Cap 25
Countdown in
3..2..1..
Come volevasi dimostrare… Mika aveva cambiato la scaletta.
Ora, Tiziano Ferro sarebbe andato per secondo e Somewhere only we know dei
Keane per terza. Sempre se ci fossi
arrivato alla terza manche.
Almeno aveva avuto la decenza di avvisare le costumiste.
Mi sarei ritenuto già l’essere più fortunato del pianeta
perché ero arrivato fin lì, avevo trovato una persona come Mika che sapeva
capirmi e supportarmi ed amarmi-cosa non facile, lo ammetto- ma soprattutto riusciva a spronarmi a non
arrendermi mai.
Perciò, per cause di forza maggiore – vedasi sotto la voce
di Michael Holbrook Penniman- non mi era permesso di dire che mi sarei
accontentato, che potevo vivere benissimo così e che avrei voluto vincesse
qualcun altro. Non me l’avrebbe mai permesso, e neanche io mi sarei
accontentato. Volevo la vittoria, ma mi stavo comunque facendo sotto quando ci
chiamarono tutti per la prima eliminazione.
Mika non sapeva bene cosa fare quando mi vide così abbattuto
una volta che Alessandro richiamò tutti e quattro i finalisti sul palco. Le
esibizioni degli altri ragazzi mi erano passate davanti agli occhi ma non vi
avevo prestato attenzione. Ricordavo
vagamente Katia, la concorrente di Simona, cantare un pezzo di Britney Spears,
ma degli altri proprio nulla. Il vuoto totale.
A distrarmi da quei pensieri, seppur di poco, fu la
consapevolezza di avere le telecamere puntate addosso e il braccio di Mika
attorno alle mie spalle, la sua mano che disegnava pigra dei cerchi sul mio
braccio per calmarmi.
Mi girai ad incrociare il suo sguardo, mentre un sorriso
timido si apriva sulle mie labbra. “Grazie” sussurrai, e lui mi rivolse la sua
solita smorfia a metà tra il preoccupato
e il coraggioso. Nonostante tutte le sue spacconate, sapevo che anche lui aveva
una paura matta e che sperava che il pubblico avesse capito le sue scelte.
Con un sguardo risoluto, mi girai e prestai attenzione ad
Alessandro.
“Il primo concorrente a salvarsi e ad andare avanti nella
gara è … Alessio!”
Il sospiro di sollievo che mi uscì non fu paragonabile
all’urletto contento del mio ragazzo, che mi abbracciò e mi fece girare, per
poi lasciarmi e guardarmi, gli occhi scintillanti fissi nei miei.
Fortuna volle che Alessandro ci chiese di scendere dal
palco, altrimenti avrei perso il controllo davanti a tutta l’Italia e oltre.
Appena fummo nel backstage, lo baciai con forza, e lui
rispose altrettanto entusiasticamente, prima di staccarsi, affermare “Dio, quanto ti amo” e correre via, al suo posto.
Spiai da dietro le quinte e cercai mio padre. Guardava nella
direzione in cui era arrivato Mika, come sapendo che mi trovassi lì, e sorrise
in segno di incoraggiamento quando mi vide.
Ricambiai il cenno e andai nel backstage iniziando a
cambiarmi per la seconda performance.
Quando arrivò di nuovo il mio turno, ero un fascio di nervi.
Non avevo mai cantato in italiano e lo so, si può anche pensare che sia una
passeggiata, ma anche se quella era la mia lingua, non ero abituato ad
esprimermi in quel modo. Dire che me la stessi facendo sotto era un eufemismo.
Stavo morendo.
Per fortuna amavo quel pezzo. Avevo praticamente rotto le
palle a tutti durante quelle settimane,
provandolo e riprovandolo fino allo sfinimento. E poi Mika me l’aveva dedicato.
Non sarebbe stato così male.
“Cade la neve ed io
non capisco che sento davvero,
mi arrendo
ogni riferimento è
andato via
spariti i marciapiedi
e le case e colline
sembrava bello ieri
ed io, io sepolto da
questo bianco
mi specchio e non so
più che cosa sto guardando”
Mentre canto, però, io so benissimo cosa guardare. Prima mio
padre, poi Cristina e Rosy catturano la
mia attenzione. Infine lui, che è il centro del mio tutto, il Sole del mio
universo e che ora mi sta sorridendo complice, le lacrime agli occhi.
“Ho incontrato il tuo
sorriso dolce
Con questa neve bianca
adesso mi confonde
La neve cade e cade
pure il mondo
Anche se non è freddo
Adesso quello che
sento e
Ricordati, ricordami,
tutto questo coraggio
non è neve
e non si scioglie mai,
neanche se deve”
I suoi occhi. Quelle due pozze color cioccolato che mi
fissano e mi rapiscono, facendomi scordare tutto, persino il mio nome, tali
sono la loro intensità e il messaggio
che trasmettono.
La forza e la dolcezza, l’amore e la promessa di qualcosa di
forte e duraturo che non finirà tanto facilmente. La determinazione e la
passione, poi l’orgoglio. Senza neanche accorgermene sto piangendo anch’io, ma
ancora non mi stacco, non posso.
“Non darsi modo di
star bene senza eccezione
Crollare davanti a
tutto e poi sorridere
Amare non è un
privilegio, è solo abilità
È ridere di ogni
problema, mentre chi odia trema”
Ecco il mio messaggio, tutte le cose belle e importanti che
vorrei dirgli sono in questa canzone, racchiuse nei miei 2 minuti di spazio.
Ma, in qualche modo, bastano. Sposto impercettibilmente l’asta del microfono
verso di lui, niente coreografie per questo pezzo, solo io, la mia musica e
lui.
Solo il mio amore.
“Il tuo sorriso dolce
è così trasparente che dopo non c’è niente
È così semplice, così
profondo
Che azzera tutto il
resto e fa finire il mondo
E mi ricorda che il
coraggio non è come questa neve”
E sull’ultima nota dolce, finisco il mio pezzo. Ci sarebbe
stato l’ultimo ritornello, ma proprio non ce lo volevo mettere. Mi piaceva
l’idea di chiudere così, era quel qualcosa in più che mi aveva dato una spinta
verso questo brano.
Il mio giudice si alza in piedi per primo e anche il resto
del tavolo lo fa. Simona è senza
parole sia per la performance che per la
velocità con la quale Mika ha saputo, testuali parole “Rispondere alla sua
provocazione” e a queste parole lui mi guarda, sopracciglia aggrottate e
ribatte “Provocazione? Pff, era già tutto pronto, ho solo cambiato la scaletta”
“Come al solito” ribatto invece io tra i denti, però non
così piano come vorrei, infatti lo sentono tutti e lui scoppia a ridere “Sweetheart” mi dice poi, facendo il
finto severo “Fila a cambiarti!”
ordina.
Io metto su una faccetta spaventata e corro dentro. Anche
questa è andata.
Incrocio le dita mentre mi lascio scivolare addosso le altre
performances, ho paura che la mia scelta di cantare in italiano mi penalizzi,
gli altri hanno cantato in inglese e sinceramente non vorrei uscire proprio
adesso dopo aver dimostrato che so cantare in italiano. Rabbrividendo, mi
prometto di non rifarlo mai più. Si, ho deciso , farò tipo Elisa. L’italiano
mette troppa pressione addosso per i miei gusti.
Mi riscuoto giusto in tempo per assistere all’esibizione di
Katia, ancora lei. Stava cantando Dove si Vola di Marco Mengoni, e io avevo
sempre amato quella canzone, perciò ebbe il potere di rilassarmi. Non ero
l’unico in quella situazione allora.
“Fammi respirare
ancora,
Portami dove si vola
Dove non si cade mai
Lasciamo lo spazio e
il tempo
E cerca di capirmi dentro
Dimmi ogni momento che ci sei, che ci sei...”
Ah, l’italiano. Ma che andasse a quel paese.
L’unico pensiero che riuscivo a formulare prima che ci
richiamassero sul palco per la seconda eliminazione fu proprio quello e fu solo
grazie a Mika che io riuscii ad arrivare effettivamente sotto i riflettori.
Il mio amore, infatti, era venuto dritto filato a
recuperarmi dal backstage “Sapevo che saresti stato sul punto di svenire” aveva
commentato, divertito. Gli avevo fatto una linguaccia molto signorile e lo
avevo preceduto, ignorando le sue risatine.
Quando fu Katia la prima a salvarsi, ne fui al contempo
felice e terrorizzato. Strinsi forte la mano di Mika e chiusi gli occhi fino a
quando non sentii il mio nome, accompagnato da uno sbuffo soddisfatto del mio
giudice, il quale aveva trattenuto il respiro fino a quel momento e da un
bell’applauso.
Me la filai nei camerini rincorso da Mika, che riuscì ad
afferrarmi e a farmi il solletico fino alle lacrime, per poi sbattermi al muro
senza tanti complimenti e baciarmi profondamente. Mi persi in quel bacio, nel suo sapore, nell’effetto
calmante che aveva su di me. Quando mi staccai, parecchio controvoglia, lui
rise.
Lo guardai incuriosito e lui mi mostrò le sue mani,
completamente sporche di glitter. “Oh, dio!” risi anche io, mettendomi le mani
nei capelli “Cosa hai fatto al mio make up? E pensare che il mio ragazzo me lo
aveva fatto con così tanto amore, ora cosa gli dirò?” chiesi, fingendo una
preoccupazione che in realtà non avevo “Oh, non ti preoccupare” mi rispose,
ammiccando “Sono sicuro che ti ama così tanto da rifartelo, anche più bello di
prima” concluse, prima di baciarmi e contemporaneamente spingermi nel suo
camerino.
Mi fece riaccomodare sulla poltrona e raccolse le sbavature,
aggiungendo dei dettagli qua e là. Alla fine, mi ritrovai con dei complicati
ghirigori sopra l’occhio destro, frutto del suo esperimento con le matite
andato in porto. Non contento, replicò lo stesso disegno sotto il sinistro
applicando- perché no?- una dose abbondante di brillantini.
Era bellissimo “Mi correggo” dissi, senza fiato “Ora è
questo il trucco che ho paura di rovinare”
Mi studiai ancora “Michael” lo chiamai “Mh?” mi chiese,
mentre metteva a posto i pennelli “Ti amo”
“Ti amo anche io” replicò, sorridendomi.
Non ebbe tempo però di aggiungere altro, perché mi buttai di
slancio sopra di lui, facendolo scontrare con il muro mentre riprendevo a
baciarlo. Gli slacciai la cravatta mentre lui faceva sparire la mia giacca, e
chissà dove saremmo arrivati se non avessimo sentito il conto alla rovescia.
“10 secondi al rientro dalla pubblicità!”
Ci staccammo di colpo, guardandoci intontiti, per poi
rimetterci a cercare i nostri vestiti finiti chissà dove, mentre maledicevamo
quella benedetta pausa pubblicitaria in almeno cinque lingue differenti.
“I walked across an empty land
I knew the pathway like the back of my hand
I felt the earth beneath my feet
Sat by the river and it make me complete”
Mika, come ultima prova, aveva scelto una delle mie canzoni
preferite. Non avevo mai amato molto i Keane come gruppo, ma questo brano in
particolare mi era rimasto nel cuore e volevo rendergli omaggio come si deve.
“Oh simple things, where have you gone?
I’m getting old and I need something to rely on
So tell me when you’re gonna let me in
I’m tired and I need somewhere to begin”
Col mio nuovo super- make up volteggiavo tra fasci di luce e
veli colorati scesi dal soffitto, entrandoci dentro, camminandoci attraverso.
“And if you have a minute why don’t we go
Talk about it somewhere only we know?
This could be the end of everything
So why don’t we go somewhere only we know?”
E questa sarebbe stata davvero l’ennesima canzone da
dedicare a Mika, se non altro per ribadirgli quanto l’amassi, ma non lo feci. Questa
me la sarei auto-dedicata. Era un bel grazie a me stesso, per aver superato dei
limiti, in quei mesi, che non sapevo neanche di avere o che avevo pensato non
sarebbero mai venuti allo scoperto.
“Somewhere only we
know?”
Grazie a X Factor ora ero diventato una persona più forte, determinate e migliore
rispetto a cinque mesi prima e non avrei mai ringraziato abbastanza per tutto
quello che avevo ricevuto in cambio della mia voce e di ciò che sapevo trasmettere
da un palco.
“And if you have a minute why don’t we go
Talk about it somewhere only we know?
This could be the end of everything
So why don’t we go somewhere only we know?”
X Factor mi aveva davvero regalato tanto e io volevo quella vittoria più di ogni altra cosa
al mondo, lì in quel momento. Quest’arena sarebbe sempre stata casa mia, e non
c’è posto migliore in cui vedere riconosciuti i propri meriti che casa propria.
Nulla sovrasta quell’emozione.
“Somewhere only we know… somewhere only we know”
Tutto ciò che segue la mia ultima esibizione lo ricordo come
fossi in un sogno. Vedo Katia sul palco, ebbene sì, anche lei è qui con me e ci
abbracciamo dopo che ha concluso la sua versione di Lego House.
Alessandro dà la pubblicità e immediatamente Simona e Mika
si precipitano nel backstage. Nella confusione generale, nessuno nota noi due
che ce la filiamo e raggiungiamo un angolino appartato per stare un po’ da
soli.
Non parliamo, ci limitiamo a guardarci negli occhi,
cioccolato nel grigio per l’ennesima volta. Si dice che gli occhi siano lo
specchio dell’anima e mai affermazione mi è sembrata più vera. Guardando Mika negli occhi posso specchiarmi
in lui, leggere i suoi stati d’animo, ammirare quanto repentini siano i suoi
cambi d’umore, quanto questo mi sconvolga e mi faccia innamorare di lui ogni
volta di più.
Lui abbassa lo sguardo sulla mia giacca, mi aggiusta il
fazzoletto nel taschino, fischietta un motivetto da un’opera lirica mentre mi
stringe a sé, con dolcezza, come se avessimo tutta la calma del mondo e io non
stessi per affrontare la parte più delicata di tutta la finale.
Il suo sguardo si posa infine sul grande orologio digitale
appeso al muro e i miei occhi lo seguono, mentre reprimo l’istinto di
mostrargli il mio, che è analogico. Ha le lancette, non riuscirebbe a leggerlo.
Mentre riesce a studiare benissimo quello digitale e poi si
gira verso di me “ È mezzanotte meno dieci” mi comunica, trionfante “Ancora dieci
minuti e poi tutto sarà finito e poi potrò prenderti la mano in pubblico,
abbracciarti, baciarti e nessuno potrà dire che ti ho favorito” spiega, tutto
contento.
Sorrido, mentre poi un dubbio si fa strada in me “Perché, tu
mi hai favorito?” chiedo e la mia mente corre subito all’eliminazione di Rosy e
inizio a chiedermi se l’abbia fatto apposta, ma lui interrompe le mie pippe
mentali con una risata cristallina.
“Io? Ma se hai fatto tutto da solo! Non avevi certo bisogno
di me. Tu non hai bisogno di me se sei su un palco”
Io lo guardo ancora più sbalordito “Ma cosa dici? Io sono
così solo perché ci sei tu a guardarmi, a sostenermi! Senza di te non so come
farei” gli confesso a mezza voce.
La luce nei suoi occhi divampò, e si trattenne dal baciarmi
giusto perché eravamo in pubblico, ma io avevo adocchiato questo corridoio che
portava alle sale di regia e lo imboccai tenendo Mika per un polso.
Lo baciai nel buio, e amai ogni secondo del nostro contatto,
le nostre lingue che giocavano, i muscoli che guizzavano sotto la pelle al
contatto con i miei palmi, l’intera essenza di Mika nelle mie mani.
La fine della pubblicità arrivò- ancora una volta- troppo
presto, ma lui non si staccò da me. Rimanemmo fronte contro fronte fino a
quando la voce di Rosy ci diede un ultimo avviso, poi tenendoci per mano,
andammo davanti allo schermo con Simo e Katia.
Alessandro ci chiamò sul palco, la busta già in mano. La mia
attenzione venne calamitata su quel rettangolo di carta rosso e non capii più
niente. Solo la mano di Mika ancorata alla mia schiena mi teneva in contatto con la realtà.
Alessandro ci mise quelli che mi parvero secoli ad aprire
quella dannata busta, e anche quando l’ebbe fatto, il non riuscire a leggere in
trasparenza mi uccideva. Mika doveva esserci riuscito, invece, perché sussultò
e mi strinse di più a lui.
“E il vincitore di XFactor 14 è ………. Alessio!”
Angolo
dell’autrice
Ciao a
tutte! Cosa ne dite di questo penultimo capitolo? Io personalmente non
vedevo l’ora di arrivare alla finale e di riuscire a scrivere il mio epilogo,
il vero finale di questa storia. Ce l’ho in testa da quando ho iniziato questa
storia che ormai è come se fosse mia
figlia.
Grazie per continuare a seguirmi, spero che il finale vi
piaccia!
Xoxo Bea