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Autore: _Trilly_    21/08/2014    8 recensioni
Violetta, Angelica, Angie, Pablo, Leon, Diego, Francesca, Marco. Ognuno di loro ha un passato che vorrebbe cancellare, dimenticare. Si sa però, che per quanto si possa fingere che non sia mai esistito, esso è sempre là in agguato, pronto a riemergere nei momenti meno opportuni, portando con se sgomento e profondo dolore. Tutto questo perchè il passato non può essere ignorato per sempre, prima o poi bisogna affrontarlo. Ognuno di loro imparerà la lezione a sue spese.
Leonetta-Diecesca-Pangie
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Diego, Francesca, Leon, Pablo, Violetta
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Non è una buona idea Leon, ho paura.”
Un vento gelido pungeva la pelle dei due giovani con la forza di mille aghi, i capelli erano scossi con una tale violenza sulle loro fronti, grossi nuvoloni neri si stagliavano in cielo, tutto lasciava presagire l'arrivo di un terribile temporale. Incuranti del tempo, Leon e Violetta se ne stavano seduti sul muretto di mattoni rossi che costeggiava il lungomare della città, dove il gelo era ancora più intenso. Erano da poco iniziate le lezioni, ma quel giorno avevano deciso di saltare la scuola e Vargas le aveva appena fatto la folle proposta di insegnarle a guidare la sua motocicletta, ferma proprio accanto a loro.
Daiiiii,” scherzò il giovane, scompigliandole affettuosamente i capelli e beccandosi per questo un'occhiataccia. “Ci sono io con te, non ti accadrà nulla.” Dicendo ciò, si alzò e iniziò a giocherellare con le chiavi della moto, mentre lei lo fissava, scuotendo il capo, divertita. “E se ti distruggo la moto, come la mettiamo?”
Leon sorrise, stringendole le mani e tirandola così verso di lui. “Oh bè, in quel caso dovrai trovare il modo di farti perdonare,” soffiò, a pochi centimetri dalle sue labbra. Un sorrisetto malandrino si fece strada sul volto della ragazza, che gli allacciò le braccia al collo e si sollevò sulle punte, facendo sfiorare i loro nasi. “E come potrei fare, secondo te?” Sussurrò maliziosamente. Un lampo attraversò lo sguardo di Leon, che con uno slancio l'attirò ancora di più a se e la baciò con passione. In un attimo le loro lingue si intrecciarono, esplorando ogni centimetro delle loro bocche. Le mani di lui scorrevano lungo la schiena della giovane, mentre quelle di lei erano immerse nei suoi capelli. Il vento sferzava sui loro volti, il rumore dei passi delle poche persone che erano uscite con quel tempo, risuonava nelle orecchie dei due innamorati, che però continuavano a baciarsi con un certo trasporto. Fu l'accecante bagliore di un lampo e il successivo rombo di un tuono, a farli sussultare, costringendoli ad interrompere il bacio. Per alcuni istanti si fissarono sorridenti e con il fiato corto, poi Leon si passò una mano nei capelli, sconsolato. “Mi sa che ho scelto il giorno sbagliato per insegnarti a guidare la moto.”
Violetta scoppiò a ridere. “Mi sa proprio di si. Già normalmente sarebbe stato pericoloso, figuriamoci se poi è anche una pessima giornata. Forse avremmo dovuto marinare la scuola un altro giorno,” aggiunse, avvicinandosi al muretto per prendere la sua borsa e dare così un'occhiata al cellulare, con il timore che Angelica potesse aver scoperto che non fosse andata a scuola. “Forse,” concordò Leon, seguendo con interesse ogni suo minimo movimento. “Però,” proseguì, raggiungendola con pochi passi e ostentando un sorrisetto malizioso. “Potremmo appartarci da qualche parte e...” sussurrò con voce calda al suo orecchio, facendola avvampare. “Sei proprio un depravato, Leon Vargas!” Sbottò, indignata, anche se le sue labbra si erano piegare in un'abbagliante e luminoso sorriso, che finì con lo stordire il giovane, che difatti si ritrovò ad ammirarla, rapito. Esisteva qualcosa di più bello del sorriso di Violetta? Onestamente, era convinto di no. Senza pensarci troppo, la strinse forte a se, inspirando a pieni polmoni il dolce profumo dei suoi capelli. Quando poi avvertì le sue piccole mani circondargli la vita, si sentì davvero bene. Lui e Violetta erano lì insieme, fregandosene di tutto e di tutti, cos'altro poteva mancargli? Specchiandosi nei suoi occhi nocciola, capì: niente, non poteva mancargli assolutamente niente.



Leon sospirò, accendendosi l'ennesima sigaretta e portandosela alle labbra. Di lì a pochi minuti, sarebbero iniziate le lezioni, ma a lui non importava. Se ne stava seduto su un muretto nel cortile posteriore dello Studio, incurante che fosse vietato a coloro che non studiassero lì. In fondo, quando mai lui aveva rispettato qualche regola? Da quando Violetta lo aveva lasciato, non faceva altro che tormentarsi, rievocando i momenti più belli della loro storia. Come poteva davvero essere finita così? Non poteva accettarlo, non poteva e basta. Il loro amore era così intenso, così devastante, così reale. Glielo aveva letto negli occhi anche in quel bagno, lei lo amava. Perchè allora aveva voluto prendere le distanze da lui? Perché aveva iniziato a disprezzare ciò che fino a quel momento le era sempre piaciuto? Lo aveva definito violento e pericoloso, a ragione tra l'altro, ma non si era mai lamentata, al contrario lo aveva accettato, lo aveva amato, nonostante i suoi difetti. Cos'era cambiato? Perché ora quello che poteva darle non le bastava più?
Il forte scricchiolio del cancello alle sue spalle, lo fece sobbalzare e voltare di scatto. A quanto pareva, qualcun altro aveva avuto la sua stessa idea e quel qualcuno era Diego. Appena lo vide, il moro impallidì e fece per fare dietrofront, ma Leon lo salutò con un gesto della mano, invitandolo poi a raggiungerlo, cosa che anche se combattuto, fece.
“Dove credevi di scappare Galindo, sembrava avessi visto un morto,” lo schernì Vargas, tornando a guardare l'enorme spiazzato dello Studio, che ormai era deserto, pensierosamente.
Diego, che lo aveva affiancato, sogghignò. “Non stavo scappando, ho semplicemente pensato che volessi stare da solo. Hai un aspetto orribile,” aggiunse, scrutandolo con interesse. “Violetta?”
Una sola parola, una sola per far irrigidire il ragazzo e confermare quindi al moro i suoi dubbi. “Avete litigato?”
Leon scrollò le spalle, schiacciando sotto la scarpa la sigaretta ormai consumata e recuperando il pacchetto dalla tasca, con l'intenzione di accenderne un'altra. “Mi ha lasciato, dice che non può stare con uno come me,” ammise, ruotando gli occhi e battendo il pugno sul muretto, stizzito. “Uno come me! Ti rendi conto? Quella ragazza è impazzita.”
Diego sospirò, soffiandogli il pacchetto di sigarette da sotto il naso e prendendosene una, facendolo accigliare. “è cresciuta, Leon,” mormorò, inspirando il fumo a pieni polmoni. Da quanto tempo non fumava? Da tanto, troppo. “Ha dei sogni, dei progetti.”
“Questo lo so!” Ribatté l'altro, agitando le braccia. “E non può realizzarli con me? Farei qualsiasi cosa per lei, come può non capirlo?”
“Tutto tranne quello che lei realmente vuole,” spiegò il moro, dandogli una pacca sulla spalla. “Vuole che metti la testa a posto, basta risse, basta fare il criminale. L'hai sentita l'altro giorno, lei vuole diplomarsi e realizzare i suoi sogni, vuole stabilità e soprattutto una vita onesta.”
Leon lo ascoltò in silenzio, poi però lo fissò come se fosse stato pazzo. “è assurdo, lei mi ama, glielo leggo negli occhi. Se non le piacesse come sono, non mi amerebbe.”
Diego si accigliò. “Allora, secondo te, la verità qual è? Leon,” proseguì, prendendolo per le spalle e fissandolo, serio. “Le cose sono cambiate, prima era una ragazzina, ma ora è una donna e pensa al futuro. Lo dovresti fare anche tu.”
“Perchè, secondo te non lo faccio?” Sbottò l'altro, stizzito, spingendolo lontano da se. “Io me la voglio sposare, non aspetto altro.”
Il moro ruotò gli occhi, colpendosi la fronte, esasperato. “Davvero non capisci? Violetta non vuole vivere come la moglie di un delinquente! Apri gli occhi, smettila di comportarti come un'egoista! Se la ami, valle incontro. Ascoltami, per una volta e...”
Leon contrasse la mascella, mentre un lampo gli attraversava lo sguardo e ciò portò Diego a zittirsi e ad incrociare le braccia al petto, in attesa della sua reazione. Sapeva di aver esagerato ad aggredirlo in quella maniera, ma sapeva che il suo amico ne avesse bisogno visto quanto era testardo ed ottuso in certi casi. In ogni caso, le sue parole dovevano averlo colpito, perché l'iniziale rabbia, fu sostituita dalla confusione, dal dubbio. La corazza di arroganza di Vargas stava iniziando a scricchiolare, Diego ne era sicuro.
“Anche per te è così?” Sussurrò Leon all'improvviso, con un tono incerto che di certo non gli apparteneva. “Tu e Violetta non volete più avere a che fare con me, non è così? Pensate che vi abbia rovinato la vita.” Ora appariva smarrito, colpevole, dispiaciuto, mai il moro lo aveva visto così vulnerabile. Si affrettò per questo a scuotere la testa. “Non è così. Io e Violetta abbiamo scelto autonomamente di frequentare te e la tua cerchia, non ci hai mai costretti a fare nulla.”
“Ma,” provò a ribattere Leon, ma lui lo interruppe. “Solo perché voglio mettere la testa a posto, non significa che ti colpevolizzi di qualcosa,” gli si avvicinò, ostentando un mezzo sorriso. “Eri e resti il mio migliore amico e nulla potrà cambiare ciò.”
A quelle parole, anche il giovane Vargas sorrise, stringendo l'amico in un forte abbraccio. “Mi sei mancato, Dieguito.”
Diego scosse la testa, divertito. “Anche tu sei mancato a me, testone.”
Continuando a sorridere, Leon sciolse l'abbraccio e gli diede uno scappellotto dietro al capo. “E così io sarei un delinquente, mmm... sai che potrei farti fuori dopo una frase del genere?”
Il giovane Galindo sghignazzò. “Non ne dubito, ma ti assicuro che vengo in pace. Voglio davvero aiutarti con Vilu.”
L'altro annuì, tornando ad appoggiarsi con la schiena contro il muretto e scompigliandosi nervosamente i capelli. “Io la amo e non voglio perderla.”
“Lo so,” convenne il moro, affiancandolo. “E sono sicuro che anche lei ama te, dalle un po' di tempo per rendersi conto che sei cambiato, se la rivuoi devi cambiare,” si affrettò ad aggiungere e Leon non poté fare altro che concordare. “è un buon inizio, se accetto di frequentare quest'accademia di sfigati?” Chiese, speranzoso.
“Certo che lo è!” Esclamò Diego, circondandogli le spalle con un braccio. “è il primo passo verso la redenzione.”
Leon sorrise, ora animato da una nuova forte speranza. Forse non era finita, forse c'era ancora una possibilità per lui e Violetta. “E tu?” Esordì, rompendo quel silenzio che era calato tra di loro. “Che stai combinando con Francesca Cauviglia?”
Il moro s'irrigidì e il sorriso sparì dal suo volto, al sentir nominare quel nome. Guardò l'amico, rendendosi conto che fosse piuttosto divertito. “Ma insomma, giochi e non mi dici nulla?”
“Che vuoi dire?” Chiese, confuso.
Leon scoppiò a ridere, dandogli una pacca complice sulla schiena. “Dai Dieguito, a me puoi dirlo. Ho visto il modo in cui guardi la fidanzatina di tuo fratello, è lei la nuova preda? Tre o quattro settimane?”
Diego sgranò gli occhi, poi scosse la testa, divertito. Ora gli era tutto chiaro, Leon pensava che volesse far innamorare Francesca per poi lasciarla. Un tempo era stato il suo passatempo preferito, anche perché aveva parecchie spasimanti, ma ora era cresciuto, non era più così meschino. Cosa voleva fare allora con la ragazza? “Voglio conquistarla per fare un affronto a Marco. Da quando sono tornato, ha fatto di tutto per mettermi i bastoni tra le ruote,” spiegò, serio. “Voglio che lei perda la testa per me e che lo lasci.”
Il giovane Vargas annuì, interessato. “E poi? Una volta che l'avrai fatta cadere ai tuoi piedi, che farai?”
Diego scrollò le spalle, incurante. “Cosa vuoi che faccia? La lascio. Immagina come starà Marco nel vedere la sua amata strisciarmi dietro, mi odierà ancora di più,” aggiunse, con un sorrisetto crudele, che fece ridacchiare l'altro. “Non ti ricordavo così malvagio.”
“E questo è solo l'inizio, amico mio,” mormorò il moro, pregustando già il momento in cui Marco avrebbe sofferto per causa sua. “Sono tornato con le buone intenzioni e lui non ha fatto altro che indispettirmi. Me la pagherà, fosse l'ultima cosa che faccio.”




Era da poco l'ora di pranzo e come ogni giorno, gli studenti si riversarono nel cortile dello Studio, tra di loro Leon, che per la prima volta aveva messo piede nelle aule e senza causare alcun tipo di disturbo e Diego, che con lo sguardo cercava Francesca. Se doveva conquistarla infatti, doveva passare almeno un po' di tempo con lei.
“Tu sai perché Violetta non è venuta?” Chiese Leon, guardandosi intorno, quasi si aspettasse di vederla sbucare da un momento all'altro.
Diego scrollò le spalle. “Non ne ho idea, non mi ha detto che non sarebbe venuta.”
Vargas disse poi qualcos'altro, ma il moro non lo udì, difatti aveva appena individuato Francesca e Camilla all'ombra di una quercia che ridevano e scherzavano. Nel giro di pochi istanti, furono raggiunte da Seba, Marco e Thomas, quest'ultimo ancora piuttosto malconcio, cosa che fece ridacchiare Leon, che evidentemente stava guardando nella sua stessa direzione. “Ho fatto proprio un buon lavoro, eh?”
Il giovane Galindo scosse la testa, divertito. “E poi il malvagio sarei io?”
Leon scoppiò a ridere. “Diciamo allora che hai avuto un buon maestro. Comunque, devo dire che Francesca Cauviglia è diventata niente male. I miracoli esistono allora,” proseguì, squadrando la ragazza da capo a piedi, cosa che poi fece anche Diego. Il suo amico aveva ragione, Francesca era davvero carina. “Vado a tormentare quel gruppetto di sfigati,” annunciò a Leon, che divertito, incrociò le braccia al petto e lo seguì con lo sguardo.
La Cauviglia, nonostante stesse parlando animatamente con Camilla e con i ragazzi, con la coda dell'occhio vide il fratello del suo ragazzo procedere verso di loro e ciò le trasmise un certo nervosismo. Non voleva che si avvicinasse a lei, lo voleva distante anni luce. Lui infatti le trasmetteva delle strane sensazioni, che in un certo senso la spaventavano e perciò voleva evitarle a qualsiasi costo. Nel bel mezzo del discorso della Torres perciò, prese il volto di Marco tra le mani e gli stampò un bacio a fior di labbra. Nelle orecchie le giunse il fischio di Seba e Thomas e il gridolino di Camilla, mentre il giovane Galindo, colto di sorpresa, era ancora rigido come un palo e solo dopo lunghi istanti, finalmente le circondò la vita e ricambiò il bacio.
Tutto questo, sotto gli occhi di Diego, che a metà strada tra Leon e la quercia, si era trovato ad assistere come un qualsiasi spettatore. Storse il naso, disgustato, poi però, a sorpresa ghignò. Quella era stata la chiara dimostrazione che anche quel giorno a casa sua, fosse stata la ragazza a dare inizio al bacio e in entrambi i casi, lei lo aveva visto arrivare. Ne era sicuro, anche in quel momento lo aveva visto e perciò si era affrettata a mettere le cose in chiaro e cioè che lei stesse con Marco. Ma se era così convinta dei suoi sentimenti per il ragazzo, perché aveva bisogno di dargli una dimostrazione per tenerlo lontano? Possibile che la sua convinzione iniziasse a vacillare? Si voltò a guardare Leon, che con un solo sguardo, gli fece capire che avesse colto il segno. Francesca aveva baciato Marco di proposito. Doveva ammettere che non si aspettava di essere sfidato in quella maniera, pensava che lei fosse una ragazza ingenua. Doveva inventarsi qualcosa e subito. Guardandosi intorno, notò seduta su un muretto mentre si metteva lo smalto, una biondina di sua conoscenza, Ludmilla Ferro. Ora sapeva cosa doveva fare. Con pochi passi la raggiunse, sedendolesi accanto. “Ciao biondina,” soffiò maliziosamente al suo orecchio. “Cosa fai qui tutta sola?”
Ludmilla, che lo aveva visto avvicinarsi, non si scompose, al contrario sorrise, sbattendo le lunghe ciglia. “Diego, tesoro, ti piace il mio nuovo smalto?” Con orgoglio gli mostrò le mani, dove facevano bella mostra di se, le lunghe unghie laccate di un rosso acceso.
Diego sorrise, sfiorandole una guancia con una leggera carezza. “Mi piace molto, ma mai quanto te.” La scrutò da capo a piedi, indugiando sulla sua scollatura, cosa che la Ferro notò e per questo gli diede un lieve schiaffetto sul braccio. “Sei venuto qui per fare il pervertito?” Le sue labbra color ciliegia, erano però piegate in un sorriso, segno che alla fin fine non le dispiacesse così tanto e quella consapevolezza, lo fece ghignare, soddisfatto. Ludmilla aveva sempre nutrito una sorta di passione per lui e in quel momento era ciò di cui avesse più bisogno.
“Sai Diego,” esordì la bionda, riponendo lo smalto nella sua borsetta e fissandolo con i suoi maliziosi occhioni scuri. “Credo che il carcere ti abbia fatto bene, sei diventato ancora più affascinante e selvaggio. Sai quanto questo mi piaccia,” aggiunse al suo orecchio, poggiandogli una mano sul ginocchio. Sorrise, avvertendo le labbra della ragazza lambirgli la guancia. Lo aveva sempre intrigato il modo di fare di Ludmilla, era così sensuale, così...
“Posso baciarti?” Ludmilla gli aveva improvvisamente preso il volto tra le mani e si mordeva sensualmente il labbro inferiore. Diego sogghignò, poi senza pensarci troppo, l'attirò a se e la baciò con trasporto. Esplorare la sua bocca e far congiungere le loro lingue, fu come al solito piacevole e appagante, ogni cellula del suo corpo era sottomessa a quelle sensazioni e sembravano spingerlo a cercare ancora di più. Artigliare quel volto morbido tra le mani poi, non fece altro che amplificare il tutto e i pantaloni iniziarono a stargli decisamente stretti. Non ci sarebbe stato nulla di strano visto che Ludmilla era una bella ragazza, peccato che la sua mente non pensasse a lei, bensì a Francesca. Era la mora che immaginava di baciare, era il suo volto che sognava di accarezzare. Sconvolto da quei pensieri, si costrinse ad aggredire le labbra della Ferro con ancora più enfasi. D'accordo che la Cauviglia fosse una bella ragazza, ma da lì a desiderare di baciarla ce ne passava. Lui era Diego Galindo, colui che agiva solo per i propri interessi e non doveva dimenticarlo. Doveva conquistare Francesca solo per vendicarsi degli affronti di Marco, non doveva esistere alcun tipo di attrazione.
Il verso di dolore di Ludmilla, lo riportò alla realtà. Lei infatti, aveva interrotto il bacio, per poi tamponarsi le labbra con un fazzoletto. Solo con una seconda occhiata, Diego notò sul fazzoletto candido delle gocce di sangue. Doveva averle morso il labbro fino a farlo sanguinare, peccato che non se ne fosse nemmeno accorto, troppo assorto nei suoi pensieri.
“Ma quanto sei passionale,” commentò Ludmilla, divertita, continuando a tamponarsi il labbro. “Per poco non me lo staccavi il labbro, però devo dire che questo tuo lato focoso mi piace parecchio,” aggiunse, ammiccando.
Diego sogghignò, passandosi la lingua sulle labbra, avvertendo un leggero sapore ferroso. “Scusa biondina, non volevo farti male.”
Lei sorrise, intrecciando la mano con la sua. “Se per ottenere la tua attenzione devo farmi sanguinare il labbro, ben venga allora.” Spostò la mano sulla sua guancia e lo attirò a se, baciandolo nuovamente. Il giovane assecondò il suo gesto, facendo però vagare lo sguardo oltre le sue spalle, incrociando lo sguardo di Francesca. Stava ancora parlando con Camilla, però guardava lui di tanto in tanto, con espressione apparentemente impassibile. Chissà cosa le passasse per la testa, chissà se fosse almeno un po' gelosa. Lo sperava con tutto se stesso, altrimenti il suo piano avrebbe fallito in partenza e non poteva permetterselo. La Cauviglia doveva perdere completamente la testa per lui e lasciare Marco, solo così lui avrebbe raggiunto il suo obbiettivo, qualsiasi mezzo era lecito.
Dopo il bacio, Ludmilla iniziò a parlargli del suo nuovo parrucchiere, o almeno così gli era parso, dato che continuava a lanciare occhiate verso la ragazza di suo fratello, che però fingeva di non vederlo e il fatto che apparisse visibilmente agitata, sicuramente non l'aiutava nella sua recita. Fu il suono della campanella a costringere tutti ad interrompere le chiacchiere e Diego ne approfittò per raggiungere Leon, che non la smetteva di ridere. “Accidenti Dieguito, sei più malvagio di quanto credessi.”
Il moro sorrise, circondando le spalle dell'amico. “Speriamo che mi possa servire per il mio piano, altrimenti sarebbe tempo perso.”
Vargas scosse la testa, divertito. “Credimi amico, hai fatto colpo, in tutti i sensi,” aggiunse al suo orecchio, con fare complice. “La biondina è cotta e la moretta, manca poco così.”
Diego sogghignò. “Non potrei chiedere di meglio.”




Violetta passeggiava per le strade di Buenos Aires con le braccia incrociate al petto e lo sguardo vuoto, assente. Sapeva che avrebbe dovuto essere allo Studio, ma non c'era riuscita. Una volta uscita di casa infatti, aveva iniziato a camminare senza meta. Il peso nel suo stomaco nel frattempo, aveva assunto la dimensione di un macigno e tutto questo per colpa di Leon. Lasciarlo era stata la decisione più difficile che avesse mai preso e le conseguenze la tormentavano giorno e notte. Il suo cuore le urlava di correre da lui, di baciarlo, di amarlo, ma il cervello la frenava, ricordandole quanto il ragazzo fosse pericoloso e sbagliato. Il modo in cui Leon l'amava era malato, possessivo, sembrava quasi che la considerasse un oggetto, dimenticando che lei avesse dei sentimenti. Forse era sempre stato così, ma essendo stata troppo innamorata e sottomessa a lui, non se ne era accorta. Ora però era cresciuta, ora vedeva le cose per com'erano realmente e si rendeva conto che non poteva continuare ad avere a che fare con Leon. Per quanto lo amasse, il ragazzo aveva intrapreso una strada che non poteva e non voleva condividere, lei voleva vivere in maniera onesta, voleva costruirsi un futuro. Ma poteva farlo senza di lui? Poteva amare un ragazzo che non fosse Leon? In quel momento le sembrava un'utopia, Leon era l'unico ragazzo che avesse mai amato, nessuno avrebbe potuto prendere il suo posto. Ricordava perfettamente quando glielo aveva detto per la prima volta. Nella compagnia di Leon si era da poco aggiunto un nuovo ragazzo, decisamente bravo nel motocross e non poco interessato a lei. Vargas era gelosissimo, le stava addosso come un avvoltoio e più volte era stato sul punto di venire alle mani. Era stata lei, che prendendolo in disparte, lo aveva rassicurato.


-Tu sei l'unico, Leon, l'unico. Non amerò nessun altro che te-


Quel giorno non avrebbe potuto dire niente di più vero, amava Leon, lo aveva sempre fatto. Il loro amore era stato sincero, travolgente, reale, ma appunto faceva parte del passato. Lui aveva fatto le sue scelte e a sua volta, lei aveva fatto le sue. Leon avrebbe seguito le orme di suo padre, tra soldi facili, minacce e raggiri, a differenza sua che voleva diplomarsi, trovare un lavoro e condurre una vita onesta. Inevitabilmente le loro strade si dovevano dividere.
Affrettò il passo, mordendosi nervosamente il labbro inferiore, tentando di trattenere le lacrime. Perché era così difficile prendere la decisione giusta?
Quasi senza rendersene conto, si era ritrovata in uno dei grandi parchi di Buenos Aires, quello dove da bambina giocava con Marco e Diego o con Francesca e Camilla. Da quanto tempo non ci veniva? Tanto, troppo. Allora i suoi genitori erano ancora con lei, erano una famiglia felice, tutto andava bene. Sembrava passata una vita intera da allora e forse era davvero così, la Violetta ingenua e spensierata aveva lasciato il posto a una Violetta matura e razionale, colei che aveva avuto il coraggio di chiudere ogni rapporto con Leon, cosa che in passato non avrebbe mai fatto. Era cambiata davvero tanto, la sofferenza e l'amore l'avevano portata a crescere velocemente, ora era più forte, più sicura... o almeno così credeva.
Si sedette su una panchina e chiuse gli occhi, prendendosi il volto tra le mani. Senza che potesse evitarlo, iniziò a piangere silenziosamente. Da quando aveva preso quella decisione, tutti erano felici, sua nonna, i suoi zii, i suoi amici, più di tutto la volevano lontano da Leon, non volevano che si lasciasse condizionare ancora da lui. Violetta lo capiva, lo accettava, ma come poteva smettere di pensare al grande amore della sua vita? Leon Vargas, anche se l'aveva trascinata nell'oscurità, tra bugie, alcool, cattive compagnie, scommesse e quant'altro, era anche stato in grado di ridarle il sorriso che credeva aver perso dopo la morte dei suoi genitori e poi le aveva fatto scoprire cosa fosse l'amore, quella forza intensa, devastante, capace di stravolgere ogni certezza e intossicarla dall'interno come il peggiore dei veleni. Tutto questo non si poteva cancellare, né tantomeno dimenticare. Doveva solo trovare la forza per rilegare ciò in un angolo del suo cuore e sforzarsi di andare avanti, era l'unica opzione che avesse.
“Vilu, tutto bene?” Una preoccupata Lara, le si sedette accanto e quando notò che stesse piangendo, si preoccupò ancora di più. “Perchè piangi?”
Violetta si specchiò per alcuni istanti negli occhi dell'amica, così simili a quelli di Leon, poi si gettò tra le sue braccia, singhiozzando ancora più forte. Aveva un disperato bisogno di aggrapparsi a qualcuno, di sfogarsi e Lara era l'unica con cui poteva farlo senza essere giudicata. Lei avrebbe capito, lei le avrebbe consigliato, ne era sicura.
“Cosa ti succede, Vilu?” Le chiese Lara, stringendola forte a se.
La Castillo tirò su col naso, poi sciolse l'abbraccio, asciugandosi le lacrime. “So che ho preso la decisione giusta, ma... ci sto così male,” singhiozzò, mentre l'altra le porgeva un fazzoletto. “Stiamo parlando di Leon, immagino,” esordì la Vargas, stringendo le mani dell'amica. “Mi ha detto che vi siete lasciati.”
Violetta annuì. “Non ho avuto scelta. Ormai apparteniamo a due mondi diversi,” ammise, con un filo di voce, lo sguardo perso nel vuoto. “Io sono cambiata, ma lui... lui è sempre lo stesso e... non mi capisce, non più.”
Lara l'ascoltò in silenzio, poi sospirò. “Ti capisco, mio fratello ha fatto tanti sbagli e continua a farli, ma ti ama, su questo posso metterci la mano sul fuoco. Dico sul serio,” aggiunse, affinché la Castillo la guardasse negli occhi. “Vuole frequentare lo Studio, lo vuole fare per te.”
Quell'ultima frase, colpì inevitabilmente la ragazza, che sgranò gli occhi, sorpresa. Tutto si aspettava, ma non di certo che Leon potesse decidere di frequentare lo Studio. “Davvero? Saranno solo chiacchiere,” proseguì, scuotendo il capo con decisione. Non doveva cadere di nuovo nella trappola di Leon, non doveva e basta. Scattò in piedi, ma riuscì a fare solo pochi passi, dato che fu prontamente raggiunta da Lara, che la strattonò per il polso. “Tu e Leon vi amate, non potete distruggere tutto a causa di stupide incomprensioni.”
Violetta scosse la testa, liberandosi dalla sua stretta. “è lui che sta distruggendo il nostro rapporto, non io! Gli ho chiesto di prendersi delle responsabilità, ma lui ha preferito scappare come un codardo! Vive nel passato, non capisce che le cose sono cambiate, non capisce che voglia costruirmi un futuro onesto! Non posso stare con una persona così egoista!” Sbottò, agitando le braccia e attirando per questo l'attenzione di diversi passanti.
Lara abbassò lo sguardo, non sapendo proprio che dire. Sapeva che Violetta avesse ragione, Leon era istintivo, testardo, spesso nemmeno si rendeva conto di ciò che dicesse, però non era cattivo e amava davvero la ragazza, su quello non aveva alcun dubbio. Notando che la Castillo stesse nuovamente tentando di andarsene, le si parò di fronte, prendendola per le spalle. “Hai ragione su tutto, chiunque al tuo posto vorrebbe nella sua vita un ragazzo migliore di Leon, ma tu lo ami, so che è così e lui ama te. Insieme potete trovare una soluzione.”
Violetta ruotò gli occhi e sospirò. “Lo so che è tuo fratello e che lo difenderai sempre, ma devi accettare che tra me e lui è finita, non insistere più.”
“Non è vero!” Sbottò Lara, continuando a stringerle le spalle, così da impedirle di scappare. “Non può finire, tu lo ami e non provare a negarlo.”
“Cosa vuoi sentirti dire, Lara?” Esplose Violetta, spingendola lontano da se, esasperata. “è vero, lo amo e lo amerò sempre, ma a volte l'amore non basta.”
Detto ciò, scappò via con le lacrime agli occhi, sotto lo sguardo amareggiato della sorella di Leon. Aveva tentato di parlare con entrambi, ma aveva fallito. Suo fratello non si era voluto confidare, mentre Violetta l'aveva in un certo senso mandata al diavolo e ora non sapeva proprio cosa fare per aiutarli a chiarire, forse doveva ritentare di parlare con il fratello, o al limite con Diego. Pensare a Galindo, la fece inevitabilmente sorridere. Aiutare Leon e Violetta, poteva essere un'occasione per stare vicino al ragazzo che amava e magari fare qualche passo in avanti. Con quel pensiero, si incamminò verso casa, con un grande sorriso stampato in faccia.






Holaaaa!!
Oggi flashback Leonetta da scleri awwwwww almeno nei ricordi sono felici ed innamorati :3 Ma ecco che Diego e Lara, gli unici nostri alleati al momento, intervengono per risolvere le cose e Leon sembra iniziare a capire :3 Vilu invece è sfiduciata, ma lo ama ancora tantissimo awww :3 Diego e Francesca nel frattempo continuano a sfidarsi. Lei bacia ancora Marco, sperando di allontanare il maggiore dei due e quest'ultimo sta al suo gioco, baciando invece Ludmilla. A cosa porterà tutto questo?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio di cuore per il vostro affetto, per me è importantissimo :3
A presto, baci <3


 
  
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