Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club
Ricorda la storia  |      
Autore: Vals Fanwriter    21/08/2014    4 recensioni
Momotori (friendship) (per ora) | Fluff, Sentimentale, Introspettivo
Dal testo: "Ed è come se Momo volesse aiutarlo e guidarlo, è come se Ai diventasse piccolo piccolo e lui fosse l’unico ad accorgersene."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Momotarou Mikoshiba, Nitori Aiichirou
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Di notti insonni, regole e contratti notturni
 
 
 




‹‹Nitori-senpai.››

Il ragazzo in questione non si stupisce nell’udire il suono sussurrato di quella voce. Se l’aspettava, a dirla tutta. Sapeva che da un momento all’altro avrebbe pronunciato il suo nome. È una sorta di abitudine ormai: Momo non si addormenta, se prima non gli riempie la testa di chiacchiere e domande e risate – mantenute fievoli, nel buio, per impedire agli studenti delle stanze vicine di sentirli.

Ai, che tutto sommato non ha poi tanto sonno – forse a causa dei muscoli doloranti, in seguito alla sua personale sessione serale di allenamenti – si volta di fianco, col viso rivolto in direzione della scrivania, dove ormeggiano tutti i suoi averi in un disordine assoluto che, a differenza dell’anno precedente, non avrà modo di essere ribaltato dal proprio senpai – Momo non contribuisce certamente a bilanciare il disordine di quella stanza. In quella posizione, è come se potesse vedere e ascoltare più chiaramente il compagno di stanza, nonostante il letto su cui giace sia sopra il suo e non accanto; ma scommetterebbe qualsiasi cosa sul fatto che Momo si sia avvicinato al limitare del suo letto per fare lo stesso, ascoltarlo più chiaramente.

Momo non aspetta che Ai gli dia il permesso di parlare, o che dia cenno della sua presenza nel mondo delle persone ancora coscienti – non lo fa mai, inizia a parlare e continuerebbe per ore anche se non ci fosse nessuno ad ascoltarlo – tuttavia, Ai ha sentito nel suo tono di voce qualcosa di diverso e sa che stavolta il compagno non si accontenterà di parlare con una stanza vuota.

‹‹Non riesci a dormire, Nitori-senpai?››

‹‹Mmh.›› Ai acconsente sottovoce ma, temendo che Momo non lo abbia sentito, dopo un po’ continua: ‹‹Come facevi a sapere che non dormivo?››

Il fruscio delle lenzuola precede le parole di Momotarou. ‹‹Il tuo respiro. Non era regolare e calmo. Stavi sospirando.››

‹‹Scusa.›› Non volevo disturbarti. Non volevo farti preoccupare. Non volevo che te ne accorgessi. Non volevo-

Aiichiro non pronuncia nessuna di quelle frasi. Le lascia in sospeso, forse cosciente del fatto che a Momo non servono quelle scuse. Momo vuole soltanto parlare ed è strano: in teoria, lui è il suo kohai e, di conseguenza, dovrebbe essere Ai a guidarlo e ad occuparsi dei suoi crucci. Con Rin funzionava più o meno così: nonostante non fosse una persona propriamente estroversa, Rin si occupava di lui come un vero senpai; è questo uno dei motivi per cui Ai sta cercando con tutte le sue forze di seguire le sue orme, partecipare alla staffetta che sta tanto a cuore al suo ex compagno di stanza ed essere all’altezza degli insegnamenti che, forse inconsapevolmente, gli ha lasciato. I comportamenti di Momotarou, invece, sono così genuini e sfidano qualsiasi regola preimpostata nella mente di Ai e, ogni volta, sembra quasi che Momo sappia tutto. Che magari dall’esterno non sembra un ragazzo così riflessivo, ma poi arrivano queste domande e-

‹‹Sei ancora preoccupato per i tuoi tempi, Nitori-senpai?››

Ed è come se Momo volesse aiutarlo e guidarlo, è come se Ai diventasse piccolo piccolo e lui fosse l’unico ad accorgersene. O forse Momo dice semplicemente tutto ciò che gli passa per la testa e ha una tale fortuna da centrare sempre il punto.

‹‹Non riesco a migliorarli più di tanto. Yamazaki-senpai mi sta dando una mano, ma-›› mi sembra sempre di rimanere indietro.

Di nuovo, non completa la frase, ma il mugugno d’assenso che sfugge dalle labbra di Momotarou è sintomo del fatto che ha capito. Momo parla un sacco, prima di riuscire ad addormentarsi. Delle volte, arriva sulla soglia del mondo dei sogni, biascicando frasi e racconti, ma la sua voce si spegne soltanto quando le batterie si esauriscono del tutto. Una sera, gli ha raccontato di quante aspettative suo fratello avesse nei suoi confronti. Essendo l’ex capitano della squadra di nuoto, Seijuro aveva raggiunto determinati obiettivi, obiettivi che Momotarou era obbligato ad afferrare e sorpassare ad ogni costo, per riuscire ad essere all’altezza. Inizialmente, non voleva far parte della squadra di nuoto proprio per questo motivo: era una gran fatica per lui fare tutto quello che suo fratello aveva già fatto; ma si era divertito, aveva trovato dei buoni compagni e stava bene – quella era la cosa più importante.

Momo ha capito, perché anche lui ha rischiato di rimanere indietro più volte.

Ai solleva lo sguardo e lo punta sulle assi della rete del letto superiore, quasi cercando di guardarvi attraverso per poter analizzare l’espressione del viso di Momo e trovare in essa una risposta alle sue difficoltà. Quest’ultima, in un certo senso, si manifesta nel cigolio del letto, sintomo del fatto che Momo si sia messo a sedere; poi i suoi piedi nudi fanno capolino sui pioli della scala e, in seguito ad un balzo degno di una scimmia selvatica, la montagna di capelli rossi compare nel buio della stanza e Ai quasi trattiene il respiro, nel trovarsi i suoi occhi di fronte.

“Nitori-senpai, mi ascolti, Nitori-senpai?” Di solito, è questa la frase che precede l’abbandono del suo giaciglio. È un modo per accertarsi che, dall’altra parte, il suo interlocutore lo stia ascoltando e sia ancora sveglio. Stavolta, invece, Momo è sceso per parlargli e guardarlo negli occhi, e Ai si sente ancora più piccolo e a disagio, dinanzi a quella consapevolezza. Dovrebbe essere più forte, non dovrebbe permettere che le sue paure vengano notate da qualcun altro. Non dovrebbe influenzare il resto della squadra, è questo che fa un senpai.

Momo, però, non si cura di quei ruoli, così fondamentali nella testa di Ai: si inginocchia sul pavimento, posa un gomito sul materasso e, con sguardo concentrato, fa scivolare una mano sulla spalla del compagno. La stringe leggermente, attraverso il tessuto del pigiama, e dopo un attimo breve – ma comunque insolitamente lungo per i suoi standard – di silenzio, il suo sguardo scatta a cercare quello di Aiichiro e finalmente la sua voce torna a riempire la stanza.

‹‹Le tue spalle si sono rinforzate, ma forse non sono ancora abbastanza resistenti e massicce.››

Ai schiude le labbra per la sorpresa, ma non emette un fiato. Lo vede aggrottare le sopracciglia e sollevare lo stesso braccio con cui, poco prima, lo stava toccando: lo mette dritto, quasi parallelo al limitare del letto di Ai, dopodiché simula una bracciata a rana, osservando il movimento stavolta e portando l’altra mano a tastare la sua stessa spalla mentre lo fa.

‹‹Sì, insomma, è vero che i polpacci e i piedi “a martello” hanno un ruolo fondamentale, ma le spalle fanno buona parte del lavoro›› continua e, nel vedere Ai che puntella un gomito sul materasso e si solleva per guardarlo meglio, aggiunge con un sorrisino: ‹‹Insegnamenti del mio Onii-chan.››

Ai si mette a sedere, con la schiena contro il muro, e per la prima volta mette da parte le sue regole sull’essere un bravo senpai – con Momo tanto non valgono, questo lo ha capito. Prova ad imitare gli stessi movimenti del compagno, osservando il modo in cui i muscoli della sua spalla si tendono, e annuisce.

‹‹Hai ragione, forse devo lavorare sulle braccia.››

Momo scivola al suo fianco con disinvoltura, la spalla contro la sua e le gambe incrociate.

‹‹Puoi provare con le palette›› dice ed Ai lo osserva mentre il suo sorriso si allarga – la sua bocca ha assunto una forma simile ad uno spicchio di luna adesso. È quasi certo che quel sorriso significhi: “Devi farcela. Dobbiamo gareggiare in staffetta insieme. Io credo in te, altrimenti non avrei lasciato il mio letto per venire a parlarti”; ma al posto di quell’incoraggiamento, Momo si lascia sfuggire uno dei suoi tanti racconti: ‹‹Sai, una volta, Onii-chan le ha prese ed ha…››

Quella notte, ad Ai non pesa ascoltarlo e ridere insieme a lui. Quella notte, si fanno compagnia e viene stipulato un invisibile contratto di sostegno reciproco tra loro.



 
 
 
 
 
 
La mattina dopo, Momo si sveglia nel letto di Ai, i piedi sul cuscino, la testa penzoloni fuori dal letto e un torcicollo tremendo. Miagola per il dolore mentre si mette in piedi, con gli occhi che faticano a stare aperti.

Ma poi sorride, quando nota il caffè ancora caldo che giace sulla scrivania tra fogli accartocciati, penne, libri e… un biglietto.

“Grazie per stanotte, Momo-kun.





 

Volevo davvero tanto scrivere qualcosa su Momo e Ai, perché ho ancora dei feels residui dall'episodio 6 - era il 6, giusto? Le vacanze estive mi confondono - e stanotte ho avuto questo flash e mi sono detta "Ma magari avessi queste idee quando sono sveglia e FUNZIONANTE". E stamattina lo ero, e la scena mi stava ancora riempiendo di feels, così ci ho provato. Spero che vi piacciano i miei Momotori e spero di avervi fatto sorridere. Fatemi sapere cosa ne pensate magari (mi trovate anche qui). La fanart che ho usato, naturalmente, non è mia, l'ho trovata su tumblr e l'ho presa in prestito perché Momo che parla in continuazione di notte è adorabile!

Un bacio a tutti.

Vals
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Free! - Iwatobi Swim Club / Vai alla pagina dell'autore: Vals Fanwriter