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Autore: Col    20/08/2014    0 recensioni
Ho sempre pensato che nel momento in cui nasciamo siamo indissolubilmente legati a qualcuno. Che sia per un momento, per una vita, per soli dieci secondi, nel momento in cui senti quel piccolo 'tum' del tuo cuore accelerare, sai di averla trovata quella persona. E da quel momento in poi ogni tua azione, ogni tuo respiro, ti condurrà da lei. Che tu lo voglia o no, non puoi evitarlo.
(Prima storia in assoluto, siate clementi c:)
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Another day? Maybe not…

-Mmm…-

-Ohi, sveglia!-

Aprì lentamente un occhio, un raggio di sole mi costrinse a richiuderlo velocemente, la mia testa sembrava voler esplodere da un momento all’altro, avevo ricordi confusi della serata precedente, ma in quel  momento volevo solo continuare a dormire. Mi girai lentamente godendo del torpore del letto e cadendo nuovamente tra le braccia di Morfeo… o almeno era quello che speravo di riuscire a fare.

-Idiota non è il momento di addormentarsi,svegliati!-

Non riconobbi immediatamente la voce che mi stava chiamando, ma quando le coperte mi vennero tolte di dosso con violenza, capì immediatamente di chi si trattava.

-Michael! Che accidenti vuoi?-

-Che accidenti voglio? Ti ricordo che abbiamo delle prove da effettuare e stasera devi anche lavorare!-

-Ma che bisogno hai di gridare?! Ahhh… la mia povera testa- esclamai portando le mani alle tempie e massaggiandole lentamente con la speranza di alleviare il dolore.

-Oh capisco… Ha mal di testa la signorina… Povera Andrea… Ma sua maestà ricorda per caso di come ieri sera si è lasciata fregare, e sottolineo per l’ennesima volta, dal proprietario del locale che ci ha pagato nuovamente in alcolici?-

-Oh andiamo come se ti dispiacesse-

-Di solito no, sai che sono il tuo compagno di bevute… - fece un veloce occhiolino per poi continuare –Ma il punto è che ci servono sodi, SOLDI, S-O-L-D-I! Sai, quella roba verde di carta che di solito serve per comprare qualcosa? Ecco, quelli lì! Ci servono e anche al più presto, se non paghiamo entro il fine settimana il vecchio Ernest, non avremo più un posto in cui provare.-

Cercai di metabolizzare velocemente le parole del mio amico e mettendomi a sedere notai di avere ancora i vestiti della sera prima, ciò significava una cosa sola: avevo di nuovo alzato decisamente troppo il gomito.

-Senti so che ci servono soldi, non sono una cretina…-

-Certo che no… Baka!-

-Sul serio Mike, devi darci un taglio con quei tuoi fumetti giapponesi del cavolo.- dico lanciandogli un’occhiattaccia -  Comunque… Ho la soluzione ai nostri problemi, stasera quando andrò a lavoro, chiederò al capo se conosce qualche locale che possa aver bisogno di musica dal vivo e se la risposta sarà affermativa, cosa che spero, salviamo il sedere anche questa volta!-

Notai come in realtà il suo sguardo fosse un po’ scettico mentre usciva dalla stanza, ma al momento francamente non mi interessava altro che bere una buona tazza di caffè per svegliarmi e iniziare un altro giorno. Decisi quindi di alzarmi e cambiarmi, mettendo una semplice canotta bianca e dei pantaloncini neri, per poi dirigermi al piano di sotto.

 

 

 

Man mano che mi avvicinavo alla cucina sentivo già diverse voci discutere, fu così che quando entrai nella stanza trovai uno scenario da terza guerra mondiale. I miei quattro coinquilini erano tutti riuniti attorno al tavolo, ma non come normali persone che iniziano la giornata con una buona colazione, discutendo tranquillamente di quello che faranno durante la giornata, no. Avete presente quando, nei cartoni, per enfatizzare la voracità e la velocità con cui il personaggio sta mangiando creano attorno a lui una specie di nebbiolina? Ecco. E’ esattamente quello a cui stavo assistendo in quel momento.

-Andrea! Ben svegliata, finalmente ci degni della tua presenza-

Jenna mi si avvicinò sorridente porgendomi una grande tazza piena di caffè fumante.

-Giorno Jen, ti ho mai detto che sei la mia preferita?- esclamai prendendo la tazza dalle mani della bionda.

-Ehi tu, sta alla larga dalla mia ragazza-

-Tranquillo Kyle, lo sai che ho un debole per quelle con i capelli neri-  mi avvicinai scompigliando quella massa di ricci bruni, per poi prendere l’ultimo biscotto del vassoio.

-Oh andiamo Andrè, quello l’avevo lasciato apposta per ultimo, ridammelo!-

-Mph…Cofa?...Lo rifvuoi?- chiesi masticando.

-Sei una stronza. Ti odio.-

-No, mi adori Jer, lo sai anche tu!- esclamai sorridendo lasciandogli un bacio sulla guancia, mentre sbuffava.

-Allora che si fa oggi?- chiese Jeremy a nessuno in particolare; Kyle interruppe per un attimo le sue effusioni da diabete cronico con Jenna per rispondere.

-Io e Jen andiamo a trovare i suoi, è da un po’ che non passiamo a salutarli. Voi ragazzi, che fate?-

-Io penso di andare in palestra per un po’ per poi tornare, prepararmi e andare a lavoro- risposi prendendo posto accanto a Michael e poggiando la testa sulla sua spalla.

-Oh be’… Penso che verrò a farti un po’ di compagnia allora, sempre se non disturbo eh…-

-Tranquillo Jer nessun problema! Te Mike, che fai? Poltrirai come tuo solito?-

-No carissima, penso di andare un po’ in giro e fare anche la spesa visto che ogni due giorni rischiamo di restare senza niente da mangiare a causa tua e di quel pozzo senza fondo che è alla tua sinistra.

Jeremy sentendosi chiamato in causa mise su un broncio adorabile, mentre sussurrava un –Perché mi trattano tutti male?-  e lasciava la stanza.

Continuammo per un po’ a parlare del più e del meno, per poi dedicarci ognuno ai propri piani della giornata. Quando uscì fuori dal palazzo che ospitava l’appartamento, respirai a pieni polmoni l’aria di New York di cui potevo distinguere ogni minimo componente: l’umidità dovuta al temporale della sera scorsa, l’odore del caffè del bar all’angolo, i profumi confusi della gente che frenetica si muove per le strade.

E’ una città che ti conquista fin da subito, che ti lascia due alternative: la ami o la odi. Inutile dire che ne rimasi affascinata sin dal momento in cui misi piede fuori dall’aeroporto, quando un anno e mezzo fa giunsi piena di sogni e speranze per il futuro con l’inseparabile Michael al mio fianco.

Mi riscossi dai miei pensieri quando Jeremy si fermò davanti a me, già in sella alla sua Ducati rossa, porgendomi un casco; lo guardai un attimo dubbiosa e lui rispose sollevando le spalle per poi dire: -Visto che siamo in due ho pensato che fosse meglio utilizzare solo la mia piccolina e lasciare la tua per le occasioni importanti-

-Sì, ma… Il casco?- chiesi mentre salivo dietro di lui.

-So che non lo usi, ma oggi sei con me e segui le mie regole-

-Ti odio…-

-No mi adori e lo sai anche tu – fece lui ripetendo quello che a colazione avevo detto io, mentre si immetteva nel traffico della città.

 

 

Passammo quasi l’intera giornata in palestra; verso il tardo pomeriggio Jeremy mi ricordò che non avevamo

ancora mangiato per questo decidemmo di fermarci come nostro solito ad un fast food sulla via del ritorno. Una volta a casa io mi fiondai subito di sopra per una bella doccia e prepararmi per il lavoro, mentre Jer decise di rimanere in camera sua e giocare un po’ a Call Of Duty per “tenermi in allenamento e non perdere contro di te”, cosa che non succedeva mai, era negato per quel gioco. Uscì di casa pronta come ogni sera: jeans neri stretti, maglia bianca, camicia blu notte con le maniche arrotolate per non essere d’intralcio e le mie inseparabili Vans anch’esse blu notte ai piedi.

Una volta giunta al “The Beast” mi preparai mentalmente per un’altra serata stressante.

Luogo strano il “The Beast”, era un bar? No. Era un night club? No. Una discoteca? No, sbagliato ancora. Era un miscuglio di tutte e tre le cose. Era quella che consideravo la mia seconda famiglia assieme a quei quattro pazzi dei miei coinquilini; il proprietario, Bruce, un uomo alto e grosso che ti incute timore solo a guardarlo, mi aveva subito assunta dopo aver ascoltato la mia storia e mi aveva anche proposto di assumere la direzione del locale una volta che lui fosse andato in pensione, proposta che gentilmente rifiutai.

-Ehi lupacchiotta! Siamo in orario oggi? A cosa devo l’onore?-

Ed eccolo Bruce, che dal fondo del locale mi salutava con quel suo vocione.

-Ciao Bruce! Se devo essere sincera è stato Jeremy a dirmi che forse era il caso di arrivare in orario oggi, era preoccupato che mi spedissi fuori a calci nel sedere se fossi arrivata nuovamente tardi-

-Ahahahhah quel ragazzo… Ricordarmi di ringraziarlo e offrirgli qualcosa quando lo vedo- disse passandosi una mano tra quei pochi capelli che ancora aveva in testa.

-Contaci… Mi chiedo ancora come tu non abbia chiuso per fallimento per ogni singola volta che offri da bere a lui e gli altri tre cretini che lo seguono.- dissi posizionandomi dietro il bancone e iniziando a trafficare con le varie bottiglie per prepararmi qualcosa che mi desse la carica per affrontare un’altra serata.

-Non siete di certo voi il mio problema, le entrate sono quel che sono e il locale non va più come una volta… Ma ora basta, mettiti al lavoro. Tra poco apriamo e dovrai stupire tutti con le tue doti da barista acrobatico- detto questo si chiuse nel suo ufficio, cosa ci facesse lì poi non lo sapeva nemmeno lui secondo me.

 

 

 

Quella sera il locale era pieno, cosa strana visto l’andazzo di quel periodo. Alcuni erano intenti a parlare tra loro ad alta voce, altri ancora erano seduti ai tavoli e aspettavano che Emily, la ragazza che solitamente si esibiva in danze provocatrici, desse inizio allo spettacolo. Michael e i ragazzi occupavano uno dei tavoli ed ogni tanto cercavano di attirare la mia attenzione, distraendomi dal mio lavoro, era una cosa che a quanto pare li divertiva molto.

E fu proprio quando Kyle fece l’idiota distraendomi  che non mi accorsi di una voce che cercava di richiamare la mia attenzione; fu quando una mano si posò sul mio braccio costringendomi a voltarmi che mi ritrovai a fissare degli occhi color cioccolato che non vedevo da tre anni e mezzo ormai, occhi che mi fissarono sorpresi.

-Andrea?-

-Anna…-

  
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