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Autore: AymlerShaunCampbell    19/08/2014    2 recensioni
Crackfic ambientata nella terza stagione dopo il ritorno da Neverland.
Allarmati dal repentino cambio di comportamento di Hook, i Charmings decidono di rivolgersi alle figure magiche più potenti della città. Una nuova, bizzarra maledizione si sta abbattendo su Storybrooke, trascinandone gli abitanti in una spirale di assurdi eventi...
Disclaimer: Non possiedo né il telefilm, né i personaggi, ecc.. Elementi femslash (principalmente SwanQueen) e non solo, siete avvisat*!
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Nonsense, What if? | Avvertimenti: Mpreg
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Bentrovat*!
Peccato che le vacanze non durino di più ;)
Ecco un capitolo fresco fresco per voi, buona lettura!
Aym
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Sidney Glass stava editando un articolo nella quiete di casa propria quando suonò il campanello.
Ma chi può essere? Pensò Glass grattandosi la testa. Si era preso una mezza giornata per sistemare alcuni lavori e non aspettava certo visitatori.
Aprì la porta e si trovò davanti Blue, paonazza in viso e con una luce negli occhi che non le aveva mai visto prima.
“Blue! Prego, si accomodi..” disse Glass confuso, facendo spazio alla nuova arrivata. La mora entrò senza dire una parola e si tolse il cappotto, appoggiandolo su una sedia.
“Non l'aspettavo prima di giovedì per il bollettino settimanale, è forse successo qualcosa?” chiese preoccupato il giornalista riempiendo il bollitore per il tè.
Una mano dalle dita affusolate si appoggiò sulla sua e gli tolse gentilmente il bollitore di mano, appoggiandolo a fianco del lavello.
Glass si girò confuso e stava per porre una domanda quando la fata lo tirò a sé senza troppi complimenti ed incollò le labbra alle sue.
Sidney non provò nemmeno ad opporsi ed appoggiò le mani sulla vita di Blue sorpreso ma per nulla dispiaciuto, mentre il bacio si faceva sempre più appassionato.
Cosa diavolo sta succedendo? È un'altra maledizione? È impazzita?
Smise di porsi domande quando sentì le mani di Blue armeggiare con la sua cintura.

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Regina si aggirava per casa passando nervosamente da una pentola all'altra, con la speranza che le varie pietanze che ingombravano i fornelli accesi potessero darle le risposte che cercava.
Erano passati giorni dal quasi bacio con Emma e, come sempre da qualche mese a questa parte, entrambe avevano preferito ignorare totalmente l'accaduto, anche se ogni giorno diventava più difficile.
E se me lo fossi immaginata? Non posso rovinare tutto per una sensazione, non posso fare questo ad Emma ed Henry. Da quando abitiamo assieme l'atmosfera è così rilassata ed Henry sembra così felice! Poi la salvatrice e la regina cattiva, che idea assurda..
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da un scheggia umana che si catapultò verso di lei togliendole il fiato.
“Mammaaaa!” strillò Henry sorridendo con tutti i denti che aveva, poi sciolse l'abbraccio e annusò l'aria densa di deliziosi profumi.
“Ciao tesoro!” rispose Regina riprendendo fiato e sorridendo al figlio.
“Mamma, ma hai fatto da mangiare per un esercito!” disse il piccolo, saltellando felice.
Regina gli scompigliò i capelli e lo guardò scomparire oltre la cucina.
“Henry, non correre!” rimproverò la bruna dalla cucina, la sua voce che si univa a quella di Emma in un unico coro. La bionda fece il suo ingresso in cucina in uniforme, privando temporaneamente il sindaco di qualsiasi capacità cognitiva.
“Buonasera! Chi hai invitato a cena?” chiese la Swan annusando l'aria, sul volto la stessa espressione estasiata di Henry poco prima.
“Siamo solo noi tre, come al solito. Ho pensato di preparare qualcosa di speciale e quello che avanza pensavo di congelarlo, cosa che non è scontata vedendo il tuo appetito e quello di Henry..” scherzò Regina, gli occhi che tornavano sulle pentole per controllare la cottura dei cibi.
“Spiritosa!” disse Emma rivolgendole un finto sguardo minaccioso e sciogliendo il nodo della cravatta dell'uniforme, inconsapevole degli occhi di Regina incollati su di lei.
“Oh, quasi dimenticavo!” esordì Regina scuotendosi da pensieri altamente inappropriati ed allungando alla bionda una busta di carta dal bancone. La bionda prese la busta aggrottando la fronte e l'aprì, le gemme verdi che si dilatavano a dismisura dallo stupore.
“Ma queste sono..” balbettò Emma, la gola improvvisamente stretta in una morsa di commozione.
“..Le chiavi di casa. Dato che starai qui è più pratico se puoi entrare ed uscire quando vuoi, giusto?” sorrise Regina, sorpresa e sopraffatta dalla commozione di Emma. La bionda le sorrise con gli occhi lucidi e un sorriso tanto caldo da sciogliere un ghiacciaio.
“Questi invece sono tuoi.” disse la bionda allungando un rotolo di banconote verso Regina.
La mora alzò un sopracciglio.
“E questi?” chiese, immaginando già dove voleva andare a parare la bionda e con il rifiuto pronto sulle labbra.
“Sono i soldi per la spesa, l'affitto, le bollette e qualcosina per le spese di Henry. E non azzardarti a rifiutare, non credere che non conosca quella faccia!” disse la bionda con aria decisa, mettendo banconote nella mano del sindaco e chiudendone le dita attorno al rotolo con la propria mano.
Regina non provò neanche a protestare, i pensieri tutti rivolti alla mano ancora avvolta alla sua.
“Ogni mese di permanenza qui ho intenzione di pagare la mia quota e metà di quella di Henry, oltre ad aiutare nelle faccende di casa. Quindi fai in modo di prepararmi una lista senza brontolare!” rise nervosamente Emma, conscia della sua mano ancora stretta attorno a quella della mora.
“Ma non..” provò a balbettare Regina. L'indice di Emma si posò sulle sue labbra zittendola all'istante.
“Niente proteste! E poi, sindaco Mills..” disse la bionda con tono serafico “..quando mai le ho dato ascolto?”
“Mai! Lei non mi da mai ascolto, sceriffo!” le sorrise Regina di rimando poi gettò una rapida occhiata oltre la bionda e si divincolò dolcemente dalla presa di Emma per controllare le pentole.
D'istinto la bionda si girò verso l'ingresso della cucina e sorrise al figlio che saltellava nella loro direzione.
“Beh, è pronto?” chiese Henry sorridendo.
Le due donne alzarono gli occhi al cielo e scoppiarono a ridere.

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Hook stava guardando l'ennesima puntata di Anche Le Ortensie Piangono spaparanzato sul divano quando David, carico di buste, salì sulla Jolly Rodger e caracollò verso la cambusa.
“Sera!” salutò il biondo poi, non sentendo risposta, si girò verso il compagno di disavventure che agitava l'uncino a mo' di saluto, gli occhi incollati al teleschermo e la mano che pescava in un enorme sacchetto di patatine.
“Certo che potresti anche darmi una mano..” protestò David.
Hook si guardò l'uncino e scoppiò a piangere.
“No! Killian, io non intendevo..” disse il biondo quasi scagliando la spesa addosso ad uno Spugna sbuffante e correndo ad abbracciare il pirata.
“David, a volte sei così insensibile..” piagnucolò Hook asciugandosi le lacrime con la mano buona. Il compagno lo stringeva a sé dispiaciuto.
“Scusami, non volevo intendere quello..” disse imbarazzato il cavaliere.
“Ma piuttosto!” disse il pirata con entusiasmo alzandosi di scatto e scaraventando il povero David sul pavimento.
“Che?” chiese il biondo rialzandosi in piedi e massaggiandosi il fondoschiena dolorante.
Si guardò attorno e constatò che Killian era sparito, stava per chiamarlo quando il pirata tornò con alcune borse di abiti appese all'uncino. Il biondo lo guardò aggrottano le sopracciglia.
“Ho fatto shopping dato che tutti i vestiti mi stanno diventando stretti. Che dici?” chiese allegramente il moro estraendo alcuni capi dalle borse.
David tentò invano di sorridere, ma le sue labbra erano decise a non piegarsi davanti a cotale scempio. Killian si stava lisciando sulla pancia sempre più prominente la camicia hawaiana più brutta che David avesse mai visto.
Ma è legale vendere vestiti così orrendi?
Deciso a non offendere il compagno, il biondo borbottò qualche frase incomprensibile annuendo con vigore, sperando che il pirata non notasse la sua espressione disgustata.
Killian stava per chiedere qualcosa al compagno quando un'improvvisa fitta lo bloccò e lo fece piegare leggermente su sé stesso, gli occhi sbarrati e velati di lacrime. Tutti i vestiti caddero sul pavimento.
“Killian! Cosa succede?” chiese preoccupato David, catapultandosi verso il compagno.
“Calcio..” balbettò il pirata, ancora sotto shock.
“C'è una partita, stasera?” chiese confuso il biondo.
Un uncino volteggiò minaccioso in direzione del volto di David, che lo deviò all'ultimo.
“Killian, sei impazzito? Vuoi forse cavarmi un occhio?” strillò il biondo.
“Un monco e un orbo, che bella coppia..” commentò Spugna passando di li.
Un mocassino e uno stivale volarono in direzione dello sguattero, che si dileguò all'istante. Per nulla turbati, i due tornarono a guardarsi negli occhi.
“Un calcio del bambino David, un calcio del nostro bambino!” quasi urlò Killian, poi scivolò sul divano tenendo la mano sulla pancia, le lacrime che sgorgavano sulle gote.
Una mano rassicurante si posò sulla sua ed il pirata alzò lo sguardo per incontrare quello del compagno.
David, piangente anche lui, gli stava sorridendo.

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L'ora di cena sia avvicinava ma a Snow la fame era passata del tutto.
Non solo aveva dovuto disdire l'appuntamento con David, ma aveva appena ascoltato la storia più assurda che avesse mai sentito. Ciò che la turbava di più era che, conoscendo le parti coinvolte, tutto questo aveva dannatamente senso.
“Fammi capire bene..” attaccò Snow, camminando nervosamente avanti e indietro, mentre Cora la guardava divertita sgranocchiando gli snack che la mora le aveva dato per rifocillarsi.
“Tu sei viva perché Henry ha trovato il tuo cuore prima di me, ha pianto vedendolo e le sue lacrime ti hanno protetta dal maleficio facendoti risvegliare dopo la sepoltura in un punto non ben precisato dei boschi di Storybrooke, col tuo cuore purificato e una visione di ciò che è successo.” disse la morettina guardando la donna, che annuì masticando rumorosamente una barretta di cioccolato.
“Hai vagato per un po' poi volevi tornare da Henry per ringraziarlo, ma lui era stato rapito quindi ti sei unita di nascosto al nostro viaggio per Neverland, ma li ti sei dovuta nascondere dai Bambini Sperduti..” proseguì, mentre Cora continuava a mangiare allegramente e le fece segno di continuare.
“Spiandoci nella foresta ti sei resa conto che dovevi ripagare i tuoi debiti dando a tua figlia il suo lieto fine lanciando una maledizione che l'avrebbe aiutata a rimanere incinta del suo vero amore, che secondo te sarebbe Emma..” continuò Snow, in volto un espressione sempre più esasperata.
“Ma sei riuscita a lanciare l'incantesimo solo una volta tornati a bordo della Jolly Rodger, che però stava già attraversando il portale, quindi la maledizione è stata modificata spargendosi per tutta Storybrooke e facendo rimanere incinto per primo Hook, che in realtà sta crescendo il figlio mio e di David..” concluse infine la mora, scivolando su una sedia priva di forze.
“Esatto!” commentò Cora aprendo un pacchetto di fonzies.
“E questa maledizione unita al salto del portale ti avrebbe privato di quasi tutta la tua magia, a cui tu però hai voluto rinunciare del tutto in segno di buona volontà sottraendo il bracciale anti magia dal negozio di Gold ed indossandolo una volta al sicuro..” sbuffò Snow, incredula.
“Certo che si, dove credi che l'abbia preso, ad un concerto rock?” chiese Cora stizzita, agitando il polso avvolto dalla banda nera.
“Tutto questo non ha senso!” sbottò Snow alzandosi in piedi di botto.
“Hai forse una spiegazione migliore, mia cara?” chiese Cora alzando un sopracciglio.
La bocca di Mary Margaret si aprì e richiuse più volte, senza che un solo suono fuoriuscisse da essa. Sospirò.
“Quello di cui veramente non mi capacito è ciò che mi hai detto sui portali.. sei davvero sicura che non sia un altro dei tuoi pasticci ma dovuto alla faccenda che mi dicevi?” chiese scettica Snow.
“Assolutamente certa. Ora.. Hai intenzione di aiutarmi a sistemare tutto questo oppure no?” chiese Cora guardandola negli occhi.
“Sappi che ti sto aiutando solo perché tengo ad Emma e Regina, rivoglio mio figlio e mio marito e soprattutto sono stanca di tutti questi casini! Non ho certo intenzione di farti un favore.” disse decisa Snow.
Cora alzò gli occhi al cielo.
“Ma prima” disse Snow guardando preoccupata fuori dalla finestra “Dobbiamo farti andare via da qui. La ronda ricomincerà tra poco e non possono trovarti.”
“E dove suggerisci di nascondermi, sentiamo.” sbuffò l'ex strega.
“Nell'ultimo posto dove qualcuno verrebbe a cercarti. Nel mio appartamento.”

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Regina non sapeva bene come erano finite in quelle condizioni ma, come al solito quando c'era di mezzo la Swan, la situazione era degenerata.
Ricordava vagamente di aver messo a letto Henry ed averlo ascoltato blaterare di hobbit ed anelli e maghi insieme ad Emma, poi il piccolo si era addormentato e lei e la Swan erano scese nello studio per un sorso di sidro.
Dev'essere stato un po' più di un sorso.. pensò la mora prendendo atto del fatto che la bottiglia di sidro a lato del tavolino era molto più vuota di quanto fosse qualche ora prima e, soprattutto, prendendo atto che la sua camicia giaceva dimenticata accanto a lei sul pavimento, insieme alla giacca, ai suoi famigerati tacchi e buona parte dei vestiti della Swan.
Guardò dapprima la bionda seminuda davanti a lei, che seduta a gambe incrociate sul pavimento studiava la propria mano con la medesima intensità in cui si studia un testo scolastico alla vigilia di un esame. Il fatto che indossasse solo slip, reggiseno e ben un calzino sembrava non turbarla minimamente.
Regina bevve ogni goccia di quella splendida visione pregustando la vittoria e si leccò le labbra guardando il promettente poker d'assi che aveva tra le mani.
Ti rimane un solo calzino mia cara Emma.. poi mi bastano due mani fortunate.. sorrise tra sé e sé la mora.
Emma trattenne a stento un imprecazione e si fece violenza per non guardare lo splendido décolleté di fronte a lei, l'ultima cosa che le serviva era distrarsi ulteriormente.
Che accidenti di carte.. pensò sconsolata Emma, gettando un'occhiata fugace al calzino dai colori improbabili che ancora fasciava il suo piede sinistro, ultimo baluardo di una dignità ormai persa.
Regina stava per abbassare le carte sul tavolino e dichiarare l'ennesima vittoria quando suonò il campanello.
“Salvata dalla provvidenza signorina Swan, ma non creda di cavarsela ancora per molto!” disse Regina, portando le proprie carte con sé.
“Donna di malafede!” la rimbeccò Emma dallo studio.
Chi osava scocciare a quell'ora del venerdì sera?
Senza considerare il proprio stato di parziale nudità, la mora aprì la porta e si ritrovò davanti Snow.
“Buonasera, posso aiutarti?” chiese Regina, con naturalezza ed un filo di irritazione nella voce.
Snow deglutì vedendo Regina mezza svestita e per un attimo dimenticò il motivo della propria visita.
Avrei dovuto telefonare prima, dopotutto è tardi.. pensò la giovane, sentendosi improvvisamente stupida.
“Snow..” chiese nuovamente Regina, sempre più scocciata. Ma quell'irritante ragazzina non aveva forse un marito da riconquistare ed una casa propria a cui tornare?
“Oh già, il motivo della visita.. tieni!” disse Snow, allungando una borsa verso la mora.
Regina aprì la borsa e vi trovò dentro un tostapane. Sollevò lo sguardo verso Snow ed inarcò un sopracciglio.
“È.. È per Emma. Quando è nervosa si rilassa solo rompendo il tostapane, ho pensato che avrebbe fatto comodo averne uno di scorta nel caso.. Si insomma..” balbettò Snow.
“Oh, mi sembra un pensiero molto gentile..” disse stupita Regina.
Gina, vieni qui, non abbiamo ancora finito di giocare e io ho freddo!” si lagnò la Swan da dentro lo studio.
Snow diventò immediatamente paonazza, mentre Regina sembrò non notarlo nemmeno e si girò verso lo studio.
“Arrivo, tua madre ti ha portato un regalo!” urlò alla bionda.
“Oh, che bello! Aspetta mamma, vengo a salutarti!” urlò Emma di rimando.
“NO! Non.. Non serve! Ci vediamo domani a pranzo da Granny's, è tardi e.. e devo andare!” balbettò Mary Margaret prima di girare i tacchi e sparire alla velocità della luce.
Non voleva nemmeno immaginare in che condizioni fosse in quel momento Emma.. Che Cora si fosse sbagliata?
“Oh.. ok!” urlò nuovamente Emma, ignara del fatto che sua madre stesse già sgommando in direzione di casa. Regina aggrottò le sopracciglia poi scrollò le spalle e chiuse la porta.
Si recò in cucina per appoggiare il tostapane e aveva appena girato i tacchi per tornare ad umiliare la bionda, quando il campanello suonò nuovamente.
E ora chi diavolo è? Pensò stizzita mentre apriva la porta.
Stavolta si trovò di fronte Neal con un mazzo di fiori in mano.
“Baelfire..” salutò Regina, fredda come un ghiacciaio.
“Regina!” quasi urlò il giovane, poi abbassò lo sguardo verso i propri piedi.
Ma non ce l'ha una vestaglia? Va beh che a casa propria uno gira come gli pare, ma che cavolo.. penso Neal, imbarazzato.
“Henry è andato a dormire da ormai tre ore, se si degnasse di telefonare prima magari potremmo organizzare un incontro ad un orario consono ad un bambino di undici anni..” disse Regina, squadrando il giovane dalla testa ai piedi.
“No, io.. io sono qui per Emma.” balbettò Neal, agitando debolmente il mazzo di fiori.
Prima che Regina potesse suggerire a Neal dove infilarsi i fiori, Emma apparve alle sue spalle, bottiglia di sidro in una mano e carte infilate tra un'anca e gli slip.
“Neal, che diavolo ci fai qui?” ringhiò Emma.
Neal rimase a bocca aperta. Cosa stava succedendo? Come mai erano svestite? Già era abbastanza strano che Emma fosse andata ad abitare dalla regina cattiva, ma tutto questo non aveva senso. Il giovane boccheggiò alla ricerca di una risposta, con somma delizia di Regina, che lo osservava con un sogghigno.
“Io.. Ecco da quando sono tornato non abbiamo mai veramente parlato e.. tu ed Henry mi mancate molto e.. Questi sono per te!” disse quasi lanciando i fiori in faccia ad Emma. Emma afferrò i fiori e li gettò sul prato, stizzita.
“Sparisci per settimane, non ti fai vivo poi torni qui e speri che sia tutto come prima? Non ti sei chiesto perché sia io che Henry ignoriamo quasi tutte le tue chiamate?”
Neal provò a rispondere ma la bionda era ben lontana dall'aver concluso la sua ramanzina.
“Non mi interessa se sei triste e non so cosa tu ti sia messo in testa, ma te ne sei nuovamente andato quando più avevo bisogno di te. E non solo, te ne sei andato da Henry! Sei un irresponsabile, parleremo con te quando avremo voglia di farlo e credimi, quel giorno non è ancora vicino!” ruggì la bionda.
Neal aprì la bocca ma non sapeva che dire. Aveva sperato che con Hook fuori uso loro due avrebbero potuto.. ma così era tutto sbagliato. Non avrebbe dovuto fuggire. Chinò il capo in segno di sconfitta e si avviò verso l'auto gettando un'ultima occhiata alle due.
“Buona serata Baelfire, torni ad un orario più appropriato. O ancora meglio, non torni affatto.” salutò Regina.
Le due donne guardarono il giovane allontanarsi da Villa Mills con la coda tra le gambe.
Emma chiuse la porta alle sue spalle e prima che Regina potesse rinsavire del tutto e fuggire nella sua stanza le prese con dolcezza il polso, girandola delicatamente verso di se. Due pozze di cioccolato guardavano Emma terrorizzate e speranzose al contempo.
“Regina, a proposito di quel giorno alla torre dell'orologio..” attaccò la bionda, la voce che tremava.
Un lampo bluastro oltre la porta, per strada, le interruppe nuovamente, poi un sinistro gorgoglio risuonò per Miffin Street.
Un'enorme idra spalancò le fauci gemelle e ruggì di nuovo, poi le teste si girarono verso l'abitazione illuminata.
A quanto pareva, l'incantesimo di blocco dei portali aveva già esaurito il proprio effetto.
“Merda!” esclamarono le due in coro, poi si precipitarono in strada a combattere la bestia.

 
  
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