cogliendola alla sprovvista e la trascinò verso di lui.
"Otouto!" lo chiamò con tono gioioso.

 

Non era mancato solo a lei.


Il moro si voltò e sorrise appena - anche in questo caso non vi erano stati cambiamenti sostanziali.
"Mamma e papà?" gli chiese Itachi impaziente di riabbracciarli.
"Sono da quella parte, vicino al banchetto di Teuchi."
"Andiamo" la esortò il moro trascinandola via... di nuovo.
"C-ciao Sasuke" balbettò la rosa di sfuggita.
Fu in quel preciso momento che Sasuke si accorse che i due si tenevano saldamente per mano.


Rimase immobile in mezzo alla folla in attesa che il suo geniale cervello, elaborasse la giusta motivazione per la quale quei due andassero in giro mano nella mano.
Non la trovò... o fece finta di non trovarla.
Ne derivò, tuttavia, una sensazione di "pugno nello stomaco" che sfociò in un "Tsk" di stizza e disappunto.
Era geloso? Se sì, di chi? Di suo fratello o di lei?
Una persona normale si sarebbe posta questi quesiti, ma non lui. Quelle domande non ebbero accesso neanche all'anticamera del suo cervello, troppo orgoglioso per accettare una simile evenienza.
Il presupposto dal quale partiva e sul quale si era fossilizzato era : "Io non sopporto Sakura Haruno, non l'ho mai sopportata e mai la sopporterò" , quindi per quale assurdo motivo doveva provare gelosia per lei o per chiunque altro le girasse intorno?
Dalla fine della guerra erano tutti intorno a lei.
"Povera Sakura, ha perso i genitori. Povera Sakura, come farà adesso? Povera Sakura, penserò io a te - tsk! Quel baka. Povera Sakura... e va in missione con Itachi, come se io mi divertissi a fare il carpentiere per ricostruire questo stupido Villaggio "


Erano questi i pensieri di Sasuke.


Tuttavia, qualcosa, forse curiosità, lo spinse a raggiungere il gruppetto di persone sedute davanti il chiosco di Teuchi.
"Siete mancati parecchio" disse Mikoto sorridendo dolcemente al figlio.
"La missione è stata più difficile del previsto" replicò Itachi guardando Sakura, la quale avvampò sia per la mezza verità che aveva raccontato, che per il suo sguardo d'intesa.
"Almeno ti sei tenuto in allenamento" constatò il padre con orgoglio.
" Certo, lui non è stato qui a inchiodare stupide tegole e ad attaccare carte da parati" intervenne Sasuke con sdegno.
Sul gruppo calò un silenzio tombale che per fortuna fu rotto, quasi subito, dall'arrivo - molto rumoroso - di Naruto.
" Sakura-Chan!" esclamò con tutto il fiato che aveva in corpo, facendo girare mezza piazza nella loro direzione.
Corse verso di lei, lasciando Hinata indietro e l'abbracciò con forza, sollevandola da terra.
" Naruto, ma che fai? " lo rimproverò per quel gesto fin troppo affettuoso.
Quando finalmente toccò di nuovo terra, si accorse della presenza della Hyuuga.
" Ciao Hinata!" la salutò, rivolgendole un sorriso mentre tentava di risistemarsi i capelli, scompigliati dalla furia del biondo.
"Ciao Sakura, b-ben tornata"
Cercò di sembrare davvero felice di rivederla... ma non era così.
Hinata temeva che con il suo ritorno, le attenzioni di Naruto si focalizzassero, di nuovo, su di lei.
"Tsk, povera Hyuuga." pensò Sasuke guardando la mora con la stessa pietà con cui avrebbe guardato un cane abbandonato.
Sakura sarebbe stata sempre al primo posto e lei avrebbe fatto meglio a farsene una ragione.
"Devi raccontarmi tutto, sono curioso di sapere com'è andata la missione..." disse Naruto trascinandola via per un braccio, nonostante le sue proteste.
Hinata rimase ferma, come una statua di marmo, a guardare il suo unico amore allontanarsi con la sua eterna rivale.
Volse lo sguardo verso Sasuke che, come lei, aveva seguito la scena. Non trovò conforto, né solidarietà nei suoi occhi. Scintillavano di rabbia e sdegno.
A lui aveva riservato solo un saluto distratto, a cui non aveva neanche risposto... e non se ne pentiva affatto.
Da quando era diventato invisibile per lei?
Era arrivata mano nella mano con Itachi, per poi scappare via con Naruto.
Erano tutti più importanti di lui?
Forse, quello che lei aveva detto al dobe, era vero... non lo amava più, anzi non lo aveva mai amato.
Quelle parole, tempo addietro, gli avrebbero fatto tirare un sospiro di sollievo, mentre ora... .
"Sakura è un ottimo ninja medico ed è anche molto forte..." stava raccontando Itachi ai genitori.
"Dovrebbe essere l'allieva del quinto, se non mi sbaglio." intervenne Fugaku annuendo con il capo.
"Sakura, Sakura, sempre Sakura. Da quando è diventata l'eroina del Villaggio? È un'insulsa ragazzina piagnucolona che non ha fatto altro che essere d'intralcio durante la guerra. Perché tutti adesso la considerano?" rifletté, stringendo i pugni dall'irritazione.
"Si, proprio così. È una sennin." confermò il fratello.
"È un' inetta. Ecco cos'è!" sbraitò, infine, sfogando tutta la frustrazione accumulata.
Itachi e i suoi genitori lo guardarono sbigottiti.
"Me ne vado a casa" concluse, andando via.
"Ma cosa gli ha preso?" chiese Mikoto turbata da quella reazione inconsulta del figlio.
Itachi sapeva bene quali pensieri ruotassero vorticosamente nella testa del fratello. Era geloso di Sakura e infastidito dalla sua noncuranza nei suoi confronti... ma il suo orgoglio non gli consentiva di ammetterlo. Se avesse saputo la verità su di lei, forse avrebbe visto tutto con occhi diversi, ma non era suo il compito di raccontargliela.
Il punto debole di Sakura era Sasuke, ed era normale che lei lo evitasse.
Una crescente preoccupazione si fece strada in lui: Kaguya era stata semplicemente sigillata in modo da non poter nuocere a Sakura, ma alla prima debolezza si sarebbe ripresentata, più forte di prima.
Per il bene del Villaggio e dell'intero mondo ninja, sarebbe stato meglio se lei e Sasuke fossero stati su pianeti differenti, lontani anni luce.
Ma era chiaro, anzi cristallino, che tra i due non era stato ancora messo un punto, non era stata scritta la parola fine.
Un brivido gli percorse la schiena: c'era qualcosa nell'aria ed era foriera di cattivi presagi.


Camminò a lungo per le strade del Villaggio, senza una meta ben precisa, quando udì le voci di Sakura e Naruto.
Non era da lui origliare, in realtà non gli importava nulla di quello che avessero da dirsi, tuttavia non si mosse da dietro il muro della palazzina che lo nascondeva alla loro vista.


"Ti sei comportato male con Hinata questa sera" lo rimproverò la rosa.
"Dici?" le chiese stupito.
"Ah! Non cambierai mai! Rimarrai sempre una testa quadra!" constatò lei portandosi una mano sul viso per la disperazione.
" Eh già! " concordò grattandosi la testa.
"Penso che sia il caso che tu vada da lei" gli consigliò vivamente. Hinata poteva aver frainteso il suo comportamento.
"Vado subito! " disse mettendosi sugli attenti.
" Buonanotte Naruto"
" Buonanotte Sakura-Chan. Sono contento che sei tornata e che tu abbia combattuto i tuoi demoni."


Se n'era accorto? Ma come aveva fatto?


"Te ne rimane solo uno adesso" concluse prima di schizzare via come un lampo.

Si riferiva a Sasuke.

"Non posso affrontare anche lui, Naruto" espresse i suoi pensieri a voce alta pensando che nessuno la sentisse.


"Demoni? Cos'è questa storia?" si chiese Sasuke che cominciava a sospettare che ci fosse qualcosa sotto e che fosse l'unico a non esserne a conoscenza.
Vide la luce accendersi in corrispondenza di quella che doveva essere la sua camera e istintivamente saltò sul balcone.
Sakura si stava spogliando e per un attimo si chiese se la sua presenza fosse inopportuna.
Si voltò per andare via, temendo di venire scoperto, quando il suo sguardo cadde su qualcosa che non aveva mai visto prima.
Sulla schiena di Sakura, alla base della colonna vertebrale, spiccava un tatuaggio. Era rosso, leggermente sbiadito e ricordava vagamente le radici di un albero.
Si accostò un po' di più alla tenda per vedere meglio, non accorgendosi di rendersi visibile agli occhi della ignara ragazza.
"Chi è?" chiese la rosa spaventata dall'ombra che vide riflessa nello specchio.
Afferrò la camicia da notte e la utilizzo a mò di asciugamano per coprirsi.


Tana per Sasuke.


Aveva due possibilità a quel punto: fuggire via - forse la scelta migliore - o affrontarla per sapere cosa significasse quello strano marchio sulla sua schiena.
Scostò la tenda e si rivelò, facendo piombare Sakura nel totale imbarazzo.
"Sasuke,ma cosa ci fai... "
"Cos'è quello?" le chiese a bruciapelo, sollevandola dal proferire la domanda ovvia e inutile che stava per porgli.
Si sentì morire. Non era pronta per affrontarlo, aveva appena sconfitto Kaguya. Un confronto con lui, adesso, avrebbe vanificato tutti i sacrifici suoi e di Itachi.
"Non so a cosa ti riferis... "
"Voltati" le ordinò perentoriamente.
"Per favore Sasuke va via" gli chiese gentilmente. Era ancora in tempo per salvarsi.
"Ho detto voltati!" reiterò l'ordine, ma questa volta con voce alta, imperiosa, che quasi la fece rabbrividire.
"Penso che tu non sia nella posizione di darmi ordini. Questa è casa mia." gli rispose con tono fermo e deciso.
La prese per un braccio e senza delicatezza alcuna la voltò di schiena.
"Che cos'è questo?" le chiese ancora, indicando il tatuaggio.
Sbarrò gli occhi nel constatare che sembrava diverso da poco prima. Il rosso sbiadito era diventato vivo, color sangue.
Quel tatuaggio sembrava avere vita.
Sakura, sfruttando il momento, si liberò della sua presa e si allontanò da lui alla svelta.
Strinse la camicia da notte che copriva di poco il suo corpo e abbassò lo sguardo, tentando di trattenere le lacrime.
"Vattene" sussurrò con un filo di voce.
"No" rispose categorico.
Era con le spalle al muro. Sasuke non se ne sarebbe andato senza una spiegazione. Le radici dell'albero ricominciavano a bruciarle la pelle e la paura che da un momento all'altro la voce di Kaguya tornasse a farle compagnia la fece cominciare a tremare.
"Te lo ha detto Itachi?" gli chiese, tradendosi da sola.
Lo aveva visto dietro la tenda, probabilmente era lì da tempo e aveva scorto il tatuaggio. Avrebbe potuto urlare, sbraitare per mandarlo via e invece era caduta "spontaneamente" nella sua trappola.
"Itachi? Cosa c'entra lui?"


Appunto.


"Nulla... Ti chiedo di andare via, per favore" gli disse con tono supplice.
Per un momento aveva creduto di essere pronta per vuotare il sacco, liberarsi finalmente di quel peso e raccontargli tutto. C'era una parte di lei che lo desiderava, ma quali sarebbero state le conseguenze?
Non doveva perdere il controllo... solo stare nella stessa stanza con lui le faceva mancare il respiro e battere il cuore all'impazzata.
I suoi occhi le chiedevano risposte, mentre le trasmettevano la rabbia, lo stupore e l'inquietudine che provava.
"Andrò a chiederlo a lui" le comunicò voltandosi per andare via.
"No! Fermati!" gli urlò.
Un ghigno comparve sul viso dell'Uchiha, ormai Sakura non aveva altra scelta, se non fosse stata lei a raccontargli come stavano le cose, avrebbe costretto Itachi a farlo.


Lei non voleva questo. Non desiderava che i fratelli litigassero a causa sua ora che si erano ritrovati.
Itachi avrebbe mantenuto il segreto a ogni costo, anche quello di mentire a suo fratello, come aveva fatto in passato. Avrebbe nuovamente incrinato i loro rapporti mandando alle ortiche la sua seconda possibilità.
"Ti dirò tutto. Dammi solo il tempo di vestirmi." gli disse, facendogli notare che era mezza nuda.
"Va bene. Ti aspetto di sotto." le accordò la richiesta, passandole accanto per prendere le scale che conducevano al piano inferiore.
Tirò un profondo sospiro di sollievo quando lui lasciò la stanza.
Indossò velocemente la casacca e i pantaloncini. Prese gli stivali e scalza, in punta di piedi, si diresse verso la finestra.
Saltò giù e iniziò a correre verso l'uscita del Villaggio, lontana da lui... il più possibile.


Sasuke non terminò di scendere le scale, che il suo sesto senso gli consigliò di risalirle... e alla svelta.
"Dannazione" ringhiò vedendola scomparire dietro la tenda.
Iniziò così un lungo inseguimento che terminò quando, nella foresta della morte, una pioggia di kunai si abbatté sulla rosa, fermando la sua corsa.

Sakura si rialzò e si guardò attorno per rintracciare il nemico.
"Stai bene?"
La voce di Sasuke.
Era stato lui a fermarla? No. Non poteva essere.
"Mi hai quasi ammazzata" gli urlò contro, rimettendosi in piedi.
"Sshh! Sta zitta!" le ordinò, comparendole davanti, come per proteggerla.
Capì che non era stato lui a fermarla in quel modo brusco e che non erano da soli.
Il terreno cominciò a tremare e profonde crepe si aprirono sotto i loro piedi.
"Ma non erano tutti morti?" chiese stupita e allarmata alla vista degli Zetsu bianchi che copiosi fuoriuscivano dal terreno.
"A quanto pare no" constatò il moro attivando lo Sharingan "Ma basterà un attimo" aggiunse.
La fiamma nera avvolse i corpi degli Zetsu che si squagliarono come neve al sole.
"Rifiuti" esclamò Sasuke con disprezzo, voltandosi verso la rosa che ora avrebbe dovuto dargli le risposte che voleva.
Sakura indietreggiò di qualche passo, cercando un modo per fuggire, di nuovo.
Sasuke le si avvicinò lentamente con quel ghigno malefico di chi sa di avere la preda in pugno.
"Non è possibile" esclamò sbarrando gli occhi.
Gli Zetsu alle spalle di Sasuke stavano rinascendo dalla poltiglia informe in cui li aveva ridotti.
"Dimmi la verità Sakura" le ordinò, convinto di essere a un passo dal farla parlare dato il terrore che le leggeva negli occhi.
"Sa-suke" sussurrò indietreggiando ancora, mentre gli Zetsu ricominciavano ad avanzare verso di loro.
"Dov'è finita la tua sicurezza,Sakura?" la canzonò non comprendendo il pericolo.
"Voltati Sasuke"
"Pensi che io sia uno stupido? Sai che con me i tuoi giochetti non funzionano"
Troppo tardi.
Gli Zetsu lo attaccarono alle spalle, gettandolo al suolo.
"Nostra madre ci ha insegnato come fronteggiarti Uchiha" sibilarono all'unisono mentre lo sommergevano con i loro corpi informi.
"Lasciatelo" urlò disperatamente, mentre tentava, come lui, di liberarsi di loro.
"Sakura scappa" le disse prima di venire inghiottito dalle fauci della pianta carnivora in cui riuscivano a trasformarsi.


La stessa sorte capitò a lei.


Nello stomaco di quel mostro in cui si sarebbero potute trasformare tutte le persone a lei care, sembrava come galleggiare nell'aria.
Il calore era intenso e dalle pareti sgorgava del liquido che a contatto con la pelle bruciava come il fuoco.
Ranicchiata, in stato di semi incoscienza, pronta per essere digerita, Sakura cominciò a chiedersi se fosse giunta l'ora di deporre le armi e abbandonarsi all'oblio.


"Itachi, Naruto... perdonatemi.Sasuke... io... "

 

 

Si arrese.

 

 

 

 



"Abbi almeno il buongusto di morire con onore"


Spalancò gli occhi.


"Kaguya!?!"

 


"Non ti ho lasciato morire sul campo di battaglia e non lo farò neanche adesso. Sei troppo debole per opporti e io ho bisogno che tu resti viva, almeno fino a quando non riuscirò a trovare un contenitore meno difettoso" le spiegò nel limbo dei loro pensieri.
"Preferisco morire" ribatté prontamente.
"Vuoi che anche Sasuke muoia?" le chiese con un sorriso malvagio stampato in faccia.
"Sasuke! No! Non voglio!" urlò portandosi le mani al viso.
"Risposta esatta, ragazzina"

Una luce abbagliante illuminò la foresta.
I pezzi dello Zetsu, in cui era rinchiusa, schizzarono ovunque.
Il potere di Kaguya scorreva nelle sue vene ed era una bellissima sensazione, anche se, in cuor suo sapeva che fosse sbagliato.
Con un semplice cenno della mano, ordinò allo Zetsu che teneva imprigionato Sasuke di aprire le sue fauci.
Lo tirò fuori da lì, facendolo volteggiare nell'aria come una piuma per poi scaraventarlo al suolo con la speranza che non riprendesse i sensi e non la vedesse in quello stato.
Ma la pungente aria fresca della sera, in contrasto con il caldo soffocante dello stomaco della pianta, aveva già sortito i suoi effetti e Sasuke galleggiando a mezz'aria aprì debolmente gli occhi.
L'immagine che gli si parò davanti aveva dell'incredibile.
"Ka-gu-ya" sussurrò appena, privo di forze.
La guardò più attentamente e notò qualcosa di diverso dall'ultima volta in cui si erano incontrati: i suoi occhi.
Erano verde smeraldo e solo una persona al mondo aveva gli occhi di quel particolare colore.
Ricordavano straordinariamente quelli di...
"Sakura" la chiamò a gran voce per avere conferma dei suoi sospetti.
Lei alzò lo sguardo verso di lui e i loro occhi si incontrarono.


Nascosta dietro quell'aura di potere demoniaco c'era proprio lei.
Lesse nei suoi occhi la paura, la stessa che cominciava a provare lui riconoscendola nelle vesti di colei che aveva il potere di distruggere l'intero mondo.
"Sa-suke" sussurrò appena, in quello che era un grido di aiuto.
La sua mano si mosse automaticamente, scaraventandolo con violenza contro un albero.


Gli Zetsu si inginocchiarono dinanzi a lei.
"Madre, finalmente ti abbiamo trovata " recitarono all'unisono.
Sakura/Kaguya non gli rispose.
Gli Zetsu, come da ordini ricevuti, si erano nascosti nel sottosuolo, in attesa della sua rinascita. Quando avevano sentito l'aura del suo potere erano venuti allo scoperto, ma non l'avevano riconosciuta nelle vesti della ninja di Konoha.
La donna alzò un braccio e lo fece ricadere come un fendente su di loro, riducendoli in polvere.
Sasuke, intontito, cercò di rialzarsi, guardando attonito la loro miserrima fine.
"Non servite più" recitò la donna con un ghigno.


“Questa non è la voce di Sakura” notò il moro, che cominciava ad avere una vaga e confusa idea di quello che stava accadendo.
La donna fece qualche passo, incamminandosi verso il Villaggio.
Puntò un dito verso di esso e Sasuke sbarrò gli occhi, intuendo quali fossero le sue intenzioni.
Lingue di fuoco si abbatterono come fruste sulle case, riducendole a un cumulo di macerie.
Si udirono urla disperate e la sirena del Villaggio cominciò a suonare insistentemente.
Anche la foresta aveva preso fuoco e le fiamme si ergevano al cielo illuminandolo a giorno.


Doveva fare qualcosa per fermarla... ma cosa?
Non sarebbe riuscito ad affrontarla, era troppo forte e poi era... Sakura.
Dalle maniche della casacca vide spuntare dei rami, che lentamente si stavano facendo strada sulle braccia e così sulle gambe.
La sua mente tornò anni addietro, quando in quella stessa foresta anche lui aveva perso il controllo del segno maledetto. Era stato il suo abbraccio a fermarlo... il suo amore.
Non era ancora pienamente cosciente di quello che provava, ma le sue gambe si mossero da sole.


Corse verso di lei e l'abbracciò da dietro.
Il suo corpo era incandescente, la sua maglietta si ridusse in poco tempo in una pioggia di piccoli pezzettini fumanti, lasciando il suo torace indifeso da quel calore opprimente che gli stava ustionando la pelle.
"Sakura..." la chiamò sperando che lo sentisse. Le sue braccia ormai rosse e scottate non avrebbero retto a lungo.
"Ti prego fermati"

Fu come se il tempo si fosse improvvisamente fermato per poi riavvolgersi.
Le case abbattute, tornarono in piedi e le fiamme della foresta si ritirarono fino a sparire.
Anche le sue ustioni sparirono e così il tatuaggio di Sakura.


"Maledetto Uchiha!" sibilò Kaguya prima do ritornare nell'oscurità dalla quale era temporaneamente emersa.


Nonostante il pericolo fosse stato scampato, Sasuke continuò a tenere le braccia strette intorno a lei.
Qualcosa di caldo le bagnò e capì che Sakura era di nuovo in sé.
"Aaahhh!" urlò con disperazione accasciandosi di peso sulle sue braccia.
Lasciò che si sfogasse, sentendo il dolore e la paura che aveva provato come se fossero suoi.
"Sono qui." le sussurrò a un orecchio cominciando a dondolarla con una dolcezza di cui non credeva essere capace.
"M-mi dispiace" singhiozzò lei, conscia di quello che aveva fatto.
Quando aveva sentito le sue braccia avvolgerla, era riuscita a prevaricare Kaguya e a ripristinare le cose, ma il rischio che aveva corso era stato molto alto.
Le aveva permesso di prendere totalmente il controllo e questo, per colpa del suo desiderio di salvare Sasuke.
"Lasciami andare" gli ordinò con tono duro, asciugandosi le lacrime.
Sasuke non capì il motivo di quella richiesta, pronunciata in quel modo e la lasciò andare.
"Devi starmi lontano, hai capito?" continuò lei cercando di essere distaccata nonostante il profumo della sua pelle inebriasse ancora i suoi sensi.
"Perché?" le chiese tra i denti.
"Perché ti odio. Non significhi nulla per me e mi fa ribrezzo averti vicino" esagerò, sperando che funzionasse.
"Ribrezzo? Non sembrava provassi "ribrezzo" poco fa." ringhiò.
"Pensavo fossi Itachi" rispose lei, che aveva come unica speranza, quella di ferirlo.
Il colpo andò a segno: una stretta allo stomaco gli provocò la nausea.
Non contava più nulla per lei e non poteva darle torto. Da quando era tornato non aveva fatto altro che trattarla con sufficienza. Neanche quando aveva saputo del suo lutto era riuscito a rivolgerle una parola gentile.
Ma non era stato il suo amore a fermarlo quella volta?
Era stato il medesimo sentimento a permettergli di fare lo stesso con lei?


Stava mentendo, non c'erano altre spiegazioni.


Tentò di mettere insieme i pezzi del puzzle per rafforzare quella convinzione.
Kaguya per qualche strano motivo doveva aver preso possesso del corpo di Sakura. Quando l'avevano trovata in fin di vita sul campo di battaglia doveva essere stata reduce dello scontro con lei, oppure doveva aver cercato di uccidersi per liberare il mondo da quella minaccia. Non ci era riuscita e cercava di tenerla confinata dentro di sé come, all'inizio, Naruto faceva con la volpe. Itachi doveva averla aiutata a gestire il suo potere, o qualcosa del genere - la storia della missione umanitaria non se l'era mai bevuta e in quel frangente dovevano aver instaurato un rapporto molto stretto.
Cercare di tener a freno Kaguya non doveva essere semplice per Sakura, necessitava di un incredibile concentrazione e di autocontrollo.


Bingo!


Lui era il suo punto debole. Ne era sicuro.
Con lui non era mai riuscita ad essere lucida, neanche quella volta in cui aveva provato ad ucciderlo.
Per questo motivo lo teneva a debita distanza, facendo finta che non esistesse.

Anche ora cercava di allontanarlo. Si era autoimposta di dimenticare quello che provava un tempo per lui e che forse provava ancora, per il suo bene e quello del Villaggio.
Arciconvinto che le sue supposizioni fossero vere, le comunicò la sua conclusione.
"Non sei mai stata brava a fingere"
"Il tuo egocentrismo non ha limiti. Pensi che io stia fingendo? Pensi davvero di contare ancora qualcosa per me? Ti sbagli Uchiha!" sbraitò con la disperazione nel cuore.
Avrebbe voluto dirgli che lo amava, che lo aveva sempre amato, ma non poteva... non doveva.
Si scagliò contro di lui, ma il suo pugno, per nulla convinto, fu fermato dalla sua mano.
Sasuke chiuse gli occhi.

Quando li riaprì, vide i tomoe dello Sharingan che la fissavano.

 

“Ricorda Sakura” le sussurrò.

 

 

Sei sempre stata noiosa...

 

 

"Oggi conquisterò Sasuke e... gli ruberò il primo bacio"

 


"Il mio nome è Sakura Haruno. La cosa che mi piace è...

cioè la persona che mi piace è.

E mh... i miei sogni per il futuro... mh.

Il mio hobby è... Oh sì!"

 

 

... e apprensiva ...

 

 

Questa non è un'illusione, è freddo...

(...)

Scrivere la regola 25

(...)

Non importa la situazione,

uno shinobi non deve mai esprimere le sue emozioni,

la priorità va data alla missione.

Sasuke-kun!!! “

 

 

Sakura sei pesante!”

Sasuke-kun!!! Sasuke-kun!!!Sasuke-kun!!!”

 

 

... hai tentato di proteggermi prendendo coscienza di quanto potessi essere forte...

 

 

Ho sempre pensato a me come un ninja orgoglioso.

Ho sempre detto che amo Sasuke-kun.

Insegnavo le cose a Naruto come fossi migliore di lui.

Ma io...

Io ho sempre guardato le vostre spalle.

(...)

Il momento è arrivato...

il momento di dare uno sguardo alle mie spalle”

 

 

... hai provato a salvarmi ...

 

Perchè non mi dici nulla? Perché sei sempre così silenzioso?

(...)

Vuoi tornare indietro per essere solo?

Mi hai raccontato quanto è doloroso essere soli...

adesso io conosco il tuo dolore.

Se tu vai via, io sarò sola quanto te”

 

Io ti amo con tutto il cuore!

Se decidi di restare con me non lo rimpiangerai

perchè ogni giorno faremo qualcosa di divertente

saremo felici, lo giuro!

Farò tutto per te... quindi... per favore resta con me!”

 

 

... anche da me stesso ...

 

Sasuke-kun, ho deciso di seguirti!

Volterò le spalle a Konoha.

(...)

Farò tutto ciò che vuoi.

Non voglio avere rimpianti”

 

 

Se solo riuscissi a pugnalare lui,

sarebbe finita”

 

 

... se solo i miei occhi avessero potuto vedere...

... se le mie orecchie fossero state in grado di sentire...

...non saresti stata più sola...

...io non sarei stato solo...

 

Ma ora...

 

E' tutto così chiaro...

 

 

 

 

Le lacrime scesero dai suoi occhi, fermandosi a bagnare la spalla di Sasuke che l'aveva cinta nuovamente con le sue braccia.

“Sasuke-kun” sussurrò ridestandosi dai ricordi che lui l'aveva costretta a rivivere.

Alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi che non la guardavano più con rabbia, né con indifferenza.

Le sue labbra, che per tanto tempo aveva sognato di violare, troppo vicine per non essere pericolose.

I ricordi di quella vita che sembrava distante anni luce, avevano risvegliato il bisogno di lui.

Aveva tentato di reprimere il suo desiderio, di sopprimere i sentimenti, convinta che fosse lui il suo punto debole.

Solo in quel momento si rese conto, che sbagliava.

Era lei che lo rendeva tale, con le sue insicurezze e la paura di venire rifiutata ancora.

Lo aveva allontanato, pensando di fare un favore a se stessa e a lui, che non aveva mai mostrato interesse, né affetto nei suoi confronti.

Il cammino che Sasuke aveva dovuto affrontare per capire quali fossero i reali sentimenti che provava per lei, era stato impervio e confuso.

Per lei era stato molto più semplice affermare con sicurezza di amarlo, ma altrettanto difficile era stato negare di averlo mai fatto.

La mano di Sasuke si posò sulla sua guancia, raccogliendo le lacrime che la rigavano.

Le loro labbra si avvicinarono lentamente, come attirate, reciprocamente, da una potente calamita, alla quale non ci si poteva opporre.

L'attimo in cui si sfiorarono annullò le paure e i timori che mutarono in in un desiderio, fatto di lacrime e rabbia.

Si nutrirono voracemente dei loro respiri, lasciando danzare le loro lingue che ingorde, si intrecciavano, accarezzavano,fuggivano, per poi rincorresi ancora.

Le mani di Sakura, perse in quei fili di seta color ebano, si deliziarono a tirarli, spettinarli, mentre il desiderio di andare avanti, essere sua, cresceva impetuoso.

Scese lungo il suo collo, fino alla scollatura del kimono che lasciava intravedere il suo torace e pose la mano in direzione del suo cuore.

Ascoltò il suo battito... uguale al suo.

Il tocco gelido della mano di lui che si sovrapponeva alla sua, la costrinse ad allontanarsi e a guardarlo di nuovo negli occhi.

Arrossì nel leggere in essi, lo stesso desiderio.

Nascose l'imbarazzo, rituffandosi nella sue labbra, con più foga, mentre la mano posata sul cuore afferrava il lembo del kimono per scoprire del tutto il niveo torace.

Il fuoco aveva bruciato molte volte l'animo di Sasuke, per rabbia, per vendetta, per dolore, ma quel fuoco che stava ardendo adesso in lui, era diverso.
Era smanioso di sentire la pelle di Sakura sulla sua, di percorrerne ogni centimetro con le mani e le labbra, fino a consumare tutte le sue energie unendosi a lei, in una cosa sola.

Totalmente perso nella vorticosa danza delle loro lingue, provò un brivido sentendo sotto la sua mano, la morbida pelle del seno della rosa, che lui, aveva provveduto a denudare senza neanche accorgersene.

Lo strinse delicatamente, come per chiedere il permesso.

Sakura gemette sommessamente e si avvinghiò a lui per far aderire i loro corpi, cosicché la loro pelle potesse conoscersi per la prima volta.

Si inginocchiarono sull'erba e si liberarono degli ultimi indumenti.

Lo spettacolo dei loro corpi nudi e accaldati, accrebbe il desiderio e la rabbia per tutto il tempo che avevano negato a se stessi quelle emozioni.

Il luogo non era adatto per simili effusioni, correvano il rischio di essere visti, ma non se ne preoccuparono. Per l'occasione quell'erba fresca sarebbe stata il loro talamo e il cielo, le lenzuola.

Non c'era nulla al mondo che potesse frenare i loro corpi che avvinghiati in un abbraccio che sapeva di eterno, fondevano l'essenza della loro stessa pelle.

Era la prima volta per entrambi, ma le carezze che con bramosia esploravano territori sconosciuti, provocando gemiti e mugolii, sembravano possedere un'esperienza innata, come se il corpo dell'uno non avesse alcun segreto per l'altro.

Non importava se avrebbe fatto male, o se sarebbe stato solo un momento di passione, Sakura sapeva di volerlo e lo distolse dalla estatica tortura che stava infliggendo ai suoi seni e lo tirò a sé, verso le labbra.

Con leggeri movimenti del bacino, lo invitò a compiere l'ultimo atto, quello che forse, non osava chiederle.

Soffocò in un bacio il dolore di quella spinta, non molto delicata, che le aveva rubato la purezza.

L'aveva donata all'unico uomo che aveva sempre amato e il navigare in quel mare di completezza

e soddisfazione, divenne sempre più dolce.

Sasuke rimase immobile. Se per lui era stata una sorta di liberazione a quella sublime pena che era il corpo nudo della rosa tra le sue braccia, per lei era stato un vero e proprio trauma fisico. Sentì il pulsare della sua femminilità violata e attese che il terrore che leggeva nei suoi occhi e il dolore che aveva soffocato mordendogli il labbro inferiore, si attenuassero.

Le esili gambe di Sakura, avvolte saldamente ai suoi fianchi, lo incitarono a riprendere, suggerendogli il ritmo con il quale quel fastidio – non più dolore – si sarebbe attenuato, diventando ben presto un lontano ricordo, mentre nuove emozioni e sensazioni si sarebbero fatte strada in lei.

 

Unghie che si conficcano nella carne in cerca di un appiglio a cui aggrapparsi per non perdere se stessi.

Gemiti che come echi di una battaglia da cui non vi è vincitore risuonano nelle orecchie che non potranno mai dimenticarli

Labbra che si sfiorano per poi mordersi avidamente, fino a sentirle talmente umide da aver paura che anche un lieve soffio di vento possa spaccarle in due.

Sudore e lacrime che si fondono in un sapore nuovo, inusitato, ma che sa di buono, come un frutto assaggiato per la prima volta.

Corpi che scivolano l'uno sopra l'altro. La pelle scotta così tanto da essere in grado di sciogliere un ghiacciaio.

Raggiungere l'apice del piacere, insieme, è come essere travolti dal mare in burrasca. In balia di onde di cui non credevi l'esistenza.

Come naufraghi appena approdati a una spiaggia sicura, i corpi si abbandonano alla stanchezza e si lasciano lambire dai delicati flutti della battigia.

 

 

 

 

 

“Era la vertigine. L'ottenebrante, irresistibile desiderio di cadere.

La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza.

Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle,

ci si vuole abbandonare a essa.”

"L'insostenibile leggerezza dell'essere" - Milan Kundera




 

(Sasuk8)

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

 

Chiedo umilmente perdono per il ritardo clamoroso, ma ho avuto i miei buoni motivi – o almeno spero.

Desiderando di ridare i ricordi a Sakura, uno a uno, ho dovuto rivedere un bel po' di puntate di Naruto(Prima serie e Shippuden) perché volevo riportare le sue vere parole. Avevo addirittura un foglio di appunti per creare una specie di indice a fine capitolo con i vari episodi da cui sono state tratte le frasi, ma, ahimé, l'ho perso. * China il capo, chiedendo perdono*

Ho voluto iniziare il chappy con una frase di Jiraiya che nella sua semplicità esprime un concetto talmente “Vero” da poter essere declassato a ovvio, quando non lo è.

La citazione finale – ho aspettato il momento propizio per utilizzarla – è tratta da uno dei miei “tomi sacri” (i mie libri preferiti , nda).

Sakura si abbandona alla sua vertigine, trovando – forse – la sua liberazione.

Spero che il capitolo vi piaccia e attendo con ansia le vostre opinioni.

Un bacione

sasuk8

* passa la palla a manga e corre a scrivere l'aggiornamento della sua fan prima che qualcuno si rivolga a Chi l'ha Visto*

  
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