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Autore: moira78    21/08/2014    0 recensioni
"Ti dico che questo non ha la faccia da guardia del corpo!".
"E io ti dico che è il migliore sulla piazza!".
"Scusate? Avete ragione entrambe!", s'intromise con un sorriso. Le due si interruppero di colpo per guardarla. "Piacere, sono Kaori Makimura, l'altra... metà di City Hunter".
Una strana coppia è arrivata apposta da Nerima per chiedere la protezione del più famoso sweeper del Giappone: cosa dovranno aspettarsi questa volta Ryo e Kaori?
Crossover Ranma/City Hunter
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Era stato tutto molto veloce e improvviso. Akane si sentì proiettata in una sorta di mondo parallelo, catapultata contro la propria volontà direttamente in un incubo.

In quei giorni avevano avuto a che fare con la mafia giapponese ed erano stati persino minacciati da una pistola.

Ma non si era ancora trovata con un'arma alla tempia e un braccio tatuato intorno al collo; si chiese cosa le facesse più paura: il timore di soffocare, perché quella sottospecie di bandito dall'alito nauseabondo stringeva come se volesse frantumarle la carotide, o la concreta possibilità che premesse il grilletto.

Ranma, aiutami!
Ranma. Il suo fidanzato. L'unico che l'avesse sempre tirata fuori dai pasticci, l'unico che lei...

"Pezzo di merda, butta quella pistola o ti ritroverai a guardare il cervello di questa puttanella direttamente sul tuo muro".

Soffocare? Forse sarebbe stato meglio: quel bastardo era dietro di lei, ma appena parlava le sembrava di affogare in un macello zeppo di carne in putrefazione.

Forse si droga anche lui, pensò ricordando i denti marci del ragazzo di qualche tempo prima. La vista le si appannò e apparvero decine di puntini neri: solo allora si accorse di trattenere il fiato. Lo rilasciò per prendere un respiro ma il maledetto strinse ancora di più il braccio sul collo.

"Ghhraa...". Ranma, dove sei?

Si diede della stupida: era Ryo l'esperto di pistole, l'avrebbe tolta lui dai guai. Lo guardò, era di fronte a sé. Le apparve sdoppiato.

Se svengo non mi risveglierò più.

Non seppe come mai quel pensiero le avesse attraversato la mente, lei era sempre così combattiva e sicura! Non aveva mai avuto realmente paura di morire, perché sapeva che Ranma sarebbe corso a salvarla, in qualunque occasione. Ma in quel caso...

"Va bene, ma non torcerle un capello", rispose Ryo serio, gettando a terra la sua arma.

Oh, no... e adesso?

Il petto le bruciava per il bisogno di respirare e per un attimo non ricordò più neanche come facesse a ritrovarsi in quella situazione assurda.

Non mi arriva più sangue al cervello.

Invece ricordava tutto, nei minimi dettagli. Il ritorno al piano inferiore dopo lo scontro tra Ranma e Ryo... gli altri che parlottavano tra loro... poi Ryo che, ancora intontito dall'Hiryu Shoten Ha, scattava improvvisamente verso di lei gridandole 'attenta!', mentre la porta di casa veniva sfondata da un colpo micidiale; poi il braccio, la pistola.

Era quella più a portata di mano, realizzò: l'uomo aveva fatto irruzione e aveva bisogno di un ostaggio. Guarda caso lei era proprio a tiro.

"Bambina mia!", pianse suo padre, da qualche parte alle spalle di Ryo. Sentì delle voci: Kasumi? Nabiki? Poi un ragazzo che blaterava di tuoni blu e la voce perentoria dello sweeper che gli ordinava di fermarsi.

Tuono Blu... Kuno... Papà... oh, non respiro!

"La stai soffocando, allenta la presa e dimmi che cosa vuoi".

Oh, kami del cielo, grazie!

La pressione diminuì un po' e Akane poté finalmente prendere un respiro quasi normale; i puntini neri smisero di danzare e lei mise a fuoco Ryo che fronteggiava l'uomo.

"Mio fratello è stato arrestato per colpa tua e con lui tutti i membri della gang. Io sono qui per vendicarlo, ti è chiaro adesso?". L'essere fetido che la teneva in ostaggio strinse di nuovo la presa mentre parlava. Le uscì un rantolo.

"Ah, quindi tu sei il fratello di Watanabe-kun, giusto? Non gli somigli per niente e di sicuro non hai neanche il suo stesso stile nel vestire. E poi, guardati, cosa sono tutti quei tatuaggi?!".

Akane spalancò gli occhi, fissando Ryo esterrefatta mentre lottava di nuovo per respirare: era forse impazzito a dirgli quelle cose? E dove diavolo si era cacciato Ranma?!

Avvertì il corpo del malvivente irrigidirsi e fu sicura che avrebbe sparato. Invece spostò la pistola dalla sua tempia per puntarla verso Saeba. "Come ti permetti, lurido bastardo?!".

Ma allora...

Cercò di divincolarsi, mentre vedeva Ryo correre e caricare un pugno. Poi, improvvisamente, fu libera; si udì uno sparo e l'uomo si accasciò a terra con un grugnito.

Ma non era stato Ryo a colpirlo.

"Ranma!", gridò e, senza pensarci troppo su, volò tra le sue braccia mentre ancora si trovava sulla testa del fratello di Watanabe. Udì la sua espressione di sorpresa e i commenti di Shampoo e degli altri, ma la sua mente si isolò e si godette quel momento.

Che stupida sono stata a pensare di essermi presa una cotta per Ryo!

Beh, inutile negarlo, se l'era presa eccome. Ma era bastato trovarsi in grave pericolo per rendersi conto di chi il suo cuore cercava nel momento del bisogno. Sentì le braccia di Ranma tremare brevemente mentre la avvolgevano in un abbraccio impacciato e sorrise col volto sprofondato nella sua casacca cinese.

***



"Umisen-ken, eh?", disse Kaori mentre guardava il buco nel soffitto, causato dalla pistola del fratello di Watanabe; fortuna che il colpo, partito dopo l'atterraggio di Ranma sulla sua testa, fosse andato in alto e non avesse colpito nessuno.

"Sì, è una tecnica che permette di nascondere la propria presenza al nemico", spiegò Ranma prendendo in mano la pistola del malvivente e soppesandola. "Questa roba non dovrebbe esistere".

Il danno più grave però non era la pallottola sul soffitto, né il terrazzo sfondato: la porta di casa era stata fatta in mille pezzi da un calcio. Mentre Ryo lo legava come un salame, aiutato dalle catene di Mousse, Kaori si accorse che il delinquente aveva un paio di scarpe chiodate e non ne fu stupita. Possibile che in tanti anni non avessero mai pensato di mettere una porta blindata?

"Ci vorranno come minimo quattrocentomila yen per montare una porta decente", sospirò sconsolata.

"Stia tranquilla, lei e il suo socio avete protetto la mia bambina in questi giorni e io vi sarò eternamente grato!". Il padre di Akane le aveva preso le mani con trasporto e la guardava con gli occhi pieni di lacrime.

Pover'uomo, deve essere stato così in pensiero!

"Ma, Tendo, con la gratitudine non si pagano i danni", obiettò il papà di Ranma sistemandosi gli occhiali sul naso.

"Vi sarò per sempre grato", ribadì Soun chinando la testa.

Ho capito, mi toccherà fare delle rate.

"Eh eh eh, ma non si preoccupi, proteggere le persone è il nostro lavoro. E poi Ranma e Akane ci hanno già pagato".

"Pagherò io le spese", si fece avanti Kuno.

Cosa?!

Fissò il ragazzo: doveva avere la stessa età dei due fidanzati, come si sarebbe potuto permettere una spesa del genere? Che avesse i genitori ricchi?

"Ma, padroncino...".

"Taci, Sasuke! Queste persone hanno protetto la mia Akane Tendo e la dolce ragazza col codino, le ricompenserò lautamente".

Kaori tentò inutilmente di dissuaderlo, ma a un certo punto rinunciò. D'altronde non aveva molta scelta se non voleva restare senza porta.

Intanto Ryo si era attaccato al telefono e dall'insistente richiesta di mokkori capì che stava chiamando Saeko. "Come faceva a sapere dove abitavamo, poi? Certo che so che stiamo parlando della yakuza! Beh, non mi interessa, se hanno degli informatori significa che ci sono altri rompiscatole là fuori, quindi vedi di arrestarli tutti! Cosa? Uno sconto?! Ma è il tuo lavoro!"

Era talmente stanca di tutta quella storia che non ebbe neanche la forza di martellarlo, casomai si rompesse anche il pavimento con la sua testaccia dura. Si batté una mano sulla fronte e annunciò che sarebbe andata in cucina per preparare qualcosa da mettere sotto i denti.

"Ehi, Ryo, guarda che cosa ho trovato! Ma che cosa è successo qui sotto?!". Il vecchio maniaco fece capolino dal piano superiore e se la vista non la ingannava quelle che gli uscivano dalla tasca erano mutandine. Le sue mutandine!

"Razza di...!". Non seppe trovare un aggettivo adatto, era semplicemente furiosa. Il socio riattaccò il telefono e con un salto degno di un canguro raggiunse Happosai sulla cima delle scale.

"Dove hai trovato questi altri tesori?! Wow!".

"Brutto porco che non sei altro, te lo dico io dove ha trovato i tesori il tuo caro maestro. Nel mio armadio!". Tirò fuori il martello delle occasioni speciali e li colpì entrambi con un lancio preciso, non prima di aver colto un'espressione di disgusto e delusione sulla faccia da idiota di Ryo.

Altro danno, ma grande soddisfazione.

"Lei ha una mira invidiabile, signorina. Forse se avessi avuto la sua stessa abilità nel lancio avrei potuto aiutare Akane, poco fa". Le disse la madre di Ranma stringendo l'elsa della sua spada.

"Beh, ho alle spalle anni di allenamento, sa com'è!", le rispose confusa. Quella donna sembrava così dolce e innocua che non ce la vedeva proprio a lanciare spade.

"Anche io sono capace di lanciare, se è per questo!", si vantò Ukyo tirando fuori una manciata di piccole spatole che si andarono a conficcare sul muro a pochi centimetri dai due maniaci.

"Non sono da meno neanch'io!", s'intromise Shampoo centrandoli in pieno con i suoi chui.

Ma sì, distruggiamola un altro po' questa povera casa...

Le due cominciarono a litigare su chi fosse la più brava e Nabiki commentò: "Sono le solite oche, però Happosai se lo merita dopo che non si è neanche accorto di cosa accadeva qui sotto con tutto il macello che c'è stato ".

"Ma oggi hanno preso davvero troppe botte in testa, staranno bene?", chiese preoccupata Kasumi.

"Oh, stai tranquilla, Ryo ci è abituato!", la tranquillizzò Kaori.

Poi con la coda dell'occhio vide una cosa che la fece sudare freddo: Akane si stava allacciando un grembiule da cucina e quando i loro sguardi s'incontrarono dichiarò: "Il minimo che possa fare è aiutarti con la cena, dopo tutto il disturbo che ti abbiamo arrecato!".

"Ma no, non pensarci neppure! Sei appena stata vittima di un'aggressione, devi riposare!". Ci mancava solo un bell'avvelenamento di massa.

"Ma no, sto benissimo! Certo, di tante che me ne sono capitate questa è stata un'avventura davvero tosta, ma io sono forte". Sorrise stringendo i pugni.

Siamo spacciati...

"A-Akane, Kaori ha ragione, sono certo che Kasumi sarà lieta di aiutarla, tu stenditi un po', eh?". Ranma stava gentilmente accompagnando la riluttante fidanzata in un'altra stanza, mettendole le mani sulle spalle. Era sicura che avrebbe superato il suo diniego a costo di legarla come il delinquente ancora svenuto sul pavimento.

Alla fine riuscì a convincerla, ma naturalmente Ukyo e Shampoo protestarono: dove se ne andavano da soli? Avrebbero aiutato loro la povera Akane a stendersi!

La sorella maggiore ora stava allacciandosi il grembiule e Kaori sperò che non si somigliassero a livello culinario. "Tranquilla, Kasumi è un'ottima cuoca", disse Nabiki che forse aveva colto il suo sguardo preoccupato.

"Beh, allora grazie dell'aiuto!", rispose sollevata facendole strada in cucina.

***



Tok, tok, tik.

Il rumore sembrava quello di qualcosa che picchiettasse su una superficie di vetro. Mousse si girò su un fianco, pensando che sicuramente stava piovendo. Meno male che si trovava al caldo di un futon e non fuori a bagnarsi di acqua. Fredda.

Tik, tik, tok.

Una pioggia di tre gocce alla volta? Uhm...

Tik, tok, TOK.

"Ah, che diamine, perché mai sono quello più vicino alla finestra?!", borbottò gettando via le coperte e guardando le sagome degli altri occupanti della stanza. Si voltò verso la fonte del rumore e, strizzando gli occhi, vide un enorme bruco appeso a una corda. Fece un salto all'indietro, inorridito, e cercò a tentoni gli occhiali; quando se li mise continuò a vedere il bruco, ma stavolta si rese anche conto che il ticchettio udito proveniva dai suoi denti.

Un bruco gigante... con i denti? Appeso fuori dalla finestra?! Che razza di sogno!

Ma non stava sognando: lo strano animale aveva addirittura un piccolo, la cui testolina pelata usciva da un lato del suo corpo. Fece una faccia disgustata e si avvicinò al vetro inforcando meglio gli occhiali. Il bruco stava cercando di parlare.

"Facci entrare!", disse ricominciando a battere con i denti.

Ma era Ryo Saeba! Perché dormiva in un futon là fuori? E che ci faceva col vecchiaccio legato addosso a lui come un salame?!

Confuso, aprì l'anta e l'uomo strisciò dentro come... un bruco. "Aiutaci a uscire da qui!", blaterò Happosai in un bisbiglio.

Mousse fece spallucce e cominciò a slegare la corda. "Strano modo per dormire", commentò. Alle sue spalle, il panda russò ancora più forte e Ranma disse qualcosa nel sonno.

"Ssst! Piano o sveglieremo gli altri!", intimò Ryo mettendosi un dito sul labbro.

"Ma cosa ci facevate appesi come salami? Stavate uscendo per rubare biancheria intima?", chiese.

"È stata quella pazza di Kaori a legarci nel futon", spiegò l'investigatore privato. "Si è messa in testa che siamo un pericolo per le ragazze che dormono al piano di sopra".

Mousse inarcò il sopracciglio: "Perché, non lo siete forse?".

"Ha riempito la casa di trappole, l'ho vista io!", s'intromise Happosai chiaramente indignato.

Due shuriken si materializzarono improvvisamente tagliando l'ultimo lembo di corda e liberandoli definitivamente dal futon; Mousse si voltò e, nel buio rischiarato solo dai lampioni esterni, vide una piccola sagoma in posizione di guardia. Quando parlò, capì che si trattava di Sasuke.

"Chi è là!", esclamò. "Oh, il signor Saeba e il vecchio Happosai".

"Razza di idiota, a momenti ci trafiggevi!", si lamentò Ryo alzando la voce.

"Sasuke, che succede?!", scattò in piedi Kuno impugnando il bokken.

Bene, alla fine si sono svegliati tutti, a parte...
Il panda russava ancora sonoramente ma Ranma si era tirato a sedere strofinandosi gli occhi: "Ehi, gente, cos'è tutto questo macello?", borbottò.

Mousse si grattò la testa e spiegò brevemente l'accaduto; nel frattempo anche Soun e il padre di Ranma si erano destati e quest'ultimo aveva tirato fuori un cartello che non riuscì a leggere.

"Perché cavolo li hai liberati?! Se Kaori li ha legati in quel modo avrà sicuramente avuto ottimi motivi: sai benissimo con chi abbiamo a che fare!", protestò il codinato avvicinandosi.

"Beh, ma fuori fa freddo. E mi hanno detto che la casa è piena di trappole". Non sapeva perché li stesse giustificando, aveva ben visto la sintonia che univa quei due maniaci incalliti; però sapeva anche che Kaori era micidiale quando si metteva a dare martellate e se davvero c'erano trappole in giro non vedeva perché lasciarli in quelle condizioni, senza contare che se fossero scappati avrebbero fatto razzie in tutta Shinjuku.

Sono troppo buono, a volte...

"Beh, grazie di averci liberati, Mousse, adesso vado in bagno", dichiarò Saeba alzandosi in piedi e stiracchiandosi.

"Sì, vado in bagno anch'io", si aggiunse Happosai.

"Fermi, dove pensate di andare?!", scattò Ranma sbarrando loro la strada.

"Te l'abbiamo detto, andiamo in bagno!", grugnì Ryo. "Hai idea dell'umidità che c'è là fuori?! Siamo esseri umani anche noi, che ti credi".

"State attenti, vi controllerò a vista", disse Ranma accigliandosi.

"Vi starò alle costole. Non posso permettere che uno di voi due disturbi il sonno della mia adorata Akane". Kuno abbassò il bokken senza rinfoderarlo.

"Ranma Saotome, vorresti forse dire che vuoi seguirmi fin dentro al bagno di casa mia? Così mi fai pensare male!". Mousse si mise quasi a ridere all'insinuazione di Ryo, ma decise che sarebbe stato attento a quei due: di sopra dormiva la sua Shampoo.

"Anche tu, Kuno Tatewaki, non ci vuoi mica spiare, vero?", sbraitò Happosai. Il senpai strinse l'arma, chiaramente indignato.

"Come ti permetti di fare insinuazioni del genere sul mio padroncino?!", intervenne Sasuke con i pugni alzati.

"Ba bò!", fece il panda tirando fuori dei cartelli che Mousse continuò a non riuscire a leggere. Il figlio lo afferrò per una zampa e lo spinse davanti a sé.

"Papà, vai a bagnarti con dell'acqua calda, non si capisce nulla così! Ryo, fai un altro commento del genere e sei un uomo morto!".

Discussero ancora per un minuto intero e alla fine uscirono tutti dalla stanza, controllando Saeba e il maestro a poca distanza. Ranma rimase indietro con suo padre; era sicuro che l'accenno di poco prima alla sua intenzione di spiare l'avesse ferito nell'orgoglio: con la sua maledizione e una madre fissata con la virilità poteva ben capire la sua riluttanza a dare adito a fraintendimenti. Qualche istante dopo, mentre camminavano tutti in una fila quasi ordinata, udì il suo acerrimo nemico rimbeccare al panda che russava come un maiale e che se voleva continuare a dormire nella stanza con loro doveva trasformarsi, o l'avrebbe legato nel futon come aveva fatto Kaori con quei due maniaci.

Ryo si fermò improvvisamente e voltò la testa a guardarsi indietro. "Le ragazze non avevano bagagli con sé", disse a bassa voce. "Questo significa che non hanno portato un pigiama". Si era voltato del tutto, adesso, e Mousse si accorse che aveva alzato la testa per controllare alle loro spalle.

Si sta accertando che Ranma sia distratto e non lo senta: quell'idiota sta ancora litigando con suo padre. Lo sapevo che non dovevo fidarmi!

"Che cosa vorresti dire con questo?!", fece Kuno rabbioso: probabilmente anche lui aveva capito dove voleva andare a parare.

"Pensateci bene", s'intromise Happosai rivolgendosi a lui e al senpai, "le vostre adorate Akane e Shampoo saranno state costrette a indossare qualcosa che appartiene a Kaori. E siccome Kaori è più grande e più alta di loro, sicuramente parliamo di..."

"...magliette!", concluse Ryo con un dito alzato e la faccia da maniaco. Giurò di vedere un accenno di bava all'angolo della bocca, ma con i suoi problemi di vista non poteva esserne certo.

"Stolto, sapevo che avevi in mente qualche idea da pervertito!", Kuno lo precedette di pochi secondi, Mousse era ben intenzionato a cantargliele e se Ranma si fosse accorto di cosa stava dicendo, invece di alzare la voce con quel panda pulcioso che emetteva versi incomprensibili...

"Io non potrei mai spiare la mia Shampoo mentre è così poco vestita, non sono come voi!", dichiarò, pronto a lanciare catene e coltelli se solo avessero fatto un passo falso.

Incredibilmente, Ryo voltò loro le spalle, portandosi le mani alla nuca in un atteggiamento rilassato: "Peccato, pensavo vi avrebbe fatto piacere guardare le vostre belle con una maglietta che a malapena copre loro le gambe, ma forse siete troppo ragazzini per pensare già a queste cose".

Ah, è così? La mette sul piano psicologico adesso?

Vide la mano di Kuno tremare sull'elsa della spada: sicuramente era pronto a colpire. "Oh, la mia dolce Akane, con le sue gambe tornite e forti dopo anni di allenamenti! Come potrei ammirare con lascivia cotanta purezza?".

"Padroncino, dove va?", fu la domanda che gli rivolse Sasuke vedendolo avanzare a grandi passi verso le scale.

Già, dove andava? Non capiva come potesse anche solo accarezzare l'idea di guardare le gambe dell'amata senza un briciolo di senso di colpa.

Di sopra dorme anche Shampoo. Potrebbe addirittura vedere lei per sbaglio...

"Fermati subito, Kuno, cosa intendi fare?!", gridò Mousse. Udì Ranma alle sue spalle chiedere cosa accadesse: finalmente aveva smesso di parlottare con suo padre!

"Se Akane Tendo mostra le sue gambe nell'innocenza del sonno... voglio vederla!", esclamò facendo un balzo sulle scale.

"Padroncino!".

"Dannato Kuno, fermati!", gridò Ranma mettendosi a correre.

"Attento, il terzo scalino...!". L'avvertimento di Ryo arrivò troppo tardi: il senpai era appena atterrato proprio su quello e subito dopo si scatenò il finimondo.
   
 
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