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Autore: Sognatrice_2000    20/08/2014    1 recensioni
Shiho Miyano è una giovane ma bravissima dottoressa che svolge il suo lavoro con passione,guarendo anche le persone che apparentemente non hanno nessuna speranza. Il destino sembra giocarle un crudele scherzo,facendola innamorare di un paziente misterioso e affascinante affetto però da un grave tumore che non riesce a curare in nessun modo.
Egli,inizialmente attratto solo in modo fisico da lei,poco per volta svilupperà un sentimento più profondo nei suoi confronti,ammirato dal coraggio e dalla forza di quella giovane donna così matura e altruista che sembra decisa ad aiutarlo a superare la sua malattia a tutti i costi.
La storia d’amore che nasce tra di loro però comporta per Shiho,poco a poco,la rivelazione di una realtà sempre più assurda e inquietante,nonché la morte di sua sorella,unica testimone di quell’impensabile verità, avvenuta in circostanze misteriose.
Shiho si ritroverà coinvolta in un’incredibile avventura,catapultata in un passato ricco di intrighi,colpi di scena,odio,amore,speranze e sofferenze. Riuscirà ad affrontare i fantasmi di un passato crudo e doloroso, pronti a mettere in discussione tutta la sua vita e le sue convinzioni?
Genere: Drammatico, Erotico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Akemi Miyano, Gin, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Capitolo 8:
 

 
“Dottore,vada da quella parte e prenda le attrezzature necessarie. Mi scusi, servirebbe un altro po’ di anestesia. Lei non resti lì impalato,prepari la sala operatoria!”Sono passati altri due giorni e io mi sto dando da fare come una matta per poterlo operare,sperando che serva a qualcosa. Ho chiesto ai chirurghi più bravi specializzati del settore e si sono detti favorevoli,anche se mi hanno guardato con un’espressione strana,probabilmente per l’eccessivo entusiasmo che ho dimostrato quando hanno accettato la mia proposta. Oggi è il giorno fatidico,e sono venuta prima del solito per assicurarmi che sia tutto a posto.
“Shiho!”Ran mi viene incontro affannata,ma con un sorriso luminoso stampato sulle labbra. “E’ tutto pronto,possiamo iniziare.”
“Bene,manda un paio d’infermiere nella stanza 202 per iniettargli l’anestesia,vengo subito anche io.”
“Aspetta,ti accompagno.”
“No,è meglio se resti qui e controlli che sia tutto a posto. Non ti preoccupare,torno subito.”Sto per allontanarmi lungo il corridoio,ma una presa delicata sul braccio mi costringe a fermarmi.
“Shiho,ricordati solo di quello che ti ho detto quando siamo uscite a cena fuori. Sei mia amica e non voglio che tu stia così male.”
Mi sforzo di sorridere,e mi giro verso il suo volto,cercando di contenere l’ansia. “Sto benissimo,tranquilla.”
Adesso lei sembra più convinta,e mi sorride in modo dolce liberandomi il braccio dalla sua presa.
“Andrà tutto bene,vedrai”
“Lo spero,Ran. Lo spero con tutto il cuore.”
 
 
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“Andrà tutto bene”Le stesse parole che mi ha detto Ran pochi minuti prima,io le sto ripetendo adesso a Gin,stringendogli la mano.
È incredibilmente calmo,steso un lettino appena fuori dalla stanza,con addosso un camice verde opaco così simile al colore dei suoi occhi,in questi giorni sempre più spento. Due infermiere gli hanno appena iniettato una buona dose di anestesia,e stiamo aspettando che faccia effetto. Ho gli occhi lucidi e l’espressione tirata,devo sembrare davvero un mostro. Forse sono più agitata io che sto bene di lui,cosa che mi sembra davvero assurda. Ma quando prendo le sue dita tra le mie sento un lieve tremito,una scossa fugace,che in un solo attimo riesce a trasmettermi tutta la sua insicurezza e il timore che questo sforzo sia vano.
“Non ti preoccupare,quando ti sveglierai sarò accanto a te”Gli sorrido per rassicurarlo,sempre incollata alla sua mano. Non voglio separarmi da lui,mi sembra di essere tornata piccola,quando facevo i capricci perché non volevo allontanarmi dalla mamma.
Mi sorride appena e chiude gli occhi,abbandonando la testa. Dopo qualche secondo decido a malincuore di lasciargli la mano,e avviso le infermiere che si è appena addormentato. Loro provvedono a portarlo fino alla sala operatoria,e dopo essermi accertata che sia entrato mi accascio sfinita su una sedia davanti alla porta.  
Più il tempo passa,più la mia ansia e la voglia di correre dentro aumenta,ma cerco di darmi un contegno e di aspettare con pazienza,anche se non è per niente facile. Non sono mai stata un tipo particolarmente emotivo,ma in questa circostanza non riesco a tenere a freno la mia agitazione,e soprattutto la mia paura.
Continuo a torcermi nervosamente le mani,osservando il ticchettio lento che producono le lancette del mio orologio. Sono solo due fili e dodici numeri,ma per me adesso hanno una grandissima importanza. Voglio che scorrano in fretta,per poter finalmente riuscire a calmarmi,ma più di tutto per sapere com’è andata l’operazione.
Dopo tre lunghissime ore la porta si apre e ne esce un chirurgo con una cuffietta verde e la faccia semicoperta da una mascherina dello stesso colore. Se la toglie respirando a fatica e guardandomi in modo strano.
“Com’è andata?”Provo a sorridere per stemperare l’ansia,ma le parole mi muoiono in gola non appena sento la sua risposta.
“Purtroppo non possiamo fare niente. Il tumore è stadio avanzato,non è stato possibile rimuoverlo completamente.”
“Cosa?”Sento le gambe e il cuore che mi tremano,la ragione che mi abbandona e un immenso senso di sofferenza attanagliarmi il petto.
“Le cellule malate che non è stato possibile rimuovere con il tempo si svilupperanno di nuovo dando origine a una malattia molto più radicata,e di conseguenza impossibile da sconfiggere.”
“No,non può essere… Non sarebbe possibile utilizzare delle medicine per distruggere le cellule malate? Quelle potrebbero avere una grande efficacia…”Mi aggrappo all’ultimo filo di speranza,ma il chirurgo mi guarda quasi con compassione e scuote la testa.
“Potrebbero avere una grande efficacia,sì,ma tutto dipende dallo stadio in cui si trovano le cellule tumorali. Come le ho già spiegato,sono in fase molto avanzata,e non credo che un ricorso alla chemioterapia servirebbe a qualcosa,contribuirebbe solo a indebolire l’organismo già provato dalla malattia del paziente. A questo punto,se proprio si vuole tentare la sorte,dovrebbe prima farlo visitare ad uno specialista e provare a sottoporlo ad altre operazioni per vedere se fosse possibile sconfiggere la causa.”
A quelle parole mi rincuoro un pochino,ma è evidente che non c’è tempo da perdere. Prima di andarmene,però,voglio dirgli un’ultima cosa.
“Si ricordi che il compito di un medico è quello di salvare le persone,non di accertarne il decesso. Per questo non mi rassegnerò facilmente.”
 
 
**
 
 
Siedo ansiosa una poltroncina accanto al letto della stanza 202,in attesa che Gin si svegli. Mi mordo nervosamente un labbro osservandolo dormire tranquillo,e le parole del chirurgo irrompono di nuovo nella mia mente. No,io non ho intenzione di arrendermi,devo fare di tutto per salvarlo.
All’improvviso la mano che avevo posato accanto alla sua viene afferrata da una presa forte,e guardo con sollievo i suoi occhi aprirsi lentamente. Sorrido finalmente più serena,con una grande voglia di piangere di gioia e di tenerlo stretto a me.
“Ti sei svegliato,meno male”Sussurro stringendo la sua mano “Come ti senti,è tutto a posto?”
Si guarda intorno confuso,sembra ancora stordito,poi focalizza il mio volto e mi sorride debolmente. “Sei qui…”Le sue dita si serrano attorno alle mie,sembra non volerle lasciarle andare,e le lacrime minacciano di traboccare fuori da un momento all’altro. Cerco di trattenerle,anche se avverto gli occhi pizzicare e farsi lucidi.
“Sì,sono qui. Te l’avevo detto,no?”Mi chino per abbracciarlo. “Sarò sempre accanto a te,non mi arrenderò e riuscirò a farti guarire,vedrai. Ti fidi di me?”
Annuisce e il mio sorriso si allarga,scacciando in un attimo le lacrime. “Allora non preoccuparti. Ce la faremo.” Unisco di più le nostre mani,sollevandole per mostrargliele. “Insieme.”
 
 
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“E quindi dovrai farlo visitare da uno specialista”Ran mi guarda seria,seduta sulla sedia di fronte a me,al tavolo circolare della sala riunioni. Lega alcuni fogli in una cartellina e torna a guardarmi.
“Cosa c’è?”
“Mi pare di avertelo già detto,Shiho,che non possiamo fare l’impossibile. O sbaglio?”
“Non farmi la predica,so benissimo cosa posso e non posso fare,sto solamente dando più possibilità di cura a un mio paziente. Non è questo il mio lavoro,forse?”
Ran sospira rassegnata. “Sai benissimo cosa intendevo dire. Ti stai affaticando troppo e stai soffrendo per uomo che hai conosciuto da pochissimo tempo. Non sai nulla di lui,eppure ti ostini a volerlo salvare. Non credo proprio che tu lo faccia solo per il tuo lavoro… dico bene? E poi vorrei farti presente che da quando è arrivato lui ti sono successe un sacco di cose brutte. Non so se sono coincidenze,ma tua sorella è morta,forse uccisa,e tu hai cominciato ad avere visioni orribili ed inquietanti.”
“Non essere sciocca,cosa stai cercando di dirmi? Che ha una maledizione o qualche potere oscuro? Questa conversazione è durata fin troppo,ho molto lavoro da fare. Adesso vado,a più tardi.”
Prima di chiudere la porta,faccio in tempo a sentire un lieve sussurro,quasi impercettibile. “Stai attenta,Shiho…”
Per un attimo,ho l’impressione che quelle parole vogliano dire molto di più… sorrido amaramente. Devo davvero stare in guardia,se voglio evitare di soffrire. Ma purtroppo,come mi aveva detto una volta Ran,al cuore non si comanda,è lui che ci indirizza verso la strada da seguire. E,noi,impotenti non possiamo fare altro che percorrerla.
 
 
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Sospiro sfinita,gettandomi ancora vestita sul letto della mia camera. Sto ripensando a tutto ciò che è avvenuto in questo periodo: l’arrivo di Gin,la strana morte di mia sorella,il mistero che mi ha chiesto di risolvere,le mie inspiegabili visioni…
E se tutti questi eventi avessero un collegamento? Se Akemi mi avesse chiesto di capire cos’era accaduto quindici anni fa perché era stata spinta a volermi dire tutto dopo l’arrivo di Gin? Ma per quale motivo? Le mie visioni erano ambientate tutte nello stesso posto: un laboratorio,probabilmente quello di Beika,lo stesso indicatomi da mia sorella… i miei genitori erano scienziati e il loro incidente era accaduto proprio lì… forse voleva dirmi di indagare sulla loro morte,che non era stata casuale.
Senza accorgermene,provata dalle troppe emozioni di questi giorni,mi rannicchio su un fianco e scivolo in un sonno profondo.
 
 
**
 
 
E’ ora di pranzo,i raggi del sole filtrano tiepidi attraverso le fessure della grande finestra che c’è nel mio studio e dall’esterno si sentono i clacson arrabbiati dei veicoli. Mi alzo dalla scrivania,decisamente più riposata e ottimista di ieri,e spero davvero che non ci siano emergenze durante la mia pausa. Sono felice,perché so già con chi passare quest’ora libera…
 
“Buongiorno,oggi come stai?”Entro nella stanza di Gin con un grande sorriso,con la voglia persistente di abbracciarlo e baciarlo.
“Sei in ritardo”Non mi arrabbio,anzi sorrido ancora di più,perché so quello è il suo modo di dirmi che mi aspettava. Forse con impazienza,e a questo pensiero arrossisco.
Cerco di distrarmi facendo vagare lo sguardo nella stanza,e noto un vassoio vuoto  sopra al comodino.
“E così ti è tornato l’appetito,eh?”Sorrido sentendomi più leggera e mi siedo sul bordo del letto,osservando divertita la sua reazione.
“L’infermiera mi ha detto che era da parte della dottoressa Miyano”Sussurra lui sollevandosi un poco e avvicinando il suo viso al mio. Arrossisco all’istante quando i nostri nasi si sfiorano,così come le nostre labbra,che fremono dalla voglia di incontrarsi. Adesso anche il personale dell’ospedale ha iniziato a fare pettegolezzi su di noi,probabilmente hanno capito tutto. Non ci voleva un grande intuito,ma mi sento così imbarazzata…
Giro il viso dalla parte opposta,distogliendo lo sguardo. “Allora,era buona la pappa?”Osservo ironica indicando il vassoio “Conoscendo la qualità del cibo che danno qui in ospedale,non credo proprio…”
Lui mi afferra il mento e mi guarda con un sorriso divertito e malizioso allo stesso tempo. “Deliziosa…”Risponde fissandomi con insistenza. Mi ritrovo a perdermi nei suoi occhi verdi,rapita da quello sguardo,così presa da non accorgermi del suo desiderio. Sobbalzo quando mi rendo conto che i nostri visi sono vicinissimi,i nostri respiri quasi si confondono.
“Ma mai quanto te…”Sussurra afferrandomi per i fianchi e fissando bramoso il mio corpo. Ne sembra rapito e ipnotizzato,sento il suo respiro accelerare e farsi affannoso,mentre le sue mani salgono e mi liberano dal camice,gettato a terra senza ritegno. Ansimo quando le sue mani fredde si infilano sotto il caldo tessuto della maglia e percorrono la mia pelle,che si cosparge di brividi.
“Se… se entrasse qualcuno…”Ansimo debolmente,in contrasto con i miei pensieri. Perché sto cercando di allontanarlo,se la sola cosa che voglio è che mi stia vicino?
“Tranquilla…”Mi sussurra dolcemente,e mi passa all’istante la voglia di protestare. Sono succube delle sue attenzioni,dei suoi gesti,dei suoi occhi che riescono ad incatenarmi l’anima,non ho forza necessaria per resistergli. La mia mente,il mio corpo,il mio cuore chiedono solo lui.
Sento il suo respiro farsi più irregolare,e abbandona la testa sul mio grembo per un attimo. Quel contatto fa accelerare il mio cuore a dismisura,e impaziente mi libero dalla sua presa distendendomi sul letto. Inarco la schiena,ansimante,e divarico le gambe,offrendomi a lui,che mi passa lentamente una mano sul petto e ansima di desiderio,aumentando anche la mia voglia. Dopo poco si getta completamente su di me,assaggiando ogni più piccola via inesplorata del mio corpo.
Mi sfila il reggiseno baciando la mia pelle,facendomi sfuggire un gemito di piacere, mentre le sue mani scendono abili e veloci fino a liberarmi degli slip. Lo sento entrare dentro di me con una spinta decisa e profonda,e nuovamente ho un’altra visione.
La solita bambina che indietreggia in una sala scura,e un uomo che gli afferra il braccio facendo scontrare le loro labbra in una morsa violenta. Avverto una sensazione familiare,una paura soffocante… ma in un attimo tutto svanisce e mi ritrovo di nuovo sotto il corpo di Gin,a gemere per le sue spinte.
Inizialmente un po’ riluttante,mi abbandono a lui e permetto che affondi di più dentro di me,sprofondando in un dolce e celestiale paradiso,di cui non avevo mai creduto l’esistenza.
 
 
**
 
 
Assaporo questa sensazione estasiante,la schiena appoggiata sul suo petto e il suo braccio che mi cinge dolcemente da dietro accarezzandomi dolcemente la pelle,mentre con l’altra mano mi accarezza delicatamente i capelli.
“Molto meglio del pranzo,direi”Mi sussurra con un bacio lentissimo lungo il mio collo che mi fa rabbrividire di piacere.
Rido,gettando la testa all’indietro. “Che sciocco…”Passa qualche secondo di silenzio, e la mia espressione diviene nuovamente seria.
“A cosa stai pensando,piccola?”
“Hai mai capito cosa significhi davvero amare?”Bisbiglio stringendomi a lui e sorridendo.
“E tu?”
“Non lo so. Quando ero piccola sognavo sempre che arrivasse il mio principe azzurro,ma allora non avevo davvero la percezione dei sentimenti. Per l’amore era un’immagine da sogno,tutta rose e fiori,senza sofferenze di nessun tipo… Eh sì,mi dicevo sempre che l’amore era troppo bello perché potesse rendere infelici.”Mi fermo un attimo,stringendo il lenzuolo al petto e ridendo lievemente. “Ero una bambina molto ingenua,mi rallegravo di qualsiasi cosa… invece con il tempo sono cambiata. Da quando i miei genitori sono morti,ricordo di essere diventata triste e malinconica,e in quel periodo attraversai una fase strana… non so per quale motivo, avevo il terrore degli uomini.”
“Che vuoi dire?”
“A dire il vero non lo so nemmeno io con precisione,ma avevo il timore di avvicinarmi ad un uomo adulto,che fosse il mio maestro o il commesso di un negozio. Fino a quindici anni,credo,ho continuato ad avere paura dei miei professori. Poi sono cresciuta,e così com’era arrivata questa fase passò,ma nonostante tutto non ho mai avuto un fidanzato. Forse perché non riuscivo a simpatizzare molto neanche con i ragazzi. Li consideravo sciocchi e superficiali,violenti… quasi mi disgustava la loro vista.”
Un altro bacio mi sfiora la nuca e rabbrividisco,smettendo subito di parlare.
“Bene,questo vuol dire che sei solo mia,piccola…”Mi sussurra all’orecchio, mordendomi dolcemente il lobo.
Per un attimo rimango spiazzata da quelle parole,come se avessero un significato nascosto… poi decido di accantonare l’idea,giudicandola impossibile.
Sorrido,stringendomi a lui per riscaldarmi. “Ci crederesti se ti dico una cosa assurda?”
“Dimmi”
“Anche con te… ho avuto la stessa sensazione. All’inizio mi facevi paura” Involontariamente mi metto a ridere,girandomi verso di lui “Non lo trovi ridicolo? Sono stata davvero una sciocca,sei l’unico uomo di cui mi sia mai fidata finora.”Quando incrocio i suoi occhi però smetto all’istante di ridere. Mi sta guardando serio,sembra quasi che voglia dirmi qualcosa,poi cambia idea e mi attira a sé,stringendomi così forte che faccio quasi fatica a respirare.
“Scusami…”La sua voce tremante mi lascia interdetta. Cosa sta cercando di dirmi?
“Per cosa?”
Non ottengo risposta,ma la sua stretta aumenta di più,e in quel preciso istante,gli occhi mi si riempiono delle solite immagini sconosciute.
“Vieni qui,dove credi di scappare…”La stessa bambina che ho visto altre volte viene afferrata da un uomo che indossa un lungo impermeabile nero,e distesa sul pavimento.
“Lasciami,che cosa vuoi fare?”La sento gridare terrorizzata mentre si dimena sotto il corpo di quell’uomo,e una risata malvagia rimbomba nelle mie orecchie prima che l’immagine svanisca.
Stavolta sono davvero confusa e turbata: chi sono davvero quell’uomo e quella bambina,e cosa stava succedendo tra di loro? Che legame hanno con me? Non riesco proprio a capire…
“Scusami,devo… devo andare adesso…”Mi alzo sconvolta dal letto,prendendo i miei vestiti e indossandoli in fretta,impaziente di uscire.
Lui mi guarda in silenzio,sembra quasi che abbia capito il mio turbamento,e mi lascia uscire senza dire una parola.
Una volta fuori respiro profondamente,ancora scossa: ma che sta succedendo? Per quale motivo mi ha chiesto scusa,e perché quando mi ha abbracciata ho avuto un’altra di quelle strane visioni? Poi mi torna alla mente una cosa e riapro la porta. Lo trovo in piedi davanti a me,e mi manca il fiato per la sorpresa.
“Perché sei ritornata qui?”
“Ecco,io… non hai risposto alla mia domanda.”
“Quale domanda?”Si fa sempre più vicino,ma non rifiuto le sue braccia che si avvolgono attorno alla mia schiena.
“Hai mai capito… cosa significhi davvero amare?”Sussurro,stordita dalla sua vicinanza.
Faccio appena in tempo a vedere il suo sorriso divertito,prima che le sue labbra tocchino le mie e la mente scivoli nell’oblio.
Mi spinge contro la parete,chiudendo con un colpo secco la porta,e io mi avvinghio a lui,godendomi fino in fondo il sapore della sua lingua,intrecciata alla mia.
Non so quanto tempo siamo rimasti così,sospesi in questo sogno meraviglioso,ma quando ci stacchiamo ho l’impressione di aver dimenticato persino come mi chiamo.
“Come risposta… ti può bastare?”Il cuore,che prima mi impazziva nel petto,sembra aver diminuito il suo ritmo,e sto lentamente recuperando la mia lucidità. Un bagliore di felicità si è fatto prepotentemente spazio dentro di me,e mi getto d’istinto tra le sue braccia,mentre lui continua ad accarezzarmi delicatamente.
E non mi servono altre parole,altre inutili spiegazioni per capire che l’amore che lui prova per me è lo stesso che sento anche io: passionale,disperato e totalmente illogico.
Ma chissà,forse è proprio per questo che è così degno di essere vissuto.
  
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