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Autore: Jade Tisdale    19/08/2014    2 recensioni
Nel futuro di Trunks, la distruzione ormai è all'ordine del giorno. Gli androidi costruiti dal Dottor Gelo, oltre ad essere molto forti, sono estremamente pericolosi. I guerrieri Z, nonostante sperino di riuscire a batterli, sanno che potrebbero essere uccisi da un momento all'altro. L'incontro tra C18 e Crilin, però, cambierà il corso degli eventi e Trunks riuscirà a trovare la luce che, attraverso un labirinto buio, lo condurrà verso la guerra più importante: la vita.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Altri, Marron, Mirai!Trunks | Coppie: 18/Crilin, Marron/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
“Il segreto” 



«Ahi!» esclamò Yamcha, mentre Chichi gli medicava una ferita profonda sulla schiena.
Anche quella volta, i guerrieri Z erano tornati a casa pieni di tagli, ma per fortuna, grazie all'aiuto di C18, erano ancora in vita.
Tutti si chiedevano cosa avesse spinto l'androide a comportarsi in quel modo, ma nessuno riusciva a trovare una risposta adeguata.
«Deve esserle impazzito qualche circuito.» ipotizzò Tenshinhan. «E' l'unica spiegazione logica.»
Jirobay annuì. «Concordo con lui.»
«No, io credo che la donna voglia solo confonderci le idee.» spiegò Vegeta. «Quei due si saranno messi d'accordo per mettere su una sceneggiata e magari a breve C18 ci farà credere di essere passata dalla parte dei buoni. E poi, dopo averci abbindolati, ci faranno fuori.»
Mentre i suoi amici discutevano, Crilin se ne stava in un angolo della casa a riflettere. Quella ragazza, C18, era... Perfetta. Non riusciva a capire come mai fosse così interessato a lei. Non si trattava semplicemente di attrazione fisica, anzi: benché Crilin la trovasse bellissima, sentiva una sorta di legame con quella cyborg. Sentiva che, in qualche modo, lei dovesse entrare a far parte della sua vita. Ed era sicuro che sarebbe riuscita a migliorarla.
Crilin scosse la testa. Ma a che diamine stava pensando? C18 era una macchina distruttiva, un'assassina. Non avevano niente in comune o che li legasse. Eppure...
Il piccolo terrestre si alzò dalla poltrona e senza dare spiegazioni ai suoi amici, si alzò in volo, andandosene via dalla Kame House.

 

C18 osservò, con rimorso, suo fratello. Se ne stava coricato sul letto di una casa ormai disabitata scelta a caso fra le tante. Avendo un livello di forza quasi identico, il colpo che gli aveva dato lo aveva ridotto parecchio male. C17, infatti, non era più riuscito ad alzarsi e respirava a fatica.
«Se prendo quel bastardo... Giuro che lo ammazzo...» dichiarò, seriamente su di giri.
La sorella gli accarezzò dolcemente la fronte. «Adesso riposati, 17. Pensa solo a riprenderti.» 
Il moro diede un rauco colpo di tosse. «Sicura... Sicura di non ricordare quale pidocchio mi ha colpito?»
C18 esitò. Poi, con voce calma, rispose alla domanda che le era stata fatta. «No.»
Il cyborg, letteralmente esausto, chiuse lentamente gli occhi. Non appena si addormentò, la bionda emise un sospiro di sollievo.
Non aveva idea di che cosa le fosse preso quando aveva colpito suo fratello. Aveva provato dispiacere verso quel terrestre mai visto prima.
Ma la domanda era: perché? Perché si era sentita male nel vederlo in difficoltà? Perché ha voluto difendere uno sconosciuto a tutti i costi?
C18 non lo sapeva.
Io... Io non provo dispiacere per nessuno! pensò amaramente, mordicchiandosi il labbro inferiore. Io sono la più forte, sono un cyborg. Non posso provare alcun sentimento che non sia felicità nel distruggere tutto.
Nonostante si sforzò a dare ragione alla sua coscienza, il suo cuore aveva già cominciato un viaggio senza ritorno. L'androide sentiva di essere in qualche modo legata all'umano, ma non riusciva a spiegarsi quel sentimento nuovo. Moriva dalla voglia di rivederlo, anche solo per poco. Le bastava capire se quella sensazione era ricambiata.
Tentò di localizzare l'auta del terrestre e con grande stupore, scorpì che si trovava a pochi chilometri di distanza da quella casa.
Cercando di non fare rumore, C18 uscì dall'abitazione e andò alla ricerca di Crilin.

 

Dopo una buona mezz'ora di volo, il terrestre era atterrato sull'ennesima città ridotta in brandelli dai due cyborg. Si guardò un po' intorno, sperduto.
Questa... Questa è opera di C18? si chiese, incredulo. Eppure sembra così buona...
Crilin andò a sedersi sopra al tetto di un hotel che, stranamente, non era stato completamente distrutto. Si mise a gambe incrociate e respirò profondamente. L'odore sgradevole di cadavere gli ingombrò le narici, segno che quella città era stata distrutta da pochi giorni.
Se l'anno prima Goku non fosse morto, di sicuro non si troverebbe seduto su quell'edeficio. 
Il piccolo terrestre sospirò. Goku gli mancava un sacco. Senza il suo migliore amico, sentiva che nessuno sarebbe mai riuscito a sconfiggere i futuri nemici.
Non appena sentì un rumore di passi alle sue spalle, Crilin si irrigidì.
«Ciao pidocchio.» lo salutò la voce -che a lui pareva angelica- di C18.
Il pelato deglutì a fatica. Vedere la cyborg scatenò in lui mille emozioni, le cui prevalenti erano felicità, ma al tempo stesso, una strana vena di terrore. Sì, Crilin aveva paura che, nonostante tutto, quella ragazza gli facesse del male. Al contrario, la bionda lo fissò con fare curioso e non capendo come mai il terrestre la guardasse imbambolato, parlò.
«Beh, devi dirmi qualcosa?» domandò, sedendosi al suo fianco.
Crilin ritornò alla realtà.
«Io... Ecco, io...» balbettò, non avendo idea di cosa dirle. «T-Ti volevo ringraziare... P-Per oggi...»
C18 alzò le spalle. «Se mio fratello vi avesse fatti fuori, non ci saremmo più potuti divertire. O sbaglio?» 
Un brivido attraversò la schiena del guerriero che, rimasto scioccato, fece scoppiare a ridere l'androide.
«Dovresti vedere la tua faccia in questo momento... Sembra che tu abbia visto un fantasma!»
Crilin non riuscì a capire cos'avesse la cyborg. Perché si era seduta vicino a lui? Perché lo aveva salvato? Perché rideva? Perché...
Sentiva la testa scoppiare. Avrebbe preferito che C18 lo facesse fuori all'istante. Si convinse che sarebbe stato meglio per tutti.
Non appena la bionda smise di ridere, i due si guardarono negli occhi per qualche secondo. Poi, entrambi voltarono lo sguardo verso la città sotto di loro.
«Perché vi piace tanto distruggere città e stroncare vite?» domandò il terrestre che, in quel momento, sentiva di poterle chiedere qualsiasi cosa.
C18 ripeté quella domanda nella sua testa.
«Io... Io sono stufa di uccidere.»
Il guerriero alzò un sopracciglio.
«All'inizio, credevo che io e C17 non potessimo fare altro, ero convinta che fosse il nostro destino. Allora abbiamo cominciato con lo sterminio, fino a farcelo piacere. Ma poi mi sono chiesta, a quale scopo facciamo ciò?»
Il pelato si avvicinò di poco a lei. «E hai trovato una risposta?»
Lei scosse la testa. «C17 prova piacere nell'uccidere e all'inizio anche io. Ma adesso...» Socchiuse gli occhi, emettendo un lieve sospiro.
C18 si voltò nuovamente verso il terrestre e i loro occhi si incrociarono.
«Adesso voglio vivere.» 
Con un gesto rapido, la cyborg prese il volto del terrestre fra le sue mani e gli diede un bacio. Non appena si staccarono, i due si guardarono intensamente negli occhi. Crilin morì dalla voglia di darsi un pizzicotto, nella speranza che non si trattasse di un sogno.
C18 sorrise, dopo di che prese ad osservare la luna.
«L'hai sentito anche tu?» chiese, con voce dolce.
«Che cosa?» chiese Crilin.
«Il legame.»
La cyborg si voltò verso il terrestre che, con un lieve rossore sulle guance, annuì contento.

 

Le condizioni di C17 non migliorarono, così, per un po' di tempo, non vi furono più stragi. 
Ogni sera, dopo che il fratello si era addormentato, C18 se ne andava per incontrarsi con Crilin. Benché i due non si conoscevano fino in fondo, si vedeva chiaramente che erano innamorati l'un con l'altro. Tutte le notti le trascorrevano parlando, cercando di conoscersi al meglio, innamorandosi sempre di più ogni giorno che passava. Ma soprattutto, per quasi un mese, i guerrieri Z non ebbero la preoccupazione di proteggere la terra. Loro, però, non erano a conoscenza della relazione tra Crilin e l'androide.
«Sarebbe bello restare qui con te, per sempre.» sussurrò quella sera la cyborg, stringendo la mano del suo amato. 
Crilin ricambiò la stretta, abbozzando un sorriso.
«E allora resta!» esclamò lui.
L'androide, però, fece uno sguardo triste.
«Non posso Crilin. Non appena mio fratello si riprenderà, dovrò trovare un modo per tenerlo a bada. Altrimenti...» Sospirò, cercando di non pensare all'immagine di suo fratello che continua ad ammazzare degli innocenti. «Mi sono davvero stufata di questa guerra.»
«Non uccidere più.» le disse il terrestre. «Se tu non vuoi, allora non farti abbindolare da tuo fratello. Sei tu che decidi cosa farne della tua vita!»
La bionda, intenerita, abbracciò dolcemente il ragazzo di cui era innamorata. Gli sussurrò qualcosa all'orecchio e subito dopo prese a baciarlo dolcemente.

 

La mattina seguente, C18 si svegliò tra le braccia di Crilin. Lo guardò, provando un po' di tenerezza.
E' così buffo... pensò. Fino a poco tempo fa non avrei mai pensato che mi sarei innamorata... E invece, adesso, lui riesce a sciogliermi con poco. 
Sorrise, arrossendò un po'.
Questa sera glielo dirò... Chissà come reagirà!
La cyborg si irrigidì non appena realizzò che, con molta probabilità, suo fratello si era già svegliato. Come avrebbe reagito se non l'avesse vista?
Ritornò a casa con molta rapidità, sperando che il suo gemello stesse ancora dormendo. Ma purtroppo, con molto stupore, se lo ritrovò davanti alla porta di casa.
«C17...» sussurrò, scioccata.
Lui la guardò male.
«Stavo venendo a cercarti.» spiegò, con un tono di voce non esattamente dolce.
La bionda deglutì. «Fino a ieri dicevi di non riuscire ad alzarti...» cominciò a dire.
C17 si sistemò una ciocca ribelle dietro all'orecchio. «Stavo mentendo.» ammise, con un sorriso beffardo. «Credevi davvero che un tuo calcio mi avrebbe reso così malconcio, sorella?» 
Per la prima volta in vita sua, C18 sentì un brivido percorrerle tutta la schiena. La sua paura non era quella che suo fratello potesse ucciderla, anzi: sapeva benissimo che sarebbe riuscita a tenergli testa. No, la sua paura era un'altra: temeva che il suo gemello potesse farle un discorso riguardo alla sua fedeltà. Ma, al contrario, C17 propose una chance peggiore. 
«Il tuo gesto è stato veramente nobile. Salvare un pidocchio simile da una morte quasi sicura...» esordì il moro, cominciando a camminare verso la gemella. «Sei stata davvero gentile, non c'è che dire. Ora, però, lascia che mi sporchi le mani con quel verme con cui sei andata a letto.»
Fu allora che C18 capì. Più di una volta le era parso che qualcuno stesse spiando lei e Crilin, ma si convinse di esserselo solo immaginato.
«Tu non alzerai un dito su di lui.» lo minacciò la bionda.
C17 si irrigidì, chiudendo le mani a pugno.
«Gli hai detto... Gli hai detto che non vuoi più uccidere...»
L'androide annuì. «E' vero, io non voglio più uccidere, ma non pensare che sia stato Crilin a farmi cambiare idea.»
Il cyborg, noncurante di ciò che le aveva detto la sorella, continuò ad avanzare, cercando, nello stesso tempo, di localizzare l'aura del pidocchio.
«Dammi un buon motivo per cui non debba farlo fuori!» esclamò.
Le labbra di C18 si incurvarono verso il basso. Non voleva che suo fratello venisse a scoprirlo in quel modo, ma se era l'unica maniera per evitare la morte di Crilin... 
«C17!» esclamò nervosamente, facendo girare il fratello nella sua direzione. 
All'inizio esitò, ma poi, facendosi un po' di coraggio, rivelò, usando due semplici parole, il suo segreto, riuscendo così a far cambiare idea al fratello.

 

I giorni passarono sempre più in fretta e Crilin, nonostante la cyborg non si presentasse più ai loro incontri, continuò ad andare sopra al tetto del vecchio edificio.
Col tempo, il terrestre cominciò a pensare che, forse, Vegeta aveva avuto ragione a dire che fosse stato solo un piano. Ma questo, era ciò che la sua mente pensava. Perché il suo cuore, sapeva che non era così.
Infatti, dopo circa una settimana dal suo ultimo incontro con C18, la notizia di un nuovo, potente essere di nome Cell, fece pensare a Crilin che i due androidi stessero combattendo contro la nuova minaccia. Ma Crilin sapeva che c'era qualcos'altro sotto, qualcosa di cui non era a conoscenza.
I guerrieri Z decisero di non combattere contro Cell. Un quinto della popolazione era già stata sterminata dai gemelli e si convinsero che, vista la potenza del nuovo nemico, si dovessero allenare adeguatamente prima di prendere un'iniziativa.
Una sera, il terrestre pelato, guardando le stelle, sospirò tristemente.
«C18...» sussurrò, con gli occhi lucidi, ripensando ai bei momenti passati con la donna che tanto amava. 

   
 
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