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Autore: BehindInfinity    15/09/2008    1 recensioni
Sakura e Ino, rivali da sempre, rivali per tutto, specialmente per quanto riguarda Sasuke, ultimo rampollo degli Uchiha fuggito dal suo villaggio natale. e se un giorno al ritorno da una missione Sakura scoprisse che il figliol prodigo è tornato al villaggio? e che ha scelto proprio la sua eterna rivale come possibile sposa? nella mia prima fic sentimentale in assoluto, la vita di Sakura e Ino cambierà radicalmente... sia per il bene, che per il male. aspetto commenti^^
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Sapevo che era successo qualcosa di speciale nel villaggio ancor prima di varcare la soglia dei portali d’ingresso; vi era nell’aria qualcosa di gioioso, vivace che arrivava sino a noi tramite le voci raggianti degli abitanti. Non era ancora possibile capire cosa veramente fosse successo, gridavano bambini, adulti, anziani, donne, uomini… insomma, una grande festa generale.

Mi voltai verso Naruto e notai la sua espressione sbigottita; anche lui, stranamente, aveva notato qualcosa di strano, un’atmosfera diversa provenire dal villaggio: “Oh, beh, non mi aspettavo tutta questa accoglienza” sorrise arrossendo: “In fin dei conti, la missione è durata solo una settimana, non pensavo ci aspettassero così”. Il solito egocentrismo di Naruto, uno di quegli atteggiamenti che mi aveva sempre vista punire con un colpo, per poi volare per metri e metri gridando “Perdonami, Sakura-chan!”. Ma questa volta, anziché il mio pugno, fu Sai a redimerlo: “Perché dovrebbero festeggiare così per noi?” gli chiese, domanda retorica sibilata con la sua solita voce, divisa in equal modo tra scherno e superiorità: “Non abbiamo fatto nulla di speciale, solo scortato un uomo da un posto all’altro” “Chiamalo uomo!” sbottò Naruto: “Era una specie di re, conte… un qualcosa su questa linea” “Principe” lo corresse Sai, prima di continuare a procedere silenziosamente.

Sai. Non è che mi sia mai piaciuto, con quell’aria da superiore e quel fare misterioso, talvolta incoerente rispetto alle azioni di squadra; si è impegnato molto nell’integrarsi con noi e il suo stile di combattimento è molto utile in numerose situazioni, ma, sarà stato il primo approccio (quel “brutta befana” me lo ricordo ancora bene), sarà che è entrato come sostituto di Sasuke, ma Sai continua a non piacermi. Lo rispetto, ma non mi piace come persona.

Non appena varcammo le porte del villaggio, una giovane apprendista ninja ci venne incontro; feci per salutarla, ma la conoscevo solo di vista, non avevo idea di come si chiamasse. Sapevo a malapena facesse parte della squadra di apprendisti del villaggio. Ma lei ignorò i nostri mancati saluti e si voltò verso Naruto: “è successa una cosa incredibile!” gli disse eccitata: “Poco dopo la vostra partenza, il giorno dopo, per essere precisi” Ci guardammo, cercando di indovinare il grande evento che ha scombussolato in quel modo il villaggio: “Sono stati catturati i membri di Alba?” azzardai, ma lei scrollò la testa: “è stata siglata qualche nuova alleanza?” anche il tentativo di Naruto andò a vuoto e prima che lui potesse riprovare, la ragazzina ci tolse le parole di bocca, annunciando la grande notizia: “è tornato Sasuke”.

Fu come un fulmine a ciel sereno. Rimanemmo immobilizzati come statue di sale, increduli davanti alla ragazza che già si lanciava in grandi descrizioni; non sentivo più nulla, le voci, le persone, me stessa in piedi alle porte del villaggio. Anche se non lo vidi, posso giurare che anche Naruto si trovava nel mio stesso stato e che nella sua spigolosa testolina bionda già nascevano idee di rivincita, domande di tutti i tipi e proposte di allenamento; Sai, invece, vedeva minacciato il suo posto in squadra, ma non avrei saputo dire se fosse contento o meno della cosa.

In questo lasso di tempo, la ragazzina continuava a parlare, ma le uniche frasi che percepii furono “Rinascita della famiglia”, “Stabilirsi qui” e “Rinunciare alla carriera”. Furono queste ultime parole a spingere Naruto in una corsa sfrenata verso il vecchio quartiere della famiglia di Sasuke e io fui costretta ad inseguirlo, per evitare che spalancasse le porte di casa sua urlando: “Cos’è questa storia?!” e iniziando a discutere questo argomento delicato senza contegno. Non so cosa fece Sai in quel momento e non ci badai neppure, troppo intenta com’ero a inseguire Naruto.

Corremmo a perdifiato per tutto il villaggio, superando bancarelle, persone e recinzioni, piombando nei giardini privati per poi risalire sul tetto delle case e scendere di nuovo, per tornare sulla strada; la nostra vecchia, vivace scorciatoia, che non ci ha mai traditi.

Arrivammo sfiancati ed esausti ai cancelli del vecchio quartiere della famiglia di Sasuke, dove una piccola folla si era radunata e un mucchio di gente entrava e usciva dal villaggio; se era passata una settimana, sicuramente Madamigella Tsunade era già venuta e, quindi, non ho la scusa di essere sua accompagnatrice per saltare la fila e presentarmi subito, immediatamente da Sasuke. Ci fermammo, un po’ per la folla, un po’ per riprendere fiato e fu in quel momento che mi risuonarono in mente le parole della ragazzina, quelle riguardo alla rinascita della famiglia; il suo clan, pur essendo uno dei più forti del villaggio, fu sterminato da un solo sicario, per di più del clan stesso. Solo la nascita di un nuovo clan sulle ceneri del vecchio avrebbe potuto lavare via l’onta subita. Ma, per farlo, Sasuke avrebbe bisogno di una moglie; il clan Uchiha non può permettersi di avere tra i suoi capostipiti un bambino (o bambina) nelle cui vene non scorra il sangue della famiglia stessa. A questo punto, un’adozione sarebbe fuori discussione e non ho mai sentito parlare di un ramo cadetto della famiglia, come gli Hyuga; quindi, Sasuke era obbligato a trovarsi una moglie e avere figli suoi per far avverare il suo desiderio.

Con questo pensiero, mi sciolsi i capelli e mi risistemai la fascia e i vestiti, sentendo la mancanza di una bella doccia e un po’ di trucco, mentre avvertendo bene sulla pelle un vago sentore di sudore e fatica, ma non importa, Sasuke ha sempre preferito le ragazze affaticate e sporche a quelle appena uscite dal parrucchiere. Almeno credo.

Ci volle quasi un’ora prima di riuscire ad entrare in casa sua, dove, secondo la folla, Sasuke stava ricevendo chiunque gli facesse visita; avevo fatto un sacco di raccomandazioni a Naruto durante l’attesa, di non essere precipitoso, di comportarsi educatamente, di… insomma, di non fare Naruto per qualche minuto. Appoggiammo le scarpe all’ingresso e camminammo scalzi lungo un corridoio, fino a quando una porta semi aperta non lasciò intravedere la sagoma di Sasuke; quando entrammo fu come se fosse la prima volta che parlavamo con lui. Non capii se il suo atteggiamento freddo e distaccato fosse una sua scelta, oppure l’imposizione di un’etichetta che obbliga un capo famiglia ad agire come una statua di marmo anche alla vista dei suoi più cari amici.

Era molto diverso dall’ultima volta che lo vedemmo; con grande consolazione, non indossava più la divisa di allievo di Orochimaru, come se avesse rinunciato e rinnegato quell’addestramento, ma la tunica nera della famiglia. I capelli erano un po’ più lunghi di come li portava di solito e sotto gli occhi si intravedevano delle occhiaie che ricordavano vagamente quelle di Itachi e di suo padre, come ebbi modo di vedere in alcune vecchie foto che Madamigella Tsunade teneva in ufficio.

Allungò la mano verso Naruto e lo salutò, mantenendo un decoro e una freddezza irreale; poi si pose verso di me ed ebbi modo di notare i suoi occhi scrutarmi per bene, soffermandosi sulle ferite al braccio che avevo rimediato durante l’ultima missione: “Come hai fatto?” mi chiese, tenendomi la mano e io volsi lo sguardo a terra, imbarazzata: “Un piccolo incidente in missione, niente di grave”.

Era la prima volta che si rivolgeva così a me e non potevo essere più felice; in cuor mio speravo avesse notato anche come è stata curata la ferita e avesse riflettuto sulle mie abilità di medico.

La porta si aprì alle sue spalle e una figura conosciuta fece capolino, chiamandolo; lui si volse e sorrise, facendo segno di aspettare. Poi Ino mi vide e uscendo dalla stanza da dove era venuta, mi saluto calorosamente, una buona occasione per mostrarmi la sua splendida tunica nera della famiglia Uchiha, della consorte del capo famiglia per essere precisi.

Mi immobilizzai e non vidi più nulla, non volli vedere più nulla; la felicità era caduta fino a diventare disperazione alla vista di quei lunghi capelli biondi ondeggiare sulla tunica che avrei voluto indossare io, io, io da sempre. Salutò Naruto e approfittai del momento per alzarmi, con le lacrime che già mi riscaldavano gli occhi e perdonare il mio arrivederci, giustificandomi con finte promesse fatte all’Hokage. Uscì dalla casa senza neppure mettermi le scarpe e le persone intorno a me erano troppo indaffarate ad immaginarsi il loro incontro con “l’ultimo degli Uchiha” per far caso ad una ragazza singhiozzante che correva scalza per la strada con il viso bagnato di lacrime.

Ino Uchiha. Pazzesco!

  
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