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Autore: arklaychild_1998    18/08/2014    0 recensioni
"Io mi mordo le labbra e vibro di piacere ed emozioni travolgenti si estendono lungo il mio corpo.
Sento brividi ovunque, come se delle piccole scariche elettriche viaggino attraverso il mio sangue.
Quando ha finito, mi bacia ancora e poi si sporge verso il cassetto e vedo che tira fuori un preservativo ed una mascherina.
Mi appoggia la maschera delicatamente sugli occhi e me la fissa bene alla nuca, e rimango nel buio totale, sapendo quello che sta per succedere."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi sveglio alle prime luci dell'alba. Non ho dormito molto.
Ho sognato George, ho visto il suo volto, le sue mani che si tendono a me e la sua bocca che cerca di dirmi qualcosa, senza voce.
Mi guardo allo specchio. I miei occhi sono scuri. Mi lavo la faccia e mi pettino un poco i capelli, come per abitudine.
Vado in salotto e vedo Cassie sul divano.
Gli occhi spalancati che guardano il vuoto, stringe la Dimma tra le braccia e ha le gambe giunte. "Cosa succede?" Non mi risponde.
Mi guarda negli occhi poi abbassa lo sguardo. "È finita" trova la forza di rispondere "Io e Tom abbiamo chiuso, mi ha lasciata".
La stringo in un abbraccio e cerco di confortarla e le massaggio il braccio. Lei si lascia andare, piange e comincia ad imprecare contro Tom. Io l'ascolto e annuisco, le dico di stare tranquilla e di non pensarci troppo, sapendo benissimo che per lei è impossibile.
"Senti oggi pomeriggio devo uscire, ma cercherò di essere a casa il prima possibile, d'accordo?" "Certo, io ti aspetto" mi dice.
Sto con lei fino alle 5 del mattino, parliamo, poi io mi preparo per andare al lavoro. "Ci vediamo stasera, ok?" Fissa il vuoto e non mi risponde. Chiudo la porta.
Oggi al Giacomo's novità. Il papà di Marco ha assunto una nuova cameriera: Si chiama Paradise, una ragazza di carnagione scuro, davvero carina e con un bel ciuffo sulla testa. Facciamo conoscenza, parliamo un po', le do qualche dritta, lei è molto buffa e divertente.
Per la verità è un po' imbranata, ma è molto dolce e si è creata una vera aura positiva al Giacomo's. "Sono venuta qui a New York, per incidere un album, ma mi hanno fregata" ride da sola. Io la guardo ammirato. "Volevi fare la cantante?" Chiedo sorpreso. "Eh già, ma non è andata molto bene".
Dice evitando il mio sguardo. "Ti capisco" le confido "anch'io". "Oh, sul serio?" Dice emozionata, calcando la i. Ridiamo tutti e due e ci concentriamo sul lavoro.
Esco dal Giacomo's e mi dirigo verso l'appartamento di George. Mi fermo vicino lo specchietto di un'auto e cerco di sistemarmi i capelli, il portiere mi apre la porta sempre scambiandoci un gran sorriso e mi dirigo all'ascensore. Busso alla porta e George mi apre. "Ciao" mi dice. "Ciao" rispondo.
"Bene, eccoci qui" mi dice George, apre il braccio e mi invita ad entrare. Mi fa strada verso la cucina e ci sediamo. “Vuoi qualcosa da bere?” “No, rispondo, voglio tornare a casa l prima possibile se non ti dispiace” Lui mi guarda con un sorriso triste e si siede di fronte a me. “Innanzitutto, voglio ancora scusarmi per quello che è…” Lo interrompo, il tempo delle scuse è finito ormai, adesso voglio sapere le motivazioni di quello che è successo.
“Ti ho convocato qui per raccontarti la mia storia, ciò che mi ha cambiato, ciò che mi ha reso quello che sono” Lo ascolto, lo sguardo impietrito. “Il suo nome era Harold. Lui era giovane, bello e potente. Io lo amavo, più di qualsiasi altra cosa, amavo come mi guardava, come mi toccava…” Lo interrompo di nuovo, dicendogli che non mi interessa, ma lui batte il pugno sul tavolo facendomi sobbalzare.
“Adam, insomma ascoltami, poi potrai essere libero di fare tutto ciò che vuoi, promesso” Appoggio la schiena alla sedia, e incrocio le braccia. Non ho più intenzione di interromperlo. “Ci eravamo conosciuti diverso tempo fa ad una serata di beneficenza, lui mi aveva inquadrato subito, aveva capito che tipo di persona ero e allora, Adam, puoi credermi non ero così” Faccio davvero fatica a crederlo, ma il mio volto non traspare emozioni. “Ero dolce, sensibile e docile, obbediente come un cagnolino, so che fai fatica a crederlo, ma ero davvero così” “Quella sera io e Harold abbiamo fatto l’amore e da allora io e lui abbiamo stretto un legame fortissimo, difficile da spezzare, io lo amavo e lui amava me” “Mi aveva fatto scoprire luoghi della città che non avevo mai visitato e piaceri, mio caro, piaceri peccaminosi che non puoi nemmeno lontanamente sognare nei tuoi sogni più proibiti” L’ultima frase ha instaurato in me un pizzico di eccitazione, ma lo ignoro.
“Abbiamo passato degli anni meravigliosi, ma Harold aveva un problema” “Quale?” chiedo ormai interessato. “Era possessivo, caro, possessivo a livelli instabili” Sono sconvolto dall’uso della parola “instabili” utilizzata da George. “Devi sapere, Adam, che una sera, mentre eravamo ad un locale all’epoca davvero in voga qui a New York, un ragazzo ci ha provato con me, mi aveva appoggiato una mano sulla coscia al bar, Harold se n’era accorto e mi aveva trascinato fuori dal locale”
“Arrivati nel suo appartamento, Harold ha cominciato a schiaffeggiarmi sempre più forte, io piangevo e mi sentivo impotente, mentre la sua mano diventava più pesante, mi ha preso, mi ha tolto i vestiti e ha cominciato a picchiarmi” Mi copro la mano con la bocca e trattengo le lacrime. Non posso credere che sia capitata una cosa talmente orribile a George. “Dopo ha fatto sesso con me, in modo violento, come non aveva mai fatto” “Successivamente a quella volta, ce ne sono state tante altre, molte” Non riesco a credere a quello che mi sta dicendo.
Lui continua. “Poi, un giorno, mentre eravamo in vacanza alle Bahamas…” Si interrompe e io lo guardo. “Co-cosa è successo alle Bahamas?”
Lui mi guarda, poi risponde. “È scomparso e non l’ho mai più rivisto” “Ma perché non hai mollato Harold? Ti aveva violentato! Perché non sei andato per la tua strada?” George tiene lo sguardo basso. “Come ti ho già detto, caro, io e lui avevamo un legame troppo speciale per essere spezzato, sono riuscito a dimenticarlo solo un anno dopo dalla sua scomparsa”
“Questa storia mi ha reso l’uomo che sono ora, possessivo, talvolta irrefrenabilmente violento e di questo mi dispiace” Non so se il mio cervello a pensare o il mio cuore, ma in quel preciso istante prendo il volto di George e lo porto al mio. Gli regalo un bacio. Lui tenta di staccarsi, ma io lo trattengo, deciso a regalargli più di un semplice bacio. Sono passate quattro ore. Io e George siamo rimasti insieme a lungo.
È quasi sera. Decido di tornare a casa. Lui mi bacia ancora. “Grazie, Adam” Mi accompagna verso l’ascensore. “È stato davvero fantastico” sorrido e lui ricambia. Chiama l’ascensore, nel frattempo mi da un altro bacio. “Finirai col piacermi sul serio, caro” Entro nell’ascensore e lo saluto. Ci spero davvero tanto.
Torno a casa e vedo Cassie sul divano, sta guardando la televisione e improvvisamente mi ricordo. Avrei dovuto passare il pomeriggio con lei oggi.
Mi sento in colpa, avevo passato il pomeriggio con la persona che aveva spaccato la faccia a Marco, invece della mia migliore amica, che aveva bisogno di me. “Cassie, mi d-dispiace” “No, Adam, non serve” si alza dal divano e va verso la camera.
Io la prendo per un braccio. “No, Cassie, io sono qui! Io ci sono” “Che vuoi che sia? Ci riescono tutti!” “Sto soltanto dicendo che se hai bisogno del mio aiuto, possiamo parlare” Lei non mi guarda. “Tranquillo, ne verrò fuori in qualche modo” Mi arrendo. “D’accordo, se sei sicura tu” Cassie apre la porta della camera, ma prima di chiudersi dentro, mi fissa. “Sai che se anche non lo fossi non ti chiamerei?” E sbatte la porta. Mi sento uno schifo.
  
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