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Autore: Chiara F    20/08/2014    2 recensioni
I sogni sono davvero di ispirazione. Infatti ringrazio essi, uno in particolare, che mi ha dato una mano a creare questa storia. Spero che sia di vostro gradimento!
Dal primo capitolo:
«No ti prego, no altri orchetti» mi alzai lentamente, scostando dalla mia spalla la lunga treccia ormai scomposta, e invece di arrivare chi non stavo di certo bramando, vidi circa una dozzina di uomini dai lunghi capelli castani, corvini e biondi che si stavano avvicinando nel punto in cui mi trovavo.
Non sapendo chi fossero mi spostai davanti al corpo di Giulia, che di svegliarsi non voleva proprio, e puntai contro di loro il mio piccolo coltello. Li guardai un ad uno fin quando il mio sguardo si posò su uno di loro che si stava pericolosamente avvicinando verso di me con passo sicuro. Era vestito con i colori della natura, aveva lunghi capelli biondi e azzurri ipnotici occhi che mi mettevano a disagio. Ritrassi di qualche passo, ma lui continuava ad avanzare. «Che faccio?» Venni risvegliata dai miei frustanti pensieri quando sentii una mano che che abbassava le mie braccia. Trasalii. «Chi sei?» chiesi con molto coraggio.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Legolas, Nuovo personaggio, Orchi, Thranduil
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
 
 
Alle mie spalle vi è il grande porticato e più lontano il corridoio da cui giungo. Di fronte vi è un'ampia scalinata che finisce su un giardino di un verde chiaro, decorato da fiori lilla, rossi e rosa, da alberi centenari, sullo sfondo noto qualche pino ed il recinto è formato da alti cespugli di un verde più scuro rispetto a quello del prato. Prendo uno dei due sentieri che circondano il giardino, quello a destra, ai cui lati vi sono colonne di legno con piccoli disegni dorati, ricoperte da foglie di vite. Esso mi conduce davanti ad una grande cascata circondata da una quercia alla sinistra e da un salice piangente alla destra ed lì che io vado. Mi siedo alle sue radici ed inizio a giocherellare con l'erbetta strappandola delicatamente e rigirandomela tra le mani; poi noto ai miei piedi una dozzina di margherite e decido di costruire una coroncina con esse. Passa un po' di tempo prima che io la finisca, dato che è la prima volta che ne faccio una, e la poso sulla mia testa mentre mi alzo per sgranchirmi le gambe. Mi avvicino al lago che la cascata produce al suo termine e creo con le dita delle mani dei disegni sulla superficie dell'acqua; noto che è fresca e così immergo i piedi fino alle ginocchia e mi poggio sulle mani alzando il viso verso il sole: almeno mi abbronzo un po' dato che sono pallida come una mozzarella.
 
E' già trascorsa un'ora da quando sono giunta qui e credo che sia il momento di rientrare prima che Ethilian possa preoccuparsi e poi sta per arrivare un vento molto freddo ed io non ho né una sciarpa né una giacca per proteggermi. Mi alzo e guardando attraverso la cascata noto una grotta; troppo presa dal mettermi le scarpe e raggiungere in fretta la caverna, non noto che mi è caduta la coroncina di margherite. L'entrata è abbastanza semplice, ma quello che colpisce è l'interno: il tetto è composto da stalattiti di ghiaccio che si rifletto sul lago. Esse inoltre creano colori che passano dall'azzurro chiaro ad un viola scuro. Cammino vicino alla riva del lago sfiorando con le dite queste stupende decorazioni naturali, ma poi ritraggo di scatto la mano ricordandomi che devo rientrare immediatamente: non voglio ricevere una ramanzina da Ethilian o dal suo capo.. Non oserei immaginare la mia punizione. Esco correndo dalla grotta, con il pericolo di scivolare su una roccia al limite dalla cascata, ed il meraviglioso paradiso è misteriosamente scomparso, sostituito da una lunga passerella di marmo bianco sospesa sul nulla. Sotto di essa vi è solo l'acqua della cascata che scende lungo le pareti della montagna. Niente lago. Niente salice piangente. Niente percorso. Dove sono finita?
 
Ricevo una fulminea risposta dal suono di un corno. Esso ha qualcosa di molto familiare, mi ricorda qualcosa che era avvenuta ieri, ma cosa? Ci penso per un po' e mi viene in mente l'immagine di Giulia scaraventata al suolo. Cosa le era successo? Perché non lo ricordo? Chiara pensa. Qualcuno l'avrà spinta, ma chi? La nuvola nera che acceca i miei ricordi si dissolve quando davanti a me sbucano dal nulla una decina di orchetti. Iniziano ad avanzare ed io sono nel panico più totale. Che faccio? Non sono armata, accanto a me non c'é niente con cui difendermi, né un ramo, né un sasso, niente. Essendo cintura marrone di karate, sfrutto l'occasione per dare sfoggio di quei sette anni di duro impegno. Mi posiziono davanti ad uno di questi esseri per farlo fuori, il che è abbastanza difficile in quanto ha con sé una spada. Paro più colpi, ma sto per stancarmi, così con una veloce mossa lo disarmo e con uno sgambetto riesco a buttarlo giù dalla passerella, nel vuoto. Ed uno andato, mi dico incoraggiandomi, ma mentre combattevo non mi sono accorta che il resto dell'esercito mi aveva accerchiata.
 
«Uhm, che bella donzella abbiamo qui» disse uno, leccandosi orribilmente le labbra. Si avvicina a me e mi alza il mento per guardarmi negli occhi. Sta tremando, ma devo dimostrare che non ho paura, così gli sputo in un occhio. Ricevo un forte schiaffo sulla guancia sinistra e cado a terra per la forza con cui me lo da. Lo guardo nuovamente in faccia e mentre risalgo lo sguardo noto un piccolo coltellino alla vita dell'orchetto. Vuole giocare con me? Lo accontento subito: striscio verso i suoi piedi, mi alzo di scatto e riesco a prendere la mia unica ancora di salvezza. L'essere, ovviamente non si è accorto di nulla, stupido, ed appena sono abbastanza vicina al suo viso come per baciarlo, gli conficco il coltellino nel torace all'altezza del petto.
 
«Volevi giocare ed io ti ho accontentato» gli dissi a pochi centimetri dalle sue labbra. Mi stacco dal suo corpo con il coltellino ancora in mano, il corpo cade a terra, e due orchetti alle mie spalle mi prendono di peso e uno di questi mi ordina di mettermi in ginocchio.
 
«Io inginocchio non mi metto» dico, ma ricevo un calcio allo stomaco che mi mise in quella posizione e levandomi il coltellino dalla mano. Emisi un leggero gridolino, che fermai mordendomi il labbro inferiore; non devo dimostrare che mi arrendo, ma comunque sia sto con il volto abbassato. Qualcuno si è messo di fronte a me e mi alza il volto. Prima lo gira verso sinistra e poi verso destra.
 
«Tu non sei un elfo femmina» constata.
«Perspicace» gli dico con un mezzo sorriso. «Noti qualcos'altro, che io già so?» chiedo.
«Sì» rispose lui con durezza prendendomi il mento fra due dita «Parli troppo per essere circondata da esseri orribili come noi, dolcezza»
«Ci sono abituata» affermo, divincolandomi dalla presa.
 
Si alza ed urla verso gli altri sui simili «Feccia! Siamo qui per divertirci, giusto?!»
E si eleva un grido di approvazione. Sono finita. Posso dire addio a tutti i miei progetti, alla mia famiglia, a Giulia, al mio futuro.
«Bene, divertiamoci!» ed un urlo di gioia si alza.
Sento che qualcuno dietro la mia schiena strappa la parte superiore del vestito lasciando scoperta la pelle. Che vogliono farmi? Non sono pronta per morire. Sono troppo giovane ancora! Cerco ancora di divincolarmi dalla presa dei due orchetti per fuggire, ma vengo colpita da una frusta e cado a terra. Ne ricevo un'altra, che mi mozza il fiato. Dov'è Giulia? Dov'è Ethilian? Dove sono finiti tutti?! Continuano a frustarmi ed io urlo al vento che sembra essere scomparso, lasciandomi anche lui da sola.
 
Sto per svenire, lo sento, e l'unica persona a cui penso è Ethilian. Perché anche lui non mi pensa e viene qui a salvarmi da questa tortura? Preferivo morire di una morte veloce e non dolorosa. Le ferite bruciano come fuoco ardente. Non posso resistere ancora. Ma poi sento un profumo. Profumo di qualcosa, o forse di qualcuno. Odora di bosco, di pioggia e di.. uhm, questo odore è difficile da capire. Lo confondo con la puzza del mio sangue. Alzo leggermente il volto con quelle poche forze che mi sono rimaste e scorgo un'alta figura correre verso di me. Metto a fuoco per capire chi è e poi sento meglio quell'odore: rose. E' Ethilian! Ricordo questo profumo che portò con sé quando stamattina era entrato nella mia stanza ed era rimasto addosso ai miei vestiti. Non sentivo più dolore. Non sentivo più le urla felici di quei orchetti. Sentivo solo la sua presenza farsi più vicino a me, sempre di più, fin quando un corpo pesante cade a terra. Uno dietro l'altro vengono uccisi, in quanto disarmati e impreparati all'arrivo di qualcun'altro. Tranne uno.
 
Mi sono leggermente spostata dopo che i due esseri che mi reggevano erano morti. E lì che io l'ho visto: indossa una casacca viola che emana riflessi azzurri, come i colori che trovai nella grotta, e si muove agilmente tra le carcasse di quelli che già ha ucciso, per ucciderne ancora ed ancora. Ma qualcuno sta per uccidere lui. Lo vedo che arranca affaticato verso Ethilian, cerco di avvisarlo ma non ho più una voce con cui gridare. Forse i suoi sensi lo hanno avvertito e lo vedo girarsi per affondare la sua spada nello stomaco di quel orchetto, ma anch'esso lo infligge della sua stessa morte. Vedo la lama entrare nel suo corpo, le ginocchia per abbassarsi e il suo sguardo su di me. Non posso abbandonarlo. Mi alzo, con una forza che credevo fosse stata risucchiata da ogni frustata, e riesco appena in tempo per prenderlo sotto il collo e cadere insieme a lui per terra.
 
«Ethilian» sussurro spostando una ciocca di capelli che gli era caduta sul naso. Lo vedo aprire la bocca per parlare, ma lo zittisco con un dito sulle sue morbide labbra.
«Non c'è bisogno che tu mi dica qualcosa. Hai già fatto molto per me» e sorrisi per la prima volta con sincerità.
Gli accarezzai i capelli finché non chiuse gli occhi. E' morto ed io non ho potuto fare niente per salvarlo. Sono demoralizzata, depressa, a brandelli (in tutti i sensi) e sola. Probabilmente non sono sola come credo, quando qualcosa dalla massa di carcasse si solleva, negando l'ultima mia affermazione. Lo guardo meglio e riconosco che è colui che ha ucciso Ethilian. Non ho fatto niente per salvarlo, è vero, ma posso vendicarlo. Prendo una spada accanto a me, mi alzo e con le ultime forze che ho gli mozzo la testa e poi sputo su di essa. Quel poco che mi rimane per muovermi lo uso per ritornare da Ethilian, stendermi accanto a lui e dormire per l'eternità.
 
 
 
 
 
Un leggero lenzuolo avvolge il mio corpo ed un cuscino sotto la mia testa mi augura un buon risveglio, seguito da "signora". Corrugo la fronte. Solo una persona mi chiamava così, ma è morta. Starò sognando. Mi riaddormento e sento di nuovo quella voce, adesso accompagnata da una carezza sulla guancia. Stavolta apro gli occhi ed un sorriso che emana luce mi accoglie nella realtà. Sempre se ancora ci sono, dato che davanti a me c'è Ethilian.
 
«Ethilian?» chiedo con una voce roca da risveglio mattutino.
«Sì, signora?» risponde lui scherzoso.
 
Mi alzo di scatto. «Ethilian sei veramente tu?» lo vedo annuire «Ma tu eri morto» affermo sconvolta.
 
«Era un'esercitazione di livello 10, il massimo, e c'è stato un errore: tu non dovevi essere lì, hai confuso i goblin-ologrammi dato che non sei un elfo e hanno fatto quello che hanno fatto. Solitamente, in quanto l'esercitazione è un mondo parallelo, ciò che succede lì non si ripercuote nella realtà, ma tu non sei entrata tramite il nostro nuovo sistema, ma tramite quello vecchio. Io non sono morto, ma le tue ferite sulla schiena sono rimaste»
 
«Non mi importano.»
 
«E invece devono importarti!» dice esasperato. «Come puoi dire che non ti interessa? Cosa hai in quella testolina? Fogliame secco?!» chiede facendo avanti ed indietro per la stanza.
 
«Ethilian.» cercai di richiamarlo perché è troppo preso dai suoi pensieri, così mi alzo e lo abbraccio. «A me interessa che tu sia vivo. Le ferite guariranno, alla morte non si può sfuggire.» Lo sento sospirare e mi abbraccia ed anche se lo fa con delicatezza, sento delle fitte di dolore.
 
«Scusatemi.»
 
«Come devo farti capire che non mi devi dare del lei? Vuoi infilzata una spada nella realtà?»  ed inizia a ridere. Adoro come ride, così puramente.
 
Rimane con me per tutto il pomeriggio e la prima sera, aiutandomi a mangiare qualcosa di caldo, anche se ogni tanto prendo un pezzo di Lembas sotto lo sguardo divertito del mio nuovo amico. Arriva la notte e gli chiedo di dormire con me, dato che c'è un altro letto in questa stanza. Accetta e propone anche di farmi una treccia particolare: divide i capelli in due sezioni ed ad entrambi i lati fa una treccia incastonata. Poi unisce le due trecce in un'unica treccia a spina di pesce.
 
«Stupenda, mani fatate» lo ringrazio io, sorridendo. Ma ad un tratto non lo vedo più e neanche la stanza.
 
«Ethilian?» chiedo «Se ti stessi vendicando perché ti ho chiamato mani di fate, scusami» allungo una mano alla sua ricerca, ma continuo a non trovarlo. «Ti prego Ethilian, non è divertente.» ho sempre avuto paura del buio, perché non riesco a vedere cosa mi circonda e chissà cosa può nascondere il buio alla mia vista.. Improvvisamente la mia mano viene afferrata da un'altra ed una piccola luce verde illumina il mio volto e quello di Ethilian. Mi accompagna fino alla finestra e guarda fuori.
 
 
«E' mancata la luce in tutto il reame.» mi informa «Ma noi siamo elfi: siamo noi la luce di riserva.» Guardo la sua mano che emana una splendida luce verde. «Abbiamo paura del buio, ed anche se riusciamo a vedere senza luce, preferiamo essere accompagnati sempre da essa.» mi spiega.
Volto il viso verso l'esterno e noto che in ogni stanza c'è una o più luce, ognuna di colore diverso. Rigirandomi verso Ethilian vedo che i suoi occhi sono grigi e capisco perché ogni luce ha un colore diverso: la luce di Ethilian è verde, perché i suoi occhi sono verdi e quando la emana quest'ultimi perdono il loro colore.
 
«Esatto» disse lui soddisfatto.
 
«Uhm?» ritornai in me «Cosa è esatto?»
 
«Gli elfi leggono i pensieri delle menti altrui, tranne se l'altro non vuole o se c'è una forte barriera a proteggerli.» sgrano gli occhi a quella confessione «Tranquilla, non ho letto nessun tuo pensiero tranne quello di pochi istanti fa.» lo guardo torva in quanto si è permesso di entrare nella mia mente «Ti ho detto tranquilla: non entrerò più in una mente piena di foglie secche.» si mise a ridere ed io mi sciolsi. Vado verso il letto, mi corico, lui mi imbocca le coperte e mi addormento con il sorriso stampato sulle labbra.
 
 
 
 
 
La mattina dopo mi sono svegliata cercando con gli occhi Ethilian, ma non c'è e mi hanno rimesso nella mia stanza di ieri. Mi alzo lentamente a causa delle ferite sulla schiena e noto un foglietto accanto ai miei piedi. Lo prendo e lo apro:
 
"Mi dispiace non avervi potuto dare il buon risveglio, signora, ma il re ha chiesto di me. Dovrò sicuramente spiegare cosa è successo ieri durante l'esercitazione. Durante il giorno avrò altre mansioni, quindi ci potremo rivedere solo stasera in mensa. Se non sarai lì entro le nove, ti verrò a prendere con la forza.
 
Buona giornata,
Ethilian."
 
Richiudo la lettera dentro la busta, con il buon proposito di andare in mensa alle nove, ma poi mi ricordo che ho lasciato l'orologio nello zaino. Fortunatamente lo ritrovo accanto all'armadio e decido di sistemarlo, almeno avrò qualcosa da fare prima di stasera.
 
Dopo circa venti minuti qualcuno bussa alla mia porta. Dico senza esitare «Avanti» ed un'elfa dai lunghi capelli biondi, dagli occhi azzurri e da un vestito color lilla, mi informa che il re vorrebbe parlarmi. La ringrazio ed esce senza dire nient'altro.
 
Mi alzo e vado verso lo specchio notando che indosso un vestito bianco, simile al camice di un dottore, e dato che devo andare da un re è meglio un abbigliamento un poco più elegante. Apro l'armadio alla mia destra, in cui ci sono quattro vestiti e delle ballerine abbinate ad ognuno di essi: ci sono uno molto simile a quello di ieri, ma lo scarto, uno bordeaux con un lunga scollatura sulla schiena, ed anch'esso non va bene, poi nelle mie condizioni non mi sembra il caso. Rimangono un vestito giallo molto chiaro semplice ed uno verde con delicate decorazioni d'oro sull'orlo del vestito. Opto per quest'ultimo. Riesco ad indossarlo dopo cinque minuti, sempre a cause delle ferite sulla schiena, sciolgo la treccia fatta ieri sera da Ethilian, e scuoto un po' i capelli per dargli un po' di volume. Prima di andarmene noto che le mie labbra sono screpolate e mi metto il mio preferito burro-cacao che estraggo dal mio zaino. Esco e trovo accanto alla porta la stessa elfa che prima mi aveva informata dell'invito del re. Mi guarda ed acconsente la scelta del vestito con un sorriso. Inizia a camminare ed io la seguo.
 
Finalmente incontrerò il re di questo luogo dimenticato da tutti, a cui potrò chiedere molte informazioni.


 


Hey!
Ecco il terzo capitolo. In molte mi hanno chiesto di fare i capitoli un po' più lunghi: va bene così? :)

Parlando di come si stanno sviluppando le vicende, la nostra Chiaretta si è messa in un grosso guaio, cosa molta naturale ormai, ma fortunatamente è salvata dal caro Ethilian! Come credete che andrà avanti la storia? c:

Spero vi piaccia il capitolo. Come sempre apprezzo critiche/pareri/suggerimenti, quindi non esitate a recensire ;)

Grazie per aver letto.
A presto,
Chiara F.
  
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