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Autore: Root    18/08/2014    10 recensioni
Percy ormai la considerava come una specie di tradizione; ogni anno, il giorno del suo compleanno Nico andava da lui, mangiavano la torta di compleanno blu che sua madre aveva preparato e si sedevano in camera di Percy, solo loro due, a parlare di qualunque cosa gli venisse in mente.
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Anche se durante l'anno lui e Nico non si vedevano quasi mai, e comunicavano solo occasionalmente tramite messaggi Iride, Nico non mancava mai di andare a trovarlo il 18 agosto.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Una volta l'anno
Personaggi: Nico Di Angelo, Percy Jackson
Desclaimer: Tutto ciò cui mi sono ispirata appartiene solo ed unicamente a Rick Riordan
Note: Un piccolo regalino per il compleanno del nostro caro Percy :) 
Credo che sia la fic più lunga che abbia mai scritto, wow, sono fiera di me. Non sono per niente sicura dell'IC, soprattutto di Percy, anche perché stavolta ho adottato il suo punto di vista. 
Buona lettura, spero vi piaccia :)


 

Percy ormai la considerava come una specie di tradizione; ogni anno, il giorno del suo compleanno Nico andava da lui, mangiavano la torta di compleanno blu che sua madre aveva preparato e si sedevano in camera di Percy, solo loro due, a parlare di qualunque cosa gli venisse in mente. Anche quando Percy organizzava una festa a casa sua, invitando i suoi amici, Nico restava più a lungo degli altri e, alla fine, si trovavano sempre, tutti gli anni, nella stessa situazione. A dire il vero era successo solo un paio di volte, ma Percy la vedeva comunque come una tradizione. Anche se durante l'anno lui e Nico non si vedevano quasi mai, e comunicavano solo occasionalmente tramite messaggi Iride, Nico non mancava mai di andare a trovarlo il 18 agosto.
La prima volta era stato il quindicesimo compleanno di Percy, quando Nico si era presentato alla sua finestra per parlargli del suo piano per sconfiggere Crono. Vedendo come aveva guardato, e poi mangiato la torta, Percy si era chiesto quanti compleanni Nico avesse trascorso senza festeggiare. In quel momento, aveva anche deciso che avrebbe rimediato.
Il giorno del suo sedicesimo compleanno era troppo incasinato per poter festeggiare come si deve, e poi c'era stata Annabeth e il bacio nel laghetto, e Percy non aveva avuto neanche il tempo di pensare.
Percy si era dimenticato del suo compleanno l'anno successivo. Tra la fine della guerra con Gea e la riorganizzazione dei Campi, Percy si era a stento reso conto dei giorni che passavano e, quando Nico gli era andato vicino, un sorriso timido sulle labbra, dicendogli semplicemente “buon compleanno”, Percy ci aveva messo un attimo a capire di cosa stesse effettivamente parlando. Quella volta non avevano avuto tento tempo per parlare né, purtroppo, avevano avuto una torta di compleanno blu con cui festeggiare, ma Percy considerava comunque quel giorno come parte della loro personale tradizione.

 

Il giorno del suo diciottesimo compleanno, invece, festeggiarono come si deve. Percy aveva pensato di farlo al Campo Mezzosangue, ma aveva cambiato idea quando gli avevano fatto notare che avrebbe raggiunto la maggiore età e che sua madre non avrebbe potuto essere lì; quindi Percy aveva invitato a casa propria gli altri della Profezia dei Sette, e Nico. Quando il figlio di Poseidone lo aveva avvertito tramite un messaggio Iride, Nico era sembrato sorpreso che l'altro avesse pensato di invitarlo. Percy cercò di non sentirsi triste per quello, ma con scarso successo.
Anche quando tutti gli altri se ne furono andati, Nico indugiò, come se fosse indeciso sulla prossima mossa. Sembrava non fosse sicuro se volesse restare o meno e temesse che Percy potesse cacciarlo via da un momento all'altro e, di nuovo, Percy si morse la lingua, per evitare di fargli notare come fosse stupido il suo comportamento e ricordargli che erano amici, cosa di cui Nico non pareva essere troppo convinto.
-Vuoi un'altra fetta di torta?- disse, invece, sia per rompere il silenzio sia perché era convinto che il ragazzino davanti a lui avesse davvero bisogno di mangiare qualcosa o sarebbe finito per diventare incredibilmente simile a uno di quegli spiriti con cui passava la maggior parte del tempo. Fu contento quando Nico annuì.
Erano seduti sul letto di Percy, la camera, per quanto sua madre gli avesse suggerito di riordinarla, era nel caos più totale, ma Nico non sembrava farci molto caso.
Era piuttosto strano, Percy non si sarebbe aspettato di potersi trovare così a suo agio con Nico. Certo, sapeva che Nico era una brava persona e, nonostante i loro trascorsi non sempre felici, gli avrebbe affidato la propria vita in battaglia, ma ora era diverso: non pensava che, passare del tempo, in silenzio, con Nico, sarebbe potuto essere così piacevole, anche perché a lui, il silenzio non piaceva più di tanto ed era sempre il primo ad interromperlo. In quel momento, invece, non ne sentiva il bisogno e poteva avvertire che anche il figlio di Ade non era teso come al solito in sua presenza.
A un certo punto, Nico mise giù la forchetta e spostò lo sguardo dalla torta al viso di Percy.
-Perché tu e Annabeth vi siete lasciati?
Nico lo stava guardando, gli occhi che mostravano curiosità e qualcos'altro che Percy non fu esattamente in grado di decifrare; il più piccolo si stava mordicchiando il labbro inferiore, come se non fosse neanche lui stesso sicuro di voler conoscere la risposta.
La storia con Annabeth era finita ormai da mesi e ogni volta che qualcuno gliene chiedeva il motivo Percy si limitava a rispondere cose del tipo, “ci siamo resi conto che stavamo meglio come amici” (il che era vero), e varianti simili; alla fine, si guadagnava sempre uno sguardo pieno di pietà, una pacca sulla spalla e qualche parola buttata lì a caso che voleva avere lo scopo di consolarlo. Il punto era, Percy (e anche Annabeth), non aveva bisogno di essere consolato, proprio per niente, ma aveva l'impressione che se avesse cercato di dare spiegazioni più complesse, nessuno lo avrebbe preso sul serio; e poi, sinceramente, non gli andava di mettere tutti a conoscenza della sua vita privata.
Con Nico, però, gli venne spontaneo raccontare tutta la storia.
-E' strano, sai? Semplicemente all'improvviso ci siamo resi conto che eravamo solo amici. Non so come spiegarlo, Annabeth è sempre stata la mia migliore amica, una delle persone più importanti della mia vita, e lo è ancora, questo non cambierà mai. Ma non riuscivamo più a vederci come una coppia, siamo amici, siamo una famiglia, ma non una coppia.
Si interruppe un attimo, cercando di trovare le parole adatte per proseguire, gli occhi di Nico ancora puntati su di lui. Il figlio di Ade era un ottimo ascoltatore, pensò Percy.
-Poi un giorno, semplicemente, ci siamo resi conto che era tipo una settimana che non ci baciavamo e poi Annabeth ha iniziato a parlarmi di questo ragazzo appassionato di architettura che aveva incontrato a scuola e quando io le ho suggerito di chiedergli di uscire e lei mi ha risposto che lo avrebbe fatto, ci siamo resi conto che la nostra storia era finita senza che noi ce ne fossimo accorti e che ormai eravamo solo amici.
Nico lo stava guardando con un'espressione che Percy avrebbe descritto come a metà tra lo scioccato e l'incredulo, gli occhi sgranati, le sopracciglia sollevate e la bocca leggermente aperta. In effetti, ripensando a quanto aveva appena finito di dire, Percy si rese conto che doveva sembrare piuttosto ridicolo.
-Vi siete lasciati senza neanche rendervene conto. E' la cosa più assurda che abbia mai sentito.
Dopo averlo detto, Nico scoppiò a ridere, una risata sonora come Percy non ne aveva mai sentite. Per un attimo il figlio di Poseidone pensò che forse avrebbe dovuto sentirsi offeso, ma, ripensandoci, Nico non aveva tutti i torti. Poi pensò anche che non aveva mai sentito Nico ridere, e che non avrebbe mai potuto sentirsi offeso, vedendolo lì, seduto sul letto, gli occhi chiusi, la braccia a mantenersi la pancia mentre si lasciava andare completamente all'ilarità. Percy si disse che avrebbe potuto continuare ad ascoltarlo ridere per il resto della sua esistenza, che non aveva mai sentito un suono più bello in tutta la sua vita.
Alla fine si lasciò contagiare, ridendo anche lui, di se stesso.
Gli ci volle un po' per calmarsi e, quando lo fecero, entrambi avevano le lacrime agli occhi.
-Dovresti ridere più spesso, sai?
Percy scorse chiaramente le guance di Nico che prendevano colore, gli occhi che si poggiavano su tutto tranne che su di lui e si trovò a pensare che il ragazzino seduto accanto a lui era davvero, davvero bello. Com'era possibile non se ne fosse mai accorto prima di allora? Probabilmente perché non lo aveva mai visto così rilassato, così a suo agio, col sorriso sulle labbra; era come se averlo visto ridere gli avesse finalmente aperto gli occhi. Percy si disse che, da quel momento in poi, l'obbiettivo della sua vita sarebbe stato quello di far ridere Nico, di non far più sparire il sorriso dal suo viso.
Il figlio di Ade non gli rispose, ma tornò a mangiare la torta di compleanno blu con rinnovato entusiasmo.
Percy poté notare, con una certa soddisfazione che, anche se cercava di nasconderlo, Nico stava ancora sorridendo.
Quando Nico si alzò da letto, dichiarando che era ora di andarsene, era notte inoltrata e, prima che Percy potesse anche solo pensare di chiedergli di restare a dormire lì, l'altro gli aveva già augurato buona notte ed era scivolato via nelle ombre.

 

Per il suo diciannovesimo, la tradizione continuò, anche se, probabilmente, Percy era l'unico a considerarla tale. Durante l'anno, lui e Nico si erano visti pochissimo, solo occasionalmente, il figlio di Ade si era fatto vedere al Campo Mezzosangue ed era rimasto qualche giorno, ma lui e Percy avevano avuto ben poche occasioni di passare del tempo insieme; Percy sospettava che trascorresse la maggior parte del tempo negli Inferi. Comunque, Nico non mancò di presentarsi, anche quell'anno, a casa di Percy per il suo compleanno. Il figlio di Poseidone fu felice di notare come, questa volta, Nico non fosse sembrato più tanto sorpreso di essere stato invitato.
Stavolta, Nico stava mangiando un gelato, rigorosamente blu. Percy stava approfittando di quell'occasione per farlo mangiare, anche perché, considerato che il ragazzo sembrava quasi scomparire, per quanto era magro, probabilmente sarebbe stato l'ultimo suo pasto per il resto dell'anno.
-Perché con te tutto il cibo deve essere blu?
-E' tutto più buono se è blu.
Era vero, e forse solo frutto della suggestione ma, se il cibo era blu, Percy lo avrebbe senz'altro trovato più gustoso. Raccontò a Nico la storia dietro questa singolare usanza sua e di sua madre, e lui sorrise, mangiando un bel cucchiaio di gelato.
-Ma come fa tua madre a fare tutto blu?
-Hm? Coloranti? Magia? Forse mia madre è la figlia della dea del blu, chi lo sa.
Percy aggiunse un'altra vittoria alla sua lista quando sentì Nico ridacchiare per poi dargli una leggera spallata.
Se c'era una cosa che Percy Jackson non si sarebbe mai aspettato era di poter passare ore ed ore a parlare allegramente con Nico Di Angelo, di qualcosa che non fosse l'imminente fine del mondo e il modo per fermarla, senza che questi finisse per urlargli contro o gli rivolgesse una sola volta uno sguardo omicida. Né si sarebbe aspettato che gli sarebbe piaciuto così tanto. Quando lo aveva conosciuto, Percy aveva pensato che non sarebbe mai riuscito ad andare d'accordo con quel ragazzino rumoroso e sovreccitato per qualunque cosa; poi il suddetto ragazzino aveva dichiarato di odiarlo e di volerlo uccidere e le cose non erano affatto migliorate. Quando si erano riappacificati, Percy aveva pensato che sarebbero potuti essere buoni amici ma, con tutto ciò che era accaduto dopo, e poiché Nico passava decisamente poco tempo al campo, non ce ne era stata occasione. A dire il vero, Percy aveva avuto la netta impressione che il più piccolo stesse cercando di evitarlo.
Da quando aveva perso Bianca, Nico era sempre stato schivo e riservato e, dopo essere tornato dal Tartaro, aveva finito per chiudersi sempre di più in se stesso, trincerandosi all'interno di un guscio cui nessun altro era permesso l'ingresso. Percy lo comprendeva, ma ogni tanto gli balenava in mente l'idea che il figlio di Ade potesse ancora odiarlo. Ogni volta che cercava di andargli vicino, di parlare con lui, di ripristinare quello straccio di rapporto che, ne era certo, un tempo c'era stato tra di loro, Nico lo trattava in malo modo, lo allontanava e Percy non sapeva come reagire; avrebbe voluto fermarlo e chiedergli qual era il suo problema, chiedergli perché lo odiasse tanto quando lui era arrivato a considerarlo un amico. Alla fine, però, non faceva mai nulla, si limitava a guardarlo andare via, a fuggire il più lontano possibile da lui come se non potesse sopportare in alcun modo di stargli vicino.
Percy non era esattamente sicuro di quando fosse migliorata la situazione, né di cosa fosse successo a Nico per fargli cambiare atteggiamento ma, in ogni caso, il più piccolo aveva smesso di scappare. Era come se Nico avesse aperto uno spiraglio, permettendo a qualcun altro di entrare nel suo guscio; Percy era più che contento di aver avuto quell'onore e, dopo tanto tempo, aveva finalmente l'impressione di riuscire davvero a comunicare con lui.. Era abbastanza convinto che adesso non era più l'unico a considerare il loro rapporto come amicizia.
-Ti va di restare a dormire qui stanotte?
Dall'espressione sul viso di Nico, Percy avrebbe potuto giurare che stesse per dire di sì e fu piuttosto insoddisfatto e contrariato quando, invece, disse:
-Meglio di no, mi dispiace.
Percy annuì, e cercò, con non troppo successo, di dissimulare il disappunto che di certo era visibile sul suo volto.
-Ci vediamo presto?
-Certo. Buona notte, Percy.
-Buona notte, Nico.
E, con quello, era sparito nelle ombre. Percy si addormentò chiedendosi perché il rifiuto di Nico lo avesse lasciato così deluso. Evitò del tutto di farsi domande quando si risvegliò, il mattino dopo, piuttosto confuso dal sogno che aveva fatto quella notte e decisamente contrariato che si fosse trattato, appunto, solo di un sogno. Non lo ricordava esattamente, ma ricordava, come se fosse stata reale, la sensazione di tenere stretto tra le braccia, contro il suo petto, un certo figlio di Ade di sua conoscenza, il viso affondato tra i suoi capelli corvini, le braccia avvolte attorno alla sua esile figura. Percy scosse la testa, come per scacciare quei pensieri; no, decisamente non era il caso di farsi domande.

 

Alla fine, Percy e Nico non si incontrarono presto né, in effetti, si videro spesso durante l'anno, e Percy si scoprì a sentire sempre più spesso la mancanza dell'altro. Il figlio di Poseidone cercava di comunicare con lui attraverso messaggi Iride anche se, il più delle volte, quelli non giungevano a destinazione. Percy sapeva che questo accadeva perché Nico era negli Inferi, ma non gli impediva comunque di provare disappunto ogni vota che non riusciva a mettersi in contatto con lui.
Percy non aveva mai aspettato con ansia il giorno del suo compleanno, forse anche a causa della prima Grande Profezia, che di certo non gli aveva dato motivo di attenderlo. Tuttavia, quell'anno Percy si ritrovò sempre più spesso a contare i giorni che lo separavano dal 18 agosto, dal giorno in cui avrebbe finalmente potuto trascorrere del tempo con Nico. Era una tradizione, dopotutto.

-Buon compleanno, Percy.
A Percy era sempre piaciuto il modo in cui Nico glielo diceva, come se in quelle tre parole si nascondesse un significato più profondo, un sovrasenso che non gli era concesso di cogliere, ma che era lì per lui; come se Nico potesse, in quel modo, comunicargli qualunque cosa.
Quando se lo trovò davanti, seduto come ogni anno sul suo letto, a mangiare una torta azzurra, Percy si rese conto di quanto Nico fosse cambiato. Aveva diciassette anni, era ovvio che fosse cresciuto ma, fino a quel momento, Percy non ci aveva prestato particolare attenzione.
Non era più il bambino esagitato che aveva conosciuto all'inizio e non era più neanche quel ragazzino rinchiuso in se stesso che allontanava chiunque tentasse di avvicinarsi. Il suo colorito, ancora incredibilmente pallido, evidenziava il nero degli occhi; era più alto, anche se sempre incredibilmente magro, i capelli gli erano cresciuti fin sulle sulle spalle e li portava legati in una coda. Ma era il portamento che più lo aveva colpito, il modo in cui aveva la testa alta e le spalle dritte, come se non stesse più cercando di nascondersi e di passare inosservato, ma fosse pronto ad affrontare il mondo; e lo era, Percy ne era sicuro.
Gli ci volle un enorme sforzo di volontà per distogliere lo sguardo; Nico era bello, incredibilmente bello. Non una bellezza classica, come quella delle statue greche, ma un tipo di bellezza di cui difficilmente ti accorgi ma che, una volta notata, non riesci più a toglierti dalla testa. Percy avrebbe potuto continuare a fissarlo per il resto della giornata anche se, forse, non era proprio la cosa migliore da fare.
Poi vide Vortice, in forma di penna, sulla scrivania, e gli venne in mente una cosa.
-Comunque, se ti interessa ancora, scrive- disse prendendola in mano e mostrandola a Nico.
-Cosa?
-Quando ci siamo conosciuti, mi chiedesti se finiva mai l'inchiostro. Beh, scrive, con un inchiostro che brilla come Bronzo Celeste. Ma non ti so dire se finirà mai.
Nico era sorpreso, forse più perché Percy si era ricordato della loro prima conversazione che per la notizia della penna.
-Pensavo lo avessi dimenticato.
-Perché avrei dovuto?
A dire il vero, Percy non c aveva più ripensato finché Annabeth, nel Tartaro, non aveva suggerito di provare, ma quando aveva visto Vortice trasformarsi in una penna e scrivere, Percy aveva immediatamente pensato che avrebbe dovuto farlo sapere a Nico.
-Non ho ancora provato a fare surf, però.
-Bisognerà rimediare, allora.
Percy sorrise, e Nico con lui. Il figlio di Poseidone continuava a meravigliarsi di quanto potesse essere bello vederlo sorridere; era come se, un semplice sorriso fosse in grado di illuminargli completamente il viso. Percy pensò di nuovo a quanto era cambiato in quei pochi anni, e ripensò a quanto un tempo fosse difficile, praticamente impossibile, vedere le labbra di Nico incurvate verso l'alto. Si sentì orgoglioso nel rendersi conto che, nel cambiamento di Nico, nella sua attuale capacità di sorridere, di essere sereno, anche lui aveva avuto un ruolo.
A quel punto, fu come se nessuno dei due avesse più idea di cosa dire.
Il silenzio con Nico era quasi sempre piacevole, Percy non sentiva l'urgenza di romperlo; generalmente avrebbe potuto trascorrere ora in compagnia di Nico, senza dire una parola, solo godendo della presenza dell'altro accanto a sé. Eppure quel giorno, avvertiva chiaramente una certa tensione, tra di loro. Non il tipo di tensione che c'era all'inizio, quando non era certo se Nico fosse o meno sul punto di spedirlo negli Inferi, ma una tensione scaturita da troppe parole non dette che permeavano quel silenzio in cui erano immersi; una tensione nata dal fatto che entrambi si aspettavano qualcosa che non erano certi sarebbe avvenuto.
Percy non riusciva a sopportare questo genere di tensione.
Nico non lo stava guardando, gli occhi puntati verso il basso. Percy si perse ancora una volta a fissarlo, a cogliere tutti quei particolari del suo aspetto su cui prima di allora non si era mai soffermato.
Forse non stava ragionando, quando si chinò verso Nico, premendo le proprie labbra contro le sue, o forse aveva riflettuto talmente tanto, durante l'ultimo anno, sui sentimenti che provava per il figlio di Ade, a chiedersi che cosa significasse quel nodo allo stomaco che gli faceva visita ogni volta che pensava a lui, che ormai ne aveva avuto abbastanza di pensare e preferì abbandonarsi all'istinto; e l'istinto gli stava dicendo chiaramente di baciarlo.
Le labbra di Nico erano morbide e calde; per un istante, Percy si chiese se quello fosse il suo primo bacio e sorrise, finché non si rese conto che Nico era completamente immobile.
Percy si spostò, rimettendo una certa distanza tra di loro, ma portò una mano a stringersi attorno al polso di Nico; aveva paura che sarebbe potuto scappare, e non glielo avrebbe lasciato fare, per nessun motivo.
-Hm, ecco... mi dispiace. No, aspetta, non è vero, non mi dispiace, volevo farlo...
Percy si morse un labbro. Non ci sapeva fare con le parole, per niente. Agire sì, parlare no. Non lo sapeva fare a sedici anni, non lo sapeva fare a venti.
Cercò di mettere in ordine quel subbuglio che erano i suoi pensieri in quel momento, cosa decisamente difficile, con Nico che lo fissava, ancora completamente scioccato, gli occhi sgranati, il viso completamente rosso; Percy avrebbe solo voluto chinarsi a baciarlo di nuovo.
-Mi piaci. Cioè, credo di essere innamorato di te, Nico- fissò i suoi occhi verdi nei suoi, neri.
Alla fine, dopo un anno intero in cui si era ritrovato fin troppo spesso a pensare a Nico e a sperare che fosse lì con lui e non da qualche parte nel regno di suo padre, Percy era riuscito a venire a patti con i suoi sentimenti, a sciogliere quel groviglio che si formava dentro di lui ogni qualvolta la sua mente si soffermava sul giovane figlio di Ade, e aveva capito che ciò che provava per lui non poteva essere altro che amore.
Gli lasciò andare il polso; in qualche modo sapeva che Nico non sarebbe fuggito via da lui, non questa volta.
-Non mi aspetto nulla, davvero, volevo solo che lo sapessi e...-
-Percy-
Nico interruppe il suo farfugliare e, stavolta, fu lui ad afferrargli la mano. La sua voce era ferma, ma il suo viso divenne, se possibile, ancora più rosso, e i suoi occhi mostravano qualcosa che Percy riconobbe come un misto di desiderio, stupore e agitazione.
-Percy. Ho avuto una cotta per te da quando ci siamo conosciuti.
Percy non se lo aspettava, per niente. Anche se, forse, ciò spiegava molti degli strani atteggiamenti che Nico aveva avuto nei suoi confronti.
-Sul serio?
-No, mi sto prendendo gioco di te e dei tuoi sentimenti. Certo, sul serio.
Percy sentì le sue labbra piegarsi all'insù. Probabilmente doveva avere un'espressione piuttosto stupida dipinta in viso, ma nella consapevolezza che i suoi sentimenti erano ricambiati, non gli importava di niente che non fosse il ragazzo accanto a lui, la persona che, senza neanche rendersene conto, era arrivata ad essere così importante per lui, così indispensabile nella sua vita.
Nico distolse lo sguardo, e probabilmente si sarebbe nascosto dietro i capelli se questi non fossero stati legati. Percy gli mise una mano sotto il mento e lo costrinse a incontrare il suo sguardo.
-Nico, guardami. Perché non me lo hai mai detto prima?
Erano vicini, così vicini che Percy poteva chiaramente sentire il respiro dell'altro sul di sé. Dopo la dichiarazione di Nico gli ci volle tutto il suo autocontrollo per non eliminare di nuovo la distanza che li separava e che, a dirla tutta, lo stava uccidendo. Voleva sentirlo vicino, voleva che Nico lo sentisse così vicino a sé da dimenticare gli anni in cui lo aveva amato in silenzio, durante i quali aveva creduto di essere stato condannato ad un affetto non corrisposto.
-Perché... perché siamo entrambi uomini e poi c'era Annabeth e...- si interruppe e, forse inconsciamente, si avvicinò ancora di più.
-Quindi, posso baciarti di nuovo?
Nico annuì e, finalmente, le loro labbra si incontrarono di nuovo.
Percy non aveva mai creduto a quello che si vede nei film d'amore, al fatto che un semplice bacio possa causare quel turbinio di emozioni capaci di farti perdere la ragione e qualunque contatto con la realtà e di portarti dritto in Paradiso, sull'Olimpo o in qualunque altro luogo divino. Non ci aveva mai creduto, ma era pronto a cambiare idea. Le labbra di Nico si muovevano incerte contro le sue, rispondendo al bacio e, quando lui le dischiuse, Percy approfondì il bacio, portando un braccio a circondargli la vita per attirarlo ancor di più a sé.
-Ti amo, Percy- sussurrò Nico quando si separarono -Ti amo, ti amo, ti amo-
Continuava a ripeterlo, tra un bacio e l'altro, come se stesse cercando di rimediare per tutte quelle volte che, in quegli anni, avrebbe voluto dirlo ma non aveva mai potuto farlo; e ogni volta che pronunciava quelle parole, il cuore di Percy coglieva l'occasione per fermarsi un istante e fare una capriola.
-Ti amo anch'io, Nico-
Percy lo baciò ancora, cercando di trasmettergli con quel gesto tutto ciò che provava e che non era in grado di esprimere a parole. Sperava di riuscire a fargli capire quanto fosse importante per lui, quanta felicità gli procurasse il tenerlo stretto a sé.
-Allora, stavolta resterai qui con me anche stanotte, vero?
Nico gli rivolse un altro dei suoi sorrisi che, anche se non erano più così rari, per Percy restavano comunque qualcosa da custodire gelosamente.
-Certo, e anche domani, se vorrai.
-Ovvio.

Mentre lo baciava di nuovo, Percy poteva sentire Nico sorridere contro le sue labbra.

 

 

  
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