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Autore: lilyhachi    18/08/2014    1 recensioni
(Post terza stagione; nessun collegamento con la quarta stagione)
Madison era rotta, come un oggetto di vetro, i cui pezzi erano sparsi chissà dove, eppure Derek non sembrava da meno, solo che nessuno dei due era in grado di vedere le rispettive incrinature.
Derek Hale era spezzato. Tutto il suo dolore era accompagnato da una bellezza suggestiva in grado di annullare tutte quelle scosse che sembravano martoriare il suo sguardo rigido. Tutta la sua sofferenza era perfettamente modellata, come fosse creta, per far in modo che non ci fossero crepe, così da impedire al più flebile spiraglio di luce di entrare. Tutti i suoi tormenti erano pericolosamente allineati come le tessere del domino, e anche il minimo fruscio avrebbe potuto segnare una reazione a catena irreversibile. Da lontano, sembrava tutto in ordine, ma bastava avvicinarsi per riconoscere quelle piccole imperfezioni che lo rendevano rotto…splendidamente rotto.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota: il capitolo è ambientato completamente nel passato e riguarda la madre di Madison.


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XIII
 
Bad blood
 
“You've got a warm heart, you've got a beautiful brain.
But it's disintegrating, from all the medicine.
You could still be, what you want to.
What you said you were, when you met me”.
(Daughter – Medicine)
 
Francia, 1993

Nadia guardò fuori dalla finestra e scorse in lontananza un campo di lavanda, inspirandone il profumo e rilassandosi all’improvviso, dimenticando tutte le sue preoccupazioni. Nadia amava la Provenza e ci sarebbe rimasta fino alla fine dei suoi giorni.
Era lì che aveva impostato la sua vita, era lì che si era fatta affascinare dall’archeologia e da tutte le leggende che essa nascondeva, era lì che si era ritrovata a contatto con quel mondo nuovo, scoprendo l’esistenza di cose che non riteneva possibili.
Era lì che i suoi genitori, anche loro coinvolti nel soprannaturale, le avevano rivelato ciò che erano stati un tempo, quando lei era ancora una bambina.
I suoi genitori, Jonathan e Thiana, si erano fatti affascinare dal soprannaturale, da tutte le storie antiche che lo componevano e dalle persone che ne erano a conoscenza, così come i suoi nonni prima di loro. Sorrise al ricordo del suo primo incontro con il dottor Deaton, suo amico di vecchia data che le aveva insegnato qualcosa, durante il breve periodo in cui si erano incontrati.
Tuttavia, ogni minuto che trascorreva in quel luogo, Nadia non faceva altro che chiedersi come avrebbe fatto a resistere, per quanto altro tempo avrebbe represso ciò che sentiva davvero. Una parte di lei voleva soltanto correre dai genitori, abbracciarli e urlare loro che non era felice come aveva sperato, che le sue parole erano tante bugie messe accuratamente insieme come un quadro immensamente bello e perfetto nella tecnica che nascondeva una tristezza immensa e difficile da colmare. Nadia si sentiva vuota, spinta verso qualcosa che non apprezzava davvero: andava avanti per inerzia, solo per dimostrare di essere viva.
Odiava sentire addosso gli sguardi accigliati di Gwen che la osservava come se fosse la cosa peggiore che potesse capitare al branco.
Odiava notare le sue espressioni disgustate ogni volta che lo sguardo di Julian si posava su di lei, come se Gwen volesse staccarle la testa.
Odiava sentire la sua voce saccente e arrogante che contrastava ogni sua frase solo per il gusto di contraddirla e farsi notare dal suo alpha.
In realtà, a Nadia non importava nemmeno lontanamente: se fosse dipeso da lei, Gwen avrebbe potuto tranquillamente gettarsi fra le braccia di Julian e lasciarla libera. Non era un mistero ciò che Julian provava per lei, ma Nadia non era per nulla convinta su di lui, né su quello che voleva essere per lui.
Credeva che Julian fosse un buon alpha per il suo branco ma più passava il tempo più Nadia si rendeva conto di come quell’uomo nascondesse le peggiori barbarie dietro un effimero e falsamente corretto senso di giustizia. Sembrava più un comandante a capo di un piccolo esercito composto dai suoi beta e da lei.
Il potere di Julian aumentava e la sua umanità diminuiva. Il comportamento verso Nadia non era diverso da quello verso gli altri.
Non era rimasto nulla dell’uomo, del licantropo che suo padre le aveva chiesto di salvare, mentre una freccia intrisa di strozzalupo era conficcata nel suo fianco e il corpo tremava per gli spasmi. A quel tempo, Julian era ancora un alpha alle prime armi, completamente differente da ciò che era diventato nel corso del tempo, e Nadia gli aveva salvato la vita, impedendo che lo strozzalupo continuasse il suo percorso per arrivare direttamente al cuore.
Quel gesto aveva dato inizio ad ogni cosa, trascinandola verso quell’abisso dal quale difficilmente avrebbe trovato modo di scappare, poiché quel salvataggio improvviso e ben riuscito aveva portato Julian a chiedere che Nadia diventasse l’emissario del suo branco e forse anche qualcosa di più.
Evidentemente i suoi sentimenti non contavano né sarebbero mai contati.
Poteva fuggire e abbandonare il branco, a volte l’idea si insidiava così profondamente nella sua mente che Nadia poteva essere pronta a fare i bagagli.
Quella poteva essere l’occasione giusta per lei: Julian era partito insieme a Blake e Gwen per definire delle trattative con un gruppo di cacciatori, noti con il nome Argent. Aveva deciso di partire senza far muovere tutto il branco, così Nadia era rimasta lì, in quella casa che tutti loro condividevano insieme a Ridley e Bastian.
Poteva andare via per sempre e non tornare mai più, ma poi Nadia udì un mugolio proveniente dal divano alle sue spalle e si voltò, trovando Bastian che dormiva con espressione rilassata e serena, in netto contrasto con quella che gli aveva visto la notte in cui lo avevano portato da lei, ferito e impaurito come non mai.
Nadia sospirò, carezzando con una mano i capelli di Bastian e ricordando a sé stessa che non sarebbe mai stata in grado di abbandonare quel ragazzino.
Si avviò verso la porta, ma nel farlo Nadia andò a sbattere contro qualcosa, o meglio contro qualcuno che le afferrò le braccia per impedire che capitolasse.
Ridley la fissò con sguardo preoccupato, rivolgendole un sorriso rassicurante.
“Scusa, tutto bene?”, le domandò con una voce bassa e gentile che non mutava mai.
Ridley era un licantropo particolare, a prima vista non lo avrebbe mai definito tale, poiché i suoi modi erano così discreti e gentili che poteva apparire un essere umano come gli altri. Raramente prendeva la parola nelle discussioni del branco ma quell’unica volta che interveniva, i suoi punti di vista venivano sempre apprezzati, specialmente da Julian che aveva trovato in lui un buon beta, nonostante il trattamento che spesso gli riservava, trattandolo come un burattino.
Nadia fece un cenno di sì con la testa e poi si voltò verso Bastian che dormiva.
Ridley sembrò capire e così uscì dalla camera insieme a lei, sedendosi sui gradini del portico, lasciando che Nadia prendesse posto al suo fianco.
La osservò di sottecchi, notando come avesse poggiato la testa sulle ginocchia piegate e lasciando che i suoi lunghi capelli castani venissero illuminati dai raggi del sole, creando dei riflessi così luminosi da sembrare quasi ipnotici.
Nadia aveva una strana malinconia che camminava al suo fianco, rendendola allo stesso tempo triste ma ugualmente bellissima, come fosse uno spirito che vagava sulla terra in cerca di una pace che forse non avrebbe mai trovato. C’era qualcosa in lei che nessuno sembrava capire: non l’aveva mai vista sorridere davvero con gli angoli delle labbra del tutto sollevati all’insù. I suoi sorrisi erano appena accennati e deboli, come se fossero frutto di uno sforzo che non riusciva a compiere.
Era come se dovesse muovere un braccio che le doleva così tanto da toglierle il respiro, lo sollevava di poco, credendo di poter compiere quel semplice movimento e poi lo riportava verso il basso, consapevole del fatto che non potesse fare qualcosa di più.
“Ti manca Julian?”, domandò Ridley, giocherellando con qualcosa fra le mani.
Nadia emise uno sbuffo divertito. “Non è questo”, disse semplicemente.
“Allora cosa ti turba?”, chiese ancora lui, mentre Nadia osservava le sue mani.
“La voglia di andare avanti”, confessò lei, senza sapere perché stesse parlando proprio con lui.
Ridley non disse nulla, piuttosto, si voltò verso la donna che aveva sollevato il capo, rimanendo con gli occhi fissi sul bosco dinanzi a loro, e aspettò che continuasse. Nadia aveva qualche difficoltà a parlare di sé e una strana forza misteriosa sembrava spingerla a parlare con Ridley, invogliandola a dargli maggiore fiducia. In diverse occasioni si era sempre dimostrato leale verso tutti i componenti del branco, soprattutto verso di lei, nonostante la conoscesse solo come l’emissario del branco e la compagna scelta dal suo alpha. Tuttavia, c’erano momenti in cui Ridley sembrava guardarla in maniera diversa, andando al di là di quelle due definizioni incomplete e riduttive, come se Nadia fosse molto di più.
“Scusa, non so quello che ho detto”, ammise Nadia, chinando il viso ma sentendo chiaramente gli occhi indagatori di Ridley su di lei.
“Non lo so neanche io, ma mi piacerebbe sentirlo”.
Quando Nadia si voltò verso di lui, incontrando finalmente i suoi occhi che sembravano più azzurri di come li ricordasse, Ridley vide per la prima qualcosa di nuovo, qualcosa che non avrebbe mai pensato di scorgere: un sorriso vero.
 
“Possiamo ordinare una pizza?”.
Nadia alzò gli occhi dal sushi che stava preparando per rivolgere uno sguardo indignato a Bastian che, in risposta, sfoggiò uno dei suoi sorrisi più convincenti.
“Ragazzino, sto già cucinando”, esclamò Nadia, voltandosi completamente verso di lui.
Bastian gettò uno sguardo al sushi e si esibì in una smorfia disgustata, tornando a sedersi sul divano con un’espressione poco convinta che lo fece apparire quasi offeso. Ridley rise di gusto, notando il broncio del ragazzo, e rivolse uno sguardo eloquente a Nadia, cercando di non perdersi in quella scena che quasi lo distraeva: Nadia era bellissima, sapeva di una bellezza completamente diversa, una bellezza luminosa e spensierata che non aveva nulla a che fare con quella che le calzava di solito. In quei giorni trascorsi insieme a lui e Bastian, Nadia aveva smesso di sembrare un fantasma, ma era quasi tornata a vivere.
La donna, sospirando, afferrò un tovagliolo per pulirsi le mani e si avvicinò al telefono.
“E pizza sia”, affermò lei, facendo esultare Bastian mentre Ridley le sorrideva. “Ma visto che mi hai fatto preparare sushi inutilmente, andrai ad allenarti con Ridley”.
“Sei il male”, protestò il ragazzo, lasciandosi cadere sul divano e allargando le braccia, come era solito fare quando si arrendeva durante una sessione di allenamento.
“Fila”, lo rimbeccò Nadia, indicandogli la porta con la mano e osservando Bastian che, con una smorfia di fastidio, si dirigeva fuori ma questo non le impedì di dargli un buffetto.
Una volta che Bastian si ritrovò fuori, aspettando Ridley, Nadia si voltò per afferrare il telefono e chiamare la pizzeria più vicina ma una mano sulla sua vita la fece sussultare.
Ridley poggiò il viso sulla sua spalla e le scoccò un bacio sulla guancia, assaporando la morbidezza della sua pelle nivea e il profumo di lavanda che emanava.
Nadia fece per scostarsi ma non riuscì a trattenere una risata mentre Ridley cercava di rubarle un altro bacio, donandole una dolcezza che non aveva mai conosciuto.
“Bastian ti aspetta fuori”, gli ricordò Nadia, facendo un cenno alla porta e voltandosi nell’abbraccio per posargli le mani sul petto e spingerlo delicatamente via.
Ridley inarcò un sopracciglio e fece per avvicinarsi ancora ma Nadia glielo impedì, riservandogli un sorriso fintamente dispiaciuto e facendo segno alla porta.
“Sei malvagia”, la accusò lui con tono offeso.
Nadia posò le mani sui fianchi e scosse la testa, sentendosi quasi un’adolescente alle prese con il primo amore, ma l’effetto che Ridley aveva su di lei era qualcosa di completamente nuovo, per nulla paragonabile a ciò che aveva vissuto prima di allora.
“No, sono prudente”, rispose lei, mentre il tuo tono diventava lievemente ansioso.
“E’ un ragazzo”, esclamò Ridley, prendendole una mano e cercando di rincuorarla per evitare che entrasse nel panico. “Non lo capirebbe mai, credimi”.
Nadia non rispose, limitandosi a fare un cenno con il capo e ad allontanare tutti i brutti pensieri che l’assalivano in quei momenti, quando ricordava che quello che stava vivendo non era un sogno e che presto o tardi ci sarebbero state delle conseguenze.
“Credi che continuerà a stare bene?”, domandò Nadia, cambiando argomento mentre il ricordo di Bastian che si svegliava in preda agli incubi faceva capolino nella sua mente.
“Lo spero”, rispose Ridley, convinto. “E’ ovvio che senta la mancanza della sua famiglia. E’ così giovane, un ragazzino non dovrebbe gestire tutto questo…è ingiusto”.
“Bastian è nato licantropo”, gli fece notare Nadia, cogliendo una nota di amarezza nella voce di lui. “Lo so, ma non augurerei mai questa vita ad un ragazzo”, affermò Ridley, facendo un passo indietro mentre i suoi occhi mostravano quell’inquietudine che Nadia aveva conosciuto.
Nadia allungò una mano, carezzandogli il braccio come per dargli conforto a quel ricordo orribile che aveva preso piede nel suo cuore: Ridley era stato morso quando era ancora giovane, per puro caso e per uno stupido scherzo del destino. Era stato costretto a fuggire, ad abbandonare la sua famiglia, facendo credere loro che fosse scomparso o semplicemente morto, perché la sua natura lo rendeva troppo pericoloso. Aveva rischiato di fare del male al suo fratellino e non poteva permettere che accadesse ancora. Non aveva una guida, nessuno che potesse aiutarlo a trovare un controllo, un’ancora. Ridley era sempre stato solo da allora, aveva imparato a gestire i suoi poteri e i suoi istinti ma aveva preferito fuggire piuttosto che coinvolgere qualcuno a lui caro. Non avrebbe augurato quella vita a nessuno, nemmeno al suo peggior nemico. Aveva visto altri bambini e ragazzi costretti a quel genere di vita, ma un conto era nascere licantropo e avere una famiglia accanto pronta a indicare loro la strada, un conto era ritrovarsi solo con un potere più grande e difficile da gestire.
“Bastian è un po’ come un fratello minore”, disse lui, mostrando un debole sorriso. “Mi ricorda Leo, e non augurerei questa vita a nessuno di loro”. (1)
Nadia sorrise, ricordando delle parole in particolare pronunciate da Ridley qualche tempo fa.
“Non vorrei che mio figlio fosse un licantropo, dovrebbe avere una vita normale”.
Quella frase era impressa a fuoco nella sua mente fin dal giorno in cui Ridley l’aveva enunciata, dinanzi a lei, Julian e al resto del branco. Gwen aveva ovviamente ribattuto, ricordandogli che bisognava mandare avanti la licantropia e la linea della famiglia.
Julian aveva trattenuto uno sbuffo divertito a quella piccola diatriba ma non si era espresso, poiché tutti loro sapevano quanto il loro alpha fosse legato al suo essere licantropo. A differenza di Ridley, Julian sembrava augurare ad altri quella vita: credeva che i più giovani andassero cresciuti e addestrati. Quando Nadia lo sentiva parlare, credeva si riferisse a dei soldati.
“Ehi, Ridley! Io sarei qui fuori”, urlò Bastian dall’esterno.
Ridley si ridestò e baciò teneramente la fronte di Nadia, sfiorando la sua guancia con le dita e allontanandosi definitivamente per raggiungere Bastian.
“Preparati, ragazzino!”, disse lui ad alta voce, rivolgendo un ultimo sguardo a Nadia prima di aprire la porta di casa e precipitarsi fuori dove lo aspettava il ragazzo.
Nadia poggiò le mani sul bancone della cucina, abbandonandosi ad un profondo sospiro e passandosi una mano sulla fronte. Sperava che Ridley non facesse troppo caso al suo nervosismo in quel momento ma Nadia era pur sempre un druido e sapeva come nascondere determinate cose al suo branco, anche quelle più banali. Tuttavia, si chiedeva per quanto tempo sarebbe riuscita a nascondere i suoi veri sentimenti al ritorno di Julian. Sapeva che quella favola avrebbe trovato la sua fine, che lei e Ridley non avrebbero avuto alcun futuro, perché come potevano averlo?
 
Prese un altro respiro, decisa a non farsi prendere dal panico, almeno per quel giorno, perché quel giorno Nadia doveva indossare la sua maschera per il ritorno del loro alpha. Rivedere Julian che faceva il suo ritorno a casa, insieme a Gwen e Blake, fu un po’ come vedere una ferita che si riapriva subito dopo aver completato la sua guarigione. Dopo aver impiegato tanto tempo per fare in modo che quella ferita si rimarginasse, ecco che veniva colpita ancora una volta, mentre il sangue riprendeva a fuoriuscire a fiotti.
Nadia guardò Julian che le andava incontro, sorridendole da lontano con la solita espressione soddisfatta, come se non aspettasse altro che rivedere lei.
Vide Blake che correva ad abbracciare Bastian, scompigliandogli i capelli, mentre il ragazzo si stringeva a lui come se avesse visto tornare un fratello maggiore, e Ridley gli diede un’amichevole pacca sulla schiena, ricambiata da uno spintone e un sorriso amorevole.
Invece, Gwen si limitò a dei sorrisi tirati verso tutti loro, in particolare verso Nadia, tenendosi in disparte con le braccia incrociate, come se quella non fosse la scena a cui voleva assistere. Era chiaro che Gwen avrebbe preferito non tornare mai più.
Julian portò una mano attorno alla vita di Nadia, stringendola forte come per rimarcare ciò che ormai sapevano tutti, e l’abbracciò.
“Mi sei mancata, Nadia”, esclamò con voce bassa e sorridendo sulle labbra, mettendo Nadia più a disagio di quanto non fosse già.
La sola presenza di Julian riprendeva a farla sentire intrappolata in una prigione, mentre le mani di lui erano le sue catene.
Nadia gli rivolse un sorriso poco convinto, che non sembrò destare troppi sospetti, complice il suo carattere poco espansivo e molto discreto.
Intanto, Ridley aveva dovuto fare appello a tutte le sue forze per non voltarsi e guardare quella scena, mentre il sangue gli ribolliva nelle vene e il suo cuore martellava per tentare di svegliarlo, urlandogli che non poteva assistere a qualcosa del genere. Si sentiva un verme. Dopo tutto quello che Julian aveva fatto per lui, accogliendolo nel suo branco, lui si ritrova ad amare immensamente una donna che non sarebbe mai stata sua. Poteva esserci forma peggiore di tradimento?
Era così orribile desiderare di fuggire insieme alla donna di cui era innamorato, lasciandosi alle spalle tutto e tutto? Qualcun altro avrebbe agito in maniera più impulsiva, forse senza farsi troppi scrupoli, ma Ridley si sentiva ancora troppo umano per ignorarli.
Mentre ascoltava le parole di Blake su come il viaggio fosse stato esaltante e su quanto avesse preso in odio la famiglia Argent, Ridley si voltò piano verso Nadia, ancora stretta tra le braccia di Julian. La guardò negli occhi, leggendo il suo sguardo che cambiava ancora, mostrando tutta la tristezza che aveva messo da parte in quel mese passato insieme a lui. Non sarebbe riuscito a sopportare di vederla nuovamente in quello stato, mentre il suo corpo riprendeva a diventare trasparente, perdendo la sua consistenza e trasformandola di nuovo in quel fantasma senza vita che vagava per i boschi, in cerca di pace.
Forse erano destinati all’infelicità e alla tragedia.
 
 
Era la vertigine, la consapevolezza di potersi abbandonare a qualcosa, sapendo che niente e nessuno gliela avrebbe strappata via dalle mani: Nadia non credeva che avrebbe mai provato sulla propria pelle sensazioni simili, eppure era accaduto. Fino a qualche tempo fa, avrebbe fatto qualsiasi cosa per fuggire, mentre in quel momento, avrebbe desiderato fare qualsiasi cosa per restare oppure per fuggire ma non da sola.
Si era persa nell’immagine delle sue dita intrecciate perfettamente con quelle di Ridley, dando vita ad un incastro che non avrebbe mai creduto possibile.
Si era persa nella sensazione suscitata dalla labbra ruvide di Ridley sulle sue che l’aveva baciata all’improvviso, senza dare a nessuno dei due la possibilità di realizzare cosa stesse accadendo.
Era stato un bacio diverso, un bacio nuovo e delicato, che nascondeva una domanda che forse non le avrebbe mai pronunciato ad alta voce, una domanda dettata dal cuore. Ma la felicità, la gioia di aver trovato qualcuno che la facesse sentire finalmente viva, senza alcuna voglia di dire addio a quella vita che le stava troppo stretta, era subentrata la paura.
Nadia prese a camminare nervosamente per la casa, cercando di calmare l’ansia che aveva messo radici in tutto il suo corpo, al pensiero di ciò che sarebbe successo. Come avrebbe fatto a guardare il volto di Julian, se la sua mente la costringeva a visualizzare continuamente quello dolce e sorridente di Ridley?
Nadia impose a sé stessa di calmarsi e prese a fare piccoli respiri per riprendere il controllo: era certa del fatto che Julian non avrebbe sospettato nulla, grazie ad un infuso, contenente un pizzico di strozzalupo che era in grado di inibire leggermente i sensi dei licantropi quel tanto che bastava e bacche di Gaia per evitare che riconoscessero ogni odore. (2)
Tuttavia, non poteva usarlo per sempre. A quel punto, la sua vita sarebbe diventata solo un’enorme menzogna dalla quale non avrebbe avuto alcuna via d’uscita.
Stava iniziando a sudare freddo e a sentire il proprio battito sempre più accelerato, ma quando Ridley varcò la soglia della sua camera, ogni malessere sparì.
L’uomo le corse incontro e Nadia si gettò tra le sue braccia, lasciandosi cullare, mentre Ridley le carezzava i capelli, ignaro di ciò che fosse appena successo.
“Ehi, Nadia?”, la richiamò lui, prendendole il viso tra le mani.
“Non posso andare avanti”, confessò Nadia, tentando di arrestare le lacrime. “Non possiamo andare avanti. Julian è tornato, e per noi due non c’è futuro. Io-“.
Ridley posò dolcemente un dito sulle sue labbra. “Andremo via”.
“Cosa?”, domandò Nadia, confusa e incredula a ciò che aveva udito.
“Scapperemo. Domani”, si spiegò lui, quasi entusiasta all’idea.
“Ma…il branco”, gli fece notare lei, riacquistando lucidità. “Bastian. Saresti davvero disposto a lasciare tutto questo? Ad andare via…per me?”.
“Per noi”, la corresse Ridley. “Blake baderà a Bastian, tiene a lui almeno quanto noi”.
Nadia gli sorrise, riprendendo quella luminosità che per un attimo Ridley aveva visto offuscata, ma la sua proposta era bastata a far tornare il sole sul suo viso.
“E’ da pazzi”, dichiarò Nadia, mentre Ridley le asciugava un’ultima lacrima.
“Noi lo siamo. L’uno per l’altra”.
Ridley le prese una mano, posandole un bacio sulle nocche e poi voltandosi per assicurarsi che fossero soli e non ci fosse nessuno nelle vicinanze.
“Domani a mezzanotte alla stazione dei treni. Siamo solo io e te, intesi?”.
Nadia fece un cenno di assenso, trattenendo le lacrime, mentre Ridley le baciava la fronte e cominciava ad allontanarsi, tenendo stretta la sua mano fino a quando non fosse stato abbastanza lontano da doverla lasciare per forza.
Quando Nadia rimase sola, tuttavia, quella sensazione di ansia e paura tornò alla carica, come se avesse aspettato nell’ombra che lei fosse abbastanza debole per attaccare. Il cuore di Nadia riprese a martellarle nel petto e il suo respiro si faceva più affaticato, mentre un senso di nausea si faceva spazio nel suo corpo: l’ultimo attacco di panico c’era stato quando Nadia aveva soltanto dieci anni e un incubo terribile a tormentarla.
Si sedette sul letto della sua camera, ma non appena il suo corpo toccò il materasso, Nadia sentì una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco che la spinse ad alzarsi di botto dal letto e a coprire la bocca con una mano. Corse in bagno, sentendo tutta l’ansia e tutto il disagio da lei provato che veniva rigettato. I sintomi erano sempre stati quelli: sudorazione, battito accelerato, nausea…Nadia credeva di aver superato la fase degli attacchi di panico.
Si sciacquò il viso, sentendosi leggermente meglio, anche se la sensazione di fastidio a livello del ventre non sembrava essersi volatilizzata. Per un attimo, Nadia incontrò il suo riflesso nello specchio e quello che vide la lasciò di stucco: c’era qualcosa di diverso nel suo viso, qualcosa che la faceva sembrare cambiata. Il suo volto era più pieno e luminoso, diverso da quel volto scarno e pallido che aveva sempre mostrato prima della partenza di Julian. Le venne da sorridere, pensando che forse era stato Ridley ad indurre quel cambiamento sia interno che esterno.
Tuttavia, quando Nadia portò una mano sul ventre senza neanche sapere perché lo avesse fatto, un’epifania la colpì in pieno proprio come un treno in corsa, mentre la realizzazione di ciò che forse era accaduto prendeva consistenza anche sul suo viso.
Le pupille divennero lievemente dilatate, mentre le labbra cominciarono a tremare al pensiero di cosa potessero significare quei sintomi e di cosa sarebbe accaduto. Non poteva essere vero. Non doveva essere vero.
 
 
Venire a capo di quella situazione non fu difficile, almeno non dal punto di vista pratico.
Funzionava in quel modo: ci si sottoponeva ad una visita medica, si facevano delle analisi del sangue o un semplice test per scoprire se le proprie impressioni erano fondate. Ed era esattamente ciò che Nadia aveva fatto, aiutata anche da sua madre.
Avere l’appoggio di Thiana fu qualcosa di così confortante che per un attimo Nadia aveva dimenticato la gravità della situazione, che era poi tornata a tormentarla.
Avrebbe desiderato che le cose fossero diverse, che non si era davvero ritrovata ad aspettare un bambino, un bambino che non era di Julian, e di quello ne era più che certa. Tuttavia, nella sua mente gli ingranaggi avevano già iniziato a muoversi e prendere vita per trovare una soluzione, anche se temporanea.
Tutto il tempo che aveva passato con Julian da quando era tornato, non aveva fatto altro che infliggerle sempre più dolore, mentre una parte di lei si spezzava sempre di più al pensiero di Ridley e di come lo avrebbe voluto accanto.
Si portò una mano sul ventre e per un attimo immaginò quel bambino, un bambino umano, senza la licantropia ad opprimerlo e a cambiare radicalmente la sua vita. Per un attimo, pensò a quel bambino o forse a quella bambina, Nadia aveva immaginato entrambe le varianti, ma il problema era che nessuna delle due avrebbe mai potuto passeggiare mano nella mano con i suoi genitori: avrebbe vissuto solo con uno di loro o forse con nessuno. Vide quel volto dolce e si chiese il colore dei capelli che avrebbero incorniciato il suo viso, oppure il colore degli occhi che poteva essere come il suo o come quello di Ridley.
“Sei sicura di quello che fai, Nadia?”, le chiese sua madre, stringendole una mano.
Nadia fece un cenno con il capo, senza aprire bocca per parlare perché la sua mente era troppo affollata da pensieri che non riusciva a mettere correttamente insieme. Aveva pensato ad ogni via d’uscita, ad ogni alternativa e scappatoia ma nessuna di esse era in grado di metterla completamente fuori pericolo: ognuna di esse era rischiosa e ognuna avrebbe potuto avere conseguenze difficili da risolvere e sopportare.
Scappare subito significava morire.
Dire la verità significava morire.
Restare significava morire.
Ogni cosa significava morire.
Così, Nadia fece l’unica scelta che le avrebbe permesso di vivere quel tanto che bastava per elaborare un piano di fuga e far nascere il suo bambino: mentire.
Quando tornò a casa, Nadia guardò l’orologio, notando che mancavano appena venti minuti a mezzanotte mentre l’ora che segnava la fine della sua vita era scoccata da molto. Pensò a Ridley che la stava aspettando alla stazione dei treni, invano.
Chissà cosa avrebbe fatto: sarebbe andato via, senza tornare mai più o sarebbe tornato indietro, sopportando la vista di lei e della scelta sbagliata che aveva fatto?
Nadia avrebbe tanto voluto dirgli la verità, svelargli ciò che l’aveva costretta a fare quella scelta, con l’intento di proteggere lui e quel bambino che portava in grembo. Fu come riavvolgere un nastro, sul quale era incisa tutta la sua vita, iniziata nel momento in cui gli occhi di lei e Ridley si erano incontrati.
Nadia vide la sua vita passarle davanti agli occhi, passato, presente e futuro, quello che non avrebbe mai avuto insieme a Ridley e al loro bambino, perché l’immagine di loro tre era sfocata e macchiata dal sangue che avrebbero versato.
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
Qualche precisazione prima di andare avanti e salutarvi:
  • (1) Leo è il fratello minore di Ridley;
  • (2) l’idea dell’infuso mi è venuta all’improvviso, e le bacche di Gaia che neutralizzano gli odori provengono dalla puntata 2x04 di Merlin;
  • come ho già detto, la morte di Nadia è accennata nei capitoli I e VIII, le dinamiche precise verranno fuori più avanti;
  • Nadia: è chiaro che stesse con un uomo di cui non era innamorata e che non l’ha mai amata (perché Julian non è certo un personaggio incline ai buoni sentimenti), quindi si innamora, ricambiata, di Ridley e riescono a nascondere al branco che hanno avuto questa relazione. Decidono di scappare ma quando Nadia scopre di aspettare un bambino cambia idea e decide di restare per dare al bambino la possibilità di sopravvivere. Questa è solo la prima parte, i prossimi eventi verranno fuori nei capitoli successivi, così come anche la reazione di Ridley in seguito alla decisione di Nadia.
Lo so, sono in ritardo mostruoso e vi chiedo immensamente scusa ma questo capitolo è stato un parto. Scriverlo è stato davvero difficile perché avevo prima scritto una versione con flashback e scene del presente che si alternavano ma non riuscivo a gestirle come volevo, quindi alla fine ho optato per un capitolo ambientato completamente nel passato.  Direi di aver fatto tutte le precisazioni necessarie, se avete domande o dubbi non esitate a chiedere.
Questo capitolo non mi soddisfa per niente, credo di aver fatto un pastrocchio bello e buono, quando ho avuto l’idea di tutta questa vicenda, sapevo che sarebbe stata difficile da raccontare, ma non pensavo lo fosse così tanto, quindi vi chiedo scusa per questa “cosa” senza capo né capo.
Spero che nessuno di voi mi voglia male per la questione di Ridley (mi sento un mostro, davvero u.u), ma era una cosa che mi frullava in mente fin dall’inizio e non volevo farmi scoprire. Quindi, non potevo certo rivelarla, no? Allora, secondo voi qual è la verità e cosa vuole Julian?
Sono ansiosa di sapere cosa ne pensate. Ringrazio tutti coloro che hanno letto la storia, messo tra le seguite/preferite/ricordate e che mi hanno lasciato recensioni stupende...grazie di vero cuore <3
Alla prossima, un abbraccio!
   
 
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