WITH THE BEAST INSIDE
I
want to hide the truth
I
want to shelter you
but
with the beast inside
there’s nowhere we can
hide
[“Voglio nascondere
la verità
voglio proteggerti
ma con la bestia dentro me
non c’è posto per nascondersi”]
~Demons, Imagine
Dragons
La
fede fece risplendere la mano di una luce nuova e Tremotino si ritrovò
a
pensare se fosse giusto. Per tanti anni aveva creduto che nessuno mai
avrebbe
potuto innamorarsi di lui, il Signore Oscuro, una Bestia nel corpo di
un uomo
in realtà fragile.
Aveva
amato ed era stato tradito.
Aveva
ricevuto amore ed aveva tradito a sua volta.
Ed
ecco che i pensieri iniziarono a volare, come accadeva fin troppe
volte, quasi
come se fossero stati spruzzati dalla polvere di fata.
L’immagine
della polvere gli fece venire in mente il volto di suo padre, un viso
che
oscillava tra la gioventù e la vecchiaia. Malcolm avrebbe voluto essere
giovane
per sempre, ma si era ritrovato a morire da adulto. Era morto come
Malcolm, pur
avendo vissuto gran parte della sua vita come Peter Pan.
La
sua bambola…
Tremotino
strinse le mani, come se potesse di colpo far ricomparire quel simbolo
del suo
passato.
Ma
la bambola Peter Pan si era dissolta esattamente come aveva fatto
l’uomo Peter
Pan.
E
un sospiro rivelò la sua irrequietezza.
«C’è
qualcosa che non va?» la voce leggiadra di Belle fece dissolvere, per
la
seconda volta, entrambi i Peter Pan dalla mente del marito.
«Nulla.
Io…mi chiedevo in quale scaffale riporre questo libro» Tremotino cercò
di
mascherare i suoi pensieri, mostrando alla donna la copertina del
grosso tomo
che aveva in mano.
«Oh,
‘Cime Tempestose’! Nel secondo scaffale, qui a destra!» Belle accarezzò
dapprima
la copertina, per poi posare una mano sul viso di Gold e accennare una
lieve
carezza. «Sei stato gentile a volermi aiutare qui in biblioteca!»
esclamò
stringendo tra le braccia una decina di piccoli libri da mettere a
posto.
«In
mia assenza tu hai gestito il mio negozio. Era il minimo che potessi
fare per
sdebitarmi!» Gold seguì le istruzioni di Belle e posizionò il libro
nello
scaffale indicato.
«Detta
così sembra un semplice scambio di favori! Siamo marito e moglie ora.
Aiutarsi a
vicenda non è un peso. Non per me, almeno!» la donna sistemò i libri
che aveva
in mano, ordinandoli secondo il nome dell’autore. Qualche secondo di
silenzio
le confermò che Tremotino in realtà non stava ascoltando le sue parole.
Sembrava
distante quel giorno, come se la sua mente non fosse lì con lei.
«Sicuro
che sia tutto a posto?» Belle si avvicinò a lui, scoccandogli un bacio
e
stringendolo forte. «Voglio che tra noi due non ci siano segreti. Se
hai
bisogno di confidarti puoi farlo. Devi farlo…» le mani della
bibliotecaria
accarezzarono i grigi capelli dell’uomo e Tremotino sentì una fitta al
cuore.
Sì,
aveva bisogno di confidarsi, di parlare con qualcuno.
Ma
non con lei.
Le
aveva mentito, aveva giurato che non si sarebbe vendicato di Zelena, le
aveva
dato un finto pugnale come promessa. E poi aveva fatto tutto l’opposto
di ciò
che Belle si era fatta promettere.
Di
colpo rivide gli occhi impauriti di Zelena nei suoi, prima che
diventasse
statua.
E
si chiese se fosse stato giusto ucciderla.
Ma
il senso di colpa durò pochi secondi: giusto il tempo di sostituire
allo
sguardo di Zelena quello morente di Baelfire.
Suo
figlio, quel figlio per cui aveva tanto lottato, pianto, sofferto e
fatto
soffrire, non c’era più.
E
non ci sarebbe mai più stato.
Quel
pensiero lo riempì di ulteriore tristezza, ma lo convinse che in fondo
uccidere
Zelena era stata la scelta migliore.
Belle
non avrebbe mai perdonato il suo gesto, sarebbe rimasta delusa e
avrebbe
sofferto.
Ecco
perché era meglio non dirglielo.
Pensava
di essere cambiato, ma la Bestia non l’avrebbe mai lasciato andare.
«Belle,
davvero, non c’è nulla che non va. Sono solo un po’ stanco. Ma questo
non mi
impedirà di offrirti una cena stasera. Potremmo andare da…» il suo
discorso
rimase incompleto, disturbato dal suono del campanello.
Generalmente
la biblioteca rimaneva sempre aperta, ma quel giorno avevano deciso di
chiuderla per fare ordine.
«Avevo
chiesto a Ruby di portarci un po’ di cibo, per pranzare in mezzo ai
libri. Credo
che sia lei!» il volto di Belle venne incorniciato da un sorriso e la
donna si
staccò dall’abbraccio per salire le scale e aprire la porta.
Tremotino
la seguì, lasciando anche lui i sotterranei della biblioteca e salendo
al piano
superiore.
Quando
arrivarono sopra entrambi non poterono che strabuzzare gli occhi: dalle
finestre aperte si vedeva chiaramente la strada ricoperta di neve.
Belle
aprì la porta, senza riuscire ad esclamare nulla, sperando che Ruby
avesse
spiegazioni da darle. Ma di fronte a lei non c’era la cameriera del
Granny.
«Robin,
Henry…» Belle guardò dubbiosa la donna che li accompagnava, chiedendosi
chi
fosse.
«Belle,
perdona il disturbo, non credevamo che la biblioteca fosse chiusa. Ma
la
questione è urgente» Robin parlò tutto d’un fiato, indicando la neve
circostante.
«Cosa
sta succedendo?» Tremotino si intromise nella conversazione, arrancando
verso
di loro.
«Neve!
E ghiaccio! E mio figlio ha visto dei mostri di ghiaccio circolare in
giardino!»
la donna accanto a Henry e Robin intervenne in maniera angosciata,
gesticolando
e passandosi nervosamente le mani tra i capelli.
«Con
chi ho il piacere di parlare?» la frase di Tremotino, pur essendo
cortese,
rivelava un tono duro e sospettoso.
«Lei
è Marian…mia moglie» Robin indugiò prima di indicare Marian come sua
moglie,
chiedendosi se quell’attributo fosse ancora valido.
«Oh!
Ora ricordo! È un piacere vederti qui, sana e salva!» Belle,
spontaneamente,
abbracciò la donna, ricordando quando lei e Tremotino avevano spiato da
lontano
Robin che salvava una Marian incinta con la bacchetta magica rubata al
Signore
Oscuro.
Tremotino
inarcò un sopracciglio, chiedendosi come avesse fatto la donna a
tornare in
vita, dopo che Robin aveva detto a tutti che sua moglie era morta da
tempo.
«La
mia bacchetta magica ha salvato la tua vita…» c’era un pizzico di
ironia nelle
parole del signor Gold «…normalmente chiedo un patto in cambio di un
favore. Questa
volta, dearie, mi limito a chiederti come hai fatto a sconfiggere la
morte una
seconda volta!».
Henry,
fino ad allora in rispettoso silenzio, decise di intervenire.
«Mamma
ha viaggiato nel tempo..» deglutì «..mamma Emma!» specificò. «Ha
salvato Marian
dopo che era stata imprigionata dalle guardie di Regina e l’ha
riportata qui. Ma
forse ora è meglio concentrarsi su quello che sta accadendo qui
fuori!». Il suo
tono era impaziente, pur rivelando sempre una certa soggezione verso
l’uomo che
non aveva ancora mai chiamato ‘nonno’.
Tremotino
annuì, ripromettendosi di farsi spiegare la storia per bene, poi invitò
i nuovi
arrivati a sedersi accanto ad un tavolo della biblioteca.
«Emma
dovrebbe sapere che non si gioca con la magia: cambiare qualcosa del
passato
può avere effetti molto negativi anche sul presente» esclamò il signor
Gold
dopo che tutti avevano preso posto.
«L’unico
effetto negativo è stato scoprire che mio marito si è innamorato della
Regina
Cattiva!» intervenne Marian, con una punta di amarezza.
Robin
distolse lo sguardo, senza risponderle.
«La
situazione potrebbe essere molto più grave! Marian, sono felice che
Emma ti abbia
salvata, ma siamo sicuri che non abbia combinato qualcos’altro che
magari ora
ha a che fare con questa neve?» Belle si grattò la nuca, lanciando uno
sguardo
interrogativo verso i presenti.
«È
anche per questo che siamo qui: la città è imbiancata e di certo si
tratta di
magia. Noi ci chiedevamo se qui in biblioteca esiste qualche libro che
parli di
qualcosa del genere! Per avere un punto da cui iniziare l’Operazione
Orso
Polare!» rispose Henry.
Tremotino
sorrise impercettibilmente, stando bene attento a non farsi scoprire.
Quel
ragazzino era così sveglio! A volte gli ricordava Baelfire. In fondo
era suo
figlio e quindi questo faceva di Henry un pezzo importante della sua
famiglia.
Per
un attimo fu tentato di accarezzargli i capelli, sorridergli e
parlargli in
maniera confidenziale.
Ma
lui e Henry avevano poca complicità, perciò rimase con la sua
espressione
impassibile, guardando Belle.
«Potrei
cercare sì…credo che abbiamo qualche libro del genere. Forse proprio
nei libri
che abbiamo catalogato oggi. A te risulta, Rumple?» Belle lo guardò a
sua
volta.
Tremotino
non aveva fatto molto caso ai libri messi in ordine. Ricordava solo
‘Cime
Tempestose’ perché Belle aveva letto il titolo prima di metterlo a
posto.
Eppure
quella situazione non gli sembrava nuova.
Neve,
ghiaccio, freddo, mostri.
Una
treccia.
Vestito
azzurro.
Una
donna.
«Elsa!»
il nome che pronunciò fu quasi un sussurro, al punto che nessuno
comprese.
«Cosa?»
fu Robin a chiedere, ma gli occhi di tutti rivelavano la stessa
domanda.
«Io…niente,
vedrò di darvi una mano a trovare il libro che cercate!» Tremotino
accennò un
sorriso.
Era
meglio prima capirne qualcosa in più da solo, per poi spiegare anche
agli
altri.
L’ultima
volta che aveva visto Elsa era stato quando l’aveva imbottigliata.
Da
allora era rimasta in una stanza dove vi erano altre cose pericolose e
sconosciute.
E
lì sarebbe dovuta rimanere per sempre.
«Comunque
Emma dovrebbe evitare di viaggiare nel tempo, la prossima volta.
Potrebbe portare
con sé disgrazie oltre che persone gradite, come Marian» la voce di
Tremotino
era stizzita, convinto che fosse stata Emma a liberare in qualche modo
Elsa
dalla sua prigione.
Senza
aggiungere altro si congedò, scendendo nei sotterranei della
biblioteca.
Belle,
Henry, Marian e Robin lo seguirono a ruota, ma prima il ragazzino si
premurò di
inviare un messaggio a sua madre.
«Operazione
Orso Polare in corso! Belle e il
signor Gold ci aiuteranno a trovare libri utili. Gold ha detto che dal
passato
non sempre si portano cose piacevoli! Ci aggiorniamo!» Emma lesse
il
messaggio ad alta voce, sentendosi in colpa.
«Quindi
sono stata io?» quel pensiero la fece rabbrividire.
«Emma,
ora danno tutti la colpa a te perché è facile farlo. Ma sono sicuro che
non è
così» David cercò di rassicurarla, reggendo con cautela il volante.
«Allora
io inizierei a preoccuparmi, Swan: in genere tuo padre sbaglia ogni sua
previsione!»
il sorrisetto sarcastico di Killian cercava di dissimulare la sua
preoccupazione.
Lui
sperava che non fosse stata colpa di Emma, perché la fidanzata non se
lo
sarebbe mai perdonato. In effetti lui l’aveva accompagnata in quel
viaggio nel
passato e l’unico problema creato, il mancato primo incontro tra David
e Mary
Margaret, era stato risolto.
Non
poteva essere stata colpa di Emma.
«Fermati!»
il grido impaurito della donna fece inchiodare David in mezzo alla
strada e l’auto
danzò un po’ sul ghiaccio prima di arrestarsi.
«Ma,
cosa…» Killian era andato a sbattere contro il sedile e si massaggiò il
viso. «Cosa
hai visto?».
Senza
rispondere Emma si precipitò fuori dall’auto, dimenticando la strada
ghiacciata
e cadendo a terra.
«Emma,
va tutto bene?» David la aiutò a rimettersi in piedi, stando attento
dove
camminare.
«Ma
brava Swan: vuoi imitarmi?» Killian si rese conto che, nel prendere in
giro la
fidanzata, aveva fatto dell’ironia anche su se stesso.
«Smettila,
pirata!» David si girò stizzito verso di lui «Emma, cosa hai visto?»
chiese
tornando a posare lo sguardo sulla figlia.
«Quell’albero…è
caduto per il peso della neve. E quelle sembrano essere delle gambe..»
la
Salvatrice si staccò dalla presa del padre e si avvicinò cautamente
all’albero.
Sotto i rami crollati sembrava esserci una persona.
Si
inginocchiò accanto alle gambe distese dell’uomo, tolse via i rami e le
foglie,
allontanò la neve e si rese conto che l’uomo doveva essere svenuto.
Era
a faccia in giù ma non aveva sangue accanto a sé e non sembrava avere
ferite.
Prese
delicatamente l’uomo per le spalle e lo girò per vederlo in viso.
E
il suo cuore perse un colpo.
«Walsh!».