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Autore: Easter_huit    20/08/2014    2 recensioni
Ero in camera da letto a ricamare quando mia madre entrò. "Eveline, dobbiamo parlare." disse.
"Mamma, cosa succede?" le chiesi preoccupata.
Si sedette sul letto e mi prese una mano. "Papà è stato promosso a dirigente."
Io esultai perché aspettavamo da tanto che lo promuovessero. "Che bello!"
Mia madre però era seria. "Eveline, per favore. Siediti." Capii che non aveva ancora finito di parlare.
"Eveline, papà dovrà trasferirsi in città domani pomeriggio e noi dobbiamo andar con lui." disse infine.
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Luke si stacca dall'abbraccio e toglie lo spago che ha attorno al collo. Lo guardo e vedo il sassolino diviso a metà. L'altra metà ce l'ho io e la tiro fuori.
Vedo che mi porge la sua così faccio per togliere la mia e dargliela ma mi ferma. "Non credo di aver bisogno della tua metà."
Lo guardo interrogativa. "Perché?"
"Non credo che riuscirei mai a dimenticarti." dice in un sussurro.
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Questa breve storia è ispirata a un sogno che ho fatto tempo fa. Spero vi piaccia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi sveglio in camera mia e davanti al letto vedo la valigia da fare. I vestiti invece sono sistemati sulla cassapanca.
Sento pizzicarmi di nuovo gli occhi. No, non voglio piangere.
Mi alzo e mi lavo la faccia. Ricordo vagamente che ieri sera mi ha portata a casa Luke e mia mamma mi è saltata al collo abbracciandomi e baciandomi mentre mio papà ringraziava Luke per avermi portata a casa.
Mi infilo un paio di pantaloni e una camicia leggera. È estate e fuori fa caldo. Esco di casa cercando di non svegliare i miei e, appena metto piede oltre la porta, mi metto a correre.
Vado a trovar Luke. Voglio passare con lui il resto della giornata prima di partire.
Luke è il figlio del falegname e lo trovo fuori vicino a una catasta di legno. È a petto nudo e sta tagliando la legna. Mi fermo un attimo a guardarlo ammirata.
Luke è un bel ragazzo. Ha un bel fisico e due spalle larghe, grazie al lavoro che fa per suo papà. Una volta mi aveva detto che un pomeriggio aveva tagliato un'intera catasta di legna per sfogarsi e alla sera aveva avuto tutti i muscoli doloranti.
Si accorge di me e mi sorride. Io mi avvicino e sento il familiare profumo di legna che ha sempre sui capelli.
È rosso in faccia per lo sforzo ed è sudato perché c'è un sole cocente, però appare rilassato. Forse si è appena sfogato per qualcosa.
"Ciao Luke." dico.
"Ciao Eveline." mi risponde appoggiando l'ascia a terra. "Come stai oggi?"
Alzo le spalle. "Bah... come vuoi che stia? Bene non di certo." rispondo.
"Oh, Eveline non fare così." mormora.
"Non fare così? Non fare così?" gli faccio eco disperata "E cosa dovrei fare secondo te? Questo pomeriggio parto, forse non tornerò più e sembra che non te ne importi molto. E mi dici 'non fare così'?"
"Dannazione Ivi! Si che m'importa di te. Credi che mi farebbe piacere non vederti più?  No, dannazione. Certo che no." esclama.
Mi manca poco perché scoppi a piangere di nuovo.
"No, Eveline. Non piangere"  mormora abbracciandomi "Mi spezzi il cuore così."
Mi divincolo e mi volto. "Ciao Luke."
Lui rimane lì e non si muove lasciandomi andar via. "Ciao Eveline." dice in un sussurro.
Faccio un lungo giro intorno al villaggio fermandomi nel bosco circostante.
'E per fortuna che volevo passare il resto della giornata con Luke! Sono proprio una cafona..."

Torno a casa che è ora di pranzo.
Io e mia mamma non ci rivolgiamo neanche la parola e mio papà si sente a disagio.
"Non sopporto vedervi in questo stato." mormora ad un certo punto.
Mia mamma gli prende una mano e fa un sorriso forzato. "Amore, non ti preoccupare. È sempre difficile fare un trasloco ma vedrai che ci abitueremo." gli dice.
Mio papà la guarda. "Non mentirmi, cara. Lo so benissimo che non volete partire." dice. Poi fa un sospiro. "Ho deciso. Mollerò il lavoro così non dovremo partire."
Io scatto in piedi come una molla tanto che la sedia cade a terra. "No, papà! Non puoi farlo! La aspettavi da mesi questa promozione! Non puoi gettare la spugna a causa nostra... Per favore, non farlo! Cosa faremmo se tu lasciassi il lavoro? Come vivremmo?" esclamo quasi urlando.
"Andremo in città. Mi sta bene. Ci divertiremo e sarà tutto come prima, ma tu non mollare il lavoro." dico, ancora, mentendo a me stessa. No, non sarò mai felice ma non posso permettere che papà molli il lavoro a causa nostra.
Guardo mia mamma e mi rivolge uno sguardo comprensivo e so che la pensa come me.
Sparecchiamo la tavola e vado al piano di sopra con mia mamma per preparare le valigie.
Il silenzio viene rotto da mia mamma. "Sei andata a trovare Luke, stamattina?"
"Si." rispondo. "E abbiamo litigato." aggiungo mortificata.
"Eveline vai a parlargli. Finisco io." mi dice.
Io la guardo interrogativa.
"Non partire con il rimorso di aver litigato con lui." dice ancora.

Mi avvio verso la casa di Luke e gli lascio un bigliettino sotto la porta. 'Ci vediamo al rifugio segreto. Eveline.'
Arrivo là e aspetto fuori seduta sull'altalena nascosta dietro al fienile. Mi metto a dondolare lentamente.
Dopo un quarto d'ora, arriva. È ancora a petto nudo e la maglietta ce l'ha buttata su una spalla ma sembra fresco e riposato rispetto a stamattina.
"Ciao." dico.
"Ciao." mi risponde guardandomi con i suoi occhi azzurri. Ha lo sguardo lucido.
Mi alzo dall'altalena e mi avvicino a lui. Gli metto una mano sulla guancia. "Hai gli occhi lucidi." dico.
"Mi sono appena svegliato. Stavo dormendo." risponde evasivo, ma so che non è vero. Lo sappiamo entrambi.
Lo abbraccio stretto a me e, dopo un secondo, anche lui contraccambia. "Scusami per come ti ho trattato stamattina." dico contro i suoi pettorali. "È che... Non ho voglia di lasciarti."
"Lo so, Ivi. Me lo continui a ripetere da ieri." mi dice e sento dal tono che sta sorridendo.
Alzo lo sguardo e sorrido anch'io.
Luke si stacca dall'abbraccio e toglie lo spago che ha attorno al collo. Lo guardo e vedo il sassolino diviso a metà. L'altra metà ce l'ho io e la tiro fuori.
Vedo che mi porge la sua così faccio per togliere la mia e dargliela ma mi ferma. "Non credo di aver bisogno della tua metà."
Lo guardo interrogativa. "Perché?"
"Non credo che riuscirei mai a dimenticarti." dice in un sussurro.
Buon Dio! Ha paura che io lo dimentichi! Prendo il sassolino che mi porge e dopo lo abbraccio di nuovo.
Lui mi accarezza la testa. "Io non mi dimenticherò di te, Luke. Mai. Sei il io migliore amico." sussurro.
"Solo questo?" dice piano tanto che faccio fatica a sentirlo.
Cosa vuole dirmi?
"Eveline, siamo solo migliori amici?" mi chiede ancora piano.
Ora capisco. "No. Siamo più che migliori amici." sussurro dopo un attimo di esitazione.
Mi accarezza ancora la testa mentre con l'orecchio sento il battito del suo cuore accelerare.
So di essere rossa in viso ma continuo a tenere nascosto il viso sul suo petto.
Poi lui mi alza il mento con un dito e come ieri pomeriggio mi asciuga di nuovo una lacrima che mi è sfuggita. Fissa i suoi occhi azzurri nei miei marroni e con dolcezza mi accarezza una guancia, mentre il suo sguardo si carica di emozioni e me ne sento travolgere.
Lentamente mi infila una mano tra i capelli sciolti e chiudendo gli occhi si china a baciarmi. Chiudo gli occhi anch'io e appena la sua bocca è sulla mia, tutte le emozioni trattenute fino a quel momento scoppiano e mi rendo conto di averlo desiderato a lungo questo momento. Anche se è arrivato tardi.
Mi infila la lingua tra le labbra e il contatto fra la mia e la sua mi fa sussultare.
Si stacca da me e contro le mie labbra sussurra: "Ti amo, Eveline. Addio."
Poi se ne va lasciandomi imbambolata con ancora la sensazione della sua bocca sulla mia. Adesso sarò ancora più triste a lasciare casa mia.
Mi lego il sassolino intorno al collo e vado a casa per partire e, forse, non tornare più.
  
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